lunedì 30 giugno 2008

Assemblea pubblica in piazza

Via i cattivi odori, o la Progeva" metta in conto il peggio: è stato detto l’altra sera, nel corso dell’assemblea pubblica organizzata, in piazza centrale, dal nascente comitato cittadino contro gli “afrori” dell’impianto di compostaggio di località Madonna delle Grazie-Caione portati in paese dal vento di tramontana.
Dopo il “blocco” della produzione (di fertilizzanti organici) disposto il 25 giugno scorso per ordinanza sindacale, il dibattito di venerdì ha ripercorso i punti nevralgici della vicenda, soffermandosi sul da farsi e ipotizzando gli sviluppi possibili. Presenza di pubblico “contenuta”, piazza essenzialmente in ascolto. La ricostruzione dei fatti prende corpo in itinere: dall’avvio del procedimento (maggio 2002) all’inaugurazione dell’impianto (settembre 2006), passando dal “placet” del consiglio alla variante urbanistica (dicembre 2002) e dall’approvazione del progetto esecutivo, datata 2005. Fino alle prime “fughe” maleodoranti che l’estate scorsa portarono, per iniziativa dell’opposizione di centrosinistra, alla celebrazione di un consiglio comunale monotematico. Tutti d’accordo sulla infelice ubicazione dell’impianto: troppo vicino al centro abitato, immerso in un’area interessata da strutture comunali (polivalente sportivo) e produzioni tipiche (aziende agricole e zootecniche). Condivise anche le preoccupazioni per i lavoratori interessati (una dozzina, la metà laertini).
La domanda: come conciliare i cattivi odori con le direttrici, ampiamente riconosciute, dello sviluppo dell’economia laertina affidata quasi per intero alle risorse tipiche e ambientali? A formularla i coordinatori della serata, Mario Tucci e Rocco D’Anzi, l’ex consigliere comunale, e responsabile della Cgil locale, Lorenzo Caldaralo, i rappresentanti Pd Franco Catapano (consigliere comunale) e Giuseppe Russi (coordinamento jonico). Contraddizione evidente, interrogativo obbligato: come superarla?
Accennata, e poi esclusa, la «delocalizzazione» della struttura, l’attenzione si sposta sul processo produttivo: «Se le emissioni maleodoranti non sono costanti, bisogna verificare cos'è che fa saltare il sistema» indica Giuseppe Russi. E se il sistema salta, come la mettiamo, si chiede Lorenzo Caldaralo con le «garanzie da tutti assicurate circa le caratteristiche tecnologicamente evolute di un impianto ritenuto di livello europeo?» Franco Catapano va oltre: «Abbiamo chiesto di costituire una commissione consiliare speciale per capire da dove arriva il materiale organico, come avvengono lo stoccaggio, l’essiccazione, il funzionamento dei filtri, l’intero processo». Insomma, per Catapano non è solo una questione di «ecofiltri», e potrebbero non bastare gli attesi risultati dell’Arpa (i campionatori d’aria sono stati installati poche settimane fa, e il monitoraggio dura almeno sei mesi). Questione aperta, dunque. E intanto, l’Unione nazionale consumatori laertina «accoglie con soddisfazione il provvedimento, sia pur tardivo, dell’amministrazione comunale nelle forme dell’ordinanza con la quale si dispone il blocco delle attività di produzione dello stabilimento Progeva».
Francesco Romano - La Gazzetta del Mezzogiorno

La questione morale

I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei programmi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero.Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune.
Enrico Berlinguer

Tutta colpa dei biofiltri?

Può essere interessante chiarire alcuni aspetti legati alla discussione sulla Progeva e l'ordinanza di chiusura, ovvero sulle cause possibili.

Durante il processo di decomposizione della materia organica per la produzione di compost si liberano degli acidi grassi, sostanze assolutamente non pericolose, non nocive alla salute ma sgradevoli per l’olfatto.
Per contenere questo problema degli odori, vengono installati all’esterno delle linee di produzione di compost i biofiltri.
Il biofiltro è un procedimento assolutamente naturale che consente di contenere il problema dei cattivi odori, causati dagli acidi grassi, attraverso l’utilizzo di microrganismi i quali non fanno altro che metabolizzare queste sostanze odorigene.
I capannoni all’interno dei quali avvengono i processi di compostaggio devono essere chiusi e l’interno mantenuto “in depressione” con l’aspirazione forzata: questo significa che il flusso d’aria, anche a porte aperte, tende ad andare dall’esterno all’interno evitando così la fuoriuscita dei cattivi odori.
L’aria, una volta aspirata, viene convogliata al biofiltro con un sistema di grossi tubi e portata all’interno di grosse vasche dove si trovano i microrganismi.
La biofiltrazione quindi è un processo di abbattimento degli inquinanti aerodispersi che sfrutta l’ossidazione biologica: l’aria contaminata viene fatta passare attraverso un mezzo nel quale sono presenti dei microrganismi in grado di decomporre gli inquinanti utilizzandoli come fonte di nutrimento.
La gestione dei biofiltri, quindi, può rivelarsi abbastanza complessa, dato che le variabili implicate nel corretto abbattimento degli inquinanti sono molte e tutte di notevole importanza.
In genere la biofiltrazione si impiega con i flussi d’aria che contengono una concentrazione di inquinanti relativamente bassa.
L’efficienza di abbattimento dei composti organici volatili supera spesso il 95% e per questo motivo i biofiltri vengono utilizzati per eliminare un’ampia varietà di inquinanti organici spesso caratterizzati dall’avere un odore insopportabile.
I microrganismi utilizzati nei biofiltri possono essere di diversa natura: funghi, lieviti, muffe e soprattutto batteri. Tutti comunque sono estremamente sensibili alla temperatura del flusso dell’aria da trattare.
L’efficienza nell’abbattimento è direttamente legata al numero di microrganismi presenti, numero che è estremamente dipendente dal grado di umidità presente nel mezzo filtrante. Anche l’eventuale presenza di particolato può creare grossi problemi: accumulandosi sul materiale filtrante ostacola l’afflusso dell’aria nel mezzo dove sono presenti i microrganismi.

Come si può dedurre da queste poche informazioni, le variabili in gioco, come detto, sono tante. Di certo c'è un'ordinanza di chiusura che però non da alcuna certezza sui tempi di intervento.: un giorno, una settimana, un mese?
E se sentiremo ancora tali cattivi odori sarà perchè stanno testando l'impianto o hanno ripreso la produzione e i problemi sono rimasti irrisolti?
Giro agli amministratori i miei dubbi, nella speranza (vana?) di ottenere una risposta.
Giuseppe Russi - Coordinamento Pd Laterza

La Progeva e i benefici per Laterza

Di seguito si riporta il commento, una vera e propria analisi, sul caso Progeva lasciato Akerfeldt

La questione Progeva va valutata attentamente. I siti di compostaggio sono preziosi per sostenere un ciclo dei rifiuti che contempli l’invio in discarica come estrema ipotesi. Purtroppo tali siti emettono spesso fetori. Tali immissioni maleodoranti non dovrebbero essere nocive per la salute dei cittadini in quanto il processo di compostaggio dovrebbe essere incentrato interamente su determinati rifiuti non pericolosi di natura organica. Tuttavia servono attenzione da parte delle autorità preposte al monitoraggio delle sostanze conferite alle aziende e senso di responsabilità da parte di queste nell’agire correttamente. Non mancano casi, infatti, in cui rifiuti potenzialmente pericolosi sono stati conferiti ad aziende di compostaggio. Particolare attenzione va prestata ai fanghi derivanti dalla depurazione delle acque reflue urbane. Si è infatti verificata la circostanza che ad aziende operanti nel compostaggio siano stati affidati tali fanghi contaminati però da sostanze pericolose. Senza andare lontano, vi è stato un caso del genere che ha interessato un’azienda di Ginosa Marina, l’Aseco, azienda a cui il nostro comune affida i rifiuti provenienti da raccolta differenziata (carta, vetro ecc..). Non so se qualcuno l’abbia menzionato nel dibattito di venerdì sera.
In ogni caso sul sito de “l’Espresso” si trova ancora l’articolo, a cui rimando http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local//1491367 correlato alla vicenda.
Dando per scontato che la Progeva non acquisisca rifiuti pericolosi, la vexata quaestio è costituita dalle immissioni maleodoranti. Su queste è difficile fare valutazioni. I rilevamenti che si stanno eseguendo riguardano la pericolosità delle stesse, ma da questo punto di vista credo non debbano esserci problemi. Dall’azienda hanno fatto sapere che la causa dei cattivi odori di questo mese è costituita dal guasto del biofiltro. Tuttavia da aprile l’ormai famoso biofiltro deve essersi guastato più volte, considerato il fatto che le prime “serate Progeva” risalgano a quel mese. Insomma dobbiamo sperare che l’azienda riesca a ovviare al problema attraverso un biofilitro il meno usurabile possibile.
In ultima analisi un rilievo “politico”. Abbiamo nel nostro territorio questa azienda di compostaggio. Quali rifiuti il nostro comune invia alla Progeva per il trattamento? La frazione organica proveniente da raccolta differenziata, il cosiddetto “umido”, no. La nostra amministrazione, pur avendo attivato da un anno un sistema di raccolta differenziata porta a porta, glorificato al momento della diffusione degli strabilianti dati “drogati”, non ha ancora implementato il servizio di raccolta differenziata dell’umido, servizio visto altrove come un vero e proprio corollario del primo.
I rifiuti di giardini e parchi, il cosiddetto “verde”, neanche, almeno a giudicare dal dettaglio R.S.U. del mese di Maggio inviato dal Comune di Laterza all’assessorato all’Ecologia della Regione Puglia. E i fanghi derivanti dalla depurazione delle acque reflue? Boh.
Insomma quali altri benefici trae la comunità laertina dalla presenza di questa azienda a parte quelli, sicuramente positivi anche se non eccezionali, a livello occupazionale? Perché il Comune non si decide a conferire la maggior parte dei nostri rifiuti organici alla Progeva? Magari l’impresa potrebbe adottare nei confronti dei conferimenti provenienti dal nostro comune un tariffario di vantaggio a mo di “ristoro ambientale” per gli inebrianti effluvi che finora ci ha offerto specie d’estate.
Se gli amministratori locali e quelli della Progeva avessero partecipato al dibattito l’altra sera, avrebbero eventualmente potuto dare risposte esaurienti ai tanti quesiti. I padroni hanno invece preferito mandare i loro dipendenti facendo filmare il tutto, adducendo come motivazione il fatto che non sia stato recapitato loro alcun invito. Il dibattito era aperto a tutti. C’era bisogno d’invitare? La loro presenza sarebbe stata sicuramente gradita e avrebbe costituito un atto di serietà e di rispetto verso istanze democraticamente rappresentate da cittadini che finora da quest’azienda hanno ricevuto solo la puzza.

akerfeldt - commento del 29 giugno

Costantino: niente più comunità montane nel Tarantino


L’ente di Mottola accorpato a quelli di Ruvo e di Gioia del Colle.

Il governo Vendola ha approvato la riduzione delle Comunità Montane Pugliesi da sei a tre. Il disegno di legge sarà ora sottoposto all’esame del Consiglio regionale. Una decisione presa in attuazione della legge 244 del 2007 (ultima finanziaria del governo Prodi). A comunicarlo è stato Paolo Costantino, consigliere regionale del Pd, secondo il quale Vendola entro il 31 dicembre dovrà istituire le tre nuove Comunità montane: Zona A, detta del Gargano con i comuni di: Cagnano Varano, Carpino, Ischitella, Mattinata, Monte Sant’Angelo, Peschici, Rignano Gargano, S. Giovanni Rotondo, S. Marco in Lamis, Sannicandro garganico, Vico del Gargano e Vieste; zona B, detta della Daunia con i comuni di: Alberona, Biccari, Carlantino, Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio di Piglia, Castelnuovo della Daunia, Celenza Valforte, Motta Montecorvino, Pietra Montecorvino, Roseto Valforte, nS. Marco Lacatola, Voltura Appula, Volturino, Accadia, Anzano di Puglia, Bovino, Candela, Castelluccio Valmagiore, Celle S. Vito, Delicato, Faeto, Monteleone di Puglia, Orsara di Puglia, Panni, Roccheta S. Antonio, Sant'Agata di Puglia, Troia, e zona C, detta della Murgia, che sarà formata dai Comuni di: Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia, Spinazzola, Acquaviva delle Fonti, Cassano delle Murge, Gioia del Colle, Grumo Appula, Noci, Santeramo in Colle, Toritto, Cristiano, Massafra, Mottola, Laterza. I comuni ricompresi saranno ridotti da 62 a 52. I comuni della provincia di Taranto tagliati sono: Palagianello, Palagiano, Montemesola, Ginosa e Castellaneta. I consiglieri passeranno da 186 a 132, spariranno gli assessori. I nuovi presidenti che saranno eletti potranno avvalersi di due soli componenti nell’esecutivo.«Questo - ha sottolineato Paolo Costantino - pone fine allo scandalo delle Comunità montane a livello del mare. Viene infatti - ha aggiunto - soppressa tra le altre la Comunità montana dela Murgia Tarantina che campeggiava tra gli sprechi d’Italia nella prima pagina de “La Casta”, il libro inchiesta di Gian Antonio Stella e Carlo Rizzo. La giunta regionale del presidente Vendola - commenta ancora il consigliere del Pd -, non è arroccata in una torre d’avorio ma attenta a produrre atti sensati senza cedere a tentazioni demagogiche. Infatti - conclude Costantino - il lavoro programmatorio relativo ai fondi europei ed altre progettualità, nonchè la continuità amministrativa degli atti posti in essere dalle Comunità montane, è fatto salvo con le norme transitorie».D’accordo al provvedimento si è dichiarato il presidente della Comunità montana della Murgia Tarantina, Arcangelo Rizzi. Il disegno di legge della giunta regionale secondo Rizzi è il frutto della bozza proposta dai Presidenti delle Comunità montane pugliesi, fatta propria dal governo Vendola. Una nuova riformulazione delle Comunità montane che secondo Rizzi va accompagnata da nuovi strumenti di delega riguardanti il riassetto idrogeologico, la prevenzione degli incendi e la gestione del parco. In sintonia con il presidente Rizzi si è detto anche Vanni D’Onghia, assessore della Comunità montana con sede a Mottola. Un riordino che ritiene necessario per ridurre la spesa. Anche se D’Onghia ritiene che ci sono altri enti che vanno soppressi, come l’Ente Parco, le cui funzioni vanno affidate alle Comunità montane, già competenti ed attive nel territorio. E quella della Murgia Tarantina secondo l’assessore D’Onghia ha mostrato efficienza già dall’attuazione dei Patti territoriali, fino all’approvazione di progetti importanti come il Prie (Piano regolatore degli impianti eolici) ed il ruolo di regia svolto nell’Area vasta.»


da La Gazzetta del Mezzogiorno
di Francesco Francavilla

DIRITTI VIOLATI

Assalto alla scuola pubblica (AUDIO)

Il ministro Gelmini ha annunciato una "cura da cavallo inevitabile" per l'istruzione, con tagli per 190 mila posti. Il commento di Antonia Sania, coordinatrice nazionale dell'associazione "Per la Scuola della Repubblica" e Marco Lodoli, scrittore e insegnante.

Il Dolo Berlusconi


l'Unità, 28 giugno 2008

Quando il Lodo Schifani-bis, anzi il Lodo Alfano, anzi il Dolo Berlusconi sarà sulla Gazzetta Ufficiale, l’Italia sarà l’unica democrazia al mondo in cui quattro cittadini sono “più uguali degli altri” di fronte alla legge. Un privilegio che George Orwell, nella “Fattoria degli animali”, riservava non a caso ai maiali. E che, nell’Italia del 2008, diventa appannaggio dei presidenti della Repubblica, del Senato (lo stesso Schifani), della Camera e soprattutto del Consiglio. I massimi rappresentanti delle istituzioni, che nelle altre democrazie devono dare il buon esempio e dunque mostrarsi più trasparenti degli altri, in Italia diventano immuni da qualunque processo penale durante tutto il mandato, qualunque reato commettano dopo averlo assunto o abbiano commesso prima di assumerlo. Compresi i reati comuni, “extrafunzionali”, cioè svincolati dalla carica e persino dall’attività politica. Anche strangolare la moglie, anche arrotare con l’auto un pedone sulle strisce, anche stuprare la colf o molestare una segretaria. O magari corrompere un testimone perché menta sotto giuramento in tribunale facendo assolvere un colpevole. Che poi è proprio il caso nostro, anzi Suo. Come scrisse il grande Claudio Rinaldi sull'Espresso a proposito del primo Lodo, "un'autorizzazione a delinquere".La suprema porcata cancella, con legge ordinaria - votata in un paio di minuti dal collegio difensivo allargato del premier imputato, che ha nome “Consiglio dei ministri” - l’articolo 3 della Costituzione repubblicana. Che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…”. La questione è tutta qui. Le chiacchiere, come si dice a Roma, stanno a zero. Se tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, non ne possono esistere quattro che non rispondono in nessun caso alla legge per un certo numero di anni in base alle loro “condizioni personali e sociali”, cioè alle cariche che occupano. Se la Costituzione dice una cosa e una legge ordinaria dice il contrario, la legge ordinaria è incostituzionale. A meno, si capisce, di sostenere che è incostituzionale la Costituzione (magari prima o poi si arriverà anche a questo). Ora, quando in una democrazia governo e parlamento varano una legge incostituzionale, a parte farsi un’idea della qualità del governo e del parlamento che hanno eletto, i cittadini non si preoccupano. Sanno, infatti, che le leggi incostituzionali sono come le bugie: hanno le gambe corte. Il capo dello Stato non le firma, il governo e il parlamento le ritirano oppure, se non accade nessuna delle due cose, la Corte costituzionale le spazza via. Ma purtroppo siamo in Italia, dove le leggi incostituzionali, come le bugie, hanno gambe lunghissime. Non è affatto scontato che il presidente della Repubblica o la Consulta se la sentano di bocciare la suprema porcata. A furia di strappi, minacce, ricatti, vere e proprie estorsioni politiche, il terrore serpeggia nelle alte sfere (che preferiscono chiamarlo “dialogo”). E anche la Costituzione è divenuta flessibile, anzi trattabile. Un mese fa è passata con tutte le firme e le controfirme una legge razziale (per solennizzare il 70° anniversario di quelle mussoliniane) denominata “decreto sicurezza”: quella che istituisce un’aggravante speciale per gli immigrati irregolari. Se fai una rapina e sei di razza ariana e di cittadinanza italiana, ti becchi X anni; se fai una rapina e sei extracomunitario, ti becchi X+Y anni. Vuoi mettere, infatti, la soddisfazione di essere rapinato da un italiano anziché da uno straniero. E il principio di uguaglianza? Caduto in prescrizione. Stavolta è ancora peggio, perchè non è in ballo il destino di qualche vuccumpra’, ma l’incolumità giudiziaria del noto tangentaro (vedi ultima sentenza della Cassazione sul caso Sme-Ariosto) che siede a Palazzo Chigi. Infatti è già tutto un distinguo, a destra come nella cosiddetta opposizione, sulle differenze che farebbero del Lodo-bis una versione “migliore” del Lodo primigenio. Il ministro ad personam Angelino Jolie assicura che, bontà sua, “la sospensione dei processi non impedisce al giudice l'assunzione delle prove non rinviabili, la prescrizione è sospesa, l'imputato vi può rinunciare. La sospensione non è reiterabile e la parte civile può trasferire in sede civile la propria pretesa”. Il che, ad avviso suo e di tutti i turiferari arcoriani sparsi nei palazzi, nelle tv e nei giornali, basterebbe a rendere costituzionale la porcata. Noi, che non siamo costituzionalisti, preferiamo affidarci a chi lo è davvero (con tutto il rispetto per Angelino e il suo gemellino Ostellino), e cioè all’ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida. Il quale, interpellato il 18 giugno da Liana Milella su la Repubblica, ha spiegato come e qualmente chi cita la sentenza della Consulta che nel 2004 bocciò il primo Lodo e sostiene che questo secondo la recepisce, non ha capito nulla: “La prerogativa di rendere temporaneamente improcedibili i giudizi per i reati commessi al di fuori dalle funzioni istituzionali dai titolari delle più alte cariche potrebbe eventualmente essere introdotta solo con una legge costituzionale, proprio come quelle che riguardano parlamentari e ministri… La bocciatura del vecchio lodo nel 2004 da parte della Consulta è motivata dalla violazione del principio di uguaglianza dei cittadini quanto alla sottoposizione alla giurisdizione penale”. L’unica soluzione per derogare all’articolo 3 è modificare eventualmente la Costituzione (con doppia lettura alla Camera e doppia lettura al Senato, e referendum confermativo in mancanza di una maggioranza dei due terzi). E non con una legge che sospenda automaticamente i processi alle alte cariche: sarebbe troppo. Ma, al massimo, con una norma che - spiega Onida - “introduca una forma di autorizzazione a procedere che consentirebbe di valutare la concretezza dei singoli casi. Ragiono su ipotesi, perché gli ‘scudi’ sono da guardare sempre con molta prudenza… La sospensione non dovrebbe essere automatica, ma conseguire al diniego di una autorizzazione a procedere. E comunque la legge costituzionale resta imprescindibile”. Insomma, quando Angelino Jolie sbandiera la “piena coincidenza del Lodo con le indicazioni della Consulta”, non sa quel che dice. La rinunciabilità del Lodo non significa nulla (comunque Berlusconi, l’unico ad averne bisogno, non vi rinuncerà mai: altrimenti non l’avrebbe fatto). E la possibilità della vittima di ricorrere subito in sede civile contro l’alta carica che le ha causato il danno, se non fosse tragica, sarebbe ridicola: uno dei quattro presidenti si mette a violentare ragazze o a sparare all’impazzata, ma i giudici non lo possono arrestare (nemmeno in flagranza di reato), nè destituire dall’incarico fino al termine della legislatura; in compenso le vittime, se sopravvivono, possono andare dal giudice civile a chiedere qualche euro di risarcimento… Che cos’è: uno scherzo? L’unica differenza sostanziale tra il vecchio e il nuovo Lodo è che stavolta vale per una sola legislatura: non per un premier che viene rieletto, nè per un premier (uno a caso) che passa da Palazzo Chigi al Quirinale. Ma ciò vale fino al termine di questa legislatura. Dopodichè Berlusconi, una volta rieletto o asceso al Colle, potrà agevolmente far emendare il Lodo, sempre per legge ordinaria, e concedersi un’altra proroga di 5 o di 7 anni.A questo punto si spera che il capo dello Stato non voglia cacciarsi nell’imbarazzante situazione in cui si trovò nel 2004 Carlo Azeglio Ciampi: il quale firmò (e secondo alcuni addirittura ispirò tramite l’amico Antonio Maccanico) il Lodo, e sei mesi dopo fu platealmente smentito dalla Corte costituzionale. Uno smacco che, se si dovesse ripetere, danneggerebbe la credibilità di una delle pochissime istituzioni ancora riconosciute dai cittadini: quella del Garante della Costituzione. Quando una legge è manifestamente, ictu oculi, illegittima, il capo dello Stato ha non solo la possibilità, ma il dovere di rinviarla al mittente prima che lo faccia la Consulta. In ogni caso, oltre al doppio filtro del Quirinale e della Consulta, c’è anche quello dei cittadini. Che, tanto per cominciare, scenderanno in piazza a Roma l’8 luglio contro questa e le altre leggi-canaglia. Dopodichè potranno raderle al suolo con un referendum, già preannunciato da Grillo e Di Pietro. Si spera che anche il Pd - se non gli eletti, almeno gli elettori - vi aderirà. Si attendono smentite al commento più scombiccherato della drammatica giornata di ieri: quello della signora Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, secondo la quale “il Lodo deve valere dalla prossima legislatura”. Così il Caimano si porta dietro lo scudo spaziale anche al Quirinale. Non sarebbe meraviglioso?


Segnalazioni


L'8 luglio tutti in piazza contro le leggi-canaglia. Passaparola!


Roma, Piazza del Pantheon, ore18








Pronto Silvio? Le telefonate tra Silvio Berlusconi e i suoi uomini sulle attrici e la spallata al Governo Prodi (fonte: l'espresso.repubblica.it)


Financial Times: Oh, no, un'altra volta no (processi, Berlusconi ci riprova) - traduzione di Giulia Alliani


Tribunale di Lecco, venerdì 27 giugno ore 18(Comitato lecchese per la legalità)
Militarizzare tutto! di Furio Colombo

Casson ha perso la bussola di Pancho Pardi

domenica 29 giugno 2008

La politica dei "fatti suoi"

«L'Italia vive la crisi più drammatica dal dopoguerra in poi. Berlusconi prende in giro i cittadini e si occupa solo dei suoi affari personali.
Ora basta. Il dialogo è finito».
Walter Veltroni, segretario del Pd attacca il Cavaliere ed il governo e si dichiara favorevole «ad una grande manifestazione d’autunno».
Veltroni boccia la manovra del governo e descrive una situazione economica «in piena stagnazione». «La crisi ha origini antiche – dice – ma oggi quello che sconcerta è il capovolgimento delle priorità».

E fotografa la situazione del Paese «attraversato da impoverimento, insicurezza e paura. E la nostra destra che fa? chiede le impronte dei bambini rom, una cosa che solo a sentirla fa venire i brividi. Vara una manovra che truffa i cittadini. Inventa il reato di immigrazione clandestina che il premier definisce impraticabile dopo aver firmato il ddl che lo contiene. Inventa la bufala dei mutui, che costa 13 mila euro in più a famiglia. mette in scena la farsa dei rifiuti con Bossi e Calderoli che chiedono alle regioni di prendere i rifiuti. Perchè non l’hanno chiesto prima. Anche i rifiuti sono diventati merce elettorale? Ed infine rilancia le leggi ad personam.- Questo alla fine genera un inquietante caduta dello spirito pubblico. In un momento drammatico della storia italiana di cosa stiamo parlando dall’inizio delal legislatura, del decreto salva Rete 4, della norma sposta-processi, del lodo Schifani. Lo trovo intollerabile».

Quanto al dialogo Veltroni è chiaro: «Ha senso solo se dà risultato concreti. Secondo un sondaggio Ipsos il 71% degli italiani è favorevole al dialogo tra maggioranza e opposizione affinchè risolva i problemi. È questo oggi che è venuto meno».

Veltroni ricorda il primo giorno in cui Berlusconi è venuto alla Camera, ha parlato di un clima nuovo nei rapporti tra maggioranza e opposizione. «Io prudentemente risposi: “vedremo se alle parole corrisponderanno i fatti”. Oggi rivendico la giustezza di quella scelta: pensi che regalo sarebbe stato per Berlusconi se di fronte alle sue aperture l’opposizione avesse detto no, io con te non ci parlo perchè sei Berlusconi. Sarebbe stato il suo alibi perfetto. Invece noi abbiamo detto: se c'è la disponibilità a fare riforme istituzionali nell’interesse del Paese noi siamo pronti. Nessuno può dire che noi abbiamo avuto un atteggiamento pregiudiziale. Ma proprio per questo oggi possiamo avere la libertà totale di dare i giudizi più severo sull'operato del premier».

Veltroni quindi afferma: «in queste condizioni il dialogo è finito. È finito perchè loro non sono in grado di votare un presidente della Commissione di Vigilanza se non facendo trattative che noi non facciamo. È finito perchè loro sanno procedere solo per strappi, come hanno fatto sulla giustizia. È finito perchè Berlusconi è tornato ad essere ciò che è».
La Gazzetta del Mezzogiorno - 29 giugno 2008

venerdì 27 giugno 2008

Su Radio Attiva puoi seguire "il Verso Giusto"

L'emittente "Radio Attiva" di Laterza nella sua programmazione ha inserito la trasmissione di approfondimento politico dal titolo "il Verso Giusto".

La trasmissione condotta da Fabio va in onda ogni Giovedì alle 18,00 (in replica il Lunedì sempre alle ore 18). Sul nostro blog, nella colonna affianco, puoi scarica la registrazione in Mp3 delle prime puntate.


III^ Puntata - Lunedì 30 Giungo 2008 - ore 18
Energia eolica - Bilancio 2° Anno Amministrazione Cristella - Progeva: Ordinanza Sospensione Attività - PIS e PIT - Edilizia Convenzionata
Ospiti in studio:
Leonardo Pugliese - Vicesindaco
Franco Catapano - Consigliere Comunale PD

II^ Puntata - 19 Giungo 2008
Progeva e Cattivi odori - Raccolta differenziata
Ospiti in studio:
Licia Catucci - Assessore all’Ambiente
Giuseppe Russi - Coordinamento PD

I^ Puntata - 12 Giungo 2008
Assistenza domiciliare integrata - Raccolta differenziata - Energia eolica
Ospiti in studio:
Nicola Saccomanni Assessore al Marketing e alle Politiche Sociali
Sebastiano Stano Consigliere Comunale gruppo socialista

Meditando ....

Prima che l’amore finisca
essere cristiani oggi nella Chiesa e nel mondo”

incontro di riflessione personale e comunitaria

con don Rocco D’Ambrosio e gli amici di “Cercasi un fine”;

da venerdì 25 luglio a domenica 27 luglio 2008,

presso “Il Tetto” (www.albergoiltetto.com) di Melfi (PZ)

(sarà previsto un servizio di baby-sitter per i piccoli)

per informazioni e prenotazioni

redazione@cercasiunfine.it - 338 2519812 - 339 4454584

Regolamento unico sulle Primarie

Caldo. Voglia di mare, non certo di occuparsi di politica. E' la stagione migliore per chi vuole fare qualcosa senza essere notato, e mettere chi torna dalle ferie davanti al fatto compiuto. E' anche, proprio per questo, la stagione in cui chi vuole evitare questo tipo di situazioni deve tenere gli occhi più aperti.

Come hanno fatto dei nostri amici di Taranto, che volevano le primarie per la scelta del prossimo candidato presidente della Provincia. Il presidente in carica non era d'accordo, ma la costituzione di un comitato locale di “Primarie vere, primarie sempre” particolarmente agguerrito gli ha fatto cambiare idea: per chi si è perso la notizia, tutti i particolari sulla protesta stanno qui, e quelli sugli effetti stanno qui. E' la dimostrazione che iniziative come questa possono sortire effetti, ed è un invito ad insistere.

Ma le speranze per le primarie non sono riposte solo nella pressione che possiamo fare in singole situazioni come quella di Taranto. Sembra che sia possibile l'adozione, già in luglio, di un regolamento unico nazionale per le primarie: si tratterebbe di un passo avanti importantissimo per avere le primarie “sempre”, e anche “vere” se il regolamento sarà abbastanza stringente. Speriamo di avere presto maggiori particolari su questa possibilità, e ci teniamo pronti per indirizzare la nostra campagna su questo obiettivo concreto se ce ne sarà l'occasione.

Per finire, l'estate è anche la stagione delle feste di partito: un'occasione importante per far conoscere la nostra iniziativa e raccogliere adesioni. Qualcosa già bolle in pentola per Roma e per la festa nazionale a Firenze, ma anche chi ha voglia di fare qualcosa altrove può contattare il coordinatore territoriale più vicino, che trova nella mappa qui, e vedere cosa si può organizzare. Se poi non ci fosse un coordinatore abbastanza vicino, le autocandidature sono molto ben accette. Insomma, rimanete in ascolto: è possibile che proprio i mesi più caldi siano anche forieri di importanti novità per il popolo delle primarie.

Per aderire www.primariesempre.org al comitato delle Primarie Vere, Primarie Sempre.

Primarie Vere, Primarie Sempre

Tagli e tasse

“Tagliano tutto e non tagliano le tasse”. Potrebbe essere questo il riassunto della dura reprimenda che il Partito Democratico ha sferrato nei confronti del governo sulle linee guida del Dpef e del decreto finanziario messo in piedi dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Un attacco a tutto campo, quello del Pd, sia per quanto riguarda il merito dei provvedimenti adottati, sia per quanto riguarda il metodo. Ad esporre la posizione del partito, in una conferenza stampa svoltasi presso la sede di via Sant’Andrea delle Fratte, sono stati il segretario Walter Veltroni, i ministri ombra di Economia e Istruzione, Pier Luigi Bersani e Mariapia Garavaglia, e la capogruppo del Pd in commissione Pubblica Istruzione alla Camera Manuela Ghizzoni.

“Abbiamo cominciato un lavoro attraverso il quale vogliamo rendere chiaro agli italiani il contenuto del Dpef varato dal governo”, afferma Veltroni. “Ora sappiamo perché ci hanno messo 9 minuti e mezzo a vararlo (come dichiarato dal ministro Tremonti, ndr), ed il perché risiede nel fatto che neppure i singoli ministri sanno cosa ci sia scritto”. Il punto di critica, in particolare, si concentra sulla questione dei tagli alla Pubblica Istruzione, alla formazione e all’università, messi in campo da Tremonti. “Vengono fatti saltare, alla cieca – spiega il leader del Pd – 150mila posti di lavoro, senza prevedere alcuna strategia per un settore così centrale per la nostra società, e senza alcuna consultazione con il ministro competente”.

Duro il ministro ombra Bersani: “Ci hanno messo 9 minuti a vararlo e 9 giorni a scriverlo. Denunciamo con forza numerosi elementi di strappo con le regole basilari previste dall’iter istituzionale”. In particolare, secondo l’ex ministro dello Sviluppo economico, è del tutto inaccettabile che “il decreto legge finanziario (che ha decorrenza immediata, ndr), entri in vigore ancora prima del varo del Dpef”, che “che la Finanziaria venga a coincidere con un decreto che si proietti per il prossimo triennio”, che vengano previste “norme che attribuiscono alla decretazione ministeriale il cambio di leggi”. Quanto al merito della manovra, scandisce Bersani, “essa è palesemente depressiva”, in quanto colpisce “i consumi popolari, i sistemi di servizio essenziali, il Mezzogiorno e gli investimenti”. In particolare, sono tre i punti principali di critica sollevati dal ministro ombra dell’Economia: investimenti in calo, omissione di politiche che tutelino il potere d’acquisto di salari e pensioni, mancata diminuzione della pressione fiscale. “Non hanno fatto altro che ripetere per due anni che le tasse erano troppo alte – chiosa Bersani – e ora invece di diminuirle le aumentano”.

L'ultimo presidente

Arcangelo Rizzi, una cosa è certa, resterà negli annali quale ultimo presidente della Comunità montana della Murgia tarantina. Lui, però, non se ne duole poi tanto. Anzi, da Roma, dov’è impegnato nel direttivo dell’Uncem (l’associazione che riunisce le comunità montane italiane), racconta al Corriere che, in fondo, è tra i padri della legge taglia-comunità montane. «La decisione della Regione non mi sorprende - ammette - perchè sono tre mesi che con l’Uncem stiamo lavorando al progetto di autoriforma. Il progetto della Regione ricalca, con qualche piccola modifica, quello che abbiamo presentato noi all’assessore Minervini, con il taglio da sei a tre delle comunità, la riduzione a un terzo dei consiglieri montani e giunte molto più snelle».
Ma dentro chi resta? «Solo i comuni montani, come dice la legge; quindi, per dirne uno, Palagiano non c’è». Già, perchè i 39 metri sopra il livello del mare che avevano tanto incuriosito il duo best seller Stella-Rizzo, altro non erano che la sommità del palazzo più alto di Palagiano (qualcosa meno di dieci piani). La montagna non c’entrava, il mare di Chiatona sì.
Sarà per questo che Rizzi, più che i “tagli” della Regione (che fa suoi) non ha mai digerito il “taglio” del libro e degli articoli a contorno: «Sono stato - confessa accalorandosi - il capro espiatorio della Casta. Eppure la comunità montana, così com’era, non andava bene nemmeno a me e ben prima di quel libro». A parziale consolazione, si può ricordare che Rizzi è diventato recentemente un “personaggio” da Porta a Porta. Bruno Vespa, un mesetto fa, si fregava le mani: «Allora maresciallo, che facciamo con le comunità montane?». Alla fine è andata come aveva previsto Rizzi, il maresciallo di marina presidente della Comunità montana: «E’ passata la nostra proposta, ma alla Regione chiederemo funzioni e competenze, per esempio la gestione del Parco delle Gravine: la legge ce lo consente ed è inutile creare altri carrozzoni. Stavolta l’hanno capito anche loro, in Regione, che le comunità montane consentono agevolazioni, vedi l’Ici esente sui terreni agricoli o l’accisa più bassa sui carburanti agricoli, e assicurano la premialità per i finanziamenti europei o i contributi per l’agricoltura». E poi entrano in gioco in tanti progetti, da Agriland all’Area Vasta.
Ma Rizzi, che è abituato a lottare, avverte: «Siamo in una fase di ebollizione. La legge regionale, che supera i criteri dell’ultima Finanziaria, andrà collegata al Codice delle autonomie che il Governo ha rimandato a settembre. E in quest’ottica bisogna andare». Come dire: aspettatevi sorprese. Nel frattempo, può bastare un consiglio per le letture sotto l’ombrellone: «La Deriva - Perchè l’Italia rischia il naufragio» dei soliti Stella e Rizzo. Certi libri hanno forse dimezzato le comunità montane, ma leggerli non ha mai ammazzato nessuno.
Massimo D'Onofrio - Corriere del Giorno

mercoledì 25 giugno 2008

Su eBay all'asta un pranzo con il leader del Pd



IMPUNITA'

Ora d'aria - l'Unità, 24 giugno 2008Si era pure messo un Panama bianco, modello Al Capone, sul capino bitumato, per impressionare il vescovo e farsi dare la santa comunione anche se è un massone divorziato. “Fate in fretta a cambiare queste regola”, gli ha intimato, non bastandogli quelle che cambia ogni giorno lui per salvarsi dai processi. Ma il vescovo di Tempio-Ampurias, Sebastiano Sanguinetti, che in confessionale ne ha visti sfilare di peggiori, non s’è lasciato intimidire: “Per queste deroghe, lei che può, si rivolga a chi è più in alto di me”. Non si sa se alludesse semplicemente al Papa, che Al Tappone considera comprensibilmente un suo parigrado, o direttamente al Padreterno, col quale potrebbero sorgere alcune incomprensioni. Soprattutto a proposito di certe usanze dell’illustre Padre della Chiesa di scuola arcoriana: tipo allungare mazzette per comprare politici (Craxi) o giudici (Mondadori), accumulare fondi neri in paradisi fiscali, magnificare l’evasione fiscale alle feste della Guardia di Finanza, frequentare mafiosi travestiti da stallieri. Usanze non troppo compatibili col VII comandamento, “Non rubare”, che pare non sia ancora depenalizzato. Ieri, su Repubblica, Edmondo Berselli suggeriva opportunamente all’aspirante comunicando di chiedere, “prima della comunione, la confessione”. Ma non vorremmo essere nei panni del confessore (a parte il superlavoro che gli capiterebbe tra capo e collo, nel giro di due minuti il sant’uomo diventerebbe una “tonaca rossa”, verrebbe accusato di fare un “uso politico della confessione” e poi ricusato a vantaggio di qualche collega di Brescia). Immediatamente le tv e i giornali al seguito, cioè quasi tutti, han cominciato a interpellare altri divorziati e peccatori famosi, ma anche qualche confessore di vip, per lanciare una gara di solidarietà in favore del Cavaliere in astinenza da ostie. Il pover’uomo soffre così tanto che bisogna far qualcosa, profittando delle norme ora in discussione in Parlamento. Si potrebbe sospendere per un anno il divieto di partecipare all’eucarestia a tutti i battezzati nel 1939, sotto il metro e 60 e col cranio asfaltato, che abbiano divorziato nel 1985, risposandosi nel 1990 con donne chiamate Veronica nel corso di cerimonie civili officiate da Paolo Pillitteri, avendo come testimoni Bettino e Anna Craxi, Confalonieri e Letta. Così si darebbe il tempo al Parlamento e al Vaticano di concordare un Lodo Schifani-Bagnasco che modifichi contemporaneamente la Costituzione della Repubblica Italiana e il Codice di Diritto Canonico, con una deroga all’indissolubilità del matrimonio per tutte le alte cariche dello Stato e della Chiesa, divorziate e non, che consenta loro di accostarsi alla santa comunione per tutta la durata del mandato. Il che, si badi bene, non significa una licenza di divorziare sine die: il divieto ricomparirebbe alla scadenza dell’incarico, in ossequio al principio di eguaglianza. Del resto, già nella legge sulle intercettazioni è previsto qualcosa di simile: per arrestare o indagare un sacerdote, il magistrato è tenuto ad avvertire il suo vescovo; per indagare o arrestare un vescovo, deve avvisare il Segretario di Stato vaticano. Il che lascia supporre che, per indagare eventualmente sul Segretario di Stato, si debba chiedere il permesso al Papa; e per indagare - Dio non voglia - sul Papa, rivolgersi direttamente al Padreterno. Ecco, basterebbe estendere il Lodo a preti, vescovi, segretario di Stato e Papa per risparmiare fatica. Si dirà: ma il Segretario di Stato, il Papa e la stragrande maggioranza dei preti e dei vescovi non commettono reati. Embè? Nemmeno i presidenti delle Camere, della Repubblica e della Consulta hanno processi. Ma li si immunizza lo stesso, perché non si noti troppo che l’unico autoimmune è Al Tappone. Altrimenti, come per la legge bloccaprocessi, lo si costringe al triplo salvo mortale carpiato con avvitamento: farsi le leggi per sé e poi a dichiarare che chiederà di non beneficiarne (ben sapendo, peraltro, che le leggi valgono per tutti, anche per lui). E dire che negli anni 80, liquidata la prima moglie, il Cainano aveva accarezzato una soluzione che tagliava la testa al toro: come rivela il suo confessore, don Antonio Zuliani da Conegliano Veneto, aveva pensato di “chiedere l’abolizione delle prime nozze alla Sacra Rota. Ma poi non ha voluto”. Si sa com’è questa Sacra Rota: infestata di toghe rosse. Peccato, perché all’epoca era ancora in piena attività l’avvocato Previti, che per vincere le cause perse aveva un sistema infallibile. Senza bisogno di cambiare le leggi.


SEGNALAZIONI:

«Pm politicizzati, un cancro»Berlusconi fischiatoVideo


L'incostituzionalità dell'emendamento blocca processi di Alessandro Pace (da associazionedeicostituzionalisti.it)

Liberi di informare - le intercettazioni tra Saccà e Berlusconi (dal blog di Sandro Ruotolo)

I video di Qui Milano Libera - Dialogo con Paolo MieliSacconi estivi - il video di Roberto Corradi

Il Senato approva il decreto sicurezza

PD: “Con il premier si salvano anche gli stupratori e gli sfruttatori “

Il prezzo dell'impunità di GIUSEPPE D'AVANZO

Luna di fiele... Famiglia Cristiana attacca Berlusconi: ossessionato dai magistrati. E le famiglie?

Il Senato approva il decreto sicurezza
PD: “Con il premier si salvano anche gli stupratori e gli sfruttatori “

Siete favorevoli all'immunità per le alte cariche? Vota

Caso Mills, ha ragione Berlusconi a rifiutare il processo? Vota

martedì 24 giugno 2008

Stupisce lo stupore.

dall'Unità, 22 giugno 2008 (vignetta di http://satiricon.blogosfere.it/)
Stupisce lo stupore. Ma come: Berlusconi rinuncia a diventare uno statista per sistemare le sue tv e i suoi processi? Ma non era cambiato? In realtà, in questi 15 anni, tutto è cambiato tranne lui. Lui non ha mai fatto mistero di quel che è. Fin da quando, alla vigilia dell’ingresso in politica,confidò a Montanelli e Biagi: “Se non entro in politica, finisco in galera”. Infatti da 15 anni, che governi lui o gli “altri”, il Parlamento italiano è mobilitato per salvarlo dai processi.


Bandi per concorsi esterni



N. 20 posti di categoria C - Area ambientale e del territorio - RP/C/AMB/08
(Iscrizione dal 08-09-2008 - al 08-10-2008)
Concorso pubblico per esami per la copertura, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, di n. 20 posti di categoria C - posizione economica C1 - area ambientale e del territorio. Codice concorso: RP/C/AMB/08


N. 4 posti di categoria C - Area socio assistenziale - RP/C/SOC/08
(Iscrizione dal 08-09-2008 - al 08-10-2008)
Concorso pubblico per esami per la copertura, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, di n. 4 posti di categoria C - posizione economica C1 - area socio assistenziale. Codice concorso: RP/C/SOC/08


N. 22 posti di categoria C - Area contabile - RP/C/CON/08
(Iscrizione dal 08-09-2008 - al 08-10-2008)
Concorso pubblico per esami per la copertura, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, di n. 22 posti di categoria C - posizione economica C1- area contabile. Codice concorso: RP/C/CON/08


N. 4 posti di categoria C - Area informatica - RP/C/INF/08
(Iscrizione dal 08-09-2008 - al 08-10-2008)
Concorso pubblico per esami per la copertura, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, di n. 4 posti di categoria C - posizione economica C1- area informatica. Codice concorso: RP/C/INF/08

FESTA DEL PARTITO DEMOCRATICO


Clicca sull'immagine per ingrandire.

La manovra triennale del Governo Berlusconi: prime valutazioni




A cura del Comitato economia e finanza del PD




Nonostante non siano ancora pubblicati i testi del disegno di legge e del decreto-legge con cui viene anticipata la manovra è, comunque, possibile esprimere un primo giudizio non analitico sulla base delle anticipazioni disponibili.

Gli strumenti normativi utilizzati sono poco democratici
In premessa, denunciamo la scelta del Governo di utilizzare anche un decreto-legge per realizzare buona parte della manovra di finanza pubblica per il 2009-2011. Le dimensioni e la rilevanza sociale ed economica delle misure approvate dal Consiglio dei Ministri del 18 Giugno non possono essere affrontate dal Parlamento nei tempi ristretti di conversione del decreto. Inoltre, riteniamo inaccettabile il ritardo di trasmissione al Parlamento dei provvedimenti approvati dal Governo. È già accaduto con i primi decreti, prosegue con la manovra di finanza pubblica: il Governo monopolizza e manipola l’informazione sui provvedimenti, l’opposizione viene privata della possibilità di svolgere il proprio ruolo.

Non si affronta il problema del potere d’acquisto delle famiglie e dei pensionati
Nel merito, la manovra di finanza pubblica proposta dal Governo è sbagliata e non affronta le emergenze del Paese: il recupero del potere d’acquisto dei redditi fissi, la competitività delle imprese.
Infatti, come avevamo già denunciato a proposito del decreto-legge n. 93 (ICI, straordinari, mutui), dai provvedimenti annunciati non si evince una sola misura in favore di salari e pensioni.
Dalle informazioni disponibili emergono, invece, disposizioni demagogiche e di scarso impatto redistributivo. La carta prepagata per i pensionati, ad esempio. Mentre il Governo Prodi aveva stanziato oltre 1,1 miliardi di euro per concedere la cosiddetta “quattordicesima”, ossia un beneficio compreso tra 336 e 504 euro annui in favore dei pensionati ultrasessantaquattrenni con redditi bassi, Tremonti istituisce per i pensionati al minimo una carta prepagata per le spese di prima necessità, come gli alimentari e bollette.
Si tratta evidentemente di una misura demagogica, paternalistica e compassionevole, assolutamente insufficiente per incidere sul potere d’acquisto delle pensioni. Peraltro si rivolgerà a una platea di 1,2 milioni di beneficiari (mentre quella della quattordicesima era di oltre 3 milioni) e varrà circa 400 euro l'anno, per un costo per la finanza pubblica di 500 milioni.

I vantaggi per i cittadini sono fittizi
Per il finanziamento dell'operazione viene istituito un Fondo speciale di solidarietà alimentato dalla Robin Tax, dalle somme riscosse in eccesso dagli agenti della riscossione, dalle somme versate dalle cooperative a mutualità prevalente, da trasferimenti provenienti dal bilancio dello Stato e da versamenti effettuati a titolo spontaneo e solidale da società ed enti, in particolare del comparto energetico.
Se dovesse essere confermato un aggravio fiscale sui petrolieri per almeno un miliardo, a cui sommare un altro miliardo derivante dall’ampliamento della base imponibile delle banche (interessi passivi deducibili al 95% e stretta sulla svalutazione dei crediti), ciò significherebbe che soltanto un quarto del maggior gettito finirà davvero a sostegno dei più bisognosi.
Inoltre, si tratta di coperture transitorie e, di nuovo, demagogiche e velleitarie: il rischio è che, data la scarsa concorrenza nei mercati interessati dai provvedimenti, le maggiori imposte siano scaricate - non si sa in quale misura - sul costo finale pagato dagli utenti dei loro prodotti o servizi.
Intanto, le banche incassano quello che veramente hanno a cuore: non si parla più di abolizione del massimo scoperto, l'entrata in vigore della class action viene rinviata al 1° gennaio 2009, sui mutui, come avevamo già sottolineato, si sigla una convenzione a tutto vantaggio degli intermediari finanziari. Quindi, nessun beneficio per il cittadino-consumatore.

I veri vantaggi provengono dalle misure del Governo Prodi
D’altro canto, alcune delle misure a cui il Governo dà grande enfasi non costituiscono un vantaggio supplementare. Il “piano casa” è interamente finanziato con le risorse stanziate dal Governo Prodi: 550 milioni per il programma straordinario triennale di edilizia residenziale pubblica e 100 milioni per valorizzare il patrimonio del demanio e mettere a disposizione alloggi derivano dal DL 159/2007 collegato alla finanziaria 2008, 60 milioni di euro per l’edilizia residenziale pubblica sovvenzionata provengono dalla finanziaria 2007.
Le misure per lo sviluppo relative alle riforme delle Pubbliche Amministrazioni, alla liberalizzazione dei servizi pubblici locali e alle semplificazioni per le imprese sono in larga misura tratte dai provvedimenti arenatisi in Parlamento nella scorsa legislatura. Quindi, non possiamo che essere favorevoli. Al contrario, gli interventi sul mercato del lavoro abrogano alcuni importanti punti della legge derivante dal Protocollo sul Welfare e aumentano la precarizzazione.
Ma molte altre sono le misure populiste e demagogiche, come, ad esempio la previsione di una Banca per il Sud (un ennesimo, inutile e costoso carrozzone) o la tassazione ordinaria delle stock options (già di fatto realizzata nel 2007).

La manovra non aiuta la crescita e viene pagata da consumi e servizi essenziali
Ma siamo di fronte a una manovra sbagliata anche per la sua dimensione e, quindi, per i suoi effetti sulla crescita dell’economia, sui redditi delle famiglie, sulla domanda per le imprese.
Una stangata di quasi un punto percentuale di Pil nel 2009 rischia di compromettere la possibile ripresa prevista per il prossimo anno, dopo il forte rallentamento in corso.
Non si tratta di rinunciare al risanamento della finanza pubblica, che anzi va perseguito con rigore, come il programma del PD proponeva. Si tratta di scegliere una via pragmatica e non ideologica. L’obiettivo del pareggio di bilancio può essere conseguito facendo leva non solo sui tagli di spesa e gli aumenti di tasse, ma anche sulla crescita dell’economia. Infatti, puntare sulle riforme strutturali (dalle liberalizzazioni alla riforma delle pubbliche amministrazioni), sugli investimenti nelle infrastrutture, sull’incremento del potere d’acquisto delle famiglie e sulla riduzione di tasse per le imprese consente di innalzare la crescita potenziale dell’economia italiana e facilitare gli sforzi di aggiustamento della finanza pubblica.
Siamo, invece, di fronte a una manovra concentrata su tagli di spesa. Non c’è dubbio che la spesa pubblica in Italia possa essere tagliata. Tuttavia, i tagli vanno fatti nei punti giusti, ossia dove esistono inefficienza, sprechi, corruzione. E la spesa, in Italia, va soprattutto riqualificata e redistribuita. Per tali ragioni, nel 2007, si avviò una completa spending review (il metodo Brown per davvero) e si intervenne, oltre che sui capitoli di spesa delle amministrazioni centrali, sulla finanza degli enti territoriali.
In particolare, per gli enti territoriali, il Patto di Stabilità Interno del 2007 individuò un incisivo percorso di riduzione dei deficit di Comuni, Province e Regioni (circa 6 miliardi all’anno dal 2010). Un percorso dal quale sono arrivati primi importanti risultati (i dati Istat del 18 Giugno sul Conto Economico Consolidato della Pubblica Amministrazione evidenziano un miglioramento di circa 8 miliardi per l’indebitamento del 2007 rispetto al 2006).
L’intervento deciso dal Governo Berlusconi non rafforza il percorso intrapreso. Colpisce, invece, alla cieca e pesantemente (18 miliardi di euro in 3 anni) Regioni, Province e Comuni e determina non solo le condizioni per eliminare gli sprechi, ma soprattutto le condizioni per tagliare diritti: dai posti negli asili nido, alle mense nelle scuole primarie ed elementari, dal trasporto pubblico locale, all’assistenza per gli anziani non autosufficienti. Il rischio è che per la scuola, la sanità e l'assistenza si impoverisca la qualità offerta e per i cittadini aumentino i costi.
Colpisce alla cieca ma, nonostante gli annunci della vigilia, lascia intatte le Comunità montane e le Province metropolitane. Il taglio dei costi della politica scompare dall’agenda del Governo.
Inoltre, gli interventi di riduzione della spesa sanitaria (9 miliardi in 3 anni includendo la mancata copertura del ticket abolito nel 2007), in realtà sono in larga misura aumenti di entrate. Le Regioni, infatti, per compensare almeno una parte dei tagli al Fondo Sanitario Nazionale saranno costrette a reintrodurre i ticket sulle prestazioni e/o sui farmaci. Si deve ricordare che il Patto per la Sanità del 2007 già prevedeva la stabilizzazione della spesa sanitaria in rapporto al Pil.

Si continua a colpire il Mezzogiorno

Oltre agli enti territoriali, è pesantemente colpito dalla manovra del Governo il Mezzogiorno. Dopo il taglio di quasi 2 miliardi di euro dedicati alle infrastrutture stradali di Sicilia e Calabria, dopo il sostanziale svuotamento del credito d’imposta per gli investimenti delle imprese private delle Regioni Meridionali, ora si revoca la programmazione dei fondi per le aree sottoutilizzate, così passando da una quadro di certezza a uno di incertezza.
La manovra, infatti, interviene pesantemente sulla struttura della programmazione nel Mezzogiorno, annullando delibere CIPE a valere sul Fondo Aree Sottoutilizzate adottate fino al 30 aprile 2008. Le risorse non ancora impegnate o programmate in Accordi di Programma quadro vengono poi destinate ad alcune finalità specifiche.
Va sottolineato come in realtà tale provvedimento non comporta alcun incremento di risorse per il Mezzogiorno ma si limita ad indicare alcuni campi prioritari di carattere piuttosto generico. Rispetto ai tagli già operati, i provvedimenti non rappresentano nessuna compensazione in quanto non fanno altro che ripartire risorse già destinate al Sud.
Inoltre, il provvedimento sembra intervenire sulla quota FAS del Quadro Strategico Nazionale, con esclusione della quota relativa ai programmi regionali. Tale interventi sembrano presupporre però anche una conseguenza rimodulazione dei Fondi europei. Cosa peraltro che richiederebbe una rinegoziazione dei Piani operativi approvati dalla Commissione. Anche in questo caso non si tratta di risorse nuove ma di una rimodulazione di quelle esistenti.
In particolare, il dubbio che sorge è che siano messe in discussione le principali innovazioni introdotte dal Governo Prodi:





- la certezza della programmazione finanziaria congiunta tra fondi nazionali e fondi comunitari;
- il grande programma di bonifica e reindustrializzazione delle aree compromesse da inquinamento;
- Industria 2015;
- gli indicatori di premialità per le Regioni, ossia le risorse condizionate al raggiungimento di determinati obiettivi di servizio (servizio idrico, anziani, rifiuti).

Dietro la semplificazione si nasconde la fine della lotta all’evasione
Per quanto riguarda le entrate, la manovra del Governo demolisce l’impianto normativo di contrasto al riciclaggio di denaro sporco, all’evasione fiscale e al lavoro nero. In particolare, si innalza da 5000 a 12500 euro il limite per l’emissione di assegni non trasferibili, si elimina la responsabilità solidale del committente con l’appaltatore ed il subappaltatore, si elimina l’elenco clienti-fornitori e la trasmissione telematica dei corrispettivi. Si determinano le condizioni per un allargamento dell’evasione e dell’economia sommersa con immediati effetti sia sul gettito che, ancora più grave, sulla sicurezza sul lavoro.
L’allentamento del contrasto all’evasione e al lavoro nero sottrae al Bilancio dello Stato le risorse necessarie per finanziare la riduzione delle imposte sui redditi da lavoro e da pensione stabilite dalla finanziaria 2008.

In sintesi, il Governo Berlusconi per portare avanti il risanamento della finanza pubblica, prospetta per Regioni, Province, Comuni, Servizio sanitario nazionale, tagli brutali e alla cieca di diritti invece che interventi mirati di risparmio e di riqualificazione.
Per la competitività delle imprese, punta sulla precarizzazione del lavoro e sull’evasione fiscale, invece che sulle riforme e la riduzione di imposte.
Per le famiglie, dà l’elemosina per i più poveri, invece di riduzioni di imposte generalizzate per aumentare il potere d’acquisto dei redditi bassi e medi.









lunedì 23 giugno 2008

Sicurezza

Vanity Fair, 19 giugno 2008
di Pino Corrias


Comunque la si calcoli la contabilità sulla Sicurezza non torna mai. In Italia ci sono 600 omicidi l’anno, più o meno quanti nella sola città di Los Angeles. Eppure la sensazione diffusa è l’assedio, il campo di battaglia, la perpetua notte dei morti viventi che ci aspetta al di là della soglia di casa, appena oltrepassate le telecamere che ci sorvegliano e ci proteggono. Il volto del sindaco Letizia Moratti, prosciugato dalla tensione, non fa che confermare l’allarme. Non bastano più i 100 mila poliziotti, né i 100 mila carabinieri. Ci vuole l’esercito: 2.500 ragazzi ben armati. Da distribuire come? Uno ogni 3 comuni (che sono 8 mila)? Ma allora perché non arruolarne 25 mila?Eppure. Se è davvero la sicurezza a ossessionarci, come mai non altrettanta attenzione è dedicata a quella sul lavoro? Nelle fabbriche e nei cantieri si muore più del doppio, 1300 salme l’anno, con fiammate anche spettacolari, come l’anno scorso alla Thyssent e l’altra settimana a Catania, con i telegiornali che lacrimano e i politici che portano i fiori della solidarietà e dell’indignazione da prima serata. Come mai il ministro Ignazio La Russa non ha ancora proposto l’impiego dei Bersaglieri a vigilanza dei cantieri? O quello dei Lagunari per stanare i reclutatori di manodopera clandestina? Gli operai liquidati per asfissia valgono meno di un tabaccaio ucciso per rapina? E la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta? Perchè ci spaventano meno dei nomadi che lavano vetri, chiedono l’elemosina, rubano qualche portafoglio? E perché non ci allarma, ma anzi incassa consensi crescenti, un governo che organizza leggi contro i magistrati, dimezza i tempi delle prescrizioni, allestisce trappole contro le intercettazioni?
Dovrebbero essere le incongruenze (e la potenza della propaganda) a farci un po’ di paura.


Segnalazioni :




Toghe rosse a Manhattan di Furio Colombo











La Destra mente a tutti, anche agli agricoltori


Dopo le dichiarazioni dell’ex ass. alle Att. Produttive accompagnate dall’ass. all’Agricoltura di Castellaneta Giuseppe Rochira

COSTANTINO (PD) : DA LOSPINUSO E ROCHIRA (AN) UNA IMPUDENZA SENZA LIMITI


BARI – Pagare chi ne ha diritto e farlo subito. La Destra invece di riflettere su ritardi e cifre interamente imputabili alle sue gestioni preferisce polemizzare e intorpidire le acque. Allora è bene ristabilire i fatti, carte alla mano.
1) Castellaneta e gli altri Comuni ed Enti locali coinvolti farebbero bene a fare i massimi sforzi possibili per saldare subito le spettanze degli agricoltori. Castellaneta, oltre alla Provincia di Taranto e ai rimanenti Comuni jonici, ha ricevuto i fondi con Determina del Dirigente del Settore Agricoltura della Regione Puglia n°558 del 26 Marzo 2008.
2) La politica del centrosinistra è diretta a favorire i cittadini e le piccole imprese, senza penalizzare le grandi. Il limite dei 10.000€ serve per evitare che le imprese incassino gli aiuti alla produzione, evadendo poi quanto da loro dovuto. Equitalia però deve sbloccare al più presto i pagamenti a chi ha debiti inferiori a detti limiti e a maggior ragione a chi ha saldato il suo debito con la maxiristrutturazione debiti INPS. Ricordo a tal proposito che il termine di Giugno per la corresponsione della integrazione PAC sta per scadere e la procedura di ristrutturazione si è chiusa il 25 Febbraio del 2008. Non si capisce ancora perché l’integrazione tardi ad essere versata.
3) La Legge 185 del 1992 sui risarcimenti per le calamità, sulla quale si sta dibattendo e da cui gli agricoltori attendono il 21% dei danni lamentati, è stata cancellata da Berlusconi e Alemanno nel 2004. Obbligato dal 2005 in poi il ricorso alle assicurazioni private, dalle quali spesso non si ottiene nemmeno il riconoscimento del danno. Chi fa i controlli è spesso in evidente conflitto di interesse. A proposito, “meno male che Silvio c’è” possiede compagnie assicuratrici. E comunque bisogna fare domanda e pagare la polizza, un costo per le imprese agricole che prima non c’era.
4) I risarcimenti, da quando esiste la Legge 185, cioè dal 1992, si sono sempre attestati su percentuali basse rispetto ai fabbisogni presentati dalle Province. Spesso non arrivavano a chi ne aveva davvero bisogno poiché chi aveva il giro giusto sapeva come compilare le domande e farle arrivare per tempo. Quindi il 21% con cui la Regione si è impegnata è assolutamente in linea con quanto si faceva prima. Con l’abitudine nostra a fare sul serio e non a sbandierare.
5) La Provincia di Taranto ha fatto uno sforzo encomiabile per far arrivare agli agricoltori le somme ed i prestiti. Palagianello ad esempio ha già fatto sapere di aver liquidato il 5 Giugno scorso le spettanze del 2003, 9 giorni dopo aver ricevuto i soldi. Gli altri Comuni jonici, Ginosa e Castellaneta in testa facciano lo stesso invece di perdere tempo a coprire le bugie del centrodestra al Governo. Il quale nel 2004 con la storica crisi dell’agricoltura fece un miracoloso decreto per crisi di mercato e si scordò di finanziarlo facendolo decadere. Ora vedremo che succederà quando si tratterà di onorare l’impegno. Primo ed ultimo poiché dopo lo ripetiamo il Governo Berlusconi abroga quella Legge. Con buona pace degli agricoltori e con ben pochi oppositori a quel disegno.

Bari, 20 Giugno 2008
Il Consigliere regionale del PD
Paolo Costantino

venerdì 20 giugno 2008

Comunità montana, chiusura vicina?

Carrozzoni inutili, creati solo per spartire incarichi e garantire stipendi ai componenti de «La Casta». Il futuro delle comunità montane torna ad essere a rischio, tanto che già nelle prossime ore un provvedimento del Governo Berlusconi potrebbe decretarne l’abolizione.«Eppure - spiega Arcangelo Rizzi, presidente della Comunità Montana della Murgia Tarantina - la settimana scorsa c’era stato un incontro dagli esiti rassicuranti tra il premier e i nostri rappresentanti dell’Uncem. Davvero non capisco questa improvvisa accelerazione, sono senza parole».Rizzi guida un ente sul quale negli ultimi mesi si sono sprecati apprezzamenti e battute ironiche, oltre che articoli sui principali quotidiani nazionali (ultimo ieri Gian Antonio Stella sul Corsera).«Ma si tratta di una campagna di stampa basata sul nulla - replica con forza Rizzi - perché noi rappresentiamo le istanze di nove comuni (Castellaneta, Crispiano, Ginosa, Laterza, Massafra, Montemesola, Mottola, Palagianello e Palagiano) e veniamo invece identificati sempre e soltanto con Palagiano, un paese che certamente montano non è ma per il quale non riceviamo nemmeno un euro di contributo e dunque davvero non capisco come si possa imbastire una polemica solo e soltanto su questo dato meramente geografico».Le comunità montane già quest’anno fanno i conti con una cospicua sforbiciata voluta dal governo Prodi: indennità di carica dimezzate (il presidente porta a casa 400 euro lordi al mese, il consigliere circa 50 euro all’anno, sempre lordi) e trasferimenti governativi tagliati di un terzo.«Che senso ha - dice Rizzi alla Gazzetta - chiudere le comunità montane e aprire le unioni dei comuni? Le aziende del nostro territorio hanno cospicue agevolazioni grazie alla nostra presenza, al nostro lavoro. Da sempre sostengono che può essere più utile una circoscrizione che lavora rispetto ad un Senato che non fa niente. Non stiamo qua a prendere lo stipendio, non siamo un parcheggio per gli elefanti. Per trasferire le nostre competenze ai comuni e quindi anche il personale, si spenderebbe una cifra 10 volte superiore al presunto risparmio rinveniente dall’abolizione delle comunità montane».Proprio la settimana scorso, peraltro, alla Regione Puglia era stata formalizzata una proposta di razionalizzazione che punta a dimezzare le comunità montane pugliesi che passerebbero a 3 (Gargano, Monti Dauni e Murgia) rispetto alle attuali 6, con la fusione degli enti che ora hanno sede a Mottola, Gioia del Colle e Ruvo di Puglia.«Proponiano inoltre - aggiunge il presidente Rizzi di togliere dalle comunità i paesi pianeggianti e così passeremmo, almeno per la comunità montana della Murgia alla quale puntiamo da 20 a 14 comuni membri, da 60 a 14 consiglieri, da 18 a 2 assessori, da 3 ad un solo presidente. Se non è razionalizzazione questa.... Certo, per metterla in pratica serve una nuova legge regionale ma se c’è la volontà politica, si può fare agevolmente. Sempre che a livello nazionale non prevalga la mentalità ragionieristica che mal si coniuga con le reali esigenze del territorio».Il presidente Rizzi cita con orgoglio la recente nomina a componente del comitato esecutivo di Amphitionia, un organismo del quale fanno parte Italia, Grecia, Cipro, Serbia, Israele e Palestina.«L’obiettivo del progetto Amphitionia è quello di dotare le nostre aree rurali di grandi infrastrutture, dai collegamenti viari agli acquedotti, con lo scopo di recuperare il gap esistente tra città e campagne. Speriamo di non perdere questa opportunità».»

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno»

Autore: Mimmo Mazza

Camera, governo battuto.

ROMA - Governo e maggioranza battuti due volte sul decreto legge per l'emergenza rifiuti in Campania con la Lega nord che volta due volte con l'opposizione. Il primo emendamento (Udc) viene annullato, si ritorna in aula e il governo va di nuovo sotto questa volta per un emendamento dell'Italia dei valori.
COSA È SUCCESSO - Facciamo un passo indietro. Giovedì mattina viene approvato un emendamento dell'Udc sull'articolo 8 riguardante il termovalorizzatore di Napoli. L'aula, con il parere contrario di commissione e governo, con 274 sì e 224 no approvava un emendamento sui fondi Cip6 all'articolo sul termovalorizzatore di Napoli. Ben 38 deputati Lega Nord hanno votato a favore dell'emendamento (più uno dell'Mpa), mentre altri undici si sono mantenuti fedeli alle direttive del governo. Quindi i lavori venivano sospesi su richiesta del relatore, Agostino Ghiglia (Pdl), per valutare il testo dopo l'approvazione della modifica che sopprime una parte dell'articolo relativo al deposito dei rifiuti. All'Udc mancava il 20% dei deputati, al Pd il 14% e all'Idv il 10%, sul fronte della maggioranza il Pdl aveva solo il 9% di assenze e la Lega il 5%. Questa votazione viene però annullata al termine della riunione del comitato dei nove della commissione Ambiente, in quanto l'emendamento era «irriferibile al testo» per quanto riguarda quel punto.
SECONDA SCONFITTA - Nel pomeriggio riprendono le votazioni e il governo va di nuovo sotto su un emendamento (questa volta dell'Idv) all'articolo 16 riguarda la stabilizzazione dei precari al 31 dicembre 2009 e introduce l'obbligo del concorso pubblico per le assunzioni a tempo determinato del dipartimento della Protezione civile relative all'emergenza rifiuti. Anche in questo caso la Lega ha votato con l'opposizione. A questo punto la maggioranza ha chiesto di sospendere le votazioni e rimandare a venerdì, mentre il Pd intende proseguire. «C'è il sospetto che, poiché non sono d'accordo e sono in imbarazzo, vogliono rimandare a domani per ritrovare l'intesa», ha commentato Raffaella Mariani, capogruppo del Pd in commissione Ambiente della Camera. L'emendamento all'articolo 16 è passato con 253 sì, 212 no e dur astensioni. Con l'opposizione hanno votato 46 deputati della Lega e due dell'Mpa (che si è spaccato a metà). Erano assenti 112 deputati (undici dell'Idv, sei della Lega, otto del gruppo misto, 49 del Pd, 28 del Pdl e dieci dell'Udc).
REAZIONI - «È chiaro che la Lega vuole dare un segnale politico alla maggioranza», spiega Ermete Realacci, ministro dell'Ambiente del governo ombra del Pd. «È sbagliato enfatizzare l'episodio, ma se non siamo alla crisi politica, siamo però di fronte a qualcosa di più di un semplice incidente di percorso», ha dichiarato Francesco Pionati, portavoce dell'Udc. Minimizza Italo Bocchino, vice presidente dei deputati del Pdl: «Non c'è nessun problema nella maggioranza e il provvedimento sarà approvato definitivamente martedì». Anche per Roberto Cota, capogrupo della Lega, «non è successo niente. È stato solo un errore di comunicazione. Il voto della Lega non ha alcun significato politico».
PIANISTI - L'Italia dei valori ancora una volta alla Camera ha sollevato lo scandalo dei cosiddetti «pianisti», deputati che votano per i colleghi assenti. «Continuiamo a vedere nei banchi della maggioranza deputati che votano per colleghi che non ci sono», ha detto il capogruppo dell'Idv Massimo Donadi. «Chiediamo il ritiro delle schede dei colleghi che non sono in aula nell'interesse di tutti e per la dignità e la funzionalità del Parlamento». Un altro esponente dell'Idv, Fabio Evangelisti ha avvertito: «Se l'atteggiamento della maggioranza non cambia, saremo costretti a riprendere quell'antipatica forma di ostruzionismo che non siamo intenzionati a fare». A questo punto il presidente di turno della Camera, Rocco Buttiglione, fa eseguire i controlli e subito dopo il governo viene battuto nella votazione dell'emendamento Udc.

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