«Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro.In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso.Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti.In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri ...Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso.Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto.Che garantisca l’ordine anzitutto!Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla.Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere.Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo».«Se un potere dispotico si insediasse nei paesi democratici, esso avrebbe certamente caratteristiche diverse che nel passato; sarebbe più esteso ma più sopportabile, e degraderebbe gli uomini senza tormentarli.Un sistema che potrebbe sembrare paterno, ma che al contrario cercherebbe di fissare gli uomini alla loro infanzia, preferendo che si divertano piuttosto che pensare [...].Vedo una folla immensa di uomini tutti simili, che girano senza posa su se stessi per procurarsi i piaceri minuti e volgari di cui nutrono la propria anima.Ognuno di loro considerato in sè è come estraneo al destino di tutti gli altri [...].Quanto al resto dei concittadini, non li vede; li tocca, ma non li sente [...]»
da De la démocratie en Amerique, 1840.
da De la démocratie en Amerique, 1840.
1 commento:
Di citazione in citazione.
“Se fosse possibile determinare una caratteristica davvero peculiare delle straordinaria intrapresa di Berlusconi, si potrebbe senza dubbio indicare la capacità di iniziativa politica. E’ questo, per così dire, il lato forte di Berlusconi. Egli si immagina un futuro da grande leader politico di massa, come le agiografie ci raccontano da anni. E l’urlo “Silvio! Silvio!” dei tifosi del Milan, radunati a San Siro il 15 maggio del 1988 per festeggiare il primo scudetto dell’era Fininvest e per applaudire il discorso del presidente, traccia emblematicamente l’orizzonte “peronista” di un eventuale Berlusconi politico a tempo pieno”.
A mettere per iscritto queste parole nell’ormai lontano 1990 non era certamente un personaggio della stazza di Alexis De Tocqueville. Era un "semplice" giornalista come Paolo Martini.
A rileggere queste parole nei giorni in cui molti analisti si stanno rendendo conto della bassezza del nostro amato statista, nei giorni in cui tanti gridano all’instaurazione della dittatura “dolce”, nei giorni del disegno di legge sulle intercettazioni, dell’emendamento salva-processi, della “Robin Hood” Tax , si ha la piena contezza di come era facile prevedere già in tempi non sospetti la deriva a cui avrebbe portato l’Italia un eventuale Berlusconi “politico a tempo pieno”. Purtroppo la maggioranza del popolo ha scarsa lungimiranza, narcotizzata, come è, nell'esercizio di scelte razionali da cui dipende il suo stesso destino. Lo era quattordici anni fa all'epoca della discesa in campo, lo è oggi all'epoca dell'ascensione berlusconiana a statista; abbagliato dal luccichio delle promesse e dei provvedimenti di impronta populista adottati da sua Emittenza. Dimostrazione ne è il pacchetto sicurezza, l’abolizione totale dell’I.c.i., l’ultimo documento finanziario, quello del record di nove minuti e mezzo (anche la tempistica è totalitaria)in sede di approvazione in Cdm , ultimi due provvedimenti, questi, che spogliano gli enti locali di risorse, mentre si fa sempre più concreto lo spettro del federalismo fiscale. La gente, già di per se disinteressata alla politica (intesa come tutto ciò che riguarda la polis), è ancor più anestetizzata da tali provvedimenti e non si accorge dello scempio della democrazia che il noto statista si appresta a fare. Il tutto accompagnato dall’apatia, quando non dalla chiara accondiscendenza, dei principali mass media. Solo un grande risveglio “culturale” può salvare questo paese. Un paese che, per finire con una citazione più leggera nei toni ma egualmente pesante nei contenuti, a cui ipertestualemte rimando http://it.youtube.com/watch?v=JJtXn3YG1bY, "nun è nè de destra né de sinistra…è de Berlusconi ahò!”. Così viene ancora da pensare.
P.S.: la citazione tocquevilliana, sopra riportata, l'avevo precedentemente inserita, quasi integralmente, a margine di un altro post, riprendendola a mia volta da un intervento di Eco su "l'Espresso"; la vostra riproposizione è segno della sensazione diffusa che l'attuale situazione italiana sia molto simile a quella preconizzata circa 170 anni fa da Tocqueville.
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