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Le motivazioni del voto delle Politiche 2008 – ha spiegato il direttore generale del Censis, Giuseppe Roma – mostrano il lento declino del richiamo a ideali e valori e il ritorno del leader come mobilitatore del consenso: scende infatti del 4,6%, rispetto al 2006, la quota di chi ha scelto uno schieramento perchè si identifica con i suoi valori, mentre cresce di quasi 6 punti quella di chi ha deciso in base al capo della coalizione.
Dalla ricerca emerge poi come un quarto degli elettori, nella vita quotidiana, abbia un rapporto patologico con la politica, vissuto come scambio di favori e richiesta di soluzione di problemi personali. Soprattutto nei piccoli comuni e al centro-sud, dalle emergenze sanitarie alla ricerca di lavoro, ha ammesso di essersi rivolto a un politico il 23,1% degli elettori, ma c'è un 30% che non ha voluto rispondere.
Dal governo, gli italiani, fortemente condizionati dalla percezione di grande vulnerabilità socioeconomica, si aspettano soprattutto interventi di razionalizzazione della spesa pubblica: per il 24,2% va aumentata la spesa per le infrastrutture (+13,8% rispetto al 1996), per i servizi pubblici come trasporti e raccolta rifiuti (+6,7%), per l’ordine pubblico e la giustizia (+6,5%) e per le prestazioni previdenziali (+6,3%). Resta forte, anche se diminuisce nel tempo, la richiesta di spesa sanitaria (33,4%), diminuisce lievemente quella per la scuola.
In questo panorama, spicca la «voglia crescente di Stato centrale»: sono passati dal 33,3% del 2001 al 47,5% del 2008 gli italiani convinti che in una nuova distribuzione di poteri fra le istituzioni occorra privilegiare il ruolo dello Stato centrale, mentre diminuiscono coloro che vogliono potenziare le Regioni (dal 39% al 28,4%) o dare più potere a Comuni e Province (dal 27,7% al 24,1%). A questo, si affianca la centralità della famiglia come soggetto sociale che, secondo il 72% deve essere sostenuto dallo Stato, mentre cala il consenso verso le imprese e le associazioni.
Dalla ricerca emerge poi come un quarto degli elettori, nella vita quotidiana, abbia un rapporto patologico con la politica, vissuto come scambio di favori e richiesta di soluzione di problemi personali. Soprattutto nei piccoli comuni e al centro-sud, dalle emergenze sanitarie alla ricerca di lavoro, ha ammesso di essersi rivolto a un politico il 23,1% degli elettori, ma c'è un 30% che non ha voluto rispondere.
Dal governo, gli italiani, fortemente condizionati dalla percezione di grande vulnerabilità socioeconomica, si aspettano soprattutto interventi di razionalizzazione della spesa pubblica: per il 24,2% va aumentata la spesa per le infrastrutture (+13,8% rispetto al 1996), per i servizi pubblici come trasporti e raccolta rifiuti (+6,7%), per l’ordine pubblico e la giustizia (+6,5%) e per le prestazioni previdenziali (+6,3%). Resta forte, anche se diminuisce nel tempo, la richiesta di spesa sanitaria (33,4%), diminuisce lievemente quella per la scuola.
In questo panorama, spicca la «voglia crescente di Stato centrale»: sono passati dal 33,3% del 2001 al 47,5% del 2008 gli italiani convinti che in una nuova distribuzione di poteri fra le istituzioni occorra privilegiare il ruolo dello Stato centrale, mentre diminuiscono coloro che vogliono potenziare le Regioni (dal 39% al 28,4%) o dare più potere a Comuni e Province (dal 27,7% al 24,1%). A questo, si affianca la centralità della famiglia come soggetto sociale che, secondo il 72% deve essere sostenuto dallo Stato, mentre cala il consenso verso le imprese e le associazioni.
1 commento:
Siamo un popolo alo sbando! completamente disorientato e senza più riferimenti!Chissà dove andremo a finire! Speriamo bene.
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