mercoledì 30 aprile 2008

Dare il giusto reddito agli agricoltori

Lettera inviata e pubblicata nella rubrica del Corriere della Sera curata da Beppe Severgnini

Carissimo Beppe ti scrivo in risposta alla lettera di Domenico Polidoro (“Ue, energia e le sovvenzioni all’agricoltura”) apparsa su “Italians” del 2 aprile. Sono figlio di un coltivatore, ma ho abbandonato l’impresa paterna poiché non c'era reddito. Avrei tanto voluto convertirla all’agricoltura industriale, l'ecologia e il bio-diesel mi affascinano dalle scuole medie.
L'impatto di questi aiuti che si vorrebbero giustamente eliminare è molto minore di quello che si crede nella vita economico-finanziaria dell’impresa. Spesso è una partita di giro che si conclude a vantaggio della UE che obbliga ad esempio a comprare il grano cartellinato, impedendo di seminare il proprio se si vuole la c.d. integrazione. Quella del 2007, l'integrazione intendo non è stata ancora pagata ad esempio, colgo l’occasione per denunciarlo. Per una azienda intorno ai dieci ettari ammonta mediamente alla mitica somma di €1300, includendo il premio per grano ed olio. Una miseria, solo la potatura degli alberi d’olivo vale quei soldi. Chi ci guadagna sono i tanti che hanno imbrogliato sulle carte, via via scoperti dalla UE e dalla Guardia di Finanzia e le varie multinazionali cui questo assetto della agricoltura mondiale fa comodo. Le sementi e quindi lo stesso grano cartellinato sono da loro gestite. I contributi dell'UE sono dati per impedire che l'agricoltura europea sparisca per la competitività giustamente maggiore dei paesi sottosviluppati, creando così una dipendenza alimentare. La politica italiana in Europa non è stata capace di difendere le nostre produzioni, consentendo percentuali sempre più alte di ingredienti artificiali ed extraeuropei nei nostri alimenti. Ora immagini una dipendenza alimentare dall'estero dopo quella del petrolio... E' quello che accadrà se non ci si decide a dare il giusto reddito agli agricoltori, quelli veri e a controllare la filiera. Quei 30 centesimi al giorno, 109 euro annui quindi, mi dispiace dirtelo sono anche pochi. Chi lavora onestamente la terra e credimi è dura, peraltro con una burocrazia asfissiante, gradirebbe, lo dice mio padre, che gli aiuti fossero aboliti. Ma chi coltiverebbe la terra allora? Io faccio l'addetto stampa, la funzione dei miei articoli credo sia importante perché c'è qualcuno che mi paga per farla. Ma ha un difetto: non si può mangiare.

Nicola Natale

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