In crisi la maggioranza, inesistente la minoranza.
La seconda sindacatura di Giuseppe Cristella, quella plebiscitata con quasi 6 mila voti, oltre il 58%, si trova fra i piedi più d’un intralcio: problemi in casa, in maggioranza, nell’opposizione.
Il caso Leone è il più appariscente, ma il più leggero perché ha soltanto il peso di un consigliere comunale isolato. La maggioranza perde un componente dei 13 dei quali è composta, più il sindaco, cosa irrisoria in sé. Sarebbe preoccupante se Leone avesse dalla sua una qual eloquenza, di quelle che mettono in difficoltà chiunque li ascolti. Ma questo genere di eloquenza ha bisogno di tre cose: cultura, oratoria naturale e nessuno scheletro nell’armadio. Leone, preso con un po’ di coca in casa, e reo confesso di usarla per sue sniffate, quand’anche avesse cultura e oratoria, con tanto scheletro nell’armadio le sue parole sarebbero più evanescenti del fiato emesso per pronunciarle.
Che egli resti in Consiglio e ne esca è la stessa cosa, è come se il Consiglio laertino invece di essere di 21 membri, fosse di 20.
Ma può essere un randagio solo per poco, può diventare un voto pesante per i problemi esplosi in Forza Italia. Nelle politiche di due settimane fa, anche sommando i voti dell’Udc, oggi avversario, son mancati all’appello un po’ di quei 6 mila voti di due anni fa, almeno 1500, una massa consistente. S’è abbassata di parecchio la percentuale del Pdl per un seggio in Provincia e per una richiesta di candidatura regionale con probabilità d’elezione.
Il magro risultato elettorale delle politiche è stato argomento delle sedute sezionali: più che domandarsi il perché di questa forte diminuzione, gli “azzurri” laertini si son domandati come recuperare, in vista delle provinciali del prossimo anno e delle regionali del 2010. Ma soprattutto per le provinciali, dove possono aspirare in molti. Alle regionali, infatti, può aspirare solo il sindaco, che, però, dovrebbe dimettersi, ma 4000 voti di partenza non è più una soglia di sicurezza. E al giovane sindaco laertino potrebbe non convenire rischiare due anni di sindacatura per una speranza, non esile, ma neppure robusta e solida.
Ma il vero problema del Pdl laertino è lo scranno provinciale con parecchi pretendenti. E siccome questi pretendenti non se la giocheranno, la candidatura provinciale, né a carte, né a dadi, è certo che i malumori diverranno rancori che esploderanno nell’urna, poi in sezione, infine in municipio. E allora Michele Leone, lo sniffatore messo alla porta, può tornare ad essere una pedina importante nelle future strategie, che riguarderanno la successione al sindaco.
Cristella infatti, è al suo secondo mandato, non può ricandidarsi sindaco e non è detto che quando si tratterà di designare il suo successore avrà la golden share, cioè la parola decisiva.
Anzi da certi “boatos” provenienti dalla sezione, non l’avrebbe già più. Il gruppo, infatti, si sarebbe aggrovigliato sul come prendere l’energia solare.
Laterza e Castellaneta, grazie ai buoni uffici della Comunità montana di Mottola, presieduta dal laertino Arcangelo Rizzi sono saliti agli onori della cronaca per aver ammassato nel loro territorio i progetti di quasi la metà delle torri eoliche previste per tutta
Rizzi, poi, perduta la sua quota di potere, sussurrerà alla sua maniera suadente e fraterna, come solo i nipoti di prete sanno fare: ed a me ora che cosa mi fate fare?
Questa prima crisi della maggioranza di Cristella, però, non ha smosso dal suo letargo l’opposizione di sinistra. Nel quinquennio passato l’Unione fu inesistente, pur essendo consapevole della sua inesistenza. In questo biennio: nulla di nuovo, inesistenti come prima, neppure dopo la fondazione del Pd e lo tsunami delle elezioni politiche.
L’ex Unione laertina versa in una così profonda, e molti dicono irreversibile, astenia, che in questi due anni ha patito ben tre crisi d’identità. Dopo pochi mesi, lasciò il suo scranno consiliare il capolista, l’urologo Nino Di Lena. Ma fu solo una perdita d’immagine, perché Di Lena, preso dalla sua professione, non frequentava la vita politica. Una perdita, invece, per la sinistra e la vita politica del paese è l’uscita di scena di Lorenzo Caldaralo: comunista fin dal latte materno, mai “compagno trinariciuto”, quelli che obbediscono all’ordine e al contrordine, poi Pds, poi Ds, fino alla scissione mussiana. La scomparsa dell’Arcobaleno lo ha prostrato: gli ha rivelato che il comunismo, se lo è stata, non è più una religione per gli ultimi della terra; e gli ha anche rivelato che i suoi “maggiori” sono stati spazzati via perché si son mostrati indegni di ricevere la riconferma, essendosi smarriti nelle frivolezze e nelle vacuità. Caldaralo conosce paese e paesani, sa esprimere un pensiero compiuto ed ha una credibilità personale: senza di lui, il Consiglio non perderà una voce, perderà un buon consiglio. Al suo posto dovrebbe subentrare l’architetto Irene Bruno, con il collega Toni Gallitelli, antesignana del prodismo e con lui, dopo lo sprofondamento del prodismo ionico nella partitocrazia, anch’essa in crisi d’identità.
Lo smarrimento del Pd laertino era evidente domenica sera: botta e risposta al vetriolo fra Leone e la maggioranza della quale era stato assessore e il Pd non ha avuto nulla da dire. Era stato posto un problema di dignità politica e di legalità, erano state lanciate accuse criptiche; ma il Pd non ha chiesto conto, non ha scavato di suo, non ha informato il paese che nel Palazzo s’agita una impetuosa tempesta: non un comizio, ma nemmeno un tazebao, i manifesti delle guardie rosse di Mao.
Se
Ciò che occorre oggi.
Michele Cristella - Corriere del Giorno - 29 aprile 08
1 commento:
Non pubblicate più gli articoli della stampa ufficiale. Boicottiamo la stampa venduta e serva dei partiti!!!
Cerchiamo di liberarci dei giornalisti di parte, dei lacchè che ci propinano informazioni veicolate!!!
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Peppe Lattuga
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