lunedì 5 maggio 2008

Iniziative On Line



La solidarieta' e un forte senso di cittadinanza sono i valori cardine del Partito Democratico
Per questo ci sentiamo in dovere di promuovere e sottoscrivere anche noi le iniziative riportate di seguito :

Partito Democratico Laterza

5 commenti:

Anonimo ha detto...

E’ di questi giorni la notizia che l’Acquedotto Pugliese ha speso solo il 9% dei fondi POR 2000-2006 a disposizione per gli investimenti infrastrutturali. Il COVIRI (Comitato di Vigilanza sulle Risorse Idriche) ha infatti accertato questo dato, e se lo si compare con il 57% speso dalla Basilicata e con il 47% della media Italiana viene solo da piangere. La mancanza di spesa dei fondi era già prevedibile dai documenti dell’autorità di vigilanza, come ricorderanno gli amici del blog: ne ho parlato in questo blog a Settembre 2007. Era previsto un Accordo di Programma che prevedeva, oltre ai fondi suddetti, anche 11 milioni di euro assegnati dal Ministero dell’Ambiente. Si sono persi anche quelli e l’Accordo di Programma non si è mai realizzato. Che dire? Che il fatto si commenta da solo. E, forse, Vendola farebbe bene a capire se vi sono ancora i dirigenti che non hanno speso questi soldi a disposizione. Io cercherei di capirne le motivazioni. E, come detto nel post dell'epoca, darei degli obiettivi ai manager, che dovrebbero raggiungere. Pena la rimozione.

Gianni

Anonimo ha detto...

Se un parlamentare è accusato di qualche reato è suo interesse non essere condannato. E’ umano. Per questo sono nate le leggi vergogna di cui nessuno si vergogna più. Leggi che hanno finito per coinvolgere anche tutti i delinquenti extraparlamentari. O tutti o nessuno, la prescrizione si amministra in nome del popolo reo sovrano. La riduzione dei tempi di prescrizione è uno dei rimedi preferiti per evitare la galera. La durata media di un processo in Italia è di dieci anni, con un buon avvocato come Previti può durare molto di più. Quanti sono i reati prescritti? Chi di voi mi dà 20%? Chi 50%? Chi il 70%? Vi siete tenuti troppo bassi! Il 95% dei reati viene prescritto e quindi l’imputato non sarà mai condannato. E’ colpevole, ma fuori tempo massimo. I processi si allungano per la mancanza di organico, per i tre gradi di giudizio, per faldoni dell’ottocento abbandonati nei corridoi ai topi al posto dei computer, per mancanza di fondi. Le prescrizioni invece si accorciano più delle minigonne. Sono ormai dei tanga. La prescrizione è diventata un titolo di merito che non si nega a nessuno, meno che mai ai prescritti Andreotti e Testa d’Asfalto. E’ una onorificenza come Commendatore o Cavaliere. Cavalier Prescritto dalla Legge Vergogna. Non suona bene? Bruno Tinti, procuratore aggiunto presso la Procura di Torino, scrive nel suo libro: Toghe Rotte: “…è bene dire che tutte le contravvenzioni in materia antinfortunistica, ambientale, ecologica, di inquinamento; tutti i delitti di corruzione, falso in bilancio, frode fiscale; tutti i delitti di maltrattamento in famiglia e violazione di assistenza famigliare, tutti i delitti di falsa testimonianza, tutti i delitti di truffa, anche ai danni dello Stato o di Enti Pubblici o dell’Unione Europea; tutti questi delitti e tanti altri che non cito non saranno mai puniti. Nessun processo per questi delitti si concluderà con una effettiva. Nessuno che abbia commesso uno di questi delitti andrà mai in prigione”.

La prescrizione sai è come il vento,
che manda assolti tutti i delinquenti
quelli peggiori dentro il Parlamento…


Visitate
www.beppegrillo.it

Forza Amici Giovani del PD Laterza
continuate la vostra lotta.

Gli amici di Grillo di Laterza

Anonimo ha detto...

Mario Pianta
Articolo per il manifesto, 30 aprile 2008

Una sconfitta elettorale dopo l'altra, per il centro-sinistra, con dinamiche apparentemente imprevedibili. E qualche segnale positivo, come la vittoria a Vicenza del candidato Pd, Achille Variati, contrario alla costruzione della nuova base militare Usa. Proviamo a leggere cinque lezioni che vengono dal voto.

La prima osservazione riguarda le identità dissolte della politica della sinistra. E' affondato il "corro da solo" del Pd di Veltroni, mentre la rinnovata Unione ha perso quando si è stretta intorno a Rutelli al Comune di Roma e ha vinto con Zingaretti alla Provincia. Ampie alleanze elettorali restano necessarie per vincere in questo sistema di voto, ma non possono più dare per scontato un consenso fondato su identità radicate. E questo vale anche oltre la sinistra, ad esempio per il voto cattolico, che non ha fatto crescere l'Udc e tantomeno il Pd. I partiti non possono più pensare che operazioni di vertice possano trascinarsi dietro i consensi degli elettori.

Se la politica non è più affermazione di identità "alte", la seconda lezione è che non è nemmeno più un orizzonte di promozione sociale, un meccanismo di redistribuzione. Il fallimento del governo Prodi e il disincanto sull'amministrazione Veltroni al Comune di Roma hanno qui le loro radici, nell'incapacità di realizzare cambiamenti coerenti con le aspettative dei cittadini. Il declino dell'economia italiana, l'impoverimento delle classi medie e popolari, le disuguaglianze più forti, sono allo stesso tempo il risultato di una politica che rinuncia a pensare al cambiamento, a praticare valori di giustizia, e fattori che riducono sempre più i margini di costruzione del consenso attraverso politiche redistributive. Di fronte alla percezione del declino, la scelta elettorale diventa "populista", ricerca tutele intorno a nuove identità, e si affida a promesse di cambiamento purchessia, come nel caso della Lega al Nord e di Alemanno a Roma.

La terza dinamica, conseguente alle precedenti, è l'ondata di antipolitica. Un rifiuto che prende molte strade: l'astensionismo, il voto alla Lega, la scelta di punire in modo selettivo il "riciclato" Rutelli. E' evidente che una parte importante dell'elettorato di sinistra non è più disponibile ad accettare leader e candidati troppo identificati con il "palazzo" e la "casta" dei politici, troppo distanti dalle realtà locali, troppo vuoti di contenuti, troppo inefficaci nelle loro realizzazioni.

Viceversa, - e questa è la quarta lezione - un po' di democrazia partecipativa offre buoni risultati anche alle elezioni. E' paradossale che per il supersconfitto Veltroni l'unica fonte di legittimazione che resti siano i tre milioni di voti del cittadini alle primarie del Pd. Variati a Vicenza è stato votato alle primarie, Rutelli a Roma è calato dall'alto del "loft" del Pd. Gli esempi possono continuare: Prodi come leader dell'Unione e Vendola come candidato nella Regione Puglia hanno vinto dopo un'importante legittimazione delle primarie; la debolezza di Bertinotti a capo della Sinistra Arcobaleno è stata anche legata ad una scelta di vertice di quattro partitini. Una parte importante di cittadini vuole partecipare - anche in forme fittizie e limitate come le primarie. Se ciò non avviene, manca un elemento importante di legittimazione dei candidati e si riduce il coinvolgimento nella sfida elettorale.

La quinta lezione è che rinnovare un'idea e una pratica di politica come partecipazione rappresenta la strada naturale per la ricostruzione della sinistra. Esiste una vastissima riserva di pratiche partecipative nell'azione della società civile, nelle mobilitazioni dei movimenti, nelle reti di organizzazioni che propongono alternative concrete di cambiamento. Dove la politica, fondata su valori e contenuti, incontra queste esperienze - come è successo a Vicenza - le elezioni si possono vincere. E questa è una buona notizia.

Visitate
www.sbilanciamoci.org

Archimede

Anonimo ha detto...

Maurizio Chierici: LE MULTINAZIONALI DEL DISASTRO

Venti paesi stanno morendo di fame. Trenta sono lì. Un miliardo di persone guadagna meno di due dollari al giorno. Né pane, né riso, neanche acqua, brodaglia verminosa che moltiplica epidemie. Niente di nuovo, ci siamo abituati. Sappiamo di chi è la colpa: multinazionali, giochi di borsa, prestigiatori della finanza, petrolio, biodisel, speculatori in trionfo da un secolo all’altro. Quante volte nelle piazze o nei convegni ci siamo aggrappati a questa litania. Sacrosanta, ma parziale anche se le buone parole non sono mai mancate e il buon cuore dei popoli G8 o G 20 ( G che continuano a crescere ) ha affidato alle Nazioni Unite l’impegno di far mangiare almeno una volta al giorno chi non sa cosa mettere sotto i denti. Eppure la contabilità dei diseredati ingigantisce da un mese all’altro. Per capire quale soluzione sia possibile è necessario abbassare lo sguardo alle nostre abitudini. Siamo noi le multinazionali dei disastri dei quali non abbiamo tenuto conto perché sono disastri che sconvolgono silenziosamente paesi invisibili: giornali e Tv non ne parlano quasi mai. Servono almeno mille morti nello < scontro tribale >, o monsoni che seppelliscono villaggi, scheletri afflosciati sui marciapiedi, maremoto che porta via poveri vacanzieri. Buone parole, ma il giorno dopo addio. Qualcosa sta cambiando. Si irrobustisce una tendenza minacciosa. Nell’era della globalizzazione fa tremare gli imperi dell’economia e banche mondiali. Nei secoli dei secoli fame e disperazione hanno trascinato violenze mai placate. Si alzano le frontiere: protezionismo. Ma nessun muro o piccole patrie, ronde più o meno armate, sono riuscite a contenere le rivolte per il pane. Intanto continuiamo a ballare. Durante i week end tra aprile e maggio l’ottimismo della società morbida ha messo in scena spettacoli irreali. Forte dei Marmi, per esempio. Impossibile sedersi al tavolo di ristoranti dove un piatto di pesce e una bottiglia di vino costano lo stipendio di un ragazzo call center. Negozi con le code come allo stadio. Per una Tshirt < firmata > 180 euro. Ma quando il giovanotto entra nel tabernacolo lo scaffale è vuoto. Tutti hanno comprato tutto. Forse arriva qualcosa domani: speriamo che i magazzini di Firenze non abbiano esaurito le scorte. Signora con bambino mostra alle amiche la borsa Prada. Era entrata per un portachiavi ma non ha resistito alla seduzione: < in fondo 800 euro non sono un capitale >. Chi è rimasto a casa si accontenta di una pizza o del piatto delle osterie eppure torna a pancia vuota. Tavoli prenotati per due turni. Borse, portachiavi, magliette, telefonini che trasmettono foto inutili, Sms profumati, giocattoli elettronici e il salto al mare o in montagna per respirare aria buona prima delle vacanze, accompagnano la vita familiare dei bambini 2000. Escluderli dalle abitudini dei compagni di banco potrebbe compromettere lo sviluppo della personalità. D’accordo, è l’ Italia del 30 per cento, privilegiati sui quali i popoli della libertà puntano per rinfrescare quarant’anni dopo le regole di Pinochet. Gli altri devono avere pazienza. E’ il trenta per cento che si arrabbia per i redditi in fila su internet, rivelazioni indigeste alla dignità del contribuente: perché le commesse devono sapere di guadagnare il triplo del proprietario del negozio cinque vetrine ? Non è civile rivelare i numeri che imbrogliano le tasse. I grandi numeri dormono tranquilli nascosti in reti inespugnabili: girotondi da un paradiso fiscale all’altro. Intanto la piccola borghesia rampante affida il sogno alle leghe. Le quali pescano nel sottoscala dei saloni che brillano invitando al banchetto chi ancora non è proprio così ma spera di entrare nell’elite di massa. Rigorosamente italiani, bianchi, benestanti più che mai impauriti dalle facce nere, gialle e marron che impauriscono le ambizioni. Una dolcezza minacciata dalla fame degli altri, meglio non dirlo in giro. Gli spot della politica degli affari applica cerotti che narcotizzano le apprensioni. Tv e giornali untori danno una mano: giocare con la paura è la risorsa degli uomini forti.
Fino a ieri la fame segnava geografie lontane. Adesso la fame comincia a scavare facce nuove. Facce che incontriamo nelle case in cui viviamo: mai avevano immaginato di ridiscutere la dieta. Fra qualche anno tre pasti al giorno possono diventare un ricordo. Un italiano su due vive da gennaio a dicembre con meno di 15 mila euro. Non nelle periferie dell’ Europa meno felice, l’inquietudine striscia fra i palazzi delle vecchie città. Classe media con laurea e pensione non arriva alla quarta settimana impoverita da fenomeni che l’informazione rimanda a labirinti incontrollabili. Neanche i giovanotti che aspettano il posto sicuro nelle stanze dell’infanzia riescono a capire chi frustra le speranze di una generazione. Bottegai ladri, filiere della distribuzione con passaggi più o meno mafiosi, colpa dell’ultimo governo che ha amministrato male. Elenco di sospetti. Guerra tra poveri, povera. Ida Magli, sociologa delle generosità invecchiata nell’avarizia morale, non vuole che i non italiani possano comprare casa. Con l’aggravante che cinesi e indiani cominciano a mangiare come noi. Il latte non appartiene alla loro tradizione eppure trecento milioni di cinesi si sono occidentalizzati e latte, formaggio, yogurth entrano nelle abitudini alimentari di ogni città. Pochi litri e solo per bambini: consumo di dieci anni fa. Oggi 32 litri a persona e ogni dodici mesi la voglia di latte cresce del 15 per cento. E poi hamburger come a New York bene in vista nelle < ambasciate > McDonald di Pechino e Shangai. Il passaggio delle Olimpiadi sarà disastroso. Le diete proteiche degli atleti moltiplicherà l’imitazione. Altri 200 o 300 milioni scopriranno come ingrassano i popoli del mondo libero. Non solo a Pechino; l’ India vegetariana degli indu sta cambiando dieta. Insomma, colpa loro se i prezzi impazziscono, ma colpa anche dei terzomondismi menagramo. Da tempo immemorabile insistevano: noi con la pancia piena, loro a mani vuote. Vergogna, e ci siamo vergognati. Ecco il risultato. Loro mangiamo e noi siamo minacciati da una vita diversa. Loro- cinesi, indiani, vietnamiti – scoprono la vita diversa che Italia e Germania avevano scoperto nel dopoguerra e che Corea e Giappone hanno raggiunto vent’anni fa. La felicità del dare l’ addio alle zuppe di erbe dell’orto, addio alle ali e alle zampe di gallina, < gustose e ricche di proteine >, brodi squisiti come ripetevano i prontuari dei paesi con la bistecca in tavola e il dietologo a portata di telefono. Storie dimenticate in due generazioni e l’Africa diventa la scansia ideale. Zampe e ali congelate ( centinaia di milioni di tonnellate ) piovono sui i popoli neri. Cuore tenero di noi bianchi. Paradossalmente la catastrofe si allarga. I cascami della nostra cucina arrivano con prezzi ridicoli rendendo impossibile la concorrenza dei polli locali. Migliaia di allevamenti in rovina; migliaia di senza lavoro costretti all’avventura dell’emigrazione. Nel 2007 l’assalto all’Europa è aumentato del 31 per cento. L’agenzia Onu per i profughi fa sapere di avere l’acqua alla gola: deve sfamare 33 milioni di persone, ma il numero è teorico, sono molti di più e le casse restano vuote. Purtroppo i paesi G8 o G20 tagliano i contributi umanitari perché gli affari vanno male. Non possono dire alla gente, attenzione, festa quasi finita per non scatenare i concerti di pentole vuote battute in piazza come campane dalle signore firmate che non vogliono ridiscutere il diritto alla spensieratezza. Allende è stato ucciso così. Ormai impossibile calcolare i clandestini della paura. Crescono come il petrolio; cambiano nome e nazione per depistare le dittature che li inseguono o le guerre, o le ingiustizie o le colpe delle quali si macchiano i loro senza speranza. Non vere case, niente famiglie: uomini e donne senza famiglia con la nostalgia della normalità perduta. Sta per uscire da Feltrinelli l’ultimo saggio di Edward Said < Riflessioni sull’esilio >. Said era un professore palestinese, insegnava alla Columbia di New York. < L’esilio è un luogo impossibile. Una mente invernale dove il pathos dell’estate e dell’autunno e la potenzialità della primavera si rivelano sempre lì, a portata di mano, comunque irraggiungibili perché la vita in esilio segue un altro calendario. Vita vissuta fuori dall’ordine naturale >. Tanto per capire: la vita dell’emigrante che lavora nei paesi del Golfo è il modello accarezzato dai padroncini dell’Europa che cerca braccia e non vuole esseri umani.. Vita in baracche controllate come lager. Si spengono le luci due ore dopo il tramonto. Indiani e pakistani guadagnano 139 euro al mese, inflazione al 12 per cento, ma la paga non cambia da cinque anni. E le rimesse alla famiglia diventano niente. Quando torna il sole, in fila, seduti a terra. Un caporale li conta. Controlla l’orologio come un arbitro pignolo: fischietto, al lavoro. Hanno provato a scioperare per le dieci ore al giorno pagate a centesimi. Arrestati ed espulsi. Agli stranieri le proteste sono proibite. Ma dall’America Latina alle asie dure devono far finta di niente perché non esistono alternative. Anche le nostre alternative cominciano a ridursi. Week end vorrà dire trenta chili di pane nel serbatoio. Comprare pane e formaggio o andare in ufficio con l’auto in rodaggio ? Accendere la luce, Tv e lavatrici costa di più da un mese all’altro. E il paesi dell’Opec fanno calcoli insensati trascurando il boomerang della globalizzazione: pagheranno come tutti anche se provvisoriamente sorridono. Non cambiano il ritmo dell’estrazione del petrolio malgrado l’industrializzazione delle nuove potenze asciughi ogni riserva. Il biodisel della soia al posto del grano, mais da distillare e non fare tortillas o polenta è la soluzione che affama il mondo. Prezzo del riso quadruplicato nel 2007. L’Argentina chiude le esportazioni per sfamare gli affamati interni e spera nella soia per accendere i frigoriferi. Ad ogni salone delle auto le meraviglie fanno tremare. Quando Fiat o Mercedes pubblicano i bilanci di vendite che volano fanno inconsapevolmente sapere che l’oro nero scalerà i 150 o i 200 dollari al barile provocando l’ aumento di pane, pasta ed ogni cereale dal doppio destino: mangiare o benzina ? Piatti pieni o ascensori fermi ? Toccherà noi decidere. La folla senza nome diventa una multinazionale destinata a scegliere quale modello di vita. Una volta era la vita degli altri, comincia a diventare la nostra. A meno da non seguire i consigli delle banche: investire il futuro nei titoli energetici e alimentari. Fondi a gonfie vele per non cambiare le belle abitudini spremendo la fame degli affamati. Ma è un dettaglio.

mchierici2@libero.it

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Anonimo ha detto...

Anzitutto trasformare in migliaia di mega-poster la foto del Politburo del Pd che circondava Walter Veltroni la sera della sconfitta: lì ci sono tutti i responsabili della disfatta che ha riconsegnato l’Italia a Berlusconi per la terza volta in 15 anni. Perché quello del 13-14 aprile non è stato un buon risultato in condizioni difficili, una mezza vittoria, un ottimo punto di partenza, una prova di aver avuto ragione: è stato una disfatta. Dunque sarà bene affiggere in tutte le sedi del Pd il poster del Politburo dei perdenti stretti intorno a Walterloo. A imperitura memoria. Così il militante, appena vedrà avvicinarsi D’Alema, Latorre e Fassino ansiosi di “dare un contributo”, li metterà subito alla porta al grido “Unipol, Unipol”. Loro capiranno, avendo contribuito, con le loro telefonate intercettate con Giovanni Consorte e Stefano Ricucci, a far perdere al Pd decine di migliaia di voti di gente perbene che detesta i conflitti d’interessi anche se non riguardano Berlusconi, anzi soprattutto se riguardano la sinistra o presunta tale.

Appena entrerà Anna Finocchiaro, quella che due anni fa si sentiva pronta a sacrificarsi per il Quirinale e che, dopo aver trascinato i Ds all’esaltante percentuale del 5 per cento nella sua Catania, è stata premiata con la candidatura a governatore di Sicilia scalzando Rita Borsellino e riuscendo a prendere 15 punti in meno di lei, verrà accompagnata all’uscita, con l’auspicio che non si faccia mai più rivedere. Se invece dovesse giungere il giovane vecchio Enrico Letta, sarà opportuno domandargli perché nel 2006 abbia chiesto all’Avvocatura dello Stato di difendere la legge Gasparri dinanzi alla Corte europea di giustizia di Lussemburgo contro le legittime pretese di Francesco Di Stefano, che dal 1999 attende le frequenze per accendere Europa7 dallo Stato che gli ha assegnato regolare concessione a trasmettere. Nel caso in cui si presentasse Paolo Gentiloni e fosse sveglio, domandargli perché abbia accettato senza fiatare l’insabbiamento della sua legge sul tetto antitrust per la pubblicità televisiva e di quella che avrebbe spoliticizzato almeno un po’ la Rai, e per giunta non abbia mai provveduto ad assegnare le frequenze a Europa7. A casa anche Livia Turco e Pierluigi Bersani, tanto impopolari tra la gente quanto adorati dai tenutari di salotti televisivi. Inutile precisare dove andranno spediti Colaninno jr., Calearo, Marianna Madia, Daniela Cardinale, Mirello Crisafulli e gli altri candidati inutili o indecenti del Pd. Casomai, infine, si affacciasse all’uscio Uòlter Veltroni e chiamasse ancora Berlusconi “il principale leader dello schieramento avversario”, sarà bene interromperlo, prima che finisca la frase, con un’esclamazione a piacere. E poi regalargli un biglietto per gli Stati Uniti, affinchè possa seguire la campagna elettorale americana e rendersi conto di come Obama tratta Hillary, di come Hillary tratta Obama, e di come Hillary e Obama trattano Mc Cain, e viceversa.

Il Pd avrà un senso e un futuro soltanto se sparirà per sempre dalla circolazione chi da vent’anni predica, all’indomani delle elezioni perse, che “bisogna saper parlare al Nord”, ma non ci è mai riuscito in vita sua, e intanto si è persi per strada anche il Sud e una bella fetta del Centro. Chi ha collezionato soltanto fiaschi, ma il giorno dopo le elezioni va in tv a spiegare agli altri come si vince. Chi ha scaricato due volte Romano Prodi, il quale aveva il grave torto di aver battuto, due volte su due, Silvio Berlusconi. Chi pensa sia giusto che Prodi, avendo battuto due volte Berlusconi, se ne resti a casa, e chi ha sempre perso con Berlusconi rimanga al suo posto. A preparare la prossima sconfitta.


Franco