martedì 15 aprile 2008

I risultati definitivi di Camera e Senato

Elezioni politiche 2008
CAMERA DEI DEPUTATI

Partito Democratico: 12.092.998 di votanti - 33,2% - 211 seggi

Italia dei Valori: 1.593.675 di votanti - 4,4% - 28 seggi

Totale coalizione - 13.686.673 di votanti - 37,5% - 239 seggi


Popolo della Libertà - 13.628.865 di votanti - 37,4% - 272 seggi

Lega Nord - 3.024.522 di votanti - 8,3% - 60 seggi

Mov. Aut. All. per il Sud - 410.487 di votanti - 1,1% - 8 seggi

Totale coalizione - 17.063.874 di votanti - 46,8% - 340 seggi


Udc - 2.050.319 di votanti - 5,6% - 36 seggi

Sinistra Arcobaleno - 1.124.418 di votanti - 3,1%

La Destra - Fiamma Tricolore - 885.229 di votanti - 2,4%

Ps 355.581 di votanti - 1,0%


SENATO DELLA REPUBBLICA

Partito Democratico - 11.042.325 di votanti - 33,7% - 116 seggi

Italia dei Valori - 1.414.118 di votanti - 4,3% - 14 seggi

Totale coalizione - 12.456.443 di votanti - 38,0% - 130 seggi


Popolo della Libertà - 12.510.306 di votanti - 38,2% - 141 seggi

Lega Nord - 2.642.167 di votanti - 8,1% - 25 seggi

Mov. Aut. All. per il Sud - 355.076 di votanti - 1,1% - 2 seggi

Totale coalizione - 15.507.549 di votanti - 47,3% - 168 seggi


Udc - 1.866.294 di votanti - 5,7% - 3 seggi

Sinistra Arcobaleno - 1.053.154 di votanti - 3,2%

La Destra - Fiamma Tricolore - 687.211 di votanti - 2,1%

Ps - 284.428 di votanti - 0,9%

1 commento:

akerfeldt ha detto...

Epocali. Queste elezioni possono essere definite così. Alcuni analisti hanno parlato della nascita di una terza repubblica; altri hanno, invece, sostenuto che, solo ora, nasca la seconda repubblica. Si è, infatti, passati da un bipolarismo imperfetto e forzato a un bipolarismo più compiuto. In parlamento siederanno cinque – sei gruppi. Le due coalizioni hanno preso insieme oltre l’85% dei voti. Il cataclisma, inoltre, è avvenuto con una legge elettorale, dei cui limiti si è parlato fin troppo, attagliata al vecchio bipolarismo che prediligeva carrozzoni coalizionistici penalizzando i soggetti politici che rimanevano fuori dai due grossi e compositi schieramenti. E così è stato. La semplificazione del sistema politico è avvenuta nello spazio di pochi mesi. Ed è stata decisa dagli elettori che alle urne domenica e lunedì hanno premiato le due minicoalizioni a scapito degli altri soggetti politici solitari. Primo fra tutti la Sinistra Arcobaleno che ha subito una sconfitta andata oltre ogni più fosca previsione. La mancanza parlamentare di una sinistra che si richiami alla tradizione italiana comunista e socialista (prevedibile l’ irrisorietà del risultato raggiunto dal Ps) è un altro elemento, come presto si è sottolineato, che contribuisce a rendere epocali queste elezioni. Il crollo della sinistra, a quanto pare di capire, ha diverse cause. Difficile individuare la principale. Se ne possono identificare almeno tre: l’astensionismo, il richiamo al voto utile, la scarsa attrazione esercitata sull’elettoratato. L’astensione, che è stata comunque contenuta rispetto alle attese, infatti, ha fatto breccia soprattutto tra gli elettori della sinistra estrema (dal punto di vista della sorpassata, ormai, geografia parlamentare). Astensione che può essere spiegata dalla delusione dell’elettorato di sinistra, specie dei cosiddetti movimenti, dopo la cattiva prova politica offerta dai partiti di riferimento in questi due anni. Durante il governo Prodi, Bertinotti e compagni hanno dovuto ingoiare bocconi amari: rifinanziamenti per le missioni di guerra (altro non è quella ancora in corso in Afghanistan), leggi finanziare pesanti e impopolari, accantonamento del dl sui diritti ai conviventi, per citarne alcuni. Tutto per salvare il governo, per non “riconsegnare il Paese a Berlusconi”. Il governo è poi caduto lo stesso; al centro però. Il Pd ha sempre rinfacciato alla sinistra arcobaleno durante questa campagna elettorale, di essere stata la vera causa della disfatta prodiana minando la capacità di tenuta governativa con le manifestazioni di piazza dei suoi ministri. A questo punto viene da pensare che, se la sinistra avesse fatto concretamente (sfiduciandolo) cadere Prodi, avrebbe potuto mantenere, grazie a un comportamento più coerente, parte del proprio elettorato astenutosi. Tanto più che quasi un punto percentuale è stato preso dai neonati, puri e duri partitini di sinistra, Pdcl di Ferrando e Sinistra Critica di Turigliatto. L’astensione nell’elettorato di “estrema” sinistra è, inoltre, frutto della campagna al non voto di matrice grillina nata dopo l’ondata antipolitica. Sono questi elettori, dallo spiccato senso critico, infatti, che sono risultati più sensibili ad un richiamo comunque motivato. Un fattore che può aver contribuito a questo tipo d’astensione può, tra l’altro, essere stato il caso Pecoraro Scanio. Un secondo motivo è rintracciabile nell’invito al voto utile. In verità Veltroni, finito sul banco degli imputati, non ha richiamato espressamente e con veemenza il tema nei suoi interventi (al contrario del suo omologo), ma, preconizzando una grandissima rimonta, la possibilità del colpaccio, può aver indotto gli elettori meno ideologizzati e più pragmatici della Sinistra Arcobaleno a votare Pd o quanto meno Idv. Si può, infatti, spiegare in questo modo il grande risultato ottenuto dal partito di Di Pietro, che ha raddoppiato i consensi. L’Italia dei Valori è stata percepita tendenzialmente come una forza più affidabile e più a sinistra del Pd da parte di questa fetta di elettorato. La terza causa può essere la scarsa capacità di attrazione esercitata dal cartello elettorale di sinistra. La campagna elettorale è stata incentrata su temi evidentemente valutati di secondo piano da parte dell’elettorato. E’ molto probabile inoltre che nelle regioni dove la Lega ha fatto man bassa di voti, parte del bacino elettorale di sinistra sia confluito nel Carroccio. La Lega è nata come una forza popolare, attecchendo presso gli strati sociali più bassi e meno acculturati del Nord-est, facendo leva sui temi della sicurezza, della difesa contro lo straniero, della tutela della Padania dagli interessi della sanguisuga romana, del federalismo come metodo con cui conservare in loco la ricchezza prodotta. In tempi di crisi economica e di nuova antipolitica, la Lega ha ripreso vigore riconquistando l’elettorato perso negli ultimi anni. E lo ha fatto contando sui vecchi metodi di propaganda politica diretta fondati sul radicamento territoriale (i comizi, l’azione di opinion leader locali presenti nelle piazze e nelle piccole fabbriche del Nord-est). Radicamento territoriale di cui è stata deficitaria la compagine arcobaleno anche nelle zone rosse. Una compagine che non ha potuto contare neanche sull’effetto di notiziabilità presso i grandi mass-media, fagocitata dalle grida provenienti dai due schieramenti principali (o meglio dai due leader) e risucchiata dal vortice di parole, di frasi brevi, dichiarazioni ad effetto, di ben 14 candidati premier. Da un lato la forte eco dei contendenti maggiori, dall’altro il vociare babelico degli outsider e delle comparse. Di queste voci alcune sono riuscite ad arrivare distinte e abbastanza forti (Udc e Destra), altre, come la voce della sinistra arcobaleno, evidentemente no. Chissà se, dopo la tempesta, rispunterà. L’arcobaleno.