lunedì 31 marzo 2008

Dedicato a chi non si rassegna ....

C’è un’Italia che non si rassegna, un’Italia che ci crede, l’Italia che ce la può fare. Sono oltre cento le dichiarazioni di voto per il Partito Democratico raccolte dall’Unità. Sono le voci di un Paese che si vuole risollevare, che vuole scommettere sulla forza riformista del Pd, che ha fiducia nel suo leader. Le voci di un’Italia ottimista e fiera che crede nelle grandi risorse di questo Paese.
Mondo della spettacolo, della musica e dell’arte
Jovanotti
Cantante
L’Italia ha bisogno di cambiare. Forse dal dopoguerra a oggi non c’è mai stata un’urgenza di cambiamento e rinnovamento così grande come adesso. Tra le forze in campo mi sembra che quella guidata da Walter Veltroni sia la più adatta a garantire al paese gli strumenti politici per questo possibile cambiamento. Mi sembra che rispetto al resto della scena il Pd sia l’unica possibilità per far entrare uno spiraglio di nuova luce e di entusiasmo verso il futuro dell'Italia. Veltroni non ha mai guidato un governo e credo che abbia i numeri per farlo bene e io ci sto a scommettere su di lui. Penso che lui sia in grado di essere il Presidente del Consiglio di tutti gli Italiani.
Enrico Lucci
“Iena”
Voto partito democratico per 200mila ragioni. Le volete sapere tutte? Diciamo la prima: perché voglio un solo partito al governo e voglio vedere rasi al suolo i mini-partiti italiani di destra e sinistra.
Renzo Arbore
Conduttore Tv
Tutto il mio appoggio al Partito Democratico e a Veltroni. Si può fare.
Salvatore Accardo
Musicista
Voto Pd perché il mio bagaglio culturale mi porta a dare una preferenza verso questo partito. Penso Veltroni sia una delle poche persone politiche alle quali si possa veramente dare fiducia.
Lucio Dalla
Cantante
Voto Pd perché mi trovo sostanzialmente d'accordo con la sua visione. Credo in un cambiamento che mi auguro possa avvenire tramite un sistema di una visione politica ma anche operativo.
Ennio Morricone
Compositore
Voto Pd perché ho grande fiducia in Veltroni, in gran parte della squadra che ha messo insieme e sul progetto politico. Non andare a votare? È un atto di tradimento verso il paese.
Neri Marcorè
Attore
Voto Pd perché Veltroni è una brava persona, capace e onesta. E a differenza di tutti gli altri che hanno già provato a governare l'Italia senza grossi risultati, mi pare, anche se per ragioni e responsabilità diverse, lui è l'unico a non averlo ancora fatto direttamente. E ora, direttamente, ha già impresso alla politica un’accelerazione che fino a pochi mesi fa era impensabile.
Francesco Guccini
Cantautore
Voterò PD sia alla Camera che al Senato. Perché? Qualcuno mi suggerisca una via alternativa e più dotata per tenere questa destra lontana dall'area di governo. La pur breve esperienza recente del centrosinistra ha dimostrato che un altro modo di governare è possibile e che è altrettanto possibile guidare il paese badando agli interessi generali piuttosto che a quelli del presidente del consiglio. Se vi par poco. E c'è un'altra considerazione facile facile: sia da destra che da sinistra risuona da tempo un'eco insistente, "tanto, sono tutti uguali". Ma non è vero che sono tutti uguali, basta guardarsi attorno e valutare alcuni dati reali, anche nel corso di questa campagna elettorale. Ma quell'eco è pericolosa, spinge molta gente a staccare la spina. Voto per creare un argine di responsabilità a questa brutta deriva che cancella le differenze e sottrae ai cittadini il potere di decidere, di scegliere. Ecco perché non avrò dubbi su cosa fare.
Paolo Hendel
Comico
Prima di tutto vorrei dire che si deve andare a votare. Capisco la delusione e capisco anche la rabbia per come vanno le cose in Italia, però non votando non si cambiano certo le cose. Non è vero che è tutto un "magna-magna",. Si dice che la politica è una cosa sporca e anche questo non è vero per tutti; la politica è una cosa sporca, per esempio, quando uno "scende in campo" per risolvere i suoi guai giudiziari e per difendere i suoi interessi privati, senza far nomi ovviamente! Ma c'è anche chi fa politica perché crede nella democrazia e nella possibilità di migliorare la situazione. Voto Pd con la speranza che le cose vadano meglio per l’Italia.
Lucia Poli
Attrice
Voto PD perché spero che questo voto abbia una valenza pratica nel risollevare l’Italia dalla condizione di degrado, in primis culturale, in cui versa. Apprezzo l’impegno di Veltroni e di quanti lo seguono in questo percorso, perché si è finalmente tornati a parlare di etica e di valori, di una politica più accorta e meno “sprecona” e di una rinnovata attenzione alle fasce più deboli e in difficoltà. In questo periodo di grande pessimismo ammiro il coraggio, la speranza e l’energia che Veltroni impiega nel portare avanti questo tentativo di riqualificare la politica italiana. Si è tornati a parlare di etica... questo è semplicemente bellissimo!
Paolo Fresu
Jazzista
Voto Pd perché ci credo fortemente altrimenti non lo farei e mi sembra l'unica alternativa a una svolta politica fondamentale che serve al paese. Il nuovo modo di intendere la politica. Quello che ho professato di fare quando sono stato nominato coordinatore regionale. Voto Pd perché è il partito che fa una politica diversa, più corretta, etica, nuova. Secondo me un giovane dovrebbe votare Pd perché sta nascendo un nuovo partito che fa politica giovane fatta da giovani e dedicata al mondo che sta cambiando. E poi la motivazione è la speranza di un vero cambiamento per avere un governo più efficiente e pluralità di pensiero.
Paolo Virzì
Regista
Voto Pd perché mi auguro che il Partito Democratico metta in moto un grande processo per coinvolgere le tante persone che finora si sono tenute lontano dalla politica. E che così si aprano nuovi accessi attraverso forme più moderne di partecipazione: ad esempio, io sono iscritto al circolo on line del Pd “Barack Obama”. Poco tempo fa è stata organizzata una assemblea in rete, dove sono intervenuti tantissimi giovani che nella loro vita erano sempre rimasti alla larga da qualsiasi militanza politica, ed è venuto fuori un dibattito ricchissimo. In vista delle elezioni politiche, è importanteche non prevalga tra la gente la rassegnazione e la sfiducia, anche perché il Pd è l'ultima speranza per un ricambio della classe politica.
Piera degli Esposti
Attrice
Voterò e voterò partito democratico. Vengo da una famiglia di sinistra, sono stata educata andando alle feste dell'Unità, da un padre sindacalista e dalle manifestazioni con Dalla e altri che erano allora ragazzi. Credo di riconoscere quei volti in quelli di del partito democratico di oggi. Tengo per l'uomo felice e le persone che mi hanno umanamente protetto sono sempre state di sinistra. È per me molto naturale stare a sinistra e votare Partito Democratico.
Gigi Proietti
Attore
Voto Pd e non è un mistero. Mi sembra che sia un progetto, anche culturale, che rispetti in prospettiva certe istanze che vengono da lontano. Soprattutto è stato formato un partito e non più delle coalizioni e questo ne fa un riferimento più serio e riconoscibile per l’elettore comune, quale sono io.
Giobbe Covatta
Attore
Certo che voto Pd: con affetto sfrenato nei confronti di Walter. Un affetto non solo di carattere familiare, legato a una lunga conoscenza - siamo anche stati in Africa insieme -, ma perché ne conosco per certo l’onestà intellettuale, i suoi timori e i suoi sconforti politici. Ho una stima profondissima per lui, sono tra i primi firmatari del suo progetto e gli ho dato carta bianca. Totalmente.
Nicola Piovani
Compositore
Voterò per il PD perché vorrei evitare che l'Italia si ritrovasse governata dai Brambilla, Bossi, Ciarrapico eccetera eccetera. Perché quest'occasione che il PD offre mi sembra un treno da non perdere (perso questo non voglio immaginare quando ne passerà un altro). Perché Walter Veltroni e la maggior parte dei candidati mi sembrano più che degni di fiducia.. Perché l'«antipolitica» ha una grande forza teatrale, e va bene per la figura letteraria dell'«anticittadino». Ma il governo del paesedomanda ben altre capacità e concretezze. E poi perché provare a crederci è meglio dello squallido cinismo sistematico.
Nicoletta Conti
Direttore d’orchestra
Voterò Pd perché mi aspetto attenzione e concretezza in tema di uguaglianza tra i sessi. Un obiettivo che lo stesso Veltroni ha mostrato di ritenere fondamentale. Servono regole certe come nei paesi anglosassoni che tutelino l’accesso delle donne nel mercato del lavoro.
Patrizio Roversi
Conduttore Televiso
Voto Pd perché non è un partito identitario ma è già, di per se’, una piattaforma di mediazione tra punti di vista diversi. Non è più possibile, come una volta, governare con gli slogan rivolti alla «propria gente». Spero anche che il mio voto al Partito democratico serva a ricompattare l’Unione, che è il punto di partenza e l’approdo di un progetto per il quale mi sono speso in tutti questi anni e che sta governando con successo tante amministrazioni locali.

Carofiglio e la politica, praticamente un best seller

Incontro col magistrato-scrittore che corre per il Pd: «L’illegalità è figlia del disordine»
Ha parlato di regole, efficienza, programmi politici. E ha firmato i libri dei suoi lettori.
Gianrico Carofiglio, già magistrato e ora candidato nelle liste del Partito democratico, non può tacere quella vena narrativa che gli ha assicurato il grande successo di pubblico. Tant’è. Giovedì sera, all’incontro sul tema “Giustizia e Politica - Non c’è sviluppo senza legalità", organizzato dal locale Pd nella Cittadella della Cultura, ha cominciato raccontando.
Ha raccontato di come a New York, negli anni ’90, si riuscì a far calare il numero di crimini. Facendo leva su un semplice assunto: "l’illegalità è figlia del disordine". Quindi, prima di rincorrere i delinquenti nella metropolitana, si cominciò a controllare l’abusivismo sui mezzi pubblici.
Generalizzando: "Un posto in cui le regole funzionano - ha detto Carofiglio - attirano finanziamenti, perché rispetto delle regole ed efficienza sono la chiave dello sviluppo sostenibile".
Di qui al Partito democratico il passo è breve per lo scrittore: "In passato avrei rifiutato la candidatura, - ha confessato - ora l’ho accettata subito, perché ho l’impressione di prendere parte ad un grande cambiamento e ad un’avventura collettiva. Il Partito democratico, infatti, è un’esperienza politica che non ha pari nel mondo".
Su magistratura, lavoro e politica le risposte di Carofiglio alle domande del pubblico. La magistratura è una casta? - gli chiedono. "Non mi sembra giusto definirla così; la giustizia disciplinare della magistratura è quella che colpisce di più, anche se credo che l’intervento debba essere sempre più penetrante" - risponde con l’esperienza del magistrato. Mentre, come futuro politico spiega: "Ci sono riforme a costo zero, che si possono effettuare per migliorare il nostro sistema". Qualche esempio? Nel diritto penale, l’abolizione del processo in contumacia, causa di spese inutili, con la sospensione della prescrizione del reato. Nel diritto del lavoro, una modifica allo Statuto dei lavoratori per garantire l’intervento preventivo del sindacato a maggiore tutela contro gli infortuni. E a chi critica le scelte del Pd, risponde: "Perché non si può mettere insieme l’operaio e l’imprenditore? C’è conflitto sì, ma la politica è la composizione del conflitto".
Intorno al candidato barese, al tavolo dei relatori, i rappresentanti locali del Pd: il segretario Davide Bellini, il consigliere comunale Franco Catapano e il consigliere regionale Paolo Costantino. Che hanno declinato il binomio legalità - politica su esempi concreti della vita cittadina, denunciando un "deficit di legalità che ci interessa direttamente" (Catapano) e una "eclissi della responsabilità" (Costantino). E segnando una via alternativa: "La legalità - ha detto Bellini - è prerogativa del Pd".
E per chi proprio non fosse appassionato alla politica, Carofiglio ha richiamato le parole di Gramsci: "L’indifferenza - ha detto - è la materia bruta che strozza l’intelligenza e la democrazia".
» Fonte: Corriere del Giorno
» Autore: Anna Lisa Carrera

il Pd per il lavoro


Si terrà lunedì 31 marzo alle 17.30 nel salone di rappresentanza della Provincia l'iniziativa del PD dal titolo: "Sicurezza, diritti, salari: il PD per il lavoro".
A questa importante manifestazione interverranno, tra gli altri, Tiziana LO SCIALPO, delegata di una ditta di pulizie dell'appalto comunale, Mimmo GIANNATTASIO, operaio ILVA e Pietro PALMINI, delegato RSU ILVA.
Inoltre, sono previsti gli interventi dell'on. Giovanni BATTAFARANO, Capo della segreteria tecnica del Ministro del Lavoro, di Michele MAZZARANO, Vicesegretario regionale del PD, di Gianni FLORIDO, Presidente della Provincia, dell'on. Ludovico VICO, candiato alla Camera, del sen. Nicola LATORRE, candidato al Senato e, infine, di Pier Paolo BARETTA, già dirigente nazionale della CISL, candidato alla Camera.
La manifestazione sarà coordinata da Luciano SANTORO, Vicesegretario provinciale del PD.

Un'Italia più semplice

Un grande processo riformista e un paese più semplice. E’ questo quello che ha in mente il Partito Democratico di Walter Veltroni per rendere l’Italia uno stato veloce e leggero. Il PD ha presentato la sua proposta di legge sulla delegificazione, uno delle priorità in caso di vittoria.

"Questa è un’occasione importante - ribadisce Veltroni - perché ritengo sia una precondizione: rendere la macchina amministrativa snella, capace di decidere e attuare leggi per ripristinare la relazione fra stato e cittadini, un relazione immediata, è fondamentale per un far crescere un Paese come l’Italia, per liberarlo dalla sua pesante burocrazia".

In Italia ci sono 21.291 leggi, in Germania 4547 e in Francia 9800, significa che, sottolinea il candidato premier, "la nostra legislazione è una macchina lenta e appesantita dal numero di leggi presenti. Sono dati impressionanti che hanno ispirato l’dea di una grande azione riformista, di un testo radicale per l’abbattimento di un numero enorme di leggi che vanno a pesare sulla vita dei cittadini. L’Anci nel suo recente dossier ha ancora un volta evidenziato la lentezza della macchina burocratica italiana, una lentezza spaventosa nelle procedure".

E’ proprio da lì che il PD vuole iniziare per abbattere ritardi e dare vita alla semplificazione e a una grande qualità nella regolazione. "In questo modo lo Stato non ha più diritto di chiedere al cittadino certificati che ha già in suo possesso. Ci sarà una riduzione del front office e il conseguente snellimento delle pubbliche amministrazioni".

Questo grande processo riformista inizierà da subito, infatti già nella prima o nella seconda riunione del Consiglio dei Ministri, il PD presenterà la legge delega, l’approvazione del piano di azione entro la fine del 2008 con i provvedimenti e le decisioni da adottare, con l’indicazione dei tempi di realizzazione, le responsabilità operative di coordinamento, e soprattutto i mezzi, le risorse umane e finanziarie. Inoltre saranno adottati una serie di strumenti innovativi per alleggerire la burocrazia.

L’elemento chiave di questo piano d’azione è che alla base ci sarà un unico responsabile politico che riferirà direttamente al Presidente del Consiglio, e una sola struttura dedicata, che si avvarrà della collaborazione di rappresentanti qualificati dalle organizzazioni delle società civile e dalle categorie produttive.

Essenziale però per attuare queste drastiche trasformazioni è sicuramente un cambiamento radicale della mentalità: prima si proponevano più norme che certificati. Il grande processo riformista, proposto dal PD, prevede invece che ci siano meno norme da rispettare ma che accontentino i cittadini.

Anche Franco Bassanini, ex ministro della Funzione Pubblica, sottolinea la straordinaria operazione che deriverà con l’attuazione di questa Legge Delega.
"5000 le leggi da abrogare entro il 2008, leggi che già sono state identificate nel corso del censimento effettuato dalla Commissione governativa presieduta da Alessandro Pajno. L’immediata abrogazione poterà anche ad un grandissimo risparmio perché non bisognerà più aspettare i tempi previsti dalla Taglia Leggi".

Il cittadino non si dovrà più muovere nella grande giungla amministrativa perché ci sarà una notevole riduzione di leggi e Testi Unici. Il Pd propone solo 100 Testi Unici e non più di 1000 leggi; in questo modo chiunque potrà orientarsi facilmente evitando di essere schiacciato da norme e quant’altro. L’operazione porterà soprattutto a una notevole riduzione dei costi. Il tutto avverrà attraverso una informatizzazione di tutte le procedure e attraverso l’accesso gratuito online di tutte le norme entro la fine del 2008.

Infine su tutto il territorio saranno immessi sportelli unici cui potranno rivolgersi direttamente cittadini ed imprese, senza troppi passaggi e soprattutto senza lacci e lacciuoli.

La grande rivoluzione amministrativa, prevista dal PD, poterà innanzi tutto ad un incremento delle entrate della crescita del PIL, pari a 25/30 miliardi annui, con la conseguente riduzione della pressione fiscale e un risparmio di spesa pubblica tra i 3/5 miliardi annui.

La Puglia non si Lega

Il 2 marzo scorsola Lega Nord di Bossi, alleata del Partito delle Libertà di Berlusconi e di Fini, di Fitto e Poli Bortone, ha approvato cinque risoluzioni, nel suo cosiddetto Parlamento del Nord. Una di queste risoluzioni chiede la divisione del territorio della Repubblica italiana in tre Euroregioni, che “rappresentano la più funzionale articolazione territoriale sulla quale fondare il nuovo Stato federale”, come si legge nel documento.
La Lega Nord sostiene che il decentramento è fallito e che la riforma dovrà ispirarsi al riconoscimento e all’istituzionalizzazione della ‘diversità’ economica, sociale e culturale tra la Padania e il resto d’Italia. Secondo la Lega di Bossi, le regioni settentrionali pagano inadeguate politiche industriali, sprechi gestionali e tariffari a vantaggio del Centro-Sud che beneficia del PIL prodotto dal Nord.
Per questo, la Lega Nord vuole che le regioni padane abbiano a disposizione, per dieci anni, il 90% del gettito fiscale attribuibile al proprio territorio. Vuole, quindi, la divisione dell’Italia in tre entità distinte e la concentrazione del 90% delle risorse al Nord, che è la parte del Paese che produce più ricchezza.
Votare il Popolo delle Libertà di Silvio Berlusconi e la Lega di Bossi sua alleata significa spalancare le porte del Parlamento italiano a non meno di sessanta ultrà leghisti apertamente schierati contro il Mezzogiorno e contro la Costituzione Repubblicana.
Sulla Padania di ieri, a proposito della visita di Bossi a Verona, si parla del presunto arrivo del nuovo Governo della Lega Nord e del PDL e della voglia delle genti della Padania di dire addio una volta per tutte alle inefficienze dello Stato italiano.
I loro alleati lo sanno. Berlusconi, Fini, Fitto e Poli Bortone ne sono consapevoli, ma hanno scelto comunque di allearsi con chi vuole eliminare il popolo del Sud di questo Paese, privandolo di ogni prospettiva di sviluppo e progresso.
Dopo aver depredato il Sud, per decenni, delle sue risorse, anche intellettuali, ora si vuole allontanarlo definitivamente dall’Europa, sottrargli la sua anima, la sua cultura, le sue speranze.
Raffaele Fitto e Adriana Poli Bortone sono d’accordo con la Lega Nord di Bossi? Stanno tradendo il Sud? Se no, ci dicano come intendono fermarli.
Il Partito Democratico crede sino in fondo alla Costituzione della Repubblica Italiana. La vera differenza tra il Partito Democratico e il Popolo delle Libertà sta nel fatto che noi vogliamo rendere effettiva la carta costituzionale, perché crediamo davvero nel principio di uguaglianza, nella parità di genere, nel diritto alla salute e all’istruzione per tutti, crediamo in una fiscalità equa e progressiva, nell’indipendenza e nell’autonomia della magistratura e, soprattutto, noi crediamo nell’Unità di Italia.
E non accettiamo l’idea di un federalismo che mira solo a distruggere l’identità nazionale e a consegnare il Mezzogiorno al suo destino.
Perché la questione meridionale è una questione nazionale.
A Raffaele Fitto e ad Adriana Poli Bortone chiedo un confronto pubblico su questi temi. Perchè con questa scellerata alleanza con la Lega Nord stanno mettendo a rischio la dignità dei pugliesi e di tutto il Mezzogiorno, di donne e uomini, di imprenditori e lavoratori, di bambini e anziani, che hanno il diritto di sapere a cosa stanno andando incontro.

Questo è in gioco il 13 e 14 aprile.

La Cammalleri a Laterza, giovedì 3 aprile

Anna Cammalleri nasce a Taranto il 13 gennaio 1956. Frequenta le scuole locali fino alla maturità classica e di seguito si laurea in giurisprudenza presso l’Università di Bari, con il massimo dei voti e la lode. Inizia la carriera legale, frequentando uno studio associato in diritto del lavoro, amministrativo e civile e si iscrive, superando il relativo concorso, all’Albo degli Avvocati e Procuratori. A 25 anni diventa, per reclutamento pubblico ordinario nazionale, funzionario direttivo presso il Ministero della Pubblica Istruzione, assegnata al Provveditorato di Genova. L’anno successivo si sposa ed ottiene il trasferimento presso il Provveditorato di Taranto. L’attività professionale si completa con quella personale e familiare, con la nascita di 2 bambini, oggi studenti universitari. La formazione di Anna Cammalleri continua nel campo giuridico, in legislazione comunitaria, in diritto amministrativo, di cui oggi è cultore della materia, fino, in epoca recente (2007) al conseguimento on profitto, di un master di secondo livello presso l’Università statale di Roma Tre in Diritto amministrativo e Scienza dell’amministrazione.
E’ da più anni docente di Psicologia dell’handicap e dell’integrazione presso la SISS, e collabora, a titolo gratuito, con l’Università di Taranto, facoltà di giurisprudenza. E’ stata componente di diverse commissioni anche nazionali per il reclutamento del personale della scuola e dell’amministrazione. E’ dirigente dello Stato dal 1999 per concorso pubblico nazionale. Dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale (già Provveditore agli Studi) a partire dal 2001. In tale attività si è particolarmente adoperata per una organizzazione trasparente ed efficiente, conseguendo risultati di rilievo a livello nazionale (in particolar modo per il regolare avvio dell’anno scolastico) Molteplici sono le iniziative interistituzionale per la cultura alla legalità,
sicurezza, ambiente, volontariato, integrazione, disagio giovanile, sport. Unisce nella attività professionalità ed attenzione alla persona, consapevole che la qualità della vita è sempre caratterizzata da onestà intellettuale e da serenità d’animo.

domenica 30 marzo 2008

i candidati del Pd presentano il disegno di legge per lo sviluppo del Mezzogiorno

Il Sud non come problema, ma come motore di sviluppo dell’Italia. E’ stato presentato oggi dai candidati pugliesi del Partito Democratico nel porto di Bari il disegno di legge annunciato da Walter Veltroni a Reggio Calabria. Presenti Francesco Boccia, Nicola Latorre, Enzo Lavarra, Gero Grassi, Cinzia Capano, Antonio Gaglione e Ludovico Vico.

Il testo descrive in maniera puntigliosa tutte le azioni da intraprendere: dalle infrastrutture alla valorizzazione delle intelligenze meridionali, il documento riempie di contenuti la pianificazione del Partito Democratico, riportando l’attenzione verso Sud. “Se andiamo noi al governo”, ha detto Francesco Boccia, “diventerà subito legge di Stato e potremo sfruttare i 120 miliardi di dotazione finanziaria programmatica resi certi da Romano Prodi”. “Negli ultimi cinque anni di governo Berlusconi”, ha aggiunto Nicola Latorre, “il Sud ha perso il 2,5% dei finanziamenti, mentre il Nord ha acquistato il 2,1%. Il Mezzogiorno non un problema, come dice il centrodestra, ma la risorsa del nostro Paese”.

Le proposte di Veltroni per il Mezzogiorno prevedono la detassazione totale dei salari minimi per tutti i lavoratori precari del Meridione, l’alta velocità Napoli-Bari, un’autostrada da Taranto a Reggio Calabria, la portualità come asset per investire e puntare a una riorganizzazione del sistema infrastrutturale.

venerdì 28 marzo 2008

Legalità è sviluppo

"Il nostro governo farà della lotta alla mafia, alla camorra, alla 'ndrangheta uno dei suoi obiettivi principali. È una grande questione etica di fronte alla quale fa paura il silenzio della politica nazionale".
Così Walter Veltroni si rivolge a un gruppo di imprenditori, sindacalisti, amministratori di Caltanissetta. Le sue parole, pur pronunciate davanti ad una platea locale nell'ambito del "Giro dell'Italia nuova", hanno una valenza nazionale.
Ad aprire Marco Venturi, della Confindustria locale e presidente della Camera di Commercio, che espone l'impegno contro la mafia: "Sono tre anni che l'imprenditoria forte e sana è in prima linea contro la mafia. L'11 settebre abbiamo chiesto di espellere gli imprenditori che non pagavano stipendi dignitosi. Non si può fare la cresta su stipendi di 1.000 euro, né lucrare sui dipendenti e sui fornitori".
E rinforza: "Il 95% delle nostre aziende ha meno di 10 dipendenti, hanno bisogno di un sistema bancario efficiente, non di finanziamenti a pioggia. In Sicilia ci sono troppi enti inutili, un consorzio autostrade completamente inutile mentre non riusciamo neanche a portare l'acqua nelle province di Messina e Caltanissetta. Vorremmo avere le nuove tecnologie ma anche l'acqua dai rubinetti, le sorgenti ci sono, diamo l'acqua a i cittadini e alle imprese".
Venturi ha scatenato gli applausi ribadendo che "non abbiamo bisogno del ponte ma dell'alta velocità per merci e persone. Perchè non possiamo essere gli svizzeri del sud? I nostri porti sono quelli del dopoguerra".
Poi è stata la volta dell'ing. Manduca, presidente dei giovani con un accorato inno alla legalità: "Giriamo nelle scuole con i magistrati e il binomio è quello giusto. Non legalità e sviluppo ma legalità è sviluppo, spostiamo l'accento. Quel che manca è la certezza di cosa si può fare e cosa no. Dateci legalità e speranza".
Michele Italiano è stato uno dei primi imprenditori agricoli della provincia a rifiutare di pagare il pizzo: "Dirigo l'antiracket ma ci tengo ad amministrare la mia cooperativa. Siamo stati vessati dal racket, poi i politici ci hanno appoggiato. Oggi c'è maturità tra gli imprenditori e le forze dell'ordine che ci ha permesso di venirne fuori. Gela si sta ribellando ma serve un incoraggiamento per chi ancora non denuncia la mafia.
E incoraggia: "Ogni nuova denuncia è simbolo di libertà, quella libertà che permetterà alla nostra regione, che produce il 40%d ei carciofi italiani di essere competitivi, ma ogni modifica che vogliamo fare siamo bloccati da lacci e lacciuoli. Basta pensare che in Olanda i produttori pagano il gasolio 21 cent e noi 60. La Sicilia vuole cambiare".
Veltroni, esprimendo la soddisfazione mista alla rabbia che prova ogni qual volta visita la Sicilia, risponde con queste parole: "Penso che si può fare qui, dove le denunce sono un gesto coraggioso e responsabile anche se questo è un incubo per chi vive sotto la pressione del rack. C'è una Sicilia vera, grande, impotante, coraggiosia, che ha voglia di cambiare, che sta sotto la pelle di una Sicilia che se ne frega".
E continua con un elogio alla terra siciliana. "Qui, dove sono successe cose importanti, le parole di Venturi, Italiano, Lobello sarebbero state difficili da ascoltare dieci anni fa. Libero Grassi era solo nella sua categoria, espellere chi paga è una scelta coraggiosa".
Secondo Veltroni quello che non va in Sicilia "è la politica nei momenti di vischiosità, dove i poteri si scambiano, il voto di scambio è fatto di coincidenze: se tengo la società imbrigliata apro a te, mafia, un'autostrada verso il potere di ciontrolo".
Quindi, secondo il segretario del PD, "è questa la pratica che va rotta ed è la mia ossessione per liberare le potenzialità del Paese. Se oggi i soldi finiscono in mille rivoli, senza programmazione e semplificazione la società smette di essere vitale, è per questo che il gap tra Sicilia e il resto d'Itialia ha numeri allucinanti come il 9% in più di povertà dal 2002 a oggi".
Qui, aggiunge il candidato premier "si può fare una rivoluzione ambientale, la Sicilia può essere il prototipo dell'invenzione di forme di energia ecocompatibile, utilizzando il sole in grado di generare costi minori e maggior competitività. Non esiste sviluppo possibile senza combattere la mafia e viceversa. Il popolo siciliano è onesto, produttivo, deve combattere questo grumo che si è seduto sulle sue gambe e gli impedisce di agire. Facciamo della lotta per la leglòità una questiona nazionale, non regionale. Il merito e la capacità esistono dove esistono le opportunità, la mafia e i concorsi truccati seguono la stessa logia: negare i principi di legalità e trtaspareza e indicare altre vie".
Conclude Veltroni: "Qualcuno dei nostri avversari ha detto: 'Non dobbiamo trasmettere solo le caratteristiche negative della nostra terra come quando si è intitolato l'aeroporto di Palermo (Falcone e Borsellino, ndr)'. Non posso che una persona ragionevole abbbia detto queste cose.La sfida da vincere è quella di un patto tra produttori senza conflitti per tirare tutti dall stessa parte, quella dello Stato. E poi la Sicilia e l'Italia saranno libere".

UN GRAZIE DI CUORE A CAROFIGLIO

Tema impegnativo ma di estrema attualità, in particolare a Laterza quello di cui si è trattato ieri sera alla cittadella della Cultura: “ Legalità e sviluppo”. Una sala gremita di persone e di ammiratori dell’esordiente politico Carofilglio (candidato al senato del Pd), ma affermato scrittore ed ex-magistrato ha fatto secondo me, della nostra semplice iniziativa, una iniziativa di grande valore. Carofiglio, credo che abbia proprio conquistato l’intera platea. Mi è piaciuto il suo modo di porsi al pubblico, semplice, naturale con un pizzico di leggero distacco, quello sano che consente di mantenere la lucidità e la prontezza di riflessi opportuna per tenere sempre sotto controllo la situazione, quello che ti consente di partecipare senza essere assorbiti, di ascoltare per cogliere i concetti, le attese, le emozioni di persone semplici che, anche se per paura dicono di non volerci “credere”, ma poi alla fine hanno bisogno di “crederci”, perché tutti abbiamo bisogno di “credere” che davvero qualcosa possa cambiare.
Mi è capitato di ascoltare altri nuovi esponenti del Pd, e mi sembra come di percepire un qualcosa che li accomuna tutti, la serietà nella volontà del cambiamento, che è figlio di quel processo doloroso, che ha portato allo scioglimento dei Ds e della Margherita. Due partiti, che sono dovuti morire a loro stessi per far nascere un’entità nuova. E poi, la convinzione che “si può e si deve fare”, facendo tesoro delle esperienze positive passate ma anche mettendo a frutto la grinta e le idee di matricole all’esordio. Dimenticavo…ho molto apprezzato anche la disponibilità e la volontà di Carofiglio nel cercare di rispondere a tutte le domande che gli sono state poste, un fiume in piena! Ecco, vi confesso che tornare a casa con una convinzione positiva, pensando alla politica, ultimamente non è esercizio di facile esecuzione, ma anche grazie a ieri sera, il compito si è un po’ alleggerito.

Wanda Pucci
(delegata provinciale Pd di Laterza)

giovedì 27 marzo 2008

Riceviamo e Pubblichiamo

Di seguito riportiamo il commento anonimo di un nostro visitatore che osserva e giudica l'attività del Pd nella zona occidentale di Taranto. Naturalmente ci riserviamo di rispondere per la nostra realtà. I commenti, i post e gli articoli possono essere anche inviati tramite email: pdlaterza@gmail.com

"Scusatemi se scrivo nei commenti di una notizia, ma non sapevo come fare arrivare il mio messaggio. E' da un po' di tempo che seguo appassionatamente le vicende del Pd per la zona occidentale del tarantino e da questo, ho potuto trarre alcune osservazioni, che vado ad elencarvi:
1) il Pd di Mottola, è indubbiamente il più venerativo del pd ma soprattutto di un suo esponente cittadino...il segretario Rosanna Tinella. L'hanno voluta e sostenuta con tutte le loro forze, sin dall'inizio e precisamente dalla candidatura al secondo posto della lista di Agricoltura e società alle scorse primarie del 14 ottobre, riconfermandola a segretario cittadino ed infine sostenendo la sua candidatura alla camera. Un bel sostegno convinto di cui mi complimento. Questo atteggiamento determinato, nello spingere sempre nella direzione di un proprio candidato, significa credere veramente in una persona, darle vera fiducia tanto da affidarle la leadership incondizionata del partito cittadino. E'così secondo me che si fa crescere la forza e la rappresentanza di un partito, legandolo, anche, perché no ad un territorio. Non significa fare campanilismo, ma affermare la validità di una persona (che merita) tanto da chiedere la convergenza sulla stessa da parte di tutti gli altri paesi dell’area occidentale.
2) il Pd di Laterza invece mi sembra il più fattivo, organizzato, determinato e reattivo, diciamo così...il più trainante in questa campagna elettorale totalmente spenta. Non vi siete però affidati ad una forte leadership. Siete un po' tutti per uno, uno per tutti. Non è che così facendo, finite per sminuire il ruolo di quanti possano essere considerati dirigenti e/o esponenti su cui puntare? insomma, un po’ come un grande minestrone. Perché, come il Pd di Mottola, non avete proposto alla camera, la candidatura di un giovane/una giovane; non credo che non ce ne siano! Osate un po’ di più…prendete esempio da Veltroni, anche la “straordinaria inesperienza, può diventare una straordinaria esperienza”. Comunque complimenti per le belle ed interessanti iniziative che organizzate. Cercherò di esserci questa sera per Carofiglio!
3) il Pd di Ginosa mi sembra totalmente schiacciato dalla onnipresenza della Sig.ra Galeota, che dall’alto della sua delega all’assemblea costituente regionale del Pd, si autocondida, autocelebra, autopromuove etc… Al contrario del Pd di Mottola, la Signora però, non mi sembra così sostenuta dall’entourage ma dà l’impressione di volersi a tutti i costi auto-sostenere. Così, mi chiedo: il coordinamento del Pd a Ginosa esiste oppure no?
4) il Pd di Castellaneta, dov’è? C’è?C’è mai stato?le primarie si sono svolte anche li, vero? Forse è il caso di farsi vedere…"

Ad ogni modo…votate gente, votate!

Notte bianca sul web

Veltroni in videochat su Democratica TV, giovedì 27 marzo alle 23.30, da Catania. Il segretario del PD, Walter Veltroni, giovedì 27 marzo risponderà in videochat su Democratica TV, www.democratica.tv alle domande che i navigatori vorranno fare. Si tratterà di una vera notte bianca del web, che proseguirà oltre la mezzanotte. Fino a giovedì sera si potranno inviare delle domande in forma di contributi sul PdNetwork. Ma non solo: sarà possibile interagire con Veltroni anche inserendo dei commenti sul blog del Giro dell'Italia Nuova girodellitalianuova.ilcannocchiale.it, sia via twitter. Sarà possibile mandare anche delle videodomande, tramite la pagina "invia il tuo video" di Democratica.TV

mercoledì 26 marzo 2008

La Lega determinante?

Secondo alcuni osservatori ci sono quattro regioni in bilico nelle quali si giocherà la partita elettorale. Sono Lazio, Liguria, Abruzzo e Calabria. In Campania, invece, i sondaggi non lasciano molte speranze e la vittoria del Popolo della Libertà sembra sicura. Così come nel resto del Nord (Piemonte compreso), in Sicilia, Puglia e Sardegna. Mentre il Pd dovrebbe conquistare il premio di maggioranza nelle storiche zone rosse (Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria) e anche in Basilicata.

Tutto dipende quindi dalle regioni considerate ancora incerte. Nel caso in cui Veltroni dovesse vincere in tutte quattro, il risultato sarebbe un clamoroso pareggio a Palazzo Madama. Si potrebbe addirittura arrivare a 157 senatori per entrambi i poli. Ingovernabilità sicura. L’ipotesi intermedia prevede la sconfitta del Partito Democratico in due delle regioni in bilico, con la conseguenza di un margine a favore di Berlusconi di 3-4 seggi. Comunque non sufficiente per governare, considerando anche la posizione della maggioranza dei senatori a vita.

Al contrario, nel caso in cui l’ex sindaco di Roma dovesse perdere tanto nel Lazio quanto in Liguria, Abruzzo e Calabria il vantaggio a favore del Centrodestra si attesterebbe tra 6 e 8 senatori. Margine certamente risicato ma comunque in grado di far sopravvivere l’esecutivo. Nel quale, però, non solo la Lega Nord ma addirittura l’Mpa di Lombardo (che in Sicilia prenderà probabilmente due o tre seggi) sarebbe determinante.

Immorale evasioni e sprechi

I Comuni, chiamati a votare i bilanci di previsione per l’anno in corso, sono alle prese con tasse, imposte e tributi.

L’imposizione e la riscossione dei tributi costituisce la massima espressione del potere, esercizio di "autorità", di gerarchia sovraordinata, imposta, posta cioè sopra. Mentre in passato l’imposizione trovava la sua fonte nell’autorità del sovrano, nelle moderne democrazie, a partire dalla "Magna Charta" (1200) il principio di autorità viene temperato dalla enunciazione che nessuna tassazione può essere imposta senza (il consenso del)la rappresentanza (dei contribuenti), ovvero "no taxation without representation".

Il conflitto che ha sempre opposto gli obbligati (soggetti all’imposta) agli obbliganti è sfociato spesso in rivolte (ad esempio contro la famigerata ’tassa sul macinato’), quando non addirittura in rivoluzioni (americana e francese le più note). Il tentativo di sottrarre persone e cose all’imposta è storia antica: mirabile è l’esempio dei trulli, riconosciuti "patrimonio dell’umanità", montabili e smontabili con straordinaria rapidità, pare per sottrarre velocemente il cespite alle attenzioni degli esattori del sovrano.

La sopportabilità
Il labile confine della ’sopportabilità’ del pagamento dell’imposta è strettamente connesso alla percezione della visibilità (oltre che utilità) della relativa destinazione. Più si smarrisce il filo che lega il prelievo alla sua destinazione, più cresce l’"allergia" per il tributo e si affievolisce la "legittimazione" di una pubblica istituzione.

Tasse ed imposte
Spesso si rileva una grande confusione semantica circa il significato delle parole, con un uso indistinto di termini quali tasse ed imposte (entrambe ricomprese nei tributi).
Pare utile precisare che, mentre la tassa è richiesta a fronte di servizi di-visibili (si pagano le tasse scolastiche solo a seguito dell’iscrizione ad un corso didattico), l’imposta è richiesta per la erogazione di servizi indivisibili (difesa, giustizia, opere pubbliche, ecc.). Vero è che taluni tributi sono impropriamente presentati come ’tasse’, pur avendo uno spiccato connotato impositivo (esempio: la tassa per la raccolta dei rifiuti solidi urbani non è richiesta in rapporto all’intensità di utilizzo del servizio, ma semplicemente in quanto lo stesso risulti istituito. Stessa cosa dicasi per il canone Rai, dovuto per il possesso di tv, indipendentemente dall’utilizzo reale). In ogni caso i soggetti che pagano i tributi diventano sempre più esigenti. Essi richiedono così che la spesa pubblica diventi più divisibile (quindi meno in-divisibile, perciò meno in-visibile). Infatti, più cresce la in(di)visibilità della spesa, più aumenta l’insopportabilità del sacrificio imposto. Croce e delizia Tasse ed imposte, ovvero i tributi: delizia delle opposizioni, croce dei governi.
Prima (in campagna elettorale) si compete a suon di promesse ed elenchi di interventi (ossia di spese da effettuare). Dopo (una volta vinte le elezioni), cominciano i problemi: chi è chiamato a governare non può sottrarsi dal misurare le risorse effettivamente disponibili, i debiti da pagare, i costi in aumento, i fondi trasferiti in diminuzione. Si pongono allora due questioni cruciali, tra loro strettamente intrecciate: il livello minimo di servizi richiesti ed il reperimento delle risorse per farvi fronte. Bilanci e debito pubblico In Italia negli anni ’80 il debito pubblico ha assunto le proporzioni gigantesche che conosciamo (solo per pagare gli interessi ogni anno si distolgono dalle finalità di sviluppo oltre 70 miliardi di euro, ossia circa 140.000 milamiliardi delle vecchie lire su un deficit di 1596 miliardi di euro a tutto il 2007, il 104% del Pil). La gigantesca voragine del debito pubblico italiano ha conseguenze immediate, dirette e nefaste sul bilancio dello Stato e degli altri enti pubblici (compresa la solidità e veridicità di quello degli enti locali). Infatti, in virtù della continua compressione, i bilanci di molti enti locali si stanno avviando a grandi passi verso una catastrofica implosione, con la conseguente impossibilità di erogare finanche i servizi primari, a fronte della persistenza comunque di spese considerevoli. In una spirale sempre più vorticosa, si tagliano i servizi, ma risulta impossibile sopprimere i bisogni (si trasferiscono semplicemente i costi della relativa soddisfazione su altri soggetti).

Proposte, non slogans
Va con onestà sottolineato che non è certo invidiabile la assai scomoda posizione di quei pubblici amministratori (ministri ed assessori alle finanze) chiamati a "far cassa", provvedendo alla provvista di fondi che i loro colleghi amabilmente spalmeranno poi sui beneficiari (quando non clienti).
Quindi, a fronte di "esigenze di cassa" immediate e non eludibili, non si può comodamente rispondere solo con slogans. L’aumento del gettito dei tributi è operazione complessa, che richiede tempi, equilibrio e ponderazione. Ma soprattutto credibilità.
In un contesto di "federalismo fiscale", con una continua riduzione di risorse trasferite da altri livelli di governo, si può evitare la "implosione di bilancio" solo puntando sulle "risorse proprie". Si pongono così alcuni interrogativi.
Prima questione: con quali criteri e modalità si gestisce il patrimonio pubblico e quale redditività ne ricavano gli enti? Chi utilizza aree e beni pubblici, quale corrispettivo paga rispetto al beneficio indotto da tali ’utilità’? E gli oneri di manutenzione dei beni utilizzati su chi gravano? Come procede poi la riscossione degli introiti dovuti per servizi quali, ad esempio, smaltimento rifiuti e acquedotto? E l’incameramento degli oneri di urbanizzazione?
Gli incrementi di valore indotti da grandi investimenti (spesso assistiti da cospicui contributi pubblici), quali aumenti di tributi hanno determinato nelle casse pubbliche (e quale ricchezza sociale hanno prodotto anche attraverso nuova e stabile occupazione)? Ultimo interrogativo: quali progetti, quali programmi si predispongono ed avviano per il recupero dei crediti vantati dagli enti, senza riguardi per alcuno (ponendo così fine a trasversali "indulgenze" e dannose pratiche di "gestione del consenso" a spese di Pantalone)?

Evasione e sperpero

L’autorevolezza degli amministratori pubblici ad imporre aumenti di tributi può derivare esclusivamente da una chiara esplicitazione di ciò che si è fatto e si intenda fare, per garantire la qualità ed utilità pubblica della spesa. Non pagare i tributi è certamente immorale; ma è altrettanto immorale dilapidare le risorse pubbliche con pratiche clientelari e con atti non finalizzati al benessere collettivo.

Leonardo Rubino

Articolo apparso sul corriere del giorno il 25 marzo 2008

martedì 25 marzo 2008

Carofiglio a Laterza, giovedì 27 marzo

Gianrico Carofiglio (Bari, 30 maggio 1961) è un magistrato e scrittore italiano.

Magistrato dal 1986, ha lavorato come pretore a Prato, pubblico ministero a Foggia e in seguito ha svolto le funzioni di Sostituto procuratore alla Direzione distrettuale antimafia di Bari. Recentemente è stato designato consulente della Commissione bicamerale Antimafia. Ha esordito nella narrativa, dopo parecchie pubblicazioni tecniche e di settore, con Testimone inconsapevole (Sellerio, 2002), romanzo che ha aperto il filone del legal thriller italiano.

Le vicende dell'avvocato Guido Guerrieri hanno portato l'autore a diversi riconoscimenti per il primo romanzo, tra cui la decima edizione del prestigioso Premio del Giovedì "Marisa Rusconi", il premio Rhegium Iulii e il premio Città di Cuneo (tutti riservati alle opere prime) e, infine, il Premio Città di Chiavari.

Nel 2003 esce la seconda opera che ha come protagonista l'avvocato, Ad occhi chiusi (Sellerio, 2003), decretando il successo definitivo dell'autore agli occhi di pubblico e critica. Ad occhi chiusi vince il premio Lido di Camaiore e il prestigioso premio delle Biblioteche di Roma. Nel 2007 viene eletto in Germania, da una giuria di librai e giornalisti: "il miglior noir internazionale dell'anno".

Nel 2004 dai suoi libri vengono tratti due film TV, prodotti dalla Palomar di Carlo Degli Esposti e sceneggiati dall'autore insieme a Domenico Starnone e Francesco Piccolo, con protagonisti Emilio Solfrizzi e Chiara Muti, regia di Alberto Sironi. Il passaggio televisivo di entrambe le vicende era previsto in Italia entro la fine del 2006, ma la loro trasmissione da parte di Mediaset ha avuto una storia travagliata: nel marzo 2007 il regista Sironi in un intervista ha affermato che i due film sarebbero stati "qualitativamente troppo raffinati" per Mediaset, ma alla fine sono stati messi in onda su Canale 5 tra il dicembre 2007 e gennaio 2008.

Vincitore del Premio Bancarella del 2005 con il romanzo Il passato è una terra straniera (Rizzoli, 2004), nel settembre 2006 ha pubblicato un altro romanzo che vede il ritorno, quale protagonista, dell'avvocato Guerrieri: Ragionevoli dubbi (Sellerio).

Il 12 settembre 2007 è stato pubblicato da Rizzoli Cacciatori nelle tenebre, una graphic novel con protagonista l'ispettore Carmelo Tancredi, illustrata dai disegni del fratello dell'autore, Francesco.

Il regista Daniele Vicari ha ultimato le riprese de Il passato è una terra straniera con protagonista Elio Germano, l'uscita nelle sale è prevista per l'autunno 2008.

Con i libri finora pubblicati Carofiglio ha superato i due milioni di copie vendute. Le sue opere sono già uscite o sono in via di pubblicazione in molte lingue: francese, spagnolo, inglese, tedesco, giapponese e, fra le altre, greco, portoghese, turco, russo, polacco, olandese, brasiliano, catalano.

Nel novembre 2007 è uscito il saggio: L'arte del dubbio, riflessione sull'arte del domandare e i suoi rapporti con il concetto di verità.

Il 22 febbraio 2008 viene annunciata la sua candidatura al Parlamento per il Partito Democratico.

Lo sprofondamento

Silvio Berlusconi ha paura dei confronto televisivo con Walter Veltroni.
A parole si dice prontissimo, ma poi manda avanti i suo colonnelli per dire che l`atteso faccia a faccia non si può svolgere per colpa della par condicio.
Così il Pd attacca il Cavaliere sul tema dello scontro davanti alle telecamere.

«Si sta creando un a situazione ridicola e paradossale. - dice per esempio Ermete Realacci - Berlusconi finge disponibilità ad un confronto televisivo con Veltroni per poi dare mandato ai suoi collaboratori di affermare che il confronto è impossibile». Il responsabile Comunicazione del Pd fa notare come il centrodestra chieda ogni giorno «l`abolizione della par condicio, mentre questa viene sistematicamente violata dai tg Mediaset che hanno dedicato a Berlusconi e al Pdl un tempo quasi doppio di quello dato a Veltroni».

Allora, conclude Realacci, posso capire «l`imbarazzo di un Berlusconi ormai all`ennesima replica, ad accettare il confronto. Ma i cittadini italiani hanno il diritto di verificare le effettive proposte e le qualità dei candidati».

Berlusconi però non sembra intenzionato ad andare in tv con il principale sfidante. Si sente in vantaggio, e come nel 2001, - quando evitò lo scontro con Rutelli - difficilmente accetterà una sfida in cui avrebbe tutto da perdere. Un atteggia- mento che provoca le proteste di Goffredo Bettini. Il coordinatore del Pd si chiede infatti se il Cavaliere e i suoi colonelli non stiano inscenando «un gioco delle parti che segnala una vera preoccupazione davanti al confronto». Ma, conclude Bettini, «sottrarsi al confronto è un errore è un danno. Chi sceglie questa strada dovrà renderne conto agli elettori».

Proposte e richieste che il centrodestra giudica frutto della paura che serpeggia nel Pdinvista della sconfitta elettorale. «Il panico nel quale è caduto Bettini non è un buon motivo per convincerci della necessità di un confronto televisivo tra Berlusconi e Veltroni», spiega Francesco Giro.

Il consigliere politico del coordinatore forzista Sandro Bondi aggiunge che Bettini, «ora che vede avvicinarsi la batosta elettorale di aprile vuole a tutti costi inscenare un duello televisivo, o magari anche una rissa, al solo scopo di confondere le acque e racimolare qualche voto o seggio in più al Senato».

Il Pd sembra molto convinto della necessità del duello televisivo.
Lo chiede anche Marco Follini. Il responsabile Informazione del Pd scrive infatti una legge ai direttori dei tg Mediaset per riconoscere «lo scrupolo professionale e lo spirito liberale con cui molti di voi hanno seguito la campagna elettorale in questa prima fase».

Follini apprezza anche la «la disponibilità a trasmettere quel faccia a faccia tra i candidati principali che nelle scorse campagne elettorali, con questa legge, non era mai stato negato». Il responsabile Informazione del Pd ricorda però «il fondamentale carattere di servizio verso il pubblico» che ha Mediaset e invita i direttori delle testate «a correggere la disparità di trattamento a favore del Pdl che la stessa Agcom ha rilevato».

Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi, però chiude ancora una volta la porta. Secondo Bonaiuti, «la tribù dei farisei della sinistraha fatto la gita organizzata di Pasquetta in due direzioni opposte».
Un gruppo, dice il collaboratore del Cavaliere si attacca «alla par condicio, ovvero lalegge bavaglio voluta dalla sinistra, per deprecare le violazioni che sarebbero state commesse ovviamente da noi». Un`altra parte, continua Bonaiuti, vuole «il confronto che è la negazione della loro stessa par condicio, nella vana speranza di dare un minimo di ossigeno al loro candidato ormai esangue», Sullo sfondo Enrico Boselli, candidato premier del Partito socialista, ricorda che il confronto deve avvenire fra tutti i contendenti.

«Qualcuno obietta che ci sono troppi candidati - dice Boselli - Ma se è per questo abbiamo anche tante televisioni. C`è solo l`imbarazzo della scelta. L`importante è fare i confronti tra tutti i candidati».

Silvio Buzzanca - La Repubblica

Spirito di servizio

Chi l’ha detto che politica e società debbano esser lontani. Nel viaggio che sto compiendo in giro per l’Italia avverto il bisogno di realizzare una sintonia nuova tra il Paese e la politica. Una sintonia che chiede alla politica la ricerca di una sobrietà, di uno spirito di servizio.

Da qui anche la necessità della riduzione reale dei costi della politica che appaiono spesso come frutto di privilegi ingiustificati. È un tema vero, che è dentro il Dna del Partito democratico: noi abbiamo sempre parlato della necessità di una profonda riforma della politica che accompagni quella delle istituzioni.

Io parto da una semplice constatazione: abbiamo la possibilità e la necessità di riportare molti di questi costi sotto controllo. Come? Ad esempio riducendo drasticamente il numero dei parlamentari che possono esser sostanzialmente dimezzati.

La nostra proposta di riforma istituzionale parte dall’esigenza di dare efficienza e rapidità ai lavori dei legislatori, ma ha come effetto per nulla secondario anche quello di toccare costi che appaiono alla grande maggioranza dei cittadini come eccessivi. Così passando ad una Camera di 470 deputati e ad un Senato di 100 membri scendono i costi diretti e indiretti. Lo stesso vale per il dimagrimento secco del governo che ­ grazie ad una legge già approvata dal centrosinistra ­ dovrà essere composto da 12 ministri e da un numero totale che non supera le 60 persone.

A tutto questo ­ ho sostenuto nel mio contestatissimo intervento ­ va aggiunto anche un elemento “personale”: gli stipendi dei parlamentari italiani sono tra i più alti d’Europa, mentre salari e pensioni sono tra i più bassi del continente. Un equilibrio nuovo va trovato, così come il trattamento pensionistico dei parlamentari deve uniformarsi a quello di tutti i cittadini, passando dal sistema retributivo a quello contributivo. Potrei anche aggiungere il fatto che la limitazione del numero dei gruppi parlamentari (abbiamo proposto di modificare i regolamenti per impedire la frammentazione assurda cui si era arrivati in queste legislature) è un altro utile contributo a risparmiare.

A sentire i commenti di qualcuno staremmo parlando di piccole cose. Credo che non sia così. Anche se le misure di cui ho parlato sinora sono solo l’inizio. Esse contengono un messaggio politico rilevante che non è il cedimento all’antipolitica ma al contrario la prova che la Politica (stavolta con la P maiuscola) ha la capacità di riformarsi e di rispondere con autorevolezza alle domande dei cittadini.

Certo, poi ci sono altri capitoli su cui intervenire, come ad esempio certe norme sui rimborsi elettorali che sembrano scritte apposta per favorire i micro-partiti e che rischiano persino di essere all'origine di tanta frammentazione. Ma credo che esista un legame più radicale tra il tema dell’efficienza della politica e i suoi costi.

Nel programma che abbiamo presentato candidandoci alla guida del Paese abbiamo parlato di una “democrazia che decide”. È qui una delle grandi insidie e dei nodi profondi che riguardano la nostra democrazia perché è nella indeterminatezza delle responsabilità, nella farraginosità dei passaggi politico-amministrativi che si nasconde l’inefficienza.

La semplificazione è una delle chiavi per affrontare il problema. E semplificare significa anche eliminare uffici e strutture che pesano e costano e che insieme determinano inefficienza. Perché non eliminare quelle comunità montane a livello del mare? E che senso ha mantenere le provincie nelle aree metropolitane con una duplicazione di ruoli e di costi? Sono cose che vogliamo fare subito.

Ma credo ci sia anche un capitolo più largo che riguarda complessivamente il ruolo della politica rispetto alla cosa pubblica. Penso ad esempio alle società pubbliche dove vanno tagliati drasticamente i componenti degli organismi societari (e qui forse sarebbero da tagliare anche i gettoni di presenza), penso alla moltiplicazione sul territorio di organismi legati alla gestione dei servizi pubblici da semplificare e diminuire complessivamente.

Mettere insieme un pacchetto complessivo di misure come quelle che ho sinora sommariamente descritto significa produrre un risparmio percepibile che può essere trasformato invece in servizi migliori con un doppio effetto positivo: i cittadini vedrebbero con chiarezza lo sforzo della politica per eliminare eccessi, privilegi e sprechi e avrebbero in cambio qualcosa di immediatamente utile.

Una cosa deve essere certa per tutti: se vince il Pd il taglio ai costi della politica ci sarà davvero. Se vince la destra siamo avvertiti: al di là delle speculazioni politiche non farà nulla.
Walter Veltroni

giovedì 20 marzo 2008

L’assessore Laterza cambia partito ma non gli equilibri in Consiglio. Lascia l’Udc per il Pdl: elogio del voto utile

Dall’Udc al Partito delle libertà. Antonio Laterza, assessore comunale alla Pubblica Istruzione ha abbandonato l’Unione di Centro di Casini per collocarsi nel neonato schieramento di Berlusconi per le prossime elezioni politiche. Due le ragioni della scelta: rappresentare gli elettori che non condividono le scelte nazionali del partito e contribuire con il "voto utile" alla causa comune del centrodestra. Come l’assessore ha spiegato al segretario cittadino dell’Udc, Angelo Minei, e al commissario straordinario dell’Udc tarantina, Antonio Scalera.
Innanzitutto: "Visto l’attuale scenario politico, in cui le scelte personali prese dai dirigenti politici del partito dell’Udc non sono condivise da molti elettori che ne fanno parte e in particolare dagli elettori da me orgogliosamente rappresentati".
In secondo luogo: "Credendo che oggi più che mai si ravvede la necessità di contribuire anche con un voto utile alla rinascita di un paese che necessita radicali cambiamenti, a partire dalla classe dirigente, che con la scusa di rappresentare idee e valori di una piccola parte del popolo creano una disgregazione di progetti di risanamento e sviluppo, al sol fine di ritagliarsi spazi di potere".
Il frutto di questo ragionamento è l’adesione al progetto politico del partito delle libertà, "condividendo a pieno le scelte fatte da molti esponenti politici nazionali, - precisa Laterza - in particolare dall’ex ministro Giovanardi".
Soddisfazione per la scelta di Laterza ha espresso il primo cittadino, Giuseppe Cristella, che così ha commentato: "Questa scelta è la prova di un saldo rapporto politico - amministrativo e di amicizia; perseguiamo gli stessi obiettivi e condividiamo l’appello al voto utile per non disperdere i consensi elettorali, in vista di una semplificazione della politica".
Si modifica così di poco la geografia del Consiglio comunale in area centrodestra: rimangono due i consiglieri in quota Udc, Frigiola e Leone, due quelli della Lista Cristella, Catucci e Perrone. Tutti gli altri (dieci, compreso il sindaco), in quanto appartenenti a Forza Italia e Alleanza Nazionale, sono confluiti nel Partito delle libertà.
» Fonte: Corriere del Giorno
» Autore: Anna Lisa Carrera

mercoledì 19 marzo 2008

COSTI POLITICA: VELTRONI, HO SUSCITATO REAZIONI NERVOSE

Le dichiarazioni del candidato premier del Pd, Walter Veltroni, che ha avanzato la necessita' di diminuire gli stipendi dei parlamentari, "ha suscitato reazioni nervose". Veltroni, durante un comizio elettorale a Pavia, e' tornato a ribadire la necessita' di "dimezzare il numero dei parlamentari" e abbassare i loro stipendi. Occorre fare cio' che ho detto - ha aggiunto - che ha suscitato reazioni nervose. Ma lo ribadisco. E per alcuni si e' rivelata come una martellata sulla fronte. Ma in un Paese che vive in grande difficolta' dobbiamo dare un segnale. Gli stipendi dei parlamentari devono essere portati alla media di quelli europei. Nulla di meno, pero' occorre un segnale". Secondo Veltroni, occorre rendere "tutto piu' sobrio", in questo modo arriveranno a fare politica coloro che "davvero sono animati da passione, da idee e non da altro. Il Paese scelga una via nuova".

Da L'espresso on line - 19 Marzo 2008

martedì 18 marzo 2008

Il Governo Prodi e l'evasione fiscale



Riportiamo qui di seguito una breve nota sui risultati della lotta all'evasione fiscale che è tratta dalla sintesi del rapporto che il Ministero dell'Economia ha trasmesso alle Camere

Risultati complessivi
•Tra il 2006 ed il 2007 sono stati recuperati al fisco circa 23 miliardi di euro di maggiori entrate precedentemente non pagate.
•Questo risultato è in buona parte legato ad un miglioramento della taxcompliance dei cittadini. Allo stesso tempo le entrate da ruoli e riscossioni coattive sono aumentate di oltre il 20 percento. In pratica, sembra essersi messo in moto un rilevante processo di emersione di base imponibile e gettito.
•Questi risultati sono per il momento acquisiti, ma l’esperienza passata insegna che potranno essere duraturi solo con costante impegno di indirizzo politico e di azione amministrativa e legislativa.

Il 2006
•Sia le entrate tributarie della PA (+10 per cento) e sia le entrate tributarie lorde dello Stato (+9,9 per cento) sono cresciute nel 2006 ad un tasso superiore alla variazione annuale del PIL nominale e dei consumi interni che sono cresciuti rispettivamente del 3,7 percento del 4,2 percento.
•L’aumento nel tasso di crescita delle entrate è solo in minima parte influenzato dagli introiti dei provvedimenti una-tantum decisi dal governo precedente (principalmente imposte sostitutive quali l’imposta sulla rivalutazione dei beni d’impresa e l’imposta sul valore dei terreni edificabili), al netto dei quali il tasso di crescita delle entrate erariali è stato di circa l’8,8 per cento, ben al di là anche della crescita relativa all’andamento dell’economia.
•A fine anno, le maggiori entrate del bilancio dello stato rispetto l’anno precedente ammontavano a circa €35,8 miliardi




sabato 15 marzo 2008

Stategie vincenti? un commento con una visuale diversa

E’ vero: Berlusconi è abituato al richiamo della foresta. E’ avvezzo a vilipendiare la concezione classica della politica, a saltare l’aspetto razionale della discussione politica, a pizzicare continuamente le corde emotive della gente attraverso prefigurazioni di sogni, agitazione di paure e spauracchi, attraverso l’ammicante boutade. E’ una strategia che, in un paese con scarso senso civico come l’Italia, paga. Nel nostro Paese forte è la presa emotiva del discorso politico, la razionalità e criticità del cittadino di habermasiana memoria,svilita. Possiamo dire che in Italia, più che altrove, il disincatato Shumpeter batte largamente l’idealista Habermas. Berlusconi ne è consapevole(magari non nei termini di dottrine politiche) e perciò imposta la quasi totalità dei suoi discorsi sul lato emotivo. Quanto siano deboli le argomentazioni razionali per sconfiggere Berlusconi, è evidente. Non sono serviti per allontanarlo dalla vita politica del Paese, il passato piduista, l’amicizia con Craxi, i processi che hanno colpito lui, i suoi cari e i suoi accoliti, il solare conflitto d’interessi, cinque anni di cattivo governo (la terapia montanelliana). Berlusconi è dotato di un sistema immunitario fortissimo contro gli attachi di virus nemici. Secondo il mio modesto punto di vista, ha sbagliato il centro-sinistra(dal Pd a Sa passando per il Ps) ad attaccarlo in maniera così virulenta per la battuta sulle precarie. Il Cavaliere impavido ha saputo far di peggio due anni fa, dando dei coglioni agli elettori che avevano intenzione di votare centro-sinistra, ed è passato impunito. Figuriamoci ora. C’è stata ingenuità nell’attaccarlo. In un tg amico, diretto dall’aennino Mazza, è ovvio che Berlusconi avrebbe fatto, come quasi in ogni sua comparsa televisiva, il bello e cattivo tempo. Davvero non si poteva immagianare che la ragazza invitata da Mazza fosse gradita anche a Berlusconi? Perla Pavoncello, studentessa in scienze della comunicazione (mi chiedo: avrà sostenuto l’esame di diritto dell’informazione e della comunicazione?) ha dichiarato, il giorno dopo la trasmissione, di aver stima di Berlusconi e che forse lo voterà. Oggi addirittura è data come la probabile candidata precaria del centro-destra alle amministrative romane. Berlusconi può così ergersi anche lui a paladino dei precari. La trappola ha funzionato, gli avversari ci sono caduti. A nulla serviranno le accuse che ora verrano lanciate contro Mazza, reo di aver inivitato ospiti graditi a Berlusconi. La gente non capirebbe. Ma spero di sbagliarmi…

Troppo traffico, salta la condotta

Un giorno senz'acqua, quello di mercoledi scorso, a Laterza: lavori fino a tarda notte per tecnici e operatori chiamati a mettere riparo alla grave interruzione della rete idrica nel tratto centrale della trafficatissima via Roma. La rottura della "vetusta" (ha più di cinquant'anni) condotta in cemento armato che da Laterza porta acqua alla vicina Ginosa, e la conseguente fuoriuscita di acqua per tutta la notte fra martedì e mercoledì, hanno infatti provocato il cedimento del terreno circostante, a sua volta causa della rottura della condotta in ghisa, all'altra affiancata, che distribuisce acqua a tutto l'abitato laertino. Tempestivo l'intervento dell'Acquedotto pugliese: sul posto, sin dalle prime luci del giorno, il geometra Pietro Catucci dell'Aqp e il geometra Pasquale Gilfone per l'impresa D'Agostino, ditta di fiducia dell'ente.
"E' successo tra la notte e l'alba, momento in cui il prelievo è minimo e la pressione alta: ci siamo subito resi conto della gravità della situazione, che comunque ritenevamo di poter risolvere in tempi relativamente brevi" dice alla Gazzetta a lavori ancora in corso, quando è già buio da un bel pezzo, il geometra Catucci. Poi, l'imprevisto: "La rottura della seconda condotta si è manifestata soltanto in un secondo momento, dopo aver ripulito per intero il tratto interessato: purtroppo - aggiunge il tecnico dell'Aqp - è stato questo contrattempo a complicare di parecchio le cose e a causare il disagio maggiore".
Mentre, infatti, le conseguenze del guasto alla condotta più "antica", quella in cemento, che prosegue verso Ginosa erano lì in parte "stemperate" dalla doppia rete cittadina (Ginosa è servita anche dal Pertusillo), il cedimento "indotto" della tubazione in ghisa (trent'anni di vita) ha lasciato praticamente a secco, fino a sera, l'intera popolazione laertina. "Molte le chiamate in municipio per tutta la mattinata" fa sapere, sul posto, il geometra Giuseppe Tucci dell'Ufficio tecnico comunale.
E non pochi i problemi (anche per le scuole cittadine). "Abbiamo dovuto cambiare i programmi in corsa, dando priorità alla riparazione della condotta urbana" aggiungono, integrandosi a vicenda, i geometri Catucci e Gilfone.
Ma intanto "era già tardi per fare intervenire le autobotti" spiega il tecnico dell'Aqp. Anche per la rapidità di esecuzione messa in atto, c'è da dire, dagli operai della D'Agostino Costruzioni: l'erogazione dell'acqua in città è stata ripristinata intorno alle ore 19. Fino a tarda notte, invece, la seconda parte dell'intervento: solo nel pomeriggio di ieri il ripristino dello stato dei luoghi.
"Le cause? L'intensità del traffico e il passaggio dei mezzi pesanti" motiva il geometra Catucci.
I segni "ondulati" sul fondo stradale ci sono tutti.

Autore: Francesco Romano
Fonte: Gazzetta del mezzogiorno

venerdì 14 marzo 2008

il Pd presenta i candidati a Taranto

La gestione della partita relativa alle candidature è un nervo scoperto e Donato Pentassuglia, segretario provinciale del Partito democratico, non ne fa mistero. L’auspicio era quello di poter contare almeno su candidature forti, sicure dell’elezione perchè sistemate in buone posizioni all’interno delle lista in modo da rappresentare in maniera adeguata il territorio tarantino.

Ma a Roma le cose non sono andate per il verso giusto anche se, alla fine, il Pd ionico può aspirare ad eleggerne comunque due di tutto rilievo e contare su altri sei candidati che tutto pensano tranne che sentirsi border line. E la squadra Donato Pentassuglia l’ha presentata ieri mattina, nela Salone degli Stemmi della Provincia, insieme al segretario cittadino Teresa Chiatante e al vicesegretario regionale Michele Mazzarano.

Alla Camera il Pd presenta, dunque, l’unico uscente, Ludovico Vico, e i debuttanti Rosanna Tinella, Chiaramaria Anastasia, Dilva De Simei, Romano Del Gaudio e Luigi Conte. Al Senato, invece, Taranto sarà rappresentata da Anna Cammalleri e Lino De Guido. Ma se Vico può già considerarsi a Montecitorio e il provveditore Cammalleri con mezzo piede al Senato, guai a dire agli altri sei che sono lì soltanto per far numero perché la determinazione è tale che l’impegno non verrà meno perchè a vincere deve essere il cambiamento che si incarna nel Partito democratico.

Quel cambiamento che è già in atto, ha fatto notare Pentassuglia, «col patto generazionale che abbiamo saputo stringere tra novità (basti pensare, ad esempio, che Rosanna Tinella ha appena 26 anni, ndr) ed esperienza». Un patto generazionale che riguarderà anche la costruzione dell’esecutivo che a breve dovrà affiancare il segretario Pentassuglia. «Insieme a Teresa Chiatante, al vicesegretario Luciano Santoro e al coordinatore della costituente del Ps, Ennio Pascarella, abbiamo già avviato incontri con i circoli del partito proprio per tentare di costruire un esecutivo che tenga dentro tutte le componenti». insomma, ha ribadito Pentassuglia, il Pd «non è un progetto pro elezioni» ma è un partito, ha aggiunto il vicesegretario regionale Mazzarano, che «ha scelto la strada della libertà più che della solitudine» e che rappresenterà «l’unica vera opzione meridionalista. Non solo perchè il Pdl, lasciando l’Udc e facendo l’accordo con la Lega, diventa nordista ma anche perchè - ha spiegato sempre Mazzarano - il punto forte di Veltroni è stato, fino in fondo, la vocazione maggioritaria che è l’unica che lascia margini per un confronto più aperto e libero per il rilancio del territorio affrontando i nodi con la responsabilità dei progetti». Libertà dagli alleati storici che si traduce in uno smarcamento «dall’ambientalismo ideologico» che ha fatto «da freno, come nel caso dei dragaggi di fatto bloccati da Pecoraro Scanio, allo sviluppo della nostra realtà».

Per cui il Pd corre da solo, ma non in solitudine, «per poter dire chiaramente cosa è più strategico tra il rigassificatore e il raddoppio dell’Eni» e per offrire risposte «all’opzione deteriore che si sta offrendo a questa città e che risponde ad una logica leghista e separatista con la candidatura di Mario Cito nel Movimento per le autonomie».

Poi l’invito a comparare le liste del Pd con quelle del Pdl in modo da potersi accorgere «che quelle del Partito democratico sono in continuità con il messaggio di cambiamento e di innovazione della politica», ha concluso Mazzarano, senza tralasciare il fatto che le candidature tarantine, ha invece fatto notare Teresa Chiatante, «vedono in campo quattro donne» in linea con il programma del Pd che «con l’impegno delle donne» punta «ad intercettare il mondo delle donne in modo da presentare loro la politica di parità tra i due sessi in campo lavorativo e offrire alle donne gli strumenti idonei ad inserirsi senza preoccupazioni nel mondo del lavoro».

A dopo le elezioni è rinviata l’operazione riunificazione del centrosinistra al Comune di Taranto anche perchè c’è da capire bene quelle che sono le reali intenzioni del sindaco Stefàno.

Pierpaolo D’Auria

Corriere del Giorno

Forum Giovani del Pd in Puglia

E’ stato un successo di partecipazione il primo forum giovanile del Pd Puglia. Questo pomeriggio sono giunti a Bari ragazze e ragazzi, dai 16 ai 30 anni, provenienti da tutte le province pugliesi, per dare il via al primo di una serie di incontri fondamentali per la vita stessa del partito. La futura classe dirigente ha affrontato con il Segretario regionale del Pd, Michele Emiliano, temi riguardanti la scuola, l’università, l’ambiente, la partecipazione nelle scelte politiche, il lavoro, il precariato. “Sono contento di questo primo incontro con voi”, ha detto Emiliano, “perchè stasera abbiamo cominciato a dare ossigeno al nostro desiderio di confrontarci e stringere legami. Ma il percorso è solo all’inizio, adesso bisogna organizzare il lavoro, cominciare ad entrare nel vivo delle questioni, studiarle, approfondirle, e creare l’approccio scientifico alla politica”.

In tre ore di domande e riflessioni i ragazzi hanno chiesto di poter svolgere un ruolo attivo nella politica del Pd, replicando i forum in ogni comune della regione e costituendo il movimento giovanile del Partito Democratico. Per Emiliano, che ha accolto positivamente le loro proposte, è anche importante che si riannodi il filo con il mondo dell’univesità e della scuola. “Il nostro Paese”, ha affermato il segretario regionale, “si potrà rialzare solo con l’irruzione della democrazia nella formazione e della meritocrazia. Bisogna costruire consenso, cominciando a rappresentare i bisogni, i sentimenti e i sogni dei ragazzi, dimostrando di saper offrire servizi di sostegno a chi è disorientato e bisogna ripartendo proprio dalla scuola e dall’univesità”.

Il richiamo della foresta

Sarà la convinzione d'avere il sole della vittoria in tasca. Saranno l'età e i chilometri: alla quinta campagna elettorale il repertorio fatalmente si avvizzisce. Sarà che Berlusconi è sempre stato così, ma insomma il livello di gaffes ciniche e volgari assemblato dal Cavaliere in due settimane di campagna elettorale sembra eccessivo perfino agli amanti del genere.

Persi i grandi alibi del sogno e dell'anticomunismo, a Berlusconi sono rimaste soltanto le barzellette. L'intera sua campagna assomiglia a una barzelletta, del genere greve. L'altra sera al Tg2, a una ragazza precaria che gli poneva un problema serio ("Come si può metter su una famiglia con 600 euro al mese?") il candidato premier del centrodestra ha consigliato di sposare Berlusconi junior o "un tipo del genere", un figlio di miliardario. Di fronte al gelo dello studio, il grande comunicatore ha poi improvvisato una risposta seria delle sue, cioè lievemente meno cialtrona.
Non si era ancora spenta l'eco della candidatura di Ciarrapico, giustificata da Berlusconi più o meno così: d'accordo, è un fascista ma possiede giornali "che servono". Il verbo è da intendersi in senso largo. Il passaggio logico in cui il primo editore d'Italia dava per scontato che i giornalisti siano servi dei loro padroni è sfuggito alla già rinomata categoria. Ma in molti pagheremmo una cifra, come si dice a Milano, per vedere Berlusconi ripetere il concetto ai leader del partito popolare europeo, che ieri hanno chiarito di non essere disposti ad accogliere nostalgici di Mussolini.
Poco prima il Cavaliere, per tener fede ai propositi di fair play elettorale, s'era messo a stracciare in pubblico il programma del Pd. La campagna era cominciata peraltro con una solenne presa per i fondelli dei suoi elettori, intorno alla vicenda della candidatura di Clemente Mastella. Berlusconi aveva ammesso di aver offerto la candidatura a Mastella, ai tempi in cui questi era ancora nel centrosinistra, ma d'aver poi deciso di non onorare la promessa, "perché secondo i sondaggi, ci farebbe perdere dall'otto al dieci per cento". Anche qui è passato inosservato il passaggio logico per cui un quarto degli elettori del Pdl sarebbero tanto imbecilli da non distinguere fra un gesto politico convinto, magari dettato da scrupoli etici, e una trovata opportunistica.
Nella democrazia americana, che Berlusconi cita da una vita a modello, una qualsiasi di queste gaffes, per usare un eufemismo, avrebbe comportato l'immediata fine della carriera politica. In Italia, per fortuna sua ma non nostra, offendere le donne, i media, gli avversari e perfino l'intelligenza dei propri elettori, non è considerato grave. Neppure o soprattutto dagli interessati. E' possibile, anzi probabile, che Berlusconi non abbia perso un solo voto dei suoi, né di donne, né di giornalisti, né fra i molti antipatizzanti dell'ex Guardasigilli. Ci sono ben altri problemi, come ripete il Cavaliere. Per esempio la questione della spazzatura a Napoli, per la quale lui stesso non ha fatto nulla nei sette anni di governo.
Il tratto più sorprendente è come Berlusconi, ormai il più anziano leader in attività d'Italia e fra i più anziani del mondo, in tanti anni non abbia raggiunto un grado minimo di dimestichezza con il linguaggio democratico. Il linguaggio che accomuna in Europa e in Nord America tutti i capi di partito, conservatori o progressisti, con sporadiche eccezioni populiste, fenomeni in genere di breve durata o di limitato consenso.
Il richiamo della foresta in lui è sempre più forte di tutto, perfino in una campagna elettorale nata all'insegna della moderazione e, in teoria almeno, vinta in partenza dal centrodestra. Al cinismo berlusconiano il Paese è mitridatizzato da anni. Non manca chi lo considera, fra seguaci e avversari, con divertimento. Si accettano già scommesse sulle barzellette e le battute che il capo potrà sfornare quando incontrerà da premier il primo presidente donna o il primo presidente nero degli Stati Uniti. Tanto, ci saranno sempre "ben altri problemi". Ma se non si riesce a cambiare nemmeno la forma, figurarsi la sostanza.

di Curzio Maltese
(14 marzo 2008)