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immediato soltanto nei casi più lievi (codice bianco e verde), mentre in quelli più seri (giallo e rosso) non possono fare altro che aspettare. Aspettare che cosa? Un’altra ambulanza che arrivi col medico a bordo, magari da Castellaneta, Ginosa o Mottola. Dipende da quella che è libera e che la centrale operativa può attivare. Beccarsi un infarto, allora, può essere una fatalità, ma sopravvivere può diventare una questione di
maledetti minuti. E di fortuna: se parte l’ambulanza medicalizzata dal posto sbagliato, perché magari quella più vicina è già altrove, si rischia grosso. E rischiano anche gli stessi autisti-soccorritori, che prestano i primi soccorsi e devono dare risposte ai familiari, sapendo che mezzi, procedure e competenze hanno un limite invalicabile.
Insomma, l’emergenza è la ragione stessa per cui è stato istituito il 118. Il problema, allora, nasce quando è lo stesso servizio che va in emergenza. Il caso di Laterza
è emblematico di questo corto circuito della «Sanità di periferia»: nel mese di aprile, ad esempio, ci sono stati soltanto 18 turni coperti su un totale di 90.
Ma la storia dei “mancamenti” è vecchia di quattro anni. Già nel 2004, quando il servizio è partito, lo ha fatto con un pezzo (importante) in meno: il medico destinato a Laterza dal Governo Fitto, infatti, finì “miracolosamente” a Ginosa. E ci sono voluti un paio d’anni e i pugni del sindaco Cristella sbattuti sui tavoli dell’Asl per assistere – era il 9 ottobre 2006 – ad un cambio di registro. L’allora direttore generale Marco Urago mandò il medico e, troppa grazia, pure l’automedica. “Un sogno durato due giorni – ricorda Basilio Solazzo, storico volontario dell’Associazione La Luce –, poi siamo tornati alle carenze di sempre, ai medici a tempo, ad un servizio coperto a macchia di leopardo e agli
sprechi causati da qualche politico. E tutto ciò mentre i
volontari vengono mandati allo sbaraglio”.
Il guaio più grosso, però, resta la carenza di medici: ce ne sono sei, tutti precari, in un territorio (da Mottola a Ginosa passando per Laterza) in cui ne servirebbero il triplo. E quelli che ci sono – confessa uno di essi – “vogliono scappare via, perché sono tre anni che ci promettono l’assunzione e siamo ancora attaccati ad una misera convenzione”. “Ma col medico a bordo – spiega la responsabile del 118 locale, Rosalisa Leogrande
– abbiamo fatto anche quattro interventi al giorno e l’anno scorso abbiamo dimezzato le vittime, da 14 a 7”. Cioè il medico del 118, qui a Laterza dove molta popolazione è sparsa nell’agro, non è un lusso. Anche se nei piani alti dell’Asl può sembrare così. “Ci
hanno tolto il medico – lamenta il sindaco con al fianco tutta la giunta – senza nemmeno avvisarci, senza neanche uno straccio di fax in cui ci fosse scritta una motivazione: forse non l’avremmo condivisa, ma almeno avremmo potuto dare una risposta ai cittadini”.
“La scorrettezza istituzionale – continua – è grave, perché non ci si è degnati di avvisare la massima autorità socio-sanitaria, che è il sindaco della città. Ecco ciò che fa rabbia: l’incomunicabilità, la mancanza di rispetto per un’intera comunità. Sono 20 giorni che non
abbiamo un contatto con l’Asl: eppure Balzanelli, che è il responsabile del Set 118, e sopra di lui il direttore generale Colasanto, sanno tutto”.
Poi annuncia il prossimo passo: domenica mattina alle 10, nel piazzale della poliambulatorio, ci sarà un sit-in di protesta al quale saranno invitati cittadini e
istituzioni. “E convocheremo un Consiglio comunale monotematico – spiega il presidente Franco Frigiola – aperto a tutti, perché è arrivato il momento di fissare dei paletti, di dire che cosa si vuol fare di questo territorio dal punto di vista della Sanità che, oggi, è assolutamente latitante”. Senza escludere azioni clamorose: “Siamo pronti a dimetterci dal Consiglio comunale – scandisce il sindaco -. E questo voglio dirlo all’opposizione: ci siamo fatti una guerra di manifesti per prenderci i meriti dell’arrivo del medico al 118,
ma tutti, destra e sinistra abbiamo fallito. Almeno, stavolta cerchiamo di fare una battaglia insieme”.
Il fallimento, però, è più generale: “Perché non funziona il sistema – spiega un medico -. A Ginosa il Punto di Primo Intervento non fa filtro per i casi più lievi e a Castellaneta c’è un Pronto Soccorso che può intervenire su un caso grave per volta perché esiste un solo monitor”. Certo, se l’Asl di Taranto ha raggiunto negli anni scorsi un solo record, cioè essere la più indebitata d’Italia, qualcosa vorrà pur dire: è proprio il “sistema” che non andava...
Il che, comunque sia, non consola i laertini. “Ma proprio a maggio – si sfoga Cristella - quando ci sono i pellegrinaggi per la Madonna e arrivano i turisti nell’Oasi Lipu dovevano toglierci il medico? Proprio ora che qui ne servirebbero due di medici...”. E forse, chissà, non sarebbe inutile mettersi in fila per chiedere una grazia alla Mater Domini. «Codice celeste»: se funziona è un miracolo...
Massimo D’Onofrio – Corriere del Giorno – 9 maggio 2008
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