Nessun festeggiamento, o quasi. Nessun carosello di auto e di bandiere. Solo i militanti e i simpatizzanti della Lega hanno (giustamente) brindato. Gli altri, a partire da quelli del Pdl, sono invece rimasti zitti e muti: persino nelle sedi di partito, che erano già praticamente vuote alle 10 di lunedì sera, l'entusiasmo è stato moderato. Non è un caso: il voto che ha portato per la terza volta Silvio Berlusconi a palazzo Chigi, questa volta non è stato un voto (solo) ideologico. È stato un voto di disperazione.
Anche per questo il cammino per Berlusconi, nonostante la schiacciante maggioranza parlamentare, si preannuncia difficilissimo. Il Cavaliere, infatti, ha dalla sua uno zoccolo duro di un 15-20 per cento di cittadini-fans sfegatati. Gli altri lo hanno invece premiato o perché stavano con la Lega o perché consideravano il centro-destra un po' meno peggio del centro-sinistra.
Walter Veltroni, come ho scritto un mese fa, aveva la possibilità di ribaltare il risultato, o quantomeno di ridurre il margine di sconfitta. Ma per farlo avrebbe dovuto presentare delle liste di candidati radicalmente nuove, prive di condannati ed inquisiti, piene di giovani e di amministratori locali radicati sul territorio. Solo così avrebbe potuto rimarcare le differenze con lo schieramento avversario. E condurre, come si fa nelle democrazie mature, una campagna elettorale d'attacco. Che questa fosse l'unica strada percorribile lo dimostra quello che è accaduto in Sicilia, dove la donna di apparato Anna Finocchiaro, è riuscita a raccogliere il 15 per cento di consensi in meno, rispetto a quanto aveva fatto Rita Borsellino nel 2006. Invece la novità non c'è stata, e il centrosinistra ha perso. Di brutto.
Veltroni farà tesoro della lezione? Per il momento c'è da dubitarne. La discussione che si è aperta nel Pd per la sostituzione di Prodi sulla poltrona di presidente del partito, lascia presagire il peggio. Quel posto è infatti reclamato a gran voce dagli uomini di Franco Marini e Massimo D'Alema, i quali vogliono sbarrare la strada a Rosy Bindi. E il tutto si sta svolgendo all'interno delle più perfette e vecchie logiche della nomenklatura.
Berlusconi, però, ha poco da gioire. Oggi, soprattutto grazie alla Lega, si trova ad avere a che fare con una base realmente popolare che chiede un miglioramento delle condizioni di vita, aumenti di stipendio e più sicurezza. Difficile che sia in grado di dare queste risposte. La congiuntura economica internazionale è quel che è e inoltre nelle prime settimane di governo il Cavaliere si troverà a dover risolvere i problemi di sempre: i suoi processi (due in corso a Milano, uno a Napoli più un'inchiesta a Roma) e quelli dei suoi amici. Non è insomma difficile pensare che tra qualche mese anche gli elettori di centro-destra ricominceranno a ricordare come a Roma si sia insediato un parlamento non di eletti, ma di nominati dalle segreterie dei partiti. Un parlamento oltretutto pessimo sotto il profilo delle biografie di moltissimi deputati e senatori.
Per questo la lotta per un sistema elettorale che consenta in qualche modo di scegliere direttamente i propri rappresentanti, dovrebbe diventare il cavallo di battaglia delle opposizioni. Una parola d'ordine semplice, immediatamente comprensibile, capace di raccogliere consensi sia a destra che a sinistra. Sempre che non ci pensi prima Berlusconi: quale aria tiri nel paese lui lo sa benissimo. Non per nulla garantisce che dimezzerà i parlamentari e abolirà le province. Dell'elezione "diretta" di deputati e senatori, invece, parla poco o niente: se passasse una riforma del genere dopo pochi mesi, infatti, il nuovo parlamento, il suo parlamento, dovrebbe andare a casa. Anche per questo sarebbe forse il caso di capire se al ritorno al voto di preferenza (o al maggioritario), si può arrivare attraverso un referendum. Una consultazione del genere riserverebbe molte piacevoli sorprese. E sarebbe senz'altro molto più efficace delle 350.000 firme raccolte per una legge d'iniziativa popolare che nessuno nei palazzi della Capitale vuole discutere. di Peter Gomez da www.voglioscendere.it posted by Giovanni78
L’ultimo voto politico si è caratterizzato per tre aspetti: la vittoria di Berlusconi, il successo della Lega e la scomparsa della sinistra radicale dal Parlamento.
Berlusconi ha vinto perché è in sintonia con il Paese. E’ in sintonia con il Paese da quindici anni, cioè da quando è in politica. Lo dimostrano le tre vittorie alle elezioni politiche del 1994, del 2001, del 2008 ottenute in momenti politici molto diversi tra loro. Attribuire, come spesso si fa a sinistra, le sue vittorie all’ignoranza dilagante nella nazione è il sistema migliore per condannare la sinistra a nuove sonore batoste. Berlusconi ha creato a distanza di quattordici anni due formazioni politiche, Forza Italia e Popolo della Libertà, che hanno conquistato nel giro di brevissimo tempo la maggioranza relativa dei consensi. Da ciò si evidenzia una spiccata tendenza del nostro tempo a de-ideologizzare il voto. All’allenza con la Lega deve la buona maggioranza ottenuta al Senato.
La Lega è la forza politica più radicata nella parte più ricca del Paese. Della Lega, nella semplificazione del linguaggio mediatico e nella fatueria delle analisi politologiche, si parla solo in relazione alle eccentriche dichiarazioni dei suoi esponenti più folcloristici. I temi preferiti della Lega sono il federalismo fiscale e l’attenzione alla questione sicurezza. Probabilmente il segreto sta nella capacità di essere vicina alla vita e alle esigenze delle persone. Secondo Sartori la Lega non è né un partito di destra né di sinistra perché si muove sul continuum centro/periferia. E’ un fatto che le sezioni della Lega siano presenti al Nord quasi alla pari delle stazioni dei Carabinieri e degli uffici postali e che, al contrario delle sezioni di altri partiti, esse siano frequentate da persone vive.
La Sinistra Arcobaleno ha raccolto la metà dei voti presi da Rifondazione alle ultime elezioni politiche. Metà elettorato, stando ai flussi di voto, ha preferito raccogliere l’invito al “voto utile” scegliendo il Partito Democratico. Di sicuro una sinistra più rappresentativa non sarebbe restata fuori dal Parlamento. La bocciatura obbliga la sinistra radicale ad un ricambio della classe dirigente e ad un profondo ripensamento della propria azione politica. Siccome a sinistra lo sport preferito sembra dividersi è già scontro tra chi pensa di tornare alla falce a al martello e chi ritiene che vada solo approfondito il progetto della Sinistra Arcobaleno, chi legge il risultato come frutto di una scarsa incidenza nel Governo Prodi e chi è convinto che la Sinistra debba essere solo forza di lotta.
Consultati gli elettori e scrutinate le schede (nell'era di intenet votiamo ancora con la matita) alla sinistra radicale tocca dunque riorganizzarsi, al Partito Democratico fare l'opposizione raccogliendo le istanze di tutta la Sinistra, al centrodestra governare. Per la cronaca: dal 1994 in poi gli italiani non hanno mai confermato nessun governo uscente. Perchè questo accada consiglio al Partito Democratico di cogliere le indicazioni fornite dal voto. La gente ha bisogno di leadership riconosciute. Converrà far capire subito chi può guidare un prossimo governo. Si può investire sulla figura di Veltroni o, in alternativa, puntare su personalità come Pierluigi Bersani. Si potrebbe affidare al primo la gestione del Partito e al secondo il compito di conquistare la fiducia degli italiani. Nel sistema dominato dai media va concentrato l'agire comunicativo e sfruttata la forza carismatica del leader. Nei piccoli e medi centri va favorito l'incontro dei cittadini con la politica. In altre parole, vanno riaperte le sezioni perchè la gente si incontri e discuta. A Roma, a Milano o a Torino, non può bastare. Serve la democrazia orizzontale dei nuovi mezzi di comunicazione.
complimenti per le tabelle, ottimo lavoro di semplificazione che aiuta ad interpetrare i risultati elettorali. il pd di laterza ha lavorato bene peccato per la scarsa considerazione dei livelli provinciali e regionali.
Era impossibile vincere? Si poteva fare delle liste meno di apparato e più di radicamento territoriale? Se si mette in lista Dilva Desimei, voluta da Florido, che alle scorse comunali di Taranto ha preso 60 voti di preferenza che cosa si pretende?
Cari Pd Laterza, sono di Cinisello e vi seguo sempre perchè il vostro sito mi piace molto, anche se Laterza non l'ho mai vista. Stavo facendo una riflessione sul risultato politico ottenuto dalla Lega in tutto il nord, ed ho la certezza che questo partito, si è andato sempre più radicando sullo scenario politico italiano. Il voto alla Lega, secondo me, non è più assolutamente un voto di protesta ma un voto di consenso totale di un intero territorio, il nord appunto. Un territorio che non ne puo' più di trascinare un Sud arretrato e clientelare. DOVETE DARVI DA FARE, smettetela con i piagnistei, basta con l'assistenzialismo, basta con dirigenti regionali che non sanno nemmeno che lavoro stanno svolgendo. Il vero problema del sud è la sua dirigenza, che non è all'altezza dei compiti che sono chiamati a svolgere e dei cittadini che in cambio di qualche favore, cedono il loro voto. Il sud ha veramente tirato troppo la corda secondo me e questa volta la sconterà cara, purtroppo! La lega governerà per cinque anni e possiamo stare sicuri che gli effetti si sentiranno non solo qui al nord ma anche al sud e saranno bocconi amari per voi!. Proprio oggi leggevo che il ministro dell'agricoltura sarà della lega...il sud vive di agricoltura!Quello che faccio fatica a spiegarmi è, come al sud non riusciate nemmeno a difendere i vostri stessi interessi. mi spiego meglio, dare il voto alla pdl, significava di fatto votare affinchè anche la lega andasse al governo, ma gli abitanti del sud, la pdl l'hanno votata in massa, a partire dalla puglia, sicilia, etc... quindi o questo non l'avete capito, oppure ancora una volta siete stati accecati dal favore facile... Comunque, io ho votato Pd! In bocca al lupo e speriamo in una forte opposizione di Walter e del Pd.
5 commenti:
Nessun festeggiamento, o quasi. Nessun carosello di auto e di bandiere. Solo i militanti e i simpatizzanti della Lega hanno (giustamente) brindato. Gli altri, a partire da quelli del Pdl, sono invece rimasti zitti e muti: persino nelle sedi di partito, che erano già praticamente vuote alle 10 di lunedì sera, l'entusiasmo è stato moderato. Non è un caso: il voto che ha portato per la terza volta Silvio Berlusconi a palazzo Chigi, questa volta non è stato un voto (solo) ideologico. È stato un voto di disperazione.
Anche per questo il cammino per Berlusconi, nonostante la schiacciante maggioranza parlamentare, si preannuncia difficilissimo. Il Cavaliere, infatti, ha dalla sua uno zoccolo duro di un 15-20 per cento di cittadini-fans sfegatati. Gli altri lo hanno invece premiato o perché stavano con la Lega o perché consideravano il centro-destra un po' meno peggio del centro-sinistra.
Walter Veltroni, come ho scritto un mese fa, aveva la possibilità di ribaltare il risultato, o quantomeno di ridurre il margine di sconfitta. Ma per farlo avrebbe dovuto presentare delle liste di candidati radicalmente nuove, prive di condannati ed inquisiti, piene di giovani e di amministratori locali radicati sul territorio. Solo così avrebbe potuto rimarcare le differenze con lo schieramento avversario. E condurre, come si fa nelle democrazie mature, una campagna elettorale d'attacco. Che questa fosse l'unica strada percorribile lo dimostra quello che è accaduto in Sicilia, dove la donna di apparato Anna Finocchiaro, è riuscita a raccogliere il 15 per cento di consensi in meno, rispetto a quanto aveva fatto Rita Borsellino nel 2006. Invece la novità non c'è stata, e il centrosinistra ha perso. Di brutto.
Veltroni farà tesoro della lezione? Per il momento c'è da dubitarne. La discussione che si è aperta nel Pd per la sostituzione di Prodi sulla poltrona di presidente del partito, lascia presagire il peggio. Quel posto è infatti reclamato a gran voce dagli uomini di Franco Marini e Massimo D'Alema, i quali vogliono sbarrare la strada a Rosy Bindi. E il tutto si sta svolgendo all'interno delle più perfette e vecchie logiche della nomenklatura.
Berlusconi, però, ha poco da gioire. Oggi, soprattutto grazie alla Lega, si trova ad avere a che fare con una base realmente popolare che chiede un miglioramento delle condizioni di vita, aumenti di stipendio e più sicurezza. Difficile che sia in grado di dare queste risposte. La congiuntura economica internazionale è quel che è e inoltre nelle prime settimane di governo il Cavaliere si troverà a dover risolvere i problemi di sempre: i suoi processi (due in corso a Milano, uno a Napoli più un'inchiesta a Roma) e quelli dei suoi amici. Non è insomma difficile pensare che tra qualche mese anche gli elettori di centro-destra ricominceranno a ricordare come a Roma si sia insediato un parlamento non di eletti, ma di nominati dalle segreterie dei partiti. Un parlamento oltretutto pessimo sotto il profilo delle biografie di moltissimi deputati e senatori.
Per questo la lotta per un sistema elettorale che consenta in qualche modo di scegliere direttamente i propri rappresentanti, dovrebbe diventare il cavallo di battaglia delle opposizioni. Una parola d'ordine semplice, immediatamente comprensibile, capace di raccogliere consensi sia a destra che a sinistra. Sempre che non ci pensi prima Berlusconi: quale aria tiri nel paese lui lo sa benissimo. Non per nulla garantisce che dimezzerà i parlamentari e abolirà le province. Dell'elezione "diretta" di deputati e senatori, invece, parla poco o niente: se passasse una riforma del genere dopo pochi mesi, infatti, il nuovo parlamento, il suo parlamento, dovrebbe andare a casa. Anche per questo sarebbe forse il caso di capire se al ritorno al voto di preferenza (o al maggioritario), si può arrivare attraverso un referendum. Una consultazione del genere riserverebbe molte piacevoli sorprese. E sarebbe senz'altro molto più efficace delle 350.000 firme raccolte per una legge d'iniziativa popolare che nessuno nei palazzi della Capitale vuole discutere.
di Peter Gomez
da www.voglioscendere.it
posted by Giovanni78
Diario
18 aprile 2008
Sotto a chi tocca
L’ultimo voto politico si è caratterizzato per tre aspetti: la vittoria di Berlusconi, il successo della Lega e la scomparsa della sinistra radicale dal Parlamento.
Berlusconi ha vinto perché è in sintonia con il Paese. E’ in sintonia con il Paese da quindici anni, cioè da quando è in politica. Lo dimostrano le tre vittorie alle elezioni politiche del 1994, del 2001, del 2008 ottenute in momenti politici molto diversi tra loro. Attribuire, come spesso si fa a sinistra, le sue vittorie all’ignoranza dilagante nella nazione è il sistema migliore per condannare la sinistra a nuove sonore batoste. Berlusconi ha creato a distanza di quattordici anni due formazioni politiche, Forza Italia e Popolo della Libertà, che hanno conquistato nel giro di brevissimo tempo la maggioranza relativa dei consensi. Da ciò si evidenzia una spiccata tendenza del nostro tempo a de-ideologizzare il voto. All’allenza con la Lega deve la buona maggioranza ottenuta al Senato.
La Lega è la forza politica più radicata nella parte più ricca del Paese. Della Lega, nella semplificazione del linguaggio mediatico e nella fatueria delle analisi politologiche, si parla solo in relazione alle eccentriche dichiarazioni dei suoi esponenti più folcloristici. I temi preferiti della Lega sono il federalismo fiscale e l’attenzione alla questione sicurezza. Probabilmente il segreto sta nella capacità di essere vicina alla vita e alle esigenze delle persone. Secondo Sartori la Lega non è né un partito di destra né di sinistra perché si muove sul continuum centro/periferia. E’ un fatto che le sezioni della Lega siano presenti al Nord quasi alla pari delle stazioni dei Carabinieri e degli uffici postali e che, al contrario delle sezioni di altri partiti, esse siano frequentate da persone vive.
La Sinistra Arcobaleno ha raccolto la metà dei voti presi da Rifondazione alle ultime elezioni politiche. Metà elettorato, stando ai flussi di voto, ha preferito raccogliere l’invito al “voto utile” scegliendo il Partito Democratico. Di sicuro una sinistra più rappresentativa non sarebbe restata fuori dal Parlamento. La bocciatura obbliga la sinistra radicale ad un ricambio della classe dirigente e ad un profondo ripensamento della propria azione politica. Siccome a sinistra lo sport preferito sembra dividersi è già scontro tra chi pensa di tornare alla falce a al martello e chi ritiene che vada solo approfondito il progetto della Sinistra Arcobaleno, chi legge il risultato come frutto di una scarsa incidenza nel Governo Prodi e chi è convinto che la Sinistra debba essere solo forza di lotta.
Consultati gli elettori e scrutinate le schede (nell'era di intenet votiamo ancora con la matita) alla sinistra radicale tocca dunque riorganizzarsi, al Partito Democratico fare l'opposizione raccogliendo le istanze di tutta la Sinistra, al centrodestra governare. Per la cronaca: dal 1994 in poi gli italiani non hanno mai confermato nessun governo uscente. Perchè questo accada consiglio al Partito Democratico di cogliere le indicazioni fornite dal voto. La gente ha bisogno di leadership riconosciute. Converrà far capire subito chi può guidare un prossimo governo. Si può investire sulla figura di Veltroni o, in alternativa, puntare su personalità come Pierluigi Bersani. Si potrebbe affidare al primo la gestione del Partito e al secondo il compito di conquistare la fiducia degli italiani. Nel sistema dominato dai media va concentrato l'agire comunicativo e sfruttata la forza carismatica del leader. Nei piccoli e medi centri va favorito l'incontro dei cittadini con la politica. In altre parole, vanno riaperte le sezioni perchè la gente si incontri e discuta. A Roma, a Milano o a Torino, non può bastare. Serve la democrazia orizzontale dei nuovi mezzi di comunicazione.
Giuseppe Spadaro
complimenti per le tabelle, ottimo lavoro di semplificazione che aiuta ad interpetrare i risultati elettorali. il pd di laterza ha lavorato bene peccato per la scarsa considerazione dei livelli provinciali e regionali.
Era impossibile vincere? Si poteva fare delle liste meno di apparato e più di radicamento territoriale? Se si mette in lista Dilva Desimei, voluta da Florido, che alle scorse comunali di Taranto ha preso 60 voti di preferenza che cosa si pretende?
Cari Pd Laterza, sono di Cinisello e vi seguo sempre perchè il vostro sito mi piace molto, anche se Laterza non l'ho mai vista. Stavo facendo una riflessione sul risultato politico ottenuto dalla Lega in tutto il nord, ed ho la certezza che questo partito, si è andato sempre più radicando sullo scenario politico italiano. Il voto alla Lega, secondo me, non è più assolutamente un voto di protesta ma un voto di consenso totale di un intero territorio, il nord appunto. Un territorio che non ne puo' più di trascinare un Sud arretrato e clientelare. DOVETE DARVI DA FARE, smettetela con i piagnistei, basta con l'assistenzialismo, basta con dirigenti regionali che non sanno nemmeno che lavoro stanno svolgendo. Il vero problema del sud è la sua dirigenza, che non è all'altezza dei compiti che sono chiamati a svolgere e dei cittadini che in cambio di qualche favore, cedono il loro voto. Il sud ha veramente tirato troppo la corda secondo me e questa volta la sconterà cara, purtroppo!
La lega governerà per cinque anni e possiamo stare sicuri che gli effetti si sentiranno non solo qui al nord ma anche al sud e saranno bocconi amari per voi!. Proprio oggi leggevo che il ministro dell'agricoltura sarà della lega...il sud vive di agricoltura!Quello che faccio fatica a spiegarmi è, come al sud non riusciate nemmeno a difendere i vostri stessi interessi. mi spiego meglio, dare il voto alla pdl, significava di fatto votare affinchè anche la lega andasse al governo, ma gli abitanti del sud, la pdl l'hanno votata in massa, a partire dalla puglia, sicilia, etc... quindi o questo non l'avete capito, oppure ancora una volta siete stati accecati dal favore facile...
Comunque, io ho votato Pd! In bocca al lupo e speriamo in una forte opposizione di Walter e del Pd.
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