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Voi, oh gente italica, che con cotanto disprezzo guardate a noi poveri terroni, che per i nostri modi, per il nostro vivere felice e clientelare, vi risultiamo insopportabili. Pensavate che vi regalassimo solo Totò Cuffaro in Senato? Solo un colluso con singoli mafiosi? Illusi. Noi le cose le facciamo bene e fino in fondo. O non le facciamo. Voi sapete che gli eletti siciliani dell'Udc al Senato sono in tre; la Sicilia è infatti l'unica regione dell'universo in cui l'Udc ha raggiunto il quorum. Tre: Totò il condannato, D'Alia e Antinoro. Ma forse non sapete che Antinoro era candidato anche all'Assemblea Regionale Siciliana. E forse non sapete che opterà proprio per la Sicilia, lasciando vacante il seggio al Senato. E sapete chi lo sostituirà? Il quarto classificato...
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3 commenti:
Mi ha colpito moltissimo constatare di quali persone si sia circondato Ratzinger durante questo viaggio. I giornali italiani, ovviamente, non ne hanno detto nulla. A me invece preme molto fare alcune precisazioni, per dar modo di valutare in maniera più accurata la reale volontà di questo Pontefice di estirpare il cancro della pedofilia nella Chiesa.
A Washington, Benedetto XVI è stato ospite del Cardinale Francis George, presidente della Conferenza Americana dei Vescovi cattolici. Ha perfino appoggiato le sue affermazioni su quanto lo scandalo degli abusi sessuali sia stato “malgestito”. E’ giusto dare un’occhiata più da vicino a questo alto prelato, tenendo in considerazione il fatto che lo SNAP lo ha collocato fra i cinque peggiori cardinali d’America degli ultimi anni. Queste le motivazioni. [continua a leggere]
Nell'agosto 2005, padre Daniel McCormack fu interrogato dalla polizia in merito alle denunce di abusi sessuali contro di lui. Due mesi più tardi, il "Chicago lay review board" chiese a George di sospendere McCormack. George mantenne il segreto e lasciò che il suo cancelliere promuovesse McCormack. La polizia arrestò di nuovo McCormack tre mesi più tardi. Durante gli ultimi mesi del suo ministero attivo in una parrocchia di Chicago, McCormack aveva molestato almeno altri tre ragazzi, come sostenne il procuratore distrettuale. Uno dei bambini, dicono gli accusatori, era stato abusato "quasi quotidianamente". McCormack si dichiarò colpevole.
In seguito, gli archivi ottenuti dagli avvocati delle vittime dimostrarono che già nel 1999, il direttore di una scuola aveva riportato le accuse contro McCormack ai funzionari dell'arcidiocesi. Tuttavia non era stato preso alcun provvedimento. Al danno si aggiunse anche la beffa: cinque alti prelati coinvolti da vicino in questo scandalo furono promossi. Il direttore della scuola che era stato l'unico membro del personale dell'arcidiocesi a chiamare la polizia, fu licenziato. Le autorità ecclesiastiche rifiutano di spiegarne la ragione. Mentre il caso di McCormack diveniva di dominio pubblico, George dimostrava una scandalosa insensibiltà, mantenendo l'assoluta segretezza, in diversi altri casi avvenuti dopo il 2002. Il più notevole di tutti, forse, è quello avvenuto diversi mesi dopo l'adozione della cosiddetta "Riforma di Dallas". George nascose un sacerdote condannato per aver commesso abusi sessuali sui bambini, padre Kenneth Martin. Lo fece lavorare nella sua arcidiocesi e arrivò perfino a farlo vivere nel palazzo arcivescovile.
Fra i cinque peggiori vescovi d’America anche il cardinale Egan e il cardinale Mahony, anfitrioni del Pontefice durante i giorni trascorsi a New York. Anche loro meritano di essere guardati più da vicino. Cominciando da Mahony, cardinale di Los Angeles. Questo è quanto riportato dallo SNAP.
Nel 2005-2006, i funzionari della scuola cattolica di Los Angeles furono interrogati dalla polizia in merito alle accuse di abusi sessuali sui bambini a carico di John Malburg. Malburg era il direttore del liceo cattolico e proveniva da una famiglia politicamente importante. L'arcidiocesi non lo sospese. Nè tantomeno comunicò che c'era un'indagine in corso. Sei mesi più tardi, Malburg fu arrestato e incriminato. I genitori chiesero ai funzionari cattolici: "Perché non ci avete detto nulla? Perché non lo avete sospeso?" L'Ufficio Pubbliche relazioni del cardinale Mahony sostenne, in un'intervista al LA Times: "La legge ci imponeva il silenzio". Ma il giorno seguente, sempre sul LA Times, gli accusatori sostennero di non aver mai chiesto la segretezza.
In solo nove mesi, secondo i rapporti di polizia, padre Nicholas Aguilar Rivera, abusò di almeno 26 ragazzi, a Los Angeles. Ad agosto 2007, un archivio riguardante Aguilar, lungamente mantenuto segreto dalla Chiesa, fu reso pubblico. Secondo il New York Times, i documenti dimostrarono, che l'allora monsignor Thomas Curry avvisò tempestivamente il prete accusato, che fuggì in Messico per evitare l'incriminazione. Un avvocato del distretto di LA sostenne che Curry avesse "facilitato" la fuga di Aguilar. In Messico, Aguilar continuò a molestare bambini. Curry attualmente è uno dei vescovi ausiliari di Mahony. Nonostante le richieste pubbliche di punire Curry, o almeno di chiarire la politica di segretezza seguita da Curry, Mahony non ha fatto nulla.
Per anni, Mahony tenne nascosto nella sua arcidiocesi un ecclesiastico che aveva ammesso di molestare i bambini. Gli permise di vivere nella sua arcidiocesi (in un complesso religioso e pittoresco prospiciente l'oceano), nonostante l'ecclesiastico fosse ricercato in Canada per i crimini commessi. Nel 2005, quando sia lo SNAP che altri chiesero a Mahony ed ai suoi colleghi di consegnare il frate francescano Gerald Chumik alle forze di polizia, Mahony spostò Chumik dalla Missione di Santa Barbara a Santa Barbara in Missouri. Da 14 anni, Chumik è latitante.
Lo SNAP ritiene che il comportamento di Mahony abbia esposto i bambini ad un rischio inutile, e abbia chiaramente violato i principi della "Carta di Dallas", adottata a giugno del 2002 da tutti i vescovi americani.
I procuratori distrettuali difficilmente contrastano pubblicamente i potenti esponenti della Chiesa. Tuttavia ad ottobre del 2005, (più di tre anni dopo che Mahony aveva promesso "trasparenza" sulla copertura degli abusi sessuali nei confronti dei bambini), Steve Cooley, avvocato del Distretto Provinciale di Los Angeles, ha detto "Tre anni fa esortai il cardinale Mahony a rivelare le prove degli abusi ad opera del clero. Nonostante due sentenze della corte che ordinano la piena rivelazione, il cardinale Mahony continua a chiedere 'il diritto di riservatezza' che nessuna corte ha riconosciuto."
Ma anche Egan, il cardinale di New York che ha accompagnato oggi il Pontefice a Ground Zero, figura nella classifica dello SNAP. Ecco i motivi.
Meno di due mesi fa, il New York Post riportò: "Al direttore di un prestigioso liceo cattolico, dimessosi a causa delle accuse di immagini "inappropriate" trovate sul computer che usava in ufficio, fu permesso di restare sul lavoro per quasi cinque mesi dopo che un prete scrisse all'Arcidiocesi di New York accusandolo di condotta seriamente inopportuna."
Nel 2003, Egan fu il primo prelato negli Stati Uniti a rifiutarsi di dire messa per i cattolici scelti dai vescovi per controllare gli abusi sessuali sui bambini commessi nell'ambito ecclesiastico. "Secondo il New York Times, Egan interferì con il lavoro dei supervisori scelti dai vescovi statunitensi, per monitorare gli abusi sessuali nel clero, e impedì loro di parlare nella sua arcidiocesi.
Questi stessi cardinali hanno rilasciato dichiarazioni in cui sostenevano vivamente i diritti degli immigrati e la necessità di tutelare le loro famiglie, in accordo con le affermazioni di Ratzinger (qui l’articolo del New York Times in italiano). Affidare la protezione delle famiglie degli immigrati (famiglie con molti figli, povere, spesso clandestine, senza nessuna tutela legale) a questi “pastori” è come affidare le pecore al lupo. Perché il Papa continua a parlare di “far pulizia” all’interno della Chiesa e non comincia proprio da loro?
'Ndrangheta, blitz a Gioia Tauro
in manette esponente dell'Udc
REGGIO CALABRIA - C'è anche un esponente dell'Udc reggina, Pasquale Inzitari, tra le persone arrestate questa mattina nel corso di un blitz contro la 'ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro. Dall'indagine, che è stata condotta dalla Dda e che questa mattina ha portato a due arresti, è emersa un'associazione costituita in famiglia, nella quale a quanto pare era coinvolto anche il cognato di Inzitari, l'imprenditore Nino Princi, rimasto ferito gravemente il 26 aprile scorso nell'esplosione di un ordigno collocato sotto la sua auto.
A finire in manette, alle prime luci dell'alba, sono state due persone: Pasquale Inzitari, candidato non eletto dell'Udc reggina alle ultime elezioni politiche, e il presunto capo della cosca, Domenico Rugolo. Il genero di quest'ultimo, Vincenzo Romeo, è invece riuscito a sfuggire alla cattura. Nell'inchiesta è rientrato anche Antonino Princi, genero di Rugolo, per il quale la Direzione distrettuale antimafia aveva chiesto l'arresto, non accolto a causa delle gravi ferite riportate nell'attentato, in seguito al quale ha perso l'uso delle braccia, delle gambe, la vista e l'udito.
Le indagini della Dda hanno riguardato in particolare le attività economiche del gruppo, ipotizzando per Inzitari il concorso esterno in associazione mafiosa e per gli altri il reato di associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni e al riciclaggio di denaro e anche agli appalti nella piana di Gioia Tauro. Nel corso dell'operazione sono stati sequestrati beni per oltre 15 milioni di euro tra cui otto società di capitali, sedici conto correnti bancari e undici beni immobili.
Pasquale Inzitari era stato inserito dall'Udc al terzo posto nella lista dei candidati al Senato. La segreteria nazionale del partito ha confermato "piena fiducia nella magistratura", ha deciso di sospenderlo immediatamente in via cautelativa e ha auspicato "che la giustizia faccia il suo corso rapidamente e con il massimo scrupolo".
Che sia prassi comune, per le gerarchie ecclesiastiche, predicar bene e razzolar male, è un fatto assodato. E non c'è bisogno neanche di andare oltre oceano per trovare fulgidi esempi di modi di agire e di "pastorali" che con il Vangelo non hanno assolutamente nulla a che spartire, anzi. Basta lasciarsi Roma alle spalle e scendere un poco lungo la costa tirrenica, deviando verso l'entroterra fino ad arrivare alla diocesi di Aversa. Una diocesi che comprende anche cittadine "difficili" come Caivano e Casal di Principe, territorio di camorra. Una diocesi che vide morire ammazzato don Peppino Diana, per il suo impegno sociale e religioso contro la camorra. Lo ammazzarono una domenica mattina, il 19 marzo del 1994, mentre si preparava, nella sacrestia della sua parrocchia, a celebrare la messa di San Giuseppe.
La diocesi di Aversa è retta dal 1998 da un vescovo che con il cuore e il coraggio di don Peppino Diana non ha mai avuto niente a che spartire: Sua Eccellenza Monsignor Mario Milano. Poco più di un mese fa, è stato insignito della cittadinanza onoraria. I "meriti sul campo", infatti, sono indiscutibili.
Innanzitutto, Sua Eccellenza si è saputo distinguere, negli ultimi anni, per il suo comportamento a dir poco discutibile. Intanto, la Chiesa locale aversana, sebbene sollecitata da diversi gruppi di fedeli e associazioni, non ha mai voluto iniziare il processo di beatificazione di don Diana. La Curia si premurò, inoltre, di vietare la presentazione di un libro intotolato alla memoria di don Diana ed edito dalle Edizioni Paoline, con una motivazione degna dell'Inquisizione: il libro conteneva una velata critica alla Chiesa aversana. Sempre la stessa Curia, si premurò di cancellare all'ultimo minuto l'intervento del vescovo di Caserta, Raffaele Nogaro, alla manifestazione “Io c’ero”, intitolata alla memoria di don Peppe Diana.
In compenso, però, il vescovo Mario Milano ha ritenuto opportuno inaugurare il centro pastorale di San Cipriano d’Aversa, dedicato ad un imprenditore morto dopo essere stato arrestato per mafia.
Inoltre, circa un anno fa, Sua Eccellenza è balzato agli onori della cronaca nazionale per un edificante esempio di azione pastorale: il parroco di Pescarola, frazione di Caivano, aveva dato vita ad un gruppo di preghiera dedicato ai gay e alle lesbiche. Un gruppo, per dirla con le parole del parroco padre Edoardo Capuano, “nato per combattere l’emarginazione sociale che vivono gli omosessuali. L’intento era quello di integrare queste persone parlando dei loro problemi, della loro vita ordinaria, ma questo a qualcuno non è piaciuto.” Così come non era piaciuto un altro gruppo parrocchiale, quello composto da genitori in difficoltà, genitori di tossicodipendenti e di disabili, coppie in attesa di adozione e giovani in crisi. Il vescovo ordinò al parroco di sciogliere i due gruppi, pena l'allontanamento immediato dalla parrocchia.
Ma non era stato Cristo ad accogliere l'adultera e a dire "Chi è senza peccato scagli la prima pietra?" A quale episodio del Vangelo s'è ispirato monsignor Milano, quando ha ordinato di non accogliere in Chiesa gli omosessuali?
Tuttavia, questa morale medievale così rigorosa non si applica certo indiscriminatamente. Così, il 19 dicembre 2007, i carabinieri arrestarono in flagranza di reato don Marco Cerullo, sacerdote della diocesi aversana. Il reato in questione era quello di abuso sessuale su un minore. Don Marco, approfittando della sua posizione di insegnante di religione (per amor di precisione, gli insegnanti di religione sono nominati dai vescovi locali), aveva condotto un bambino di 11 anni fuori dalla struttura scolastica, senza permesso. Lo aveva portato, in macchina, in una località isolata, e lì i carabinieri lo avevano trovato mentre costringeva il bambino a subire un rapporto orale. Durante l'incidente probatorio, che ha avuto luogo qualche giorno fa, il bambino ha raccontato che non era quella la prima volta che il sacerdote lo insidiava.
Don Marco Cerullo fu arrestato e tradotto in carcere, in isolamento. I detenuti, si sa, hanno un preciso codice deontologico, e non amano molto chi si macchia di colpe tanto inqualificabili. Pochi giorni di galera, e poi gli arresti domiciliari presso una comunità tenuta segreta. Pare che, ufficiosamente, ci sia stata una visita al vice parroco in carcere da parte del prelato. Ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulla vicenda, il vescovo Milano si limitò a dire: “Non è che non voglio dire nulla, non posso dire nulla visto che ci sono ancora le indagini in corso”.
Ma, a parte le scuse arrivate da Città del Vaticano alla famiglia del bambino, non è stata loro rivolta una sola parola di vicinanza e di conforto da parte di Sua Eccellenza.
Pochi mesi prima dell'arresto, don Marco Cerullo era stato trasferito da un'altra parrocchia a quella del Santissimo Salvatore a Casal di Principe. Un trasferimento di cui, confesso, vorrei conoscere le vere motivazioni. Così come vorrei conoscere il tipo di educazione che viene impartita agli aspiranti sacerdoti nel seminario di Aversa, nel quale don Marco ha studiato. Si tratta di un seminario che recluta ragazzi a partire dalle scuole medie. Mi sembra doveroso chiedersi chi, oltre a questo discusso vescovo, controlla cosa accade ai bambini e ai ragazzi che lo frequentano.
Fabrizio da Massafra
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