lunedì 26 maggio 2008

Comunicazione e territorio

Riportiamo l'ultima parte dell'articolo di Vicenzo Cerami "pensieri sul voto, sull'Italia, sul PD" che può essere letto sul sito del PD, affinché siano di monito e riflessione per raddrizzare la barra nel Pd Jonico e ritornare ad essere il partito della novità e dell'apertura.

".... Questo poco edificante ritratto della situazione ci dice che bisogna studiare i modi migliori per comunicare con efficacia i nostri progetti. Stare all’opposizione, per lo meno, aiuta a creare di noi l’immagine di una forte e costruttiva alternativa alla destra. Bisogna farlo da subito, denunciando tutti i mali prodotti dall’avversario e proponendo le nostre soluzioni. Non solo, ma si deve essere presenti con un nostro parere anche su questioni non immediatamente politiche, cosicché la nostra voce, nel tempo, diventi un punto di riferimento sicuro per gli scontenti. Gli argomenti di certo non ci mancheranno. Ma la questione rimane sempre la stessa: non bastano gli argomenti, sono altrettanto fondamentali i modi con i quali lanciamo i nostri messaggi. È evidente che con la voce del leader si esprime tutto il partito. Tutti possiamo e dobbiamo dare i nostri pareri, anche in pubblico, ma l’ultima parola spetta al leader, che fa la sintesi ed esprime in due parole le prese di posizione del Pd. In buona sostanza, è necessario uno staff di comunicatori che forniscano dati e sondaggi al partito ed elaborino la forma dei messaggi su indicazioni politiche precise. Partiamo dal principio che è sempre più forte la voce di chi attacca rispetto a quella di chi si difende. Non dimentichiamo che nell’ultima campagna elettorale Veltroni ha entusiasmato circa un milione di persone che hanno riempito le piazze, ma ricordiamo anche che gli elettori erano più di 40 milioni. Malgrado questo, il risultato ottenuto è grande e significativo. Bisogna rivolgersi ai grandi numeri, e di conseguenza semplificare e teatralizzare i messaggi, che devono avere una loro «universalità». Non dobbiamo disdegnare l’idea di considerare l’elettorato come un grande numero di persone che hanno rotto le righe. Ogni alternativa a questo «modo di parlare» è solo demagogia, buoni, quanto vuoti, sentimenti. Bisogna essere tutti solidali sotto il grande manifesto di Veltroni, legittimato dalle primarie a essere voce di tutti noi. È giustissimo aver scelto la strada del radicamento attraverso l’iscrizione al partito, ma è altrettanto indispensabile portare a termine il rinnovamento politico promesso. È bene da un lato alimentare il dibattito interno e dall’altro non tornare alla logica devastante dei gruppi di potere. I tentativi, in questo momento, di un ripensamento o di un cambio della guardia confonderebbero e scoraggerebbero anche lo zoccolo duro dei nostri elettori.
Queste mie riflessioni vogliono suggerire un lavoro che a mio avviso il Pd deve fare. Esse vogliono porre al centro della nostra attenzione l’importanza della voce che dobbiamo scegliere quando parliamo, la voce forte dei nostri valori. Dobbiamo essere in grado di restituire valore ai valori creando serenità e sicurezza, e per farlo è bene sapere che non basta dire le cose: è necessario scegliere la strada giusta per dirle. Occuparsi seriamente della comunicazione comporta come conseguenza un forte ridimensionamento dei «caminetti». Significa uscire dal palazzo e scendere tra gli italiani. E questa è sicuramente l’immagine più originale e luminosa che il Pd può dare di sé.

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