giovedì 17 aprile 2008

A questo punto decido tutto io.

ROMA - "A questo punto decido tutto io. Mi hanno dato la delega e ora i ministri li scelgo io da solo". Il primo vertice di maggioranza non è servito solo a festeggiare. Non è stato convocato solo per brindare e per studiare le prossime mosse della coalizione. Certo, il centrodestra si appresta ad affrontare una legislatura "costituente", con un'agenda piena di riforme. Tanto che ieri è circolata la voce di un incontro riservato tra Silvio Berlusconi e il segretario del Pd, Walter Veltroni, che si sarebbe svolto martedì sera, subito dopo le conferenze stampa in cui i due leader esaminavano il voto, proprio per avviare un primo confronto. Un faccia a faccia a casa di Gianni Letta cui avrebbe preso parte pure Goffredo Bettini, il braccio destro dell'ex sindaco di Roma. Una voce, però, che è stata smentita dai diretti interessati e in particolare dal portavoce del Pdl, Paolo Bonaiuti: "Non si è svolto assolutamente nessun incontro. E poi per quale motivo avremmo fatto una cosa del genere? Non avrebbe avuto alcun senso". Ieri intanto il Cavaliere ha voluto richiamare gli alleati. Ha chiuso la riunione di coalizione ponendo fine alle tensioni sulla squadra di governo e assumendo tutte le scelte relative ai ministri. Pur riconoscendo le istanze leghiste, ha chiesto di consegnargli un "mandato pieno" per selezionare in autonomia le personalità più adatte per ogni singolo incarico. "Non mi va di litigare su queste cose - ha avvertito i partner - non ho voglia di combattere per queste beghe". E già, perché il Cavaliere, Fini, Bossi e Lombardo si sono riuniti a Palazzo Grazioli e immediatamente sono entrati nella carne viva della prossima legislatura: ossia i dicasteri da assegnare nelle prossime quattro settimane.


La struttura dell'esecutivo è in larga parte pronta, ma non mancano incomprensioni e diktat. Ieri è stato Umberto Bossi a farsi sentire. A reclamare quel che "spetta" al Carroccio. Il Senatur non ha usato mezzi termini con il "premier in pectore". Lo schema predisposto a Via del Plebiscito, infatti, non gli è piaciuto affatto: "Così non va". E lo ha detto apertamente, tanto che dopo l'incontro ha risposto con un "magari" carico di significato a chi gli chiedeva se Roberto Maroni farà il ministro dell'Interno. Agli alleati, poi, ha ricordato quanti voti hanno conquistato i Lumbard e quali sono le loro aspettative. Perché quella principale è la presidenza della Regione Lombardia da riservare a Roberto Castelli. Una carica al momento occupata da Roberto Formigoni. L'impasse sui ministeri in questa fase dipende tutto da quella casella. Il Governatore, infatti, è disposto a lasciare il Pirellone solo in cambio della presidenza del Senato o di un dicastero di peso (Interni o Esteri): "Altrimenti resto là". E il leader del Pdl non ha dubbi: "E meglio se resta là". Non vuole che l'ex capo del Movimento popolare si trasferisca a Roma. Un'indicazione che, appunto, ha fatto infuriare Bossi. "Se non si libera la Lombardia, allora a noi spettano quattro ministri". Una tensione che anche Fini ha provato a stemperare ricordando a tutti che "la competenza di scegliere i ministri è del premier". Il Cavaliere ad ogni modo ha tranquillizzato "l'amico Umberto" assicurando che i lumbard non verranno mortificati. L'orientamento di Berlusconi potrebbe portare ad una delegazione leghista composta da Bossi come vicepremier, Calderoli alla Riforme, e poi Maroni e Roberto Castelli. Pure su questi ultimi due non manca una certa tensione. Il Senatur vorrebbe gli Interni per Maroni, ma il leader del Pdl ha già fatto sapere di voler riservare il Viminale a Forza Italia: a Claudio Scajola oppure a Gianni Letta (in pole position pure per la seconda vicepresidenza). L'esponente leghista deve contendere a Gianni Alemanno le Attività produttive o il Welfare. Lo stesso Cavaliere, poi, vorrebbe far tornare Castelli alla Giustizia. E anche su questo tassello si è creato un attrito, ma con Fini che punta tutto su Giulia Bongiorno. Persino contro il parere dei suoi "colonnelli". Confermati Giulio Tremonti all'Economia e Franco Frattini agli Esteri, Ignazio La Russa potrebbe essere dirottato alla Difesa con Altero Matteoli alle Infrastrutture. Un piccolo derby è incorso pure per le Politiche Agricole: il nome più gettonato è quello di Adriana Poli Bortone ma la delega è messa da tempo sotto osservazione dal Carroccio. Ai Beni culturali ci punta Paolo Bonaiuti. Sandro Bondi potrebbe ottenere la Pubblica istruzione. Maurizio Lupi la Sanità e Elio Vito i Rapporti con il Parlamento. Altre due le donne della "squadra": Stefania Prestigiacomo (Politiche Ue) e Mara Carfagna (Famiglia). Infine il nodo del sottosegretario alla presidenza del consiglio. Se Letta davvero assumerà un incarico ministeriale, il Cavaliere è orientato a far cadere la sua scelta su un "tecnico". Più definite le cariche parlamentari. Gianfranco Fini è al momento il candidato unico per la presidenza della Camera. Per il Senato è in corsa Renato Schifani e, con qualche probabilità in meno, Beppe Pisanu.

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