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Ai tempi del referendum sulla legge 40, Giovanardi si era spesso trovato in sintonia con il cardinale proprio nell'uso dell'"eugenetica nazista" come spauracchio da agitare contro chi voleva abrogare le norme più restrittive della legge 40. Sembra insomma che si riproponga il quadretto degli ultimi anni, con il cardinale o il vescovo che offrono ai politici gli spunti per dire qualche solenne fesseria.Faccio un passo indietro. Le linee guida sotto accusa sono state uno degli ultimi atti di governo della ex titolare dell'ex Ministero della salute, Livia Turco. In estrema sintesi, la principale novità di queste linee guida è che esse non vietano più la diagnosi genetica preimpianto alle coppie che fanno ricorso alla riproduzione medicalmente assistita e che sono portatrici di malattie genetiche. Per il resto, le linee guida non potevano modificare e non hanno modificato l'impianto sostanziale della legge, che continua a vietare l'accesso alle tecniche di riproduzione assisita (e quindi la diagnosi preimpianto), alle coppie che pur essendo portatrici di anomalie genetiche sono in grado di avere figli con metodi naturali. Parlando di "eugenetica nazista", Tonini e Giovanardi vogliono evocare lo spettro degli stermini di massa e tacitare i loro avversari con argomenti a buon mercato. Non potrebbero rendere un servizio peggiore alla discussione. In realtà il quadro che le tecniche di riproduzione assistita e di diagnosi prenatale iniziano a configurare è molto più complesso, e per affrontare i problemi che pone non serve a niente evocare fantasmi del passato.Le malattie genetiche sono numerose, alcune sono incompatibili con la vita e altre più o meno, sempre più, trattabili. Le cure per la talassemia, per esempio, consentono oggi una aspettativa di vita relativamente lunga, e i talassemici avrebbero ragione a sentirsi discriminati se passasse il messaggio che la vita di un talassemico ha meno valore di quella di una persona "normale". Ma la questione non riguarda il valore delle persone che vivono con malattie genetiche, ma le scelte dei genitori, sul proprio futuro e sul futuro che vorranno dare ai propri figli. Riguarda la scelta se affidarsi alla lotteria della ricombinazione genetica, per poi magari affrontare un aborto terapeutico, o ricorrere agli strumenti della medicina per ridurre il rischio di sofferenze future. E' però una scelta che, per legge, in Italia non esiste, e le nuove linee guida non hanno cambiato granché.Cosa c'entra il nazismo con la diagnosi preimpianto? Niente. Quella che Tonini e Giovanardi chiamano "eugenetica" (e che io preferisco chiamare "eugenica", ma la si chiami come si vuole) non è stata inventata dai nazisti, e non si è concretizzata nello sterminio di massa degli ebrei (e degli zingari, visto che viviamo in un periodo di "emergenza sicurezza" e di roghi appiccati ai campi Rom). L'eugenica si è tradotta soprattutto in sterilizzazioni forzate di massa, nei confronti di persone a vario titolo considerate "degenerate", spesso con problemi mentali. Pratiche disumane, ma applicate nella prima metà del Novecento anche in paesi democratici come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. La differenza tra sterilizzare a forza gli "indesiderati" e dare ai genitori la possibilità di sapere e di scegliere è una differenza talmente enorme che probabilmente neanche Tonini e Giovanardi riuscirebbero a nasconderla, se qualcuno gli chiedesse conto delle loro parole. Anche chi pensa che esista oggi un "rischio eugenico" non ha niente da guadagnare insistendo nell'accostare all'eugenica l'aggettivo "nazista". Semmai, sarebbe il caso di studiare come l'eugenica sia riuscita ad affermarsi in contesti democratici.E veniamo al "banco di prova". Nel mio ultimo post ho sostenuto (credo in modo poco convincente) che avendo vinto in una campagna elettorale non centrata sui "valori" Berlusconi e il suo governo si comporteranno con maggiore indipendenza rispetto ai richiami del Vaticano. Non mancheranno certo le belle parole e gli omaggi all'autorità morale della Chiesa, ma a queste parole seguiranno pochi fatti concreti.
Non è che mi attenda da Berlusconi qualcosa di buono: prevedo invece che sfrutterà lo slancio di inizio legislatura per colpire i lavoratori del pubblico impiego, e lo farà con buone probabilità di accrescere il consenso attorno a sé. Ripropongo questa idea perché niente meglio delle dichiarazioni di Giovanardi può fornire una verifica. Giovanardi non fa che invocare una continuità con il passato governo Berlusconi, che varò la legge 40 e le vecchie linee guida, mentre le nuove linee guida sono state varate da un ministro ormai di fatto decaduto. Ci sono tutte le premesse quindi perché Giovanardi ottenga quanto vuole. Eppure, mi aspetto che questo non avverrà, o almeno non tanto presto. Se sarò smentita, sarà più facile capire dove ho sbagliato.
P.S. "Lo stile è l'uomo", ha detto qualcuno. Quando Berlusconi ha invocato Dio a protezione del suo governo ha subito aggiunto un panegirico sulla fortuna. Se fossi cattolica, questo accostamento tra l'Altissimo e ciò che nella parlata volgare si chiama fondoschiena mi sarebbe sembrato piuttosto irriverente.
di Carla Castellacci
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