giovedì 8 maggio 2008

Ospedale di Castellaneta, una radiografia da approfondire

Ecco alcune delle richieste prospettate (finora invano) alla direzione generale della ASL:
  • 1) non utilizzabilità di ben cinque sale operatorie, pur ottimamente attrezzate;
  • 2) sospensione delle sedute operatorie pomeridiane nelle due sale in attività, per mancanza di personale (con allungamento delle liste di attesa);
  • 3) gravi insufficienze (personale ed apparecchiature strumentali) per il pronto soccorso (urgente l’attivazione del cosiddetto triage, ossia la procedura per l’accettazione dei pazienti in base alla gravità delle patologie riscontrate);
  • 4) carenza di infermieri coordinatori e capi-sala;
  • 5) mancato adeguamento del blocco parto alle norme sull’accreditamento (varate dalla stessa Regione Puglia sin dal 2003) ed inesistenza sala operatoria per ginecologia d’urgenza;
  • 6) permanenza della cucina nella vecchia struttura, in condizioni di precaria igienicità;
  • 7) infiltrazioni d’acqua meteorica dal solaio dell’ala utilizzata per attività ambulatoriali;
  • 8) grave ristrettezza degli spazi destinati ad oncologia medica;
  • 9) TAC e risonanza magnetica vetuste di circa un ventennio, con impossibilità di esecuzione di esami con mezzi di contrasto e quindi trasporto pazienti in altre strutture.

In attesa dei tempi biblici delle gare per le nuove apparecchiature, sarebbe ipotizzabile garantire servizi adeguati attraverso l’utilizzo temporaneo di strutture mobili? In tal modo di eviterebbe il trasporto con autoambulanza dal nuovo al vecchio ospedale dei pazienti ricoverati (spesso per diverse ore in attesa del mezzo disponibile);

Ed ancora, inesistenza di:

  • 10) carrello di emergenza e defribillatore in tutti i reparti (si aspetta la tragedia per poi scandalizzarsene?);
  • 11) ventilatori assistiti (CPAP), indispensabili in caso di crisi respiratorie;
  • 12) mammografo per completamento iter diagnostico-terapeutico per patologie mammarie;
  • 13) holter pressorio per il monitoraggio della pressione ed elettrocardiogramma dinamico presso la cardiologia;
  • 14) spirometro (presso il reparto medicina) per valutare la capacità respiratoria dei pazienti;
  • 15) dispositivi di protezione individuale per il personale del 118;
  • 16) attrezzature di base (finanche pinze per suture) nei diversi reparti.

Un quadro complessivo lacunoso, quindi (anche a dispetto delle enunciazioni accademiche sulla gestione del cosiddetto ‘rischio clinico’, che in tal modo rimangono mere esercitazioni di astratto rigorismo per conto terzi).

A tutto ciò si aggiunge, ovviamente, il problema della riapertura di UTIC e rianimazione, una volta completati gli accertamenti disposti dalla Magistratura.

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