martedì 13 maggio 2008

LIBERTA' DI INFORMAZIONE



Articolo 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

lunedì 12 maggio 2008


Considerazioni e documenti sul Presidente Schifani e i suoi amici.di Uguale per TuttiIn qualunque paese anche non particolarmente civile, ma solo banalmente democratico l’unico dovere che hanno i giornalisti è raccontare i fatti.L’unica cosa che conta è che ciò che scrivono sia vero.L’unico “processo” che dovrebbero subire è quello sulla verità o no di quello che raccontano.In qualunque paese anche non particolarmente civile, ma solo banalmente democratico chiunque ricopra una carica pubblica sa di non potere censurare l’informazione e sa di dovere spiegare ai cittadini i fatti che lo riguardano.In qualunque paese anche non particolarmente civile, ma solo banalmente democratico il concetto di “servizio pubblico” riferito alla televisione di Stato significa “servizio ai cittadini” e non “servizio ai padroni”, servaggio del potere.L’Italia evidentemente non è un paese democratico e neppure civile.In Italia, in teoria, l’art. 21 della Costituzione prescrive che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” e che “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.Ma in pratica i mezzi di comunicazione sono divisi in due categorie. Quelli con pochi lettori/ascoltatori: i blog, i libri, i giornali di provincia, ecc.. E quelli con molti lettori/ascoltatori: le televisioni nazionali e i giornali a grande tiratura nazionale.I mezzi di comunicazione con molti lettori/ascoltatori sono “in mano” a pochi potenti, che ne fanno l’uso che conviene a loro e ai loro amici.La televisione pubblica interpreta il concetto di “servizio pubblico” nel senso di “servire chi è al potere”, raccontando in continuazione frottole e tacendo i fatti che i potenti non gradiscono.Tutto ciò posto, l’altro ieri sera, nel corso della trasmissione di Ratitre “Che tempo che fa”, il conduttore Fabio Fazio, intervistando il giornalista Marco Travaglio, gli ha chiesto a un certo punto chi, secondo lui, decide cosa si pubblica sui giornali e cosa no.Marco Travaglio ha risposto che lo decidono i politici e ha fatto l’esempio del nuovo Presidente del Senato Renato Schifani, mettendo in evidenza come nessuno, dopo la sua elezione, abbia ricordato i rapporti che lui ha avuto in passato con dei mafiosi.Il video dell’intervista si può vedere in questo blog a questo link.Subito dopo si è scatenato un putiferio, pieno zeppo di menzogne incredibili, che è servito a nascondere la realtà delle cose.Le menzogne sono che sarebbe vietato parlare di qualcuno senza contraddittorio.La cosa, ovviamente, è del tutto falsa, perché in televisione e sui giornali si parla in continuazione di un sacco di gente senza contraddittorio. Sia nel bene che nel male.Non è che ogni volta che si parla di Totò Riina si chiede a Totò Riina di partecipare alla trasmissione per dare la sua versione dei fatti. Né ogni volta che si racconta che l’attrice Tizia o il cantante Caio hanno una storia d’amore, li si invita a commentare la cosa.Dunque, è del tutto ovvio che è falso che per raccontare dei fatti relativi a qualcuno si debba per forza aspettare che il qualcuno sia disposto a venire in trasmissione e commentare la cosa.Ciò che è vero, invece, è che la televisione e soprattutto quella pubblica non è intesa come un luogo di servizio e in particolare di servizio alla verità, ma come un luogo “al servizio” e in particolare al servizio dei potenti.Perfettamente emblematica è sul punto la telefonata fra Bruno Vespa e Salvatore Sottile (che si può sentire – recitata – a questo link), nella quale Bruno Vespa si accorda con il portavoce di Gianfranco Fini in modo da organizzare la puntata di Porta a Porta in un modo gradito a Fini. La puntata “gliela confezioniamo addosso” secondo il suo gradimento, promette Vespa.Questa è l’idea di “servizio pubblico” che c’è oggi in Italia.Ciò posto, noi sogniamo un paese nel quale i giornalisti raccontano i fatti e i potenti ce li spiegano. Marco Travaglio ha raccontato delle amicizie preoccupanti del Presidente del Senato.L’unica cosa che si dovrebbe fare in un paese anche solo appena appena democratico è che il Presidente del Senato dica se ciò che ha raccontato Travaglio è vero o no e, se è vero, come si spiega.Punto e basta.Il Presidente Schifani non si dovrebbe indignare, ma dovrebbe solo dire “Non è vero”, oppure “E’ vero, ma ero in buona fede”, oppure “E’ vero, ma non c’era niente di male”, oppure “E’vero, ma prometto di non farlo più”.E l’unica cosa che dovrebbero fare tutti i cittadini, dal più potente al più umile, è chiedere al Presidente Schifani di commentare il fatto. Il fatto ovviamente sono le sue amicizie. Non l’intervista di Marco Travaglio.Invece, il Presidente Schifani e tutti i suoi amici, di destra e di sinistra (perché in questi casi si vede più che mai come quelli finti “di destra” e quelli “finti di sinistra” sono molto molto amici), si mettono a fare una gran caciara e cercano di fare in modo che nessuno parli dei fatti.Il nostro modesto contributo alla democrazia in questo paese sarà oggi il riportare qui il capito 3 del libro di Lirio Abbate e Peter Gomez “I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento”, Fazi editore, 2007, e tre pagine del libro di Peter Gomez e Marco Travaglio “Se li conosci li eviti. Raccomandati, riciclati, condannati, imputati, ignoranti, voltagabbana, fannulloni del nuovo Parlamento”, Chiarelettere 2008.Così ognuno potrà leggere e attendere serenamente che qualcuno dia una risposta ai fatti oppure rassegnarsi a che i fatti in Italia non interessano più a nessuno.In ogni caso, ci permettiamo di dire che ciò che sta andando in onda in questi giorni è l’affermazione unanime, da parte della cosiddetta “destra” e della cosiddetta “sinistra” che l’unica “informazione” possibile deve restare quella che fa comodo ai potenti, mentre le “brutte notizie” vanno assolutamente vietate.Dunque, se un rumeno ruba una borsetta bisognerà dirlo in tutti i telegiornali per dieci giorni di seguito. Se viene nominato Presidente del Senato una persona che aveva rapporti di affari con dei mafiosi, non bisogna dirlo a nessuno.Alcune notizie su Lirio Abbate si trovano su Wikipedia.Sulle minacce a Lirio Abbate e la solidarietà del Presidente Napolitano, si può leggere un articolo a questo link e un altro a questo link.



6 commenti:

Anonimo ha detto...

"Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo"
(Gandhi)

Anonimo ha detto...

''E' come se fossi tornata a sei anni fa...''



di Bice Biagi

Improvvvisamente sono tornata a sei anni fa con la paura che si ripetesse cio' che e' successo allora con l'editto bulgaro. Mi sembra che il tempo non sia passato e non e' un'impressione piacevole. In ogni caso occorre uscire da polemiche e ragionamenti che si basano solo sulle scuse da fare e il ragionamento dovrebbe essere piu' alto e profondo: Travaglio e' un giornalista, le cose a cui ha accennato erano state scritte e rese pubbliche da lui Gomez e Abbate in un libro. E non e' che una cosa scritta e' piu' o meno vera di una cosa detta in tv. Come mai oggi tutto questo polverone quando il pubblico leggendo il libro aveva gia' avuto modo di conoscere quelle tesi? Lui non ha espresso un'opinione. Ha raccontato un fatto. Se non e' vero cio' che ha scritto ne rispondera' in Tribunale. Chi si e' sentito offeso e' la seconda carica dello Stato ma i cittadini hanno il diritto di sapere tutto di una carica istituzionale. Non e' un pettegolezzo. Schifani dovrebbe presentarsi ai cittadini italiani e raccontare come le cose sono andate. Mia figlia e miei nipoti mi hanno ricordato a questo proposito una frase di Corrado Alvaro che mio padre Enzo ripeteva sempre: "noi dei politici non vogliamo sapere solo cosa hanno in testa ma anche quello che hanno in tasca..."

Anonimo ha detto...

Credo che i Magistrati abbiano ragione.

Non c'e' bisogno di nessun commento.

Anonimo ha detto...

Siamo tutti Marco Travaglio (se siamo ancora democratici)

A occhio e croce perfino Anna Finocchiaro, da giovane, per via di frequentazioni comuniste, dovrebbe aver letto Antonio Gramsci. E se non lo ha letto non ha potuto fare a meno di inciampare sulla frase più famosa del leader antifascista, citata infinite volte in ogni contesto: la verità è rivoluzionaria. Del resto, i grandi dissidenti dell’est hanno sempre caratterizzato il regime del totalitarismo sovietico e dei suoi satelliti come i paesi della menzogna dispiegata. E Hannah Arendt, che di totalitarismi qualcosa capiva, ha insistito incessantemente che per una democrazia la minaccia e il rischio totalitario cominciano quando governo e politici negano le “modeste verità di fatto”.
Ora, quello che colpisce nel “caso Travaglio”, o almeno dovrebbe se nel nostro sciagurato belpaese fossero ancora attivi anticorpi di elementare democraticità, è che nessuno fin qui ha messo in discussione la realtà delle “modeste verità di fatto” puntualmente ricordate da Marco Travaglio.
L’alluvione di attacchi, vaderetro e altre contumelie utilizza ogni arma della più vieta retorica, ma il servo vituperio tace fragorosamente sull’unica questione che conti: lo statuto verità/falsità di quanto Travaglio, da modesto cronista quale si presenta e rivendica, ha puntualmente riferito.
Nel variopinto sabba delle scuse che tutti si sentono in dovere di sciorinare per l’indicibile che Travaglio, da giornalista-giornalista, ha invece detto, pesa come un macigno l’unica scusa che latita: quella verso le “modeste verità di fatto”, degradate a opinioni, secondo un rituale antidemocratico che è già fuga dalla libertà e fuga dal giornalismo. Che è già e più che mai REGIME.
Aspettiamo perciò che qualche voce non isolata e se possibile autorevole, dia voce ai principi elementari della democrazia. E’ vero che il coraggio, chi non l'ha, non se lo può dare, ma è ancora più vero che chi tace, di fronte a casi tanto gravi, incoraggia future censure e getta la sua pietra, o foss’anche il suo sassolino, nel linciaggio contro le libertà liberali.

da micromega

Anonimo ha detto...

L'Unità, 14 maggio 2008
Il popolo degli interisti si preoccupa: non finirà come è finita troppo spesso nell’ultima generazione? Scendono in campo i vip nerazzurri e chiosano. Il popolo dei romanisti fa le fiche dantesche: speriamo nel miracolo! Si schierano con la cabala il colto e l’inclita. Il popolo dei calciomani esulta per il solo fatto che il pallone rimbalzi fino all’ultimo, e ci possa essere pur sempre una sorpresa. Di adrenalina c’è sempre bisogno. Ma il popolo italiano di che altro si può sorprendere, che cos’altro vede rimbalzare negli spicchi di realtà, sui teleschermi, sui giornali ecc., di che cosa si può davvero stupire per dedicare pathos e cervello a qualcosa?

Del cosiddetto “caso Travaglio” che eventualmente sarebbe piuttosto un “caso Schifani”? Già visto, già sentito, anche se allora si trattava, anni fa, era-Luttazzi, dell’azionista di maggioranza e amministratore unico del Paese e della tv. Oppure della Rai, che si sospetta essere ”in mano ai partiti” meglio se di maggioranza? Ma via, non scherziamo, anche nel tasso d’ipocrisia del sangue ci dovrebbe essere un limite, altro che la glicemia… O ancora di cosa deve o non deve, può o non può, sa o non sa fare un conduttore tv con milioni di telespettatori, dissociato o pentito che sia quasi lo si ritenesse uno spaventato brigatista dell’etere? Anche qui, niente di nuovo e tutto di vecchio, con una tendenza commovente all’indifferenziato, all’indistinto, tra intervista e conversazione, intrattenimento e cabaret ecc., tanto che tutti sono abilitati a far tutto e invitano gli ospiti con il criterio del “casino mediatico” e possibilmente degli ascolti, Sgarbi docet.

Magari si potesse ragionare davvero su come funziona l’informazione, la tv, il rapporto malato e stradipendente con la politica a partire dal caso in questione, o da qualunque altro pretesto/sintomo. Macché: non vi fate fregare, non c’è in ballo il diritto/dovere all’informazione e all’informazione corretta, bensì tutto il resto che ne vuole prescindere. Schifani deve poter fare tranquillamente Schifani, “perché è stato eletto” ed è la seconda carica dello Stato, il resto non conta, la memoria serve solo per gli altri e la moglie di Cesare è da un pezzo sulla strada...

akerfeldt ha detto...

Che tempo che fa? Previsioni del meteo a una settimana dalla tempesta.
Torino – nei prossimi giorni prevarrà una persistente nuvolosità accompagnata da piovaschi quotidiani: coda della perturbazione che la scorsa settimana ha interessato con una gran quantità di fenomeni il capoluogo piemontese.
Milano – dopo che lo scorso week-end è stato l’epicentro da cui si è sviluppata la fortissima perturbazione che interessa ancora Torino, il capoluogo lombardo si presenta da oggi sgombro di nubi significative. Sereno o poco nuvoloso.
Roma – situazione di spiccata variabilità con probabilità crescente di fenomeni, specie nella periferia Nord tra Saxa Rubra e Labaro.
Palermo – sereno o poco nuvoloso. Qualche nube alta ma isolata potrà per poco velare i raggi solari. Ma palermitani e abitanti dei centri limitrofi possono dormire sonni tranquilli: la pioggia è ben lungi dall’arrivare.