![](http://bp0.blogger.com/_qTKJ-vMKT4E/SC2m28N2fKI/AAAAAAAAAHI/o0wOWCh7tfY/s0-d/rom.jpg)
Un bambino Rom del campo nomadi di Ponticelli (Napoli), subito dopo l'assalto con molotov e spranghe da parte di alcuni abitanti del quartiere decisi a cacciarli; un bambino italiano a S. Luca (RC) nella Giornata contro la ‘ndrangheta.
Quello che mi ha colpito, tralasciando i fatti di cronaca, è la comunicazione visiva: il bambino italiano aveva il volto "protetto" da un trattamento grafico, quello Rom no.
Se ve lo ripropongo qui, senza proteggerlo, non è perché è stato già visto da centinaia di migliaia di persone (mentre questo articolo sarà letto "solo" da qualche centinaio), ma perché sia più evidente la schizofrenia che rischia di colpire anche il mondo dell'informazione. Ovvero l'accettazione più o meno inconsapevole che ci possano essere diritti (e persone) di serie A e di serie B.
Eppure proprio l'Ordine dei Giornalisti, insieme alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) e in collaborazione con "Telefono Azzurro", il 5 ottobre 1990 aveva varato la Carta di Treviso (ulteriormente modificata il 10 ottobre 2006). Il codice di deontologia dei giornalisti afferma infatti che "il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato come primario rispetto al diritto di critica e di cronaca".
Anche la legge sulla Privacy (art. 52, comma 5°), non consente l'identificazione del minore e tanto meno la pubblicazione di foto di bambini, a meno che non serva per rintracciarli in caso di rapimento o scomparsa, come nel caso di Denise Pipitone. La sola eccezione che il Garante ha ammesso, su specifica richiesta dell' Ordine dei giornalisti, è che "può ritenersi lecita, salvo casi assai particolari, la diffusione di immagini che ritraggano il minore in momenti di svago e di gioco". Ma questo non era certo il caso di Ponticelli!
E allora delle due l'una: o si e trattato di una deprecabile svista, o qualcuno in Italia sta cominciando a perdere la bussola e qualcos'altro.
Mattia Camellini - www.comunicazioneitaliana.it
1 commento:
Questa è una catena, un po' inusuale. Non vi accadrà nulla se la cestinerete. Non vi accuserò di "essere senza cuore". Non influenzerà la vostra sfera sentimentale sessuale il non inoltrarla. E' solo un pensiero, fra gli altri, che andrebbe rinnovato.
Perderete giusto il tempo di una sigaretta.
Sono Domenico Ricciardi, un diciott'enne qualsiasi.
Anch'io ho molta paura e voglio aggiungere alle varie catene fake che girano per la rete questa.
La televisione, la stampa, la politica hanno riaperto il vaso di Pandora.
Le paure di sono moltiplicate in maniera esponenziale.
I rom e gli immigrati sono il primo argomento all'ordine del giorno, analizzato con una banalità e attraverso dei luoghi comuni inaccettabili.
Si fomenta l'odio razziale, facendo leva sull'italianità, assuefacendoci, individuando nel clandestino il capro espiatorio dove riversare le varie frustrazioni della società moderna. La cosa più assurda è che quest'opera di bombardamento mediatico è del tutto anacronistica, in un Italia dove, al di là dei casi singoli a cui il telegiornale dedica ampissimi spazi, la criminalità è in forte diminuzione (leggetevi un po' i dati ISTAT). Ad ascoltare le annunciatrici Tg sembra quasi che i crimini siano tutt'opera di non-italiani. Ho compiuto, vantandomi di essere un vero informatore indipendente in questo caso, una piccola ricerca.
Secondo fonti del ministero della giustizia, i reati commessi nel barese sono 36526 in un periodo che va dal Primo Luglio 2006 al 30 Giugno 2007. I reati commessi da cittadini stranieri sono 525. Di quei cento rom nel campo, allora, solo uno e mezzo allora sono criminali. Perchè eliminare gli altri?
C'è chi ha parlato di "straniero antiestetico" e mi turba che nessuno abbiamo replicato dandogli dello xenofobo.
Stiamo facendo di tutta l'erba un fascio, e ci stiamo rendendo fasci(sti).
Qualche capoccia nei salotti alti della politica ha invece deciso che questo è un argomento urgente, poiché fa parecchio colpo sugli italiani (si veda il ribaltone di Alemanno per aver galoppato questo cavallo di battaglia).
Prolificano le ronde di cittadini nei quartieri. Personalmente ne ho paura.
Per il miraggio della sicurezza, si sta minacciando lo Stato di Diritto. Il riferimento storico più recente va agli squadristi fascisti di Italo Balbo. L'autogiustizia, si sa, è un incubatrice di nuova violenza ed i ragazzi di Treviso sono solo un prodotto della degenerazione di questo concetto.
Che qualcuno cominci a gridare fuori dal coro, altrimenti perderemo della nostra democrazia.
Un immigrato in quanto tale non è cattivo.
Il dibattito nei media è squilibrato.
Che qualcuno ci ricordi che anche noi siamo un popolo di ex-immigrati, senza alcuna differenza con immigrati e rom nostrani.
Che qualcuno ricordi il sentimento di simpatia umana, di solidarietà sociale.
Firmate questa catena e postatela sui vostri blog, fatene dei thread sui forum, inoltratela per e-mai, modificatene il contenuto integrandolo, per ricordare che in Italia esiste ancora gente non manipolizzabile.
Gente che non si fa impaurire mediaticamente.
Gente terrorizzata, invece, da affermazioni quali "gli immigrati regolari devono lavorare per poi rendersi invisibili".
Gente che considera l'immigrato prima di tutto un uomo.
Gente che crede in una giustizia giusta anche in questo caso
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