giovedì 8 maggio 2008

Ospedale di Castellaneta, una lenta agonia ?

Lettera aperta al Presidente Vendola

Egregio Presidente,

un anno fa l’ospedale di Castellaneta assurgeva alle dolenti cronache nazionali per le tragiche morti di pazienti ricoverati presso il reparto UTIC.
A quella tragedia seguirono fiumi di dichiarazioni e impegni solenni in merito alla sicurezza negli ospedali e alla garanzia di standard decorosi di assistenza.

Controlli sulla carta

e compensi à la carte

A distanza di un anno sarebbe opportuno conoscere preliminarmente quali innovazioni (normative e tecniche) sono state adottate e, soprattutto applicate, anche per porre fine ai tanto ambiti collaudi formali (rettifico, agli incarichi per collaudare sulla carta e incassare i più che lauti compensi “à la carte”) e per assicurare maggiore sicurezza. Nel loro tragico accadimento quei fatti sconvolgenti rimandavano più in generale allo stato della nuova struttura ospedaliera, su cui inutilmente (e nel silenzio più totale da deserto dei tartari) avevo tentato di richiamare l’attenzione il precedente 26 settembre 2006 con un intervento pubblicato sul ‘Corriere del giorno’.
Tale intervento si apriva con alcuni interrogativi: cosa si vuol fare di questa struttura, quali investimenti si intendono realizzare per qualificarla e garantire livelli di assistenza e cura dignitosi? Si tenga presente che si tratta di uno dei pochi ospedali in Puglia dotato di una struttura edilizia adeguata.
Lenta agonia

A distanza di un anno e mezzo si avverte una inarrestabile deriva ed una ulteriore marginalizzazione della struttura, con l’impoverimento progressivo delle risorse, anzitutto professionali, disponibili e la negazione di basilari attrezzature: si percepisce un progressivo strangolamento della struttura, destinata in queste condizioni ad una lenta agonia.

Pur detestando il vaniloquio di circostanza, tanto di moda oggi, osserviamo allarmati l’incomunicabilità della direzione generale della Asl Ta-1, sorda ed impenetrabile di fronte alle richieste di intervento provenienti dall’ospedale, che rimbalzano inutilmente su una vera e propria barriera di gomma.

Trasferimento elettorale e abbandono successivo

Le gravissime lacune determinate dal frettoloso trasferimento nella nuova sede alla vigilia delle consultazioni regionali del 2005 non sono state successivamente affrontate da parte dei responsabili nominati dal Governo regionale in carica.

Un esempio per tutti è l’assurda collocazione separata per blocco parto, sala operatoria per parti cesarei, sala operatoria per ginecologia e reparto ostetricia-ginecologia: ciò richiede la presenza di un numero enorme di medici e personale infermieristico, assolutamente non disponibile.

Stessa cosa dicasi per l’incongruità progettuale della separazione pediatria-nido su diversi piani (con le puericultrici a fare continuamente la spola tra le due aree).

Che fine hanno fatto gli interventi previsti nel cosiddetto crono-programma stilato dal commissario straordinario, viceprefetto dott. Sessa, a metà 2007?

Quanto alla carenza di personale infermieristico, chissà se un giorno qualcuno chiarirà il mistero degli infermieri fatti giungere, tramite opache intermediazioni, da Polonia, Romania, etc.

Nel contempo, però, per delicati posti di responsabilità e direzione si dà spazio a padrinaggi volti a sostenere soggetti in precedenza “sponsorizzati” da altri schieramenti politici (va da se’ che non s’intende fare apologia dello spoil system).

La stessa logica di “signorìa politica” ispira ap-parenti paladini di soggetti che, pur non brillando per capacità ed attaccamento al lavoro, diventano inamovibili satrapi bullonati ai loro incarichi.

Signor Presidente,

mi permetta di osservare che nella sanità, come nei servizi pubblici in generale, ciò che fa la differenza non è la “mitica” comunicazione annunciata e sbandierata, ma anzitutto la elementare, quotidiana percezione degli utenti (nonché contribuenti) del servizio sanitario.

Ed i risultati elettorali non sono poi figli della “insufficiente comunicazione”, come qualche instancabile “costruttore di sconfitte” si ostina ancora a blaterare, ma soprattutto della constatazione che, in fin dei conti, ora non si (avverte di) sta(r) meglio … di quando si stava peggio!

Il sacco della sanità

in provincia di Taranto

Appare infine non più rinviabile una operazione di trasparenza sull’utilizzo dei soldi dei contribuenti destinati alla tutela della salute.

Qual è la reale entità di quello che la Magistratura inquirente ha ipotizzato come vero e proprio “sacco della sanità” a Taranto?

Quante risorse sono state sottratte alla tutela della salute e quali destinazioni hanno preso i soldi dei contribuenti?

Non servono logorroici sermoni, fumose relazioni di cavillosi legulei e ponderosi volumi: sono sufficienti alcune semplici e chiare tabelle con cifre, importi e destinazioni delle ingenti risorse pubbliche inghiottite.

Cordialmente

dott. Leonardo Rubino

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