sabato 31 maggio 2008

Appello Primarie per le Provinciali

Al Segretario nazionale

Walter Veltroni

Al Segretario Regionale

Michele Emiliano

Al Segretario Provinciale

Donato Pentassuglia

Tra le principali cause della sconfitta elettorale del 13 e 14 aprile vi è stato il mancato radicamento territoriale del Partito Democratico. Purtroppo il dopo voto ha accentuato la “chiusura verticistica” del partito tradendo le aspettative delle primarie e la costruzione di un partito orizzontale e a rete.

Già in tempi non sospetti, il Pd di Laterza, aveva sostenuto e ribadito la necessità di dotarsi di una classe politica che fosse espressione del territorio e che proprio da quest'ultimo traesse la sua forza rappresentativa. Coerentemente con quelli che sono i principi fondativi del Pd, avevamo quindi proposto l'adozione delle primarie come sistema di selezione dei nostri rappresentanti al Parlamento Italiano. Per motivi non del tutto chiari alla fine si optò per delle consultazioni allargate che, almeno nelle intenzioni iniziali, avrebbero comunque garantito democrazia e rappresentatività. Difatti nemmeno ciò accade ed oggi apprendiamo che neppure per le prossime elezioni provinciali ci sarà la possibilità di tener fede ai valori fondanti e statutari del Partito Democratico.

Sappiamo bene che il Pd Jonico e quello Pugliese non si sono ancora dotati di uno statuto che disciplini il sistema delle candidature, ma vogliamo sperare che non si utilizzi questa vacanza normativa per “blindare” le rendite di posizione tradendo ancora una volta il principio democratico del coinvolgimento dei cittadini.

Il Pd di Laterza, all’unanimità, ritiene necessarie le primarie per i seguenti motivi:
  1. il Presidente e l’amministrazione provinciale uscenti sono apparsi lontani e distratti rispetto alle priorità programmatiche della Provincia Jonica (Parco delle Gravine, Infrastrutture e Viabilità, Coordinamento e Sviluppo locale) e lo svolgimento delle primarie aperte consentirebbe l’avvio di un confronto programmatico per rilanciare l’intera coalizione;
  2. la selezione delle candidature attraverso le primarie sarebbe un segnale forte di umiltà e apertura nei confronti dei cittadini che darebbe vita a partecipazione ed entusiasmo.

Gli attuali uscenti, Presidente – Assessori e Consiglieri Provinciali, certi dei proficui risultati amministrativi conseguiti avrebbero la reale possibilità di rendicontare il loro operato alla propria base prima ancora che all'elettorato tutto.

Ad ogni buon conto, quali che siano le risoluzioni provinciali e regionali, il Pd Laterza ha deciso di indire le primarie per l'individuazione del nostro candidato per le prossime elezioni provinciali. In tal senso si farà promotore di un incontro con il circolo del Pd di Castellaneta (il nostro collegio si compone di parte del territorio di Castellaneta) per confrontarsi ed individuare un percorso condiviso per lo svolgimento delle primarie.

Chiediamo ufficialmente e con forza che lo stesso sistema venga utilizzato per la scelta di tutti i candidati e dello stesso candidato presidente, consapevoli del fatto che la gente non saprebbe spiegarsi un orientamento diverso da questo.
Pd Laterza

TACI IL CITTADINO SI INFORMA

Nei prossimi giorni il governo presenterà il suo disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche. L'obiettivo iniziale, dichiarato pubblicamente da Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale, era quello di consentire gli ascolti solo nelle inchieste di mafia e terrorismo. Spiegare alle vittime di stupri o rapine che nel loro caso la polizia indagherà senza poter intercettare nessuno, era però difficile. E così ora il cavaliere e il suo fido Guardasigilli, Angelino Alfano, stanno tentando di trovare una mediazione tra il vecchio disegno di legge Mastella
(votato da tutta la Camera con solo nove astenuti) e il loro progetto.
Come finirà è facile prevederlo: verrà proposta (e approvata) una norma che impedirà la pubblicazione, grazie a multe milionarie e il carcere per i trasgressori, non solo delle intercettazioni non coperte da segreto, ma anche di molti altri atti giudiziari. Non per niente già il disegno di legge Mastella impediva di utilizzare carte tratte da indagini poi archiviate. La cosa non è grave per i giornalisti. Chi si occupa di cronaca giudiziaria o di giornalismo d'inchiesta vivrà benissimo scrivendo d'altro: magari di piante o di fiori (io vorrei seguire la pallacanestro). È grave invece per gli elettori. Da una parte verrà di fatto impedito il potere di controllo dell'opinione pubblica sull'attività della magistratura. Se gli atti sulla base dei quali sono state arrestate delle persone non possono essere consultati chi mai potrà fondatamente esercitare il proprio diritto di critica sulle scelte di un giudice? Dall'altra i cittadini non potranno più venire a conoscenza di tutta un serie di comportamenti tenuti dagli eletti che magari non hanno rilevanza penale, ma che certamente sono rilevanti dal punto di vista politico. L'esempio più chiaro è quello di Mirello Crisafulli, il parlamentare del Pd protagonista di un'indagine (poi archiviata), nata da un'intercettazione ambientale (con relativo filmato) di un colloquio tra lui e un capomafia. Con le nuove norme di quei fatti non potrà più parlare nessuno. La tecnica insomma sarà un po' quella utilizzata in Campania dai funzionari dell'alto commissariato rifiuti. Lì, come hanno dimostrato proprio le intercettazioni telefoniche contenute nell'ordinanza di custodia cautelare spiccata contro di loro, si piazzava nelle discariche spazzatura non trattata e pericolosa sotto un velo di monnezza resa inerte e profumata con vari additivi chimici. Così i cittadini non si accorgevano di nulla e potevano pensare che i tecnici stessero davvero lavorando per risolvere il problema. C'è voluto un po', ma adesso i risultati di questo modus operandi sono sotto gli occhi (e il naso) di tutti. Nascondere lo sporco sotto il tappeto, non è mai stata una buona idea. E lo è ancor meno se ciò che si vuol far sparire sono le notizie.
Segnalazioni
Tra le ipotesi di reato: truffa allo Stato e traffico illecito di rifiuti. (fonte: espresso.repubblica.it)

Commenti fuori dall'Italia

Il rapporto tra Silvio Berlusconi e i giornali non è mai stato felice. Tanto meno quando si parla di stampa straniera, sempre poco docile nei confronti dell’attuale premier. Questa volta sono tre gli importanti quotidiani che prendono di mira l’operato del nuovo presidente del Consiglio: il Financial Times, il Wall Street Journal e l’Economist. A scatenare le critiche, invece, sono i due temi caldi che hanno accompagnato i primi passi del nuovo esecutivo: il caso Alitalia e la proposta di un ritorno al nucleare.

Sul Financial Times un tagliente articolo dell'editorialista Paul Betts, nella rubrica European view, spara a zero sulla vicenda della compagnia di bandiera. Il premier Silvio Berlusconi e i sindacati di Alitalia, scrive il giornalista, dovrebbero «prendersi a calci da soli» per l'ostilità che hanno riservato a Air France-Klm. Mentre il vettore franco olandese dovrebbe «ringraziare la sua buona stella», assieme ai sindacati e al nuovo governo, se il suo progetto di acquisizione di Alitalia non ha mai preso il volo.
Le parole di Betts non fanno sconti e criticano aspramente le modalità con cui Berlusconi ha sfruttato la crisi della compagnia aerea a fini elettorali: prima promettendo una cordata che ancora oggi stenta a farsi avanti, poi demolendo le trattative con gli investitori francesi. E pure il prestito ponte, sostiene ancora Betts, servirà a poco di fronte ad un’azienda che perde 2 milioni di euro al giorno e che, come tutte le altre compagnie, dovrà affrontare l’esorbitante impennata dei prezzi del greggio.
Ad aggravare la situazione, poi, sarebbe la non perfetta corrispondenza d’opinione tra Bruno Ermolli, l'imprenditore a cui Berlusconi ha affidato il compito di cercare una cordata italiana, e il nuovo influente ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, più propenso ad abbandonare le promesse fatte in campagna elettorale e più disponibile ad aprire a soluzioni straniere.
Peccato, però, che la situazione, da due mesi a questa parte, è andata peggiorando in maniera esponenziale e la difficoltà del mercato, secondo Betts, metterà in fuga gli investitori stranieri che dovranno fare i conti con una situazione al limite del collasso.

Non va meglio con la proposta di un ritorno al nucleare fatta dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola. Questa volta è Henry Sokolski dalle colonne del Wall Street Journal ad analizzare il panorama italiano. Secondo l’editoriale del direttore esecutivo del Nonproliferation Policy Education Center, la proposta mossa dall’esecutivo è probabilmente irrealizzabile. A parte l’esorbitante debito pubblico che ancora pesa sulle casse dello Stato, infatti, le centrali promesse per far fronte all’emergenza energetica e al costo dell’elettricità, non potranno essere realizzate per almeno tre motivi: costi di costruzione in continua ascesa; tempi di realizzazione quantificabili in una - due decadi; e la mancanza di alcuna comunità italiana disponibile a vedersi costruire un reattore nucleare nelle sue vicinanze.
Sono i costi e i tempi a far dubitare Sokolski, dunque. Secondo le stime riportate, le centrali nucleari avrebbero un costo dieci volte maggiore di una moderna centrale a gas e produrrebbero la stessa quantità di energia. Mentre per quanto riguarda i tempi di realizzazione, l’editoriale contrappone i diversi punti di vista che si sono confrontati nel dibattito italiano. Mentre Scajola ha affermato che il governo italiano avrebbe posto la prima pietra della costruzione per un reattore della nuova generazione in cinque anni, Enel fa sapere che ce ne vorrebbero almeno sette o dieci. Ancora più lontana è la prospettiva se si guarda alla piena operatività di queste centrali, le quali, secondo Edison, non potranno avviarsi prima del 2020. Per non parlare del fatto, fa notare ancora Sokolski, che la fase di progettazione delle centrali di quarta generazione promesse dal governo non è ancora pienamente ultimata. Ciò farebbe slittare l’agenda ancora di qualche anno, superando di molto anche le stime più critiche.

Anche l’Economist è perplesso circa l’effettive capacità del quarto governo Berlusconi. Il settimanale britannico, che già in passato aveva criticato la politica del Cavaliere, torna a fare un quadro della nuova situazione politica che si è andata a delineare dopo le elezioni di aprile. Secondo l’Intelligence Unit ViewsWire, il nuovo governo «non avrà scuse» se non attuerà le riforme tanto attese per risollevare le sorti dell’economia italiana. La crescita economica e la lotta all'evasione avevano contribuito a ridurre il deficit dal 4,2% del Pil nel 2005 all'1,9% nel 2007 e l'aumento del rapporto debito-Pil del 2005-06 aveva registrato l'anno scorso un'inversione di tendenza. Per questo, dunque, è necessario, sostiene l’Economist, che il nuovo governo rilanci l’economia senza intaccare i buoni risultati finora ottenuti nella finanza pubblica. Tuttavia, con il pacchetto di tagli fiscali prospettato, servirebbe un rigido controllo della crescita delle spese. Controllo che, visti i grossi piani di spesa del governo e gli ostacoli politici e amministrativi ai tagli di spesa, sembra sempre più «improbabile».
L’Economist passa al vaglio anche gli altri provvedimenti proposti dall’esecutivo. Secondo il settimanale, la detassazione degli straordinari e l'abolizione dell'Ici sulla prima casa avranno effetti limitati sia nel tempo, sia in termini di pil. Mentre la questione Alitalia, già ora impone seri dubbi sulle linee guida che il nuovo esecutivo vorrà adottare in materia di privatizzazioni.
Il settimanale britannico chiude parlando della Lega Nord, considerata la più grande fonte di instabilità per la coalizione. Il partito di Umberto Bossi, infatti, qualora non venissero soddisfatte le richieste espresse dal programma leghista, potrebbe rivelarsi per il nuovo premier una vera e propria spina nel fianco.

Forum della conoscenza nell'Area Vasta Jonica

I prossimi 25-26 giugno si terrà a Taranto il Forum della conoscenza, organizzato dal partenariato istituzionale, nell’ambito delle tematiche di sviluppo dei sistemi di pianificazione per aree vaste.

I temi verranno articolati in moduli di studio coordinati da personalità del mondo dell’economia nazionale ed internazionale. Al termine, verrà presentato ufficialmente il manifesto dello sviluppo per il territorio della area vasta/hub portuale di Taranto. Nei giorni scorsi si erano riuniti intanto gli organismi promotori del Forum, evento individuato quale prima opportunità per impostare un percorso di concentrazione, condivisione e coesione da parte del partenariato socio-economico sui modelli di sviluppo sostenibili per il territorio. Intanto, nasce comitato promotore del Forum della conoscenza è intanto composto da Camera di commercio, Confcommercio, Autorità Portuale, Cna, Confindustria, Api, Ance, Cia, Consorzio Asi, Confartigianato. L’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Taranto, facente parte dell’Osservatorio Tecnico Scientifico di Area Vasta, ne promuoverà gli aspetti tecnici. Coordinatore del forum, per nomina conferita dal partenariato socio-economico, sarà l’architetto Terenzio Lomartire.

La strutturazione organizzativa del Forum della conoscenza, consentirà una partecipazione attiva attraverso l’individuazione di moduli di progettazione a griglia. Sarà questo il primo modello per costruire il “manifesto sostenibile dello sviluppo condiviso”.

I moduli di progettazione rappresentano le lenti di ingrandimento in cui analizzare e proporre modelli di sviluppo in funzione di indirizzi strategici di economia strutturale di livello internazionale, di economia infrastrutturale di livello nazionale, di politiche urbanistiche di livello internazionale, di politiche energetiche di livello nazionale, di comunicazione e marketing.

Tale strutturazione potrà peraltro garantire la necessaria compartecipazione alla realizzazione dello sviluppo socio-economico nelle forme di addizionalità e interagibilità finanziaria così come previsto dalle linee guida della Regione Puglia. Come previsto nel Libro Bianco sulla governance europea, ma soprattutto in rapporto alla responsabilità sociale propria delle associazioni datoriali e sindacali si attua così la necessità/opportunità di utilizzare il tavolo di lavoro degli organismi promotori per concertare un regolamento di funzionamento del partenariato socio-economico. Questa sarà una buona base non solo per l’organizzazione rappresentativa del Forum della conoscenza, ma anche quale proposta di integrazione propositiva al modello in itinere presso l’ufficio unico di pianificazione di area vasta.

Gli organismi partecipanti alla predisposizione del Forum attiveranno preventivamente contributi propositivi da inserire quali tematiche di sviluppo socio- economico nei moduli di progettazione. in tal modo si dovrà giungere ad un documento preliminare condiviso, che sarà la base per i Forum istituzionali di 2° livello. Il regolamento del Forum prevederà infine che sia garantita la possibilità di partecipazione anche ai rappresentanti di organismi terzi rispetto a quelli promotori che ne abbiano fatto richiesta.

venerdì 30 maggio 2008

Laterza: diminuisce la raccolta differenziata

La raccolta differenziata a Laterza subisce un vero e proprio tracollo (vedi sottostante tabella riferita ai primi 4 mesi del 2008), si passa dal 26,50% di gennaio 2008 al 10,62% di aprile. Che cosa sta succedendo? quali sono i motivi di una riduzione cosi eclatante quasi 1/3 in meno di 4 mesi?
Il gruppo consiliare del Pd di Laterza ha approntato e presenterà un'articolata interrogazione consiliare sulla raccolta dei rifiuti a Laterza.


Rif.Diff.
%

Prod. Procapite
Kg. al Mese

Gennaio

26,50

40,77

Febbraio

25,14

34,04

Marzo

11,32

31,71

Aprile

10,62

32,25

totale

19,007

34,691


In attesa della pubblicazione dell'interpellanza e della risposta dell'amministrazione che sicuramente avrà modo di spiegare i motivi della riduzione della differenziata i commenti sull'argomento sono sospesi.

Le promesse evanescenti

Donne, Alitalia e Giustizia. Sono i tre temi sui cui il PD intende concentrare l’attenzione del nuovo governo e degli Italiani.
Walter Veltroni, segretario del Partito Democratico, a margine della terza riunione del "governo ombra" tenutasi a Roma, ha aperto la conferenza stampa nella quale ha illustrato, insieme a Enrico Letta, ministro del Welfare, Vittoria Franco, ministra delle Pari Opportunità, Pier Luigi Bersani, ministro dell’Economia, Andrea Martella, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e Lanfranco Tenaglia, ministro della Giustizia, le tre questioni su cui si sta muovendo. Due proposte di legge, una per incrementare l’occupazione femminile e un’altra per ridare efficienza alla giustizia. Poi ancora Alitalia, su cui il Governo deve dare risposte.
“La situazione di Alitalia è allarmante – ha ribadito Veltroni - ed è bene che il Governo riferisca in maniera "esaustiva" al più presto in Parlamento.
“Sono diverse settimane – spiega Veltroni - che parliamo del problema Alitalia, anche in questi giorni lo abbiamo fatto sia io che Pierluigi Bersani vogliamo tornare a farlo oggi con un grandissimo livello di allarme".
Veltroni esclude che ci possano essere altri dodici mesi di tempo per risolvere la vicenda, riferendosi all’annuncio del governo che il prestito ponte potrà “salvaguardare per i prossimi dodici mesi la continuità aziendale dell'Alitalia.
"Non risulta a nessuno che sia così – osserva Veltroni - l'unica novità è il totale silenzio del Governo. Per Il PD “questi dodici mesi appaiono solo un modo per dilazionare una risposta che va data oggi".
Veltroni torna a criticare l'atteggiamento tenuto da Silvio Berlusconi nei confronti di Air France durante la campagna elettorale che non hanno fatto altro che minare le trattative in corso con la compagnia francese: "Il presidente del Consiglio ha alzato il fuoco contro Air France provocando il ritiro della compagnia francese".
Berlusconi, come ricorda Veltroni - in campagna elettorale aveva più volte annunciato l'esistenza di una cordata alternativa ad Air France.
"Dov'è questa cordata, torna a domandarsi Veltroni? E cosa è? Si tratta di imprenditori italiani di vari settori messi insieme sulla valutazione di una convenienza a breve? Qual'è il piano industriale, qual'è la procedura? Chi sono i soggetti di questa cordata? Sono tutti quesiti – torna a ripetere Veltroni ad oggi assolutamente non affrontati".
Per questo il Pd registra un "elevatissimo allarme sulla situazione Alitalia" e avanza "la richiesta di avere presto in Parlamento una informativa esaustiva".

giovedì 29 maggio 2008

E Florido risponde a Cristella

Immediata la replica del presidente della Provincia al sindaco di Laterza

Tempestiva e contestuale la risposta del presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, al sindaco di Laterza, Giuseppe Cristella, in merito alla problematica della sicurezza stradale. Ecco il testo della missiva del capo dell’Amministrazione provinciale:«Sig. Sindaco, rispondo al suo appello sottolineando subito il fatto di condividere lo spirito della sua iniziativa. Lei stesso afferma che la sua “non è la solita lettera di denuncia, ma un grido di disperazione e un punto di partenza”. Proprio per questo vorrei esprimerle la mia vicinanza umana e morale nel ricordare tutte le vittime della strada; il mio pensiero va dunque ai suoi due concittadini come alle tante persone che non solo nel territorio provinciale, ma in tutto il Paese, ogni giorno perdono la vita o rimangono ferite a causa di incidenti stradali.Voglio inoltre rassicurarla, signor sindaco, che su questo delicatissimo tema, l’attenzione mia personale e di tutta l’Amministrazione che mi onoro di guidare è altissima, come ben testimoniano gli innumerevoli interventi realizzati in materia di sicurezza stradale. Come Lei sa, abbiamo la responsabilità di gestire la nostra rete stradale provinciale, lunga quasi 1400 km, cui dobbiamo far fronte in un quadro di ristrettezze finanziarie sempre crescente. E come lei riconoscerà, questo elemento di criticità interessa e colpisce tutti gli enti locali, anche quelli che hanno competenza e responsabilità nella manutenzione, per esempio, delle strade comunali e statali.Peraltro, la nostra rete stradale è in larga parte inadeguata a reggere gli attuali flussi veicolari anche per le ataviche irresponsabilità del passato. Ma agli amministratori compete dare risposte senza cercare alibi.Nel merito, voglio perciò dirle che i suoi appelli non sono caduti nel vuoto poiché, come è noto, i nostri uffici, che pure devono affrontare e risolvere problemi di natura finanziaria e tecnico-procedurale, stanno verificando ogni ipotesi di intervento per mettere in sicurezza l’incrocio tra le strade provinciali 20 e 22.Condividendo inoltre il Suo approccio metodologico, sono convinto che bisogna dare continuità al nostro impegno, soprattutto in riferimento ai lavori di “taglio-erba” e manutenzione ordinaria per “disarmare”, per usare le sue parole, l’incrocio in questione.Sarà mia cura informarla di tutto, magari incontrandola nuovamente per un confronto civile e leale con i cittadini».»

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno»
Autore: Francesco Romano

IL COORDINAMENTO DEL PD LAERTINO E LE DIMISSIONI DI PENTASSUGLIA

Ieri sera si è svolta la riunione del coordinamento del Pd, come sempre ricco (anche fin troppo) di temi da affrontare. Tra gli altri, si è discusso delle dimissioni “choc “ del segretario provinciale tarantino del Partito democratico, Donato Pentassuglia, e di un documento “pro Pentassuglia”, che nel pomeriggio il nostro segretario cittadino, aveva ricevuto da un altro circolo jonico.
In questo documento, nel quale si specificava che l’azione del segretario non era “una mera rivendicazione di spazi di potere figlia dei partiti famelici di posti, ma una sacrosanta battaglia politica che nasce dalla necessità di un rapporto più stretto tra il territorio e il governo regionale”, si esprimeva “piena condivisione alla iniziativa intrapresa con serietà dal segretario provinciale, impegnato a dare forza e rappresentanza al territorio jonico nel governo della regione Puglia” e pertanto gli si chiedeva “di proseguire nella strada intrapresa, rimanendo al suo posto”. Documento, che per acquisire valore, prevedeva l’apposizione della firma di tutti i segretari cittadini.
Così, ho voluto approfondire le ragioni di tanta amarezza da parte di Pentassuglia, cito le sue stesse parole:
1. «Vanno cambiati i metodi non si può a parole dire di aver rispetto per il territorio e poi non far seguire fatti concreti. Non ho verificato continuità di ragionamento rispetto agli impegni assunti fino all’altro giorno».

Solidarizzo pienamente con il segretario, quando dice che vanno cambiati i metodi, e rivendica maggiore attenzione al territorio, ma è paradossale che poi, lui stesso non segua la stessa linea nella provincia. Infatti, Pentassuglia per primo non ha avuto rispetto di tutto il territorio jonico allo stesso modo, avendo di fatto usato 100 pesi ed una misura: quando si è trattato di scegliere i membri dell’esecutivo del Pd provinciale infatti, ha scelto chi ha ritenuto, senza condividere il criterio di scelta con il territorio. Tengo a sottolineare, che Laterza è uno dei pochissimi comuni della provincia nel quale il Pd ha vinto, ma inspiegabilmente (!?) non ha un rappresentante nell’organismo esecutivo! Perchè? Forse il criterio di scelta si è basato su “sponsorizzazioni” dall’alto??? In effetti a Laterza non ne avevamo…
Quando Pentassuglia è stato eletto però, non si era presentato così, diceva di considerare fondamentale tutti i comuni della provincia e che sempre avrebbe consultato la base per prendere decisioni importanti, ma non è quello che ha fatto, quindi alla fine dei conti anche lui non ha avuto rispetto per il nostro territorio, non facendo seguire alle parole, fatti concreti!

2. Pentassuglia, asserisce che “Il problema non è di assessorati ma è nelle questioni politiche. Non vedo un riconoscimento dell’importanza del nostro territorio e dell’impegno che il nostro partito sta profondendo qui a Taranto”,

Anche per me, questa rivendicazione, non è un problema di candidati all’esecutivo del Pd, ma è nella questione politica, ovvero non vedo un riconoscimento dell’importanza del mio comune (Laterza) e dell’impegno e dei risultati che il nostro Pd laertino sta raggiungendo a livello locale. Ne è la dimostrazione, la voluta rinuncia da parte del nostro delegato regionale Franco Catapano alla nomina a responsabile del Dipartimento Agricoltura del Pd. Nomina calata dall’alto, di cui non se ne condivide i metodi, in quanto decisa non si sa come e da chi, senza essere stata condivisa preventivamente con il candidato prescelto, ma soprattutto senza aver lasciato al partito laertino la possibilità di decidere chi avrebbe potuto essere il nostro eventuale rappresentante! Della serie predico bene e razzolo male!

3. Il Pd regionale e Michele Emiliano hanno sbagliato l’approccio con la città. Non si può avere un atteggiamento di stampo pre-elettorale con la presunzione di volerti portare a passaggio subito dopo le elezioni.

Ma anche Pentassuglia come il Pd regionale e Michele Emiliano, ha sbagliato l’approccio al territorio. Non ha fatto, secondo me (anche per quanto esposto sopra), quello che avrebbe dovuto per il ruolo che ricopre pardon, che ricopriva, per radicare il partito, consolidare ed allargare la base elettorale ed i relativi consensi, o meglio, se lo ha fatto, è stato in maniera del tutto parziale.

Io penso che il partito democratico, sarà veramente tale se e solo se, innanzitutto comincerà a pensare alla politica non come qualcosa per raggiungere obiettivi personali o di lobbies ma come attività di servizio per i cittadini, e poi se proseguirà seriamente nel processo iniziato da Walter Veltroni di aprire le porte della politica a tutta la società civile facendo sì che le scelte dei dirigenti vengano partecipate sempre dalla base, quindi PRIMARIE VERE, PRIMARIE SEMPRE.

Concludo, sostenendo pienamente le dimissioni del segretario provinciale, e tengo a precisare che il Pd Laterza, contrariamente a quanto hanno riportato alcuni quotidiani, NON HA ad oggi FIRMATO il documento che chiedeva al segretario dimissionario di rimanere al suo posto.

Wanda Pucci
Coordinamento Pd Laterza

mercoledì 28 maggio 2008

PRIMARIE VERE E SEMPRE

Noi crediamo nel rinnovamento della politica, e crediamo nel Partito Democratico come strumento di questo rinnovamento. Insieme a milioni di altri cittadini siamo andati a votare alle primarie del 14 ottobre, dando a Walter Veltroni il mandato per guidarci nella costruzione del nuovo partito. Il cambiamento incontra sempre delle resistenze, specialmente quando comporta il rinnovamento delle classi dirigenti. Oggi, dopo la sconfitta alle elezioni, si sentono voci che chiedono di riesumare la tradizione dei partiti che hanno fondato il PD, la gloriosa tradizione dei partiti politici italiani del 900. Noi non siamo d’accordo.

Parafrasando Gandhi, noi vogliamo che il PD sia il cambiamento che vuole nel Paese. Noi vogliamo nel PD più meritocrazia, più responsabilità personale, più trasparenza, per una democrazia partecipata capace di ascoltare le voci del territorio. Queste elezioni ci hanno colto in mezzo alla fondazione del nuovo partito, e non c’è stato il tempo e il modo di organizzare le primarie come previsto dallo Statuto appena approvato e come chiesto da molti di noi. Deve essere l’ultima volta che succede!

Noi rinnoviamo il nostro mandato al segretario, perché prosegua sulla strada che porta ad un partito a vocazione maggioritaria anche al suo interno, dove il dibattito sia libero ma le indicazioni date dai suoi sostenitori, attraverso il meccanismo delle primarie, vengano sempre rispettate. Noi chiediamo che il Partito Democratico si strutturi attorno a questo meccanismo - che è stato la novità più importante ed apprezzata degli ultimi anni - in modo da poterlo utilizzare per tutte le candidature a cariche pubbliche. Primarie vere, in cui si confrontino non solo i candidati, ma anche i programmi, in modo che noi elettori possiamo fare scelte consapevoli. Primarie sempre, già a partire dalle prossime elezioni locali ed europee.

Walter Veltroni non è stato eletto in previsione di elezioni a breve termine, ma per guidare la fondazione del Partito Democratico. Ora che abbiamo perso queste elezioni anticipate, che non volevamo, ora che non ci sono più emergenze da inseguire, vogliamo che il nostro segretario concluda l’opera cominciata. Poi, alla vigilia delle prossime elezioni politiche, si sottoponga a nuove, vere primarie, in cui i sostenitori del PD - e non i dirigenti di partito - decideranno da chi vorranno essere guidati nelle prossime elezioni politiche. PRIMARIE VERE, PRIMARIE SEMPRE!

DAL PD FERMO SOSTEGNO AI LAVORATORI DI NATUZZI, MIROGLIO, TBM


COSTANTINO (PD): DAL PD FERMO SOSTEGNO AI LAVORATORI DI NATUZZI, MIROGLIO, TBM


La crisi dei tre stabilimenti è seguita da tempo con attenzione dal Partito Democratico

BARI – Come purtroppo da tempo preannunciato i nodi congiunturali e strutturali sono venuti al pettine. Per la Natuzzi, giunta alla crisi ben prima dello stabilimento tessile operativo dal 1996, ma anche per la Tbm, operativa dal 2004. Si tratta di cassa integrazione già approvata o in via di definizione per tutti e tre i stabilimenti che insistono sul territorio ginosino. Della gravità della crisi in atto e delle possibili soluzioni ne avevamo già parlato in un convegno il 9 Aprile scorso, intuendo da subito che non era il caso di perder tempo, nonostante la campagna elettorale incombesse. Ciò probabilmente ha fatto pensare ad una iniziativa meramente elettorale, salvo poi scoprire che così non era. Non è infatti nel DNA del Partito Democratico scherzare su fatti così seri che coinvolgono la vita di centinaia di famiglie, alle quali siamo vicini. I fatti di questi ultimi giorni confermano che è ora per il PD di continuare il lavoro intrapreso. Bene hanno fatto dunque i sindacati a rigettare il Piano industriale proposto da Natuzzi che reitera una analoga richiesta di cassa integrazione nel 2005. Preannunciamo una serie di iniziative a sostegno dei lavoratori il cui numero tra i 1200 della Natuzzi in cassa integrazione ordinaria e un solo turno di lavorazione, i 238 della Miroglio in cassa integrazione ordinaria (CIGO) a rotazione per 110 dipendenti per oltre tre mesi e i 74 della TbM getta di un allarme sulla situazione occupazionale. Va detto però che le dinamiche con il quale il nostro Paese e queste aziende hanno affrontato la globalizzazione si sono rivelate al Sud, prive di respiro e col fiato corto. Si tratta ora di mettere insieme una nuova politica economica che guardi ai nuovi scenari economici, non possiamo mettere il capo sotto la sabbia. Noi faremo la nostra parte, offriamo un sostegno convinto e siamo disponibili a qualsiasi tipo di battaglia che veda assieme lavoratori, sindacati e istituzioni.
BARI, 28 Maggio 2008


Il consigliere regionale del PD
Paolo Costantino

La malattia del paese


di Michele Serra(Giornalista)
da La Repubblica del 25 maggio 2008I

In venti contro un bengalese, colpevole di gestire un bar in un quartiere romano, il Pigneto, diventato troppo multirazziale per non meritare un po’ di pulizia etnica.Un pestaggio razzista con tutti i crismi, odio di branco, schifosa vigliaccheria [una galleria fotografica a questo link: ndr].Alcuni degli aggressori – raccontano i testimoni – avevano il volto coperto e svastiche sui foulard, ma la polizia non si sbilancia sulla natura dell’assalto.Fossero neonazisti organizzati, o solo teppisti xenofobi, non è comunque un episodio isolato.Una delle tante varianti della crescente violenza di strada contro gli stranieri, i diversi, gli estranei, i non riconosciuti in quel “noi” paranoico, pericoloso, infurentito, che sta riarmando in molte parti d’Italia teste calde, bande fasciste, gruppi di ragazzotti che aspettavano solo un pretesto “politico” per menare le mani.Si va dal pogrom anti-rom di Napoli all’aggressione mortale al ragazzo veronese che sbaglia la risposta al gruppo di bulli in pattuglia-mento. Dalla pazzesca (e troppo in fretta dimenticata) spedizione punitiva di un paio d’anni fa contro un “concerto comunista” a Roma, aggredendo e terrorizzando un pubblico pacifico, al profluvio. di minacce e insulti contro le varie “infezioni” che insidiano il quartiere o la città o la Patria, ai manifesti politici dei partitini nazi-negazionisti che chiamano alla mobilitazione contro gli immigrati, gli omosessuali e gli zingari in difesa di una “purezza” paranoica, tragicamente comica, o comicamente tragica.E’ una catena, ma è soprattutto un clima.Non ancora bene inquadrato, va detto, con amarezza e allarme, dalle varie e severissime misure del governo in materia di ordine pubblico.Un clima trascurato dalla campagna elettorale romana, che pure sulla sicurezza spese quasi tutta la sua adrenalina.Un clima che getta una luce meno tranquillizzante, e meno “popolare”, sulla parola “territorio”, parola magica delle analisi politiche e sociologiche.Perché il territorio, dentro quei cervelli da rastrellamento, è poi il movente e al tempo stesso l’alibi, il territorio siamo “noi”, i nostri bar, le nostre strade, le nostre abitudini, e “loro” se ne devono andare, anche se magari – come al Pigneto – loro lavorano e tutti i giorni aprono una saracinesca su una strada, e parecchi di “loro” sono socialmente molto più inseriti, rassicuranti, utili di quanto lo siano i bulli, i nazisti da pub, i picchiatori di sempre.Quasi tutti, tra l’altro, battezzati alla violenza in quegli enormi, spaventosi serbatoi di intolleranza che sono (da moltissimi anni) le curve di stadio, luoghi dove si grida con spensierata allegria “negri di merda” e ci si addestra alla guerra di territorio, trenta accoltellati intorno all’Olimpico solo quest’anno, e la cronaca nera che ospita con sempre maggiore frequenza gli ultras come protagonisti di delitti, incidenti tragici, cruenti deragliamenti sociali, come quello che l’altra notte ha travolto e ammazzato due ragazzi in motorino sulla Nomentana, pieno di cocaina e di rabbia.Se veramente è “la sicurezza” che ci preme, come comunità, come non vedere che la marea montante dell’intolleranza, dell’aggressività “difensiva”, forma oramai una schiuma fetida, chiama sangue, organizza in deliranti convogli di “ripulitori” la disarticolata violenza individuale, e indolenza intellettuale, di molte migliaia di ragazzi che poi, ovviamente, quando finiscono nei telegiornali sono sempre “ragazzi normali”, figli di famiglia con la macchina di papà, magari lavoratori e impiegati di buona reputazione in azienda?Lo scarto di follia, l’episodio violento, in altro clima sarebbe pur sempre marginale, il “deplorevole episodio”, l’“atto inconsulto”, e tutta la ricca casistica degli eufemismi buoni per le dichiarazioni al telegiornale.Ma questo Paese, in questo momento, ha la febbre.Il margine tra le autorevoli preoccupazioni istituzionali e la xenofobia di territorio è vistoso se guardato dai politici in giacca e cravatta, ma è sottile, è ambiguo se visto dallo sguardo torbido degli esaltati, dei linciatori in potenza, dei fanatici dalle mani pesanti, dei capoquartiere da marciapiede.Il razzista “di base” si sente un po’ meno deprecato e un po’ meno impopolare se approfitta della circostanza politica per farsi un po’ di spazio nel suo territorio, se può sentirsi il valoroso anticorpo che attacca il virus arrivato da fuori.Il sindaco Alemanno e il governo nazionale, tra le varie emergenze affrontate con il piglio e l’entusiasmo della prima volta, hanno l’occasione (d’oro) di infilare in fretta e furia nel loro “pacchetto sicurezza” anche le insorgenze razziste, che sono tante, che sono contagiose, che sono insopportabili, e soprattutto sono (loro sì) qualcosa che infetta giorno dopo giorno il corpo sociale.Lo avvelena, ne catalizza gli umori neri, le paure più fon-de e incontrollate. La destra ha il vantaggio di conoscere bene questo genere di odio: ognuno, in questo Paese, ha il suo album di famiglia.Usi dunque la sua esperienza, e la sua nuova maturità di governo, per intervenire prima che sia troppo tardi.

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GOVERNO BATTUTO

ROMA - Nel giorno in cui la maggioranza del Berlusconi IV registra la sconfitta per colpa della "tutela della flora e della fauna protetta e dei nidi durante le fasi di riproduzione", si dissolve ogni possibilità di dialogo sull'emendamento cosiddetto "salva-Rete 4". E si congela, alla prima prova, il tavolo di conciliazione tra Berlusconi e Veltroni. Continua l'ostruzionismo di Italia dei valori - massiccio - e del Pd - costante - tanto che di approvare il salva Rete-4 ribattezzata da Beppe Giulietti "ammazza Europa 7" se ne riparla domani, o forse giovedì. C'è chi spera, come Michele Meta (Pd), di arrivare addirittura a martedì della prossima settimana. L'approvazione del decreto, che decade l'8 giugno e deve ancora passare dall'aula di palazzo Madama, rischia di arrivare quindi in zona Cesarini. Se anche poi la conversione dovesse avvenire nei tempi previsti, i dipietristi oggi sono stati ricevuti al Colle e al presidente Giorgio Napolitano hanno chiesto di non controfirmare quel testo che è "un vulnus". "Non c'è nessuna urgenza sulle frequenze tv" ribadisce Di Pietro che insiste: "Questa norma risponde solo agli interessi del premier". E anche un politico solitamente attento alle parole come il capogruppo del Pd Antonello Soro bolla le modifiche al testo concesse stamani dal Pdl come "marginali e irrilevanti rispetto alla vera partita in gioco". Una giornata movimentata oggi a Montecitorio. Ottima per i nostalgici del muro contro muro. Significativa per l'opposizione che può dire: "E tutti i grandi numeri della maggioranza dove sono andati a finire visto che non riesce neppure ad approvare un emendamento sugli uccelli?". Una giornata inquietante per il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto che quando si è andato a contare gli sono mancati 102 deputati. Assenze che non possono essere giustificate dall'orario della votazione incriminata avvenuta poco dopo le quindici.

La scelta di Fini - Che la giornata si mettesse al variabile è stato chiaro fin dalla mattina quando il presidente della Camera Gianfranco Fini ha calcolato il numero legale contando i deputati che si erano iscritti a parlare ma che erano assenti dall'aula. Una piccola forzatura, secondo l'opposizione, che ha consentito comunque di dare il via ai lavori. Un piccolo riassunto: in discussione c'è un decreto dell'8 aprile del governo Prodi per attuare una serie di obblighi comunitari pena sanzioni europee. In questo contenitore di otto articoli sulle materie più disparate, dalla pubblica sicurezza e alla caccia e alla pesca fino alla parità dei diritti tra le persone a prescindere da religione, razza e sesso, il governo Berlusconi inserisce una serie di emendamenti tra cui quello sulle frequenze tv (8.014). L'emendamento, in sostanza, lascia la situazione sul fronte delle frequenze tv e sui diritti così come sta adesso. La congela, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale e della Corte europea di Giustizia. Così facendo, Europa 7 ancora una volta non ha accesso alle frequenze tv analogiche (il sistema più diffuso) a cui ha diritto da anni ma che non può occupare perché c'è Rete 4. In questo senso il Pd definisce l'emendamento salva-Rete 4. La correzione della maggioranza - Ostruzionismo, polemiche e anche l'incontro di ieri con Michele Meta, Paolo Gentiloni e Giovanna Melandri, convincono la maggioranza a fare alcune correzioni. "Il governo riformula l'emendamento in materia di frequenze tv al decreto legge 'salva-infrazioni' in due punti, accogliendo in parte le richieste venute dal Pd, in particolare dal capogruppo in commissione Trasporti Michele Meta" annuncia a fine mattinata in aula Paolo Romani. "In questo modo speriamo di sbloccare l'ostruzionismo" si augura il sottosegretario. La modifica arriva su un foglio nella pausa pranzo. Una pagine di richiami e rinvii. Il tempo di farla leggere ai tecnici e arriva la risposta dell'opposizione. "Modifiche marginali e quasi peggiorative. Resta la sanatoria implicita della situazione esistente" sentenzia Michele Meta (Pd) le cui osservazioni avevano sollecitato le modifiche. Avanti con l'ostruzionismo, quindi. E' chiaro fin dai primi interventi: ogni deputato può parlare un minuto a testa per ogni emendamento, il Pd conta su 217. Sono 2.170 minuti di ostruzionismo. I dipietristi in piazza. L'ex pm Antonio Di Pietro sottolinea soddisfatto che "anche il Pd adesso sta facendo quell'opposizione dura ma necessaria quando in ballo ci sono gli interessi del paese". I deputati dell'Idv sono i più solerti al microfono dell'aula. Il concetto è sempre lo stesso: nei primi due provvedimenti del governo hanno inserito due norme ad aziendam, l'estensione del patteggiamento nel pacchetto sicurezza (poi tolto) e il salva Rete-4 nel pacchetto europeo. "Il lupo perde il pelo ma non il vizio" è il refrain dai banchi dell'Idv. Intanto davanti a Montecitorio i dipietristi portano cartelli funebri per dire che "l'informazione è morta" e che "Il Caimano è tornato". Per Di Pietro "la correzione è una presa in giro": "Noi - spiega - vogliamo che il mercato delle frequenze sia trasparente, lui invece dice: Io le frequenze ce le ho, e chi non ce le ha s'attacca". Con toni più sfumati, è la stessa posizione che in serata i capogruppi Massimo Donadi e Felice Belisario porteranno al Colle nell'incontro con Napoletano. Quante assenze nel Pdl. Alla ripresa dei lavori dell'aula (alle 15), non solo il Pdl tocca con mano che l'ostruzionismo va avanti come e peggio di prima, ma va anche sotto nella votazione dell'emendamento 8.02. La presidenza dell'aula tocca a Rosy Bindi che finiti gli interventi degli iscritti a parlare mette in votazione una norma che ha a che fare con la protezione delle "specie faunistiche e volatili protette specie durante la nidificazione". Il testo in votazione, proposto dalla maggioranza, sarebbe musica per verdi e animi ambientalisti. Ma per due voti il Pdl non ce la fa. Se Cicchitto e Vito glissano "su un banale incidente che non ha nulla a che fare con la politica", l'opposizione gongola. "Quanti fannulloni oggi nei banchi della maggioranza" sorride Melandri, "cosa farà ora il ministro Brunetta?". Ma soprattutto, chi glielo spiega a Berlusconi per cui compito di ogni deputato "non è tanto essere esperto in qualcosa ma stare in aula, pigiare un bottone e votare". Per Walter Veltroni "è la dimostrazione che stanno facendo cose sbagliate, forzature piene di contraddizioni di cui non sono convinti neppure loro". Andrea Orlando (Pd), giovane deputato e anche responsabile organizzativo del partito, osserva che "è stata punita l'arroganza del governo e della maggioranza forse disorientata da un provvedimento che è una forzatura". E' un fatto che oggi in aula c'erano 102 deputati assenti tra i banchi del Pdl. Al netto di quelli giustificati perché in missione, sono tra i 60 e i 70 quelli di cui si sono perse le tracce in quella che è la prima votazione che conta nell'aula di Montecitorio. In serata il premier ha convocato a palazzo Grazioli il capogruppo Fabrizio Cicchitto e si è fatto portare i tabulati del voto. Per dare nome e cognome ad ogni assente. E capire se e quali messaggi al suo governo portano tutte queste assenze.

Retata antidroga dei carabinieri

CASTELLANETA - Maxi retata antidroga dei carabinieri. Sessantacinque pusher sono finiti nelle rete per spaccio di sostanze stupefacenti per tutti i gusti e per tutte le tasche, soprattutto nei pressi delle frequentatissime discoteche del versante occidentale della provincia. Eroina nelle piazze di Castellaneta, Palagiano, Palagianello e Mottola e cocaina, hashish, marijuana ed ecstasy per i “figli di papà” che nel fine settimana sono soliti sballarsi prima di andare in discoteca e negli altri locali notturni. La raffica di arresti è stata eseguita non solo nella provincia jonica. In manette sono finiti anche tarantini che lavorano nel nord Italia e trafficanti napoletani, lucani e baresi. Nel blitz scattato la notte scorsa sono stati impiegati militari dell’Arma del Comando provinciale e di tutte le Compagnie, coordinati dal capitano Alfredo Beveroni. Le sessantacinque ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip Michele Ancona su richiesta del sostituto procuratore Matteo Di Giorgio. Trentatré sono finiti agli arresti domiciliari, gli altri trentadue sono stati, invece, condotti in carcere. L’accusa é di concorso in detenzione e spaccio di droga. Le indagini sono iniziate nel 2005 dopo che gli investigatori dei carabinieri avevano eseguito diversi sequestri di droga in alcuni paesi del versante occidentale. In una occasione erano riusciti a mettere le mani anche su un bel po’ di cocaina, pronta per essere smerciata ai cosiddetti ragazzi bene che hanno il pallino della “disco”. Telefonini cellulari sotto controllo e decine di servizi di pedinamento e di appostamento hanno permesso di stringere il cerchio attorno al folto gruppo che non ha mai avuto un capo ma che ha fatto ottimi affari con la droga. La sostanza stupefacente veniva acquistata da pusher molto attivi a Gioia del Colle ma anche a Pisticci, Marconia e Napoli. In due anni di accurate indagini una miriade di piccoli sequestri: sottratti agli spacciatori locali alcuni chili di droga e molte decine di migliaia di euro. La notte scorsa il maxi blitz che ha tolto dalla piazza del versante occidentale un gruppo numeroso di pusher lasciando senza fornitori i tanti ragazzi che, purtroppo, fanno uso di droga di tutti i tipi.
GIOVANNI NICOLARDI da Taranto Sera

martedì 27 maggio 2008

I nuovi italiani cinici e civici

Il voto d’aprile ha fatto emergere l’«italiano sommerso», maturato all’ombra dell’ultimo ventennio del secolo scorso, che rivendica più libertà dallo Stato e nello Stato, un fisco più leggero, una politica meno invasiva e, paradossalmente, lo stesso «diritto alla paura».
Una rivoluzione, avvenuta sottotraccia, che ha fatto emergere un moltiplicarsi di stili di vita che hanno soppiantato la tradizionale e antica divisione in classi e, di conseguenza, anche il sistema delle alleanze.
L’analisi sociologica indica chiaramente la nuova fotografia della società italiana: ormai solo il 4% degli italiani si occupa di agricoltura; la classe operaia urbana è scesa, nel decennio di fine Novecento, dal 40% al 30%; il ceto medio sfiora il 30%, con una sensibile tendenza verso il basso. Poi vi è l’arcipelago indistinto di addetti ai servizi, al terziario, alle tante facce delle professioni. Una società, quindi, in cui i ceti medi tendono a scomparire, che ha indotto, in un recente volume, Gaggi e Narduzzi a parlare di società low cost.
Quali sono le conseguenze delle trasformazioni strutturali sul senso comune, sul sentimento del Paese? La percezione sociale – afferma Giuseppe De Rita - esprime un disagio diffuso e la perdita del senso di fiducia e di speranza sul destino comune.
Nelle fasi di crisi economica, di smarrimento e spaesamento, è più facile che emerga la tendenza a rinchiudersi, a difendere le proprie roccaforti, a distinguersi dall’altro. In tale spirale, «diverso» e «nemico» diventano sinonimi e, come sostiene Umberto Eco, si precipita nel «processo di produzione e demonizzazione del nemico».
Nel 1994, sui muri di Berlino fu affisso un manifesto che diceva: «Il tuo Cristo è ebreo. La tua macchina è giapponese. La tua pizza è italiana. La tua democrazia greca. Il tuo caffè brasiliano. La tua vacanza turca. I tuoi numeri arabi. Il tuo alfabeto latino. Solo il tuo vicino è uno straniero».
Nella società del disagio sociale e del rischio (Beck), i temi della sicurezza e della difesa dell’identità personale e collettiva rappresentano il fondamento della competizione politica. Sul tema della sicurezza e del rapporto con l’Altro, si va strutturando una «doppia società»?
Carlo Carboni analizza, in un volume pubblico da Laterza: La società cinica. Le classi dirigenti italiane nell’epoca dell’antipolitica (pp. 168, euro 12), la contrapposizione tra società civica e società cinica e suggerisce di distinguere tra individualizzazione, intesa come realizzazione di se stesso, con il desiderio di più informazione, più cultura, più tecnologie, con l’individualismo cinico, votato all’iperconsumismo e alla ricerca, con ogni mezzo, del proprio spazio di felicità.
In questo contesto, la demarcazione tra società cinica e società civica si delinea nel rapporto con lo Stato su fisco e sicurezza. La prima chiede uno Stato «leggero» sulle tasse e uno Stato «pesante» sulla sicurezza; la seconda, auspica che lo Stato faccia appieno il suo compito e non rinunci al ruolo regolatore e «pedagogico» della vita pubblica. Entrambi i modelli si rilevano carenti rispetto alla complessità del nostro tempo.
Così nella società italiana convivono la «questione settentrionale» che – nelle sue forme più estremistiche - tende ad assumere i tratti della società cinica, chiusa nella difesa delle proprie roccaforti, e milioni di cittadini impegnati nelle attività di volontariato e di assistenza, che suppliscono all’assenza dello Stato.
L’italiano medio, quindi, – la figura sociale che si trova tradizionalmente al centro del sistema – finisce così con l’esprimere un mix di cinismo e civismo, di senso pubblico e interesse privato, di familismo amorale e di coscienza civile, di etica e di estetica.
Cinici e civici, allo stesso tempo.

di Michele Cozzi - La Gazzetta del Mezzogiorno

MUTUI: LE BUFALE DI TREMONTI E DELL'ABI HANNO LE GAMBE CORTE !

MUTUI: L’ACCORDO ABI E’ SANATORIA MASCHERATA DEL DECRETO BERSANI CHE LE BANCHE HANNO RIPETUTAMENTE VIOLATO E CHE IL GOVERNO DEVE FAR RISPETTARE. ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI ANNUNCIANO CLASS ACTION CONTRO ABI E BANCHE SU SURROGA,PORTABILITA’,SIMMETRIA DEI TASSI.
ADUSBEF E FeDERCONSUMATORI, CHE INVITANO I CITTADINI A NON CADERE NELLA TRAPPOLA , PROFETIZZANO CHE LA BUFALA DEL DECANTATO RISPARMIO SARA’ UN BOOMERANG PER GOVERNO E MINISTRO DELL’ECONOMIA TREMONTI.

Non esiste alcuna convenienza per i 3,2 milioni di cittadini indebitati a tasso variabile per precise responsabilità delle banche,ad aderire all’accordo “truffa” Governo-Abi,che ha vergognosamente decantato risparmi di 850 euro l’anno a famiglia,del tutto ingannevoli e destituiti di ogni fondamento matematico,alla luce dei calcoli effettuati,che aggiunge la beffa al danno.
Adusbef e Federconsumatori sfidano Governo,Abi e banche,che godono di una grancassa mediatica inusitata, a provare i risparmi promessi di 850 euro l’anno,su ognuno dei mutui contratti dal 2004 ad oggi,che al contrario saranno gravati di ulteriori interessi e di un allungamento del prestito,per un mutuo ventennale, almeno di 3,5-4 anni a tassi vigenti.
L’accordo ABI Governo si limita ad offrire al popolo dei mutuatari a tasso variabile – una soluzione che alcune banche già offrivano da quando i tassi hanno cominciato ad impennarsi e che ricalca in pieno un mutuo di una primaria banca,denominato “sonni tranquilli”, diventato un vero incubo per i malcapitati sottoscrittori: se non è più sopportabile la rata lievitata a causa dell’aumento dei tassi, si allungano i tempi di restituzione,facendo passare un mutuo trentennale quanto meno a 35-40 anni e più.
La bufala del ministro Tremonti, che delude così le aspettative di milioni di famiglie, è servita solamente a far passare il falso messaggio di un cedimento delle banche,le quali non solo non restituiscono nulla ai consumatori indebitati a tasso variabile,ma ci guadagnano due volte,sia fidelizzando il cliente che con l’allungamento della vita residua del debito,incamerando maggiori interessi e maggiori commissioni sulle rate. Questa soluzione,che non è proprio né innovativa e neppure vantaggiosa per 3,2 milioni di famiglie strozzate dalle rate, permette alle banche di anticipare, con un meccanismo finanziario a loro favorevole, la soluzione di un problema.
Adusbef e Federconsumatori propongono di sostituire la convenzione Abi-Governo in via di perfezionamento, ma i cui termini sono stati curiosamente anticipati come se fosse già in vigore, con una nuova norma che obblighi le banche a dar seguito, a costo zero, alla richiesta di ristrutturazione del mutuo richiesta dal cliente. Al legislatore poi la responsabilità di valutare se non sia il caso di introdurre un livello di tasso predefinito, come avvenne per il decreto Amato del 2000 n° 394.
Oltre a semplificare di molto le procedure, tale norma andrebbe ad integrare – e non a contrastare - lo strumento della surroga a costo zero del decreto Bersani vista dalle banche e dalla casta dei notai come fumo negli occhi e mai osservata,nonostante fosse obbligatoria la sua applicazione.
Adusbef e Federconsumatori,che depositeranno una class action contro le banche che hanno violato la legge,per far restituire alle famiglie quanto indebitamente lucrato(3/4 mila euro come spese di istruttoria, peritali e notarili), invitano i cittadini a non cadere nella trappola del Governo, per evitare una deriva di super-indebitamento conosciuto già negli Usa con i sub-prime,che a parole il ministro dell’Economia Tremonti afferma di combattere,salvo poi a promuoverlo nella pratica, per non disturbare troppo il sistema bancario.

Fonte: Adusbef.it

lunedì 26 maggio 2008

Interrogazione parlamentari crisi Natuzzi

Per sapere - Premesso che:

in data 19 marzo 2006 è stato sottoscritto un “Protocollo d’Intesa per il consolidamento del comparto industriale del Mobile Imbottito dell’Area Murgiana” – Matera, Bari, Taranto - tra Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero per le Attività Produttive, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la Regione Basilicata, la Regione Puglia, il Distretto Industriale del Mobile Imbottito di Matera, le OO.SS. CGIL CISL UIL confederali e FeNEAL FILCA FILLEA nazionali, regionali e territoriali, la CISAL, la CONFINDUSTRIA della Basilicata e della Puglia, la CONFAPI della Basilicata e della Puglia, API di Bari e Matera, la Confartigianato della Basilicata e della Puglia, la CNA della Basilicata e della Puglia, la CLAAI della Puglia;

· obiettivo prioritario del Protocollo d’Intesa è quello di sostenere e rafforzare, attraverso l’attivazione di una procedura di Accordo di Programma e degli strumenti operativi necessari, la competitività del distretto del mobile imbottito e del territorio delle regioni Puglia e Basilicata (sede del distretto e dei Sistemi Produttivi Locali connessi);

· il D.M. 3/12/2007 “Attuazione in regime di esenzione delle agevolazioni previste ai sensi degli articoli 5-8 della Legge n. 181/89 e successive estensioni”, nell’Allegato n. 1 “Comuni compresi nelle aree di crisi ex LL 181/89 e 513/93”, comprende i comuni, pugliesi e lucani, dell’area interessata dallo stato di crisi;

· l’applicazione della Legge n. 181/89 ha dimostrato efficacia in situazioni analoghe, soprattutto nella capacità di generare nuovi investimenti e la contestuale ricollocazione del personale in esubero dal settore di crisi;

· negli ultimi anni il Distretto Industriale del mobile imbottito – Matera, Bari, Taranto – ha subito un drastico ridimensionamento occupazionale; il solo Gruppo Natuzzi dai 12mila addetti del 2002 è passato a 7mila dipendenti nel 2007 e nel medesimo periodo le aziende dell’indotto che hanno chiuso l’attività sono 337 rispetto alle 500 che operavano;

· nel mese di giugno p.v. scadono gli ammortizzatori sociali per 1300 lavoratori del Gruppo Natuzzi con la paventata dichiarazione di “esubero strutturale;

· I presidenti delle Regioni Puglia e Basilicata hanno chiesto un incontro urgente per avviare un tavolo per la soluzione della crisi;

Si chiede:

1. a che punto è giunto l’iter di valutazione del Protocollo d’Intesa di cui sopra per la successiva trasformazione in Accordo di Programma Quadro;

2. quali sono le risorse effettivamente disponibili per dare attuazione ad una politica di rilancio dei settori in questione, tra i più significativi per il made in Italy nel mondo;

3. se esistono i presupposti per l’applicazione della Legge 181/89 per la reindustrializzazione dell’area interessata dalla crisi del settore.

Firmatari :
Vico, Ginefra, Luongo, Margiotta, Grassi, Boccia, Bordo, Mastromauro, Servodio, Bellanova Capano, Concia

Comunicazione e territorio

Riportiamo l'ultima parte dell'articolo di Vicenzo Cerami "pensieri sul voto, sull'Italia, sul PD" che può essere letto sul sito del PD, affinché siano di monito e riflessione per raddrizzare la barra nel Pd Jonico e ritornare ad essere il partito della novità e dell'apertura.

".... Questo poco edificante ritratto della situazione ci dice che bisogna studiare i modi migliori per comunicare con efficacia i nostri progetti. Stare all’opposizione, per lo meno, aiuta a creare di noi l’immagine di una forte e costruttiva alternativa alla destra. Bisogna farlo da subito, denunciando tutti i mali prodotti dall’avversario e proponendo le nostre soluzioni. Non solo, ma si deve essere presenti con un nostro parere anche su questioni non immediatamente politiche, cosicché la nostra voce, nel tempo, diventi un punto di riferimento sicuro per gli scontenti. Gli argomenti di certo non ci mancheranno. Ma la questione rimane sempre la stessa: non bastano gli argomenti, sono altrettanto fondamentali i modi con i quali lanciamo i nostri messaggi. È evidente che con la voce del leader si esprime tutto il partito. Tutti possiamo e dobbiamo dare i nostri pareri, anche in pubblico, ma l’ultima parola spetta al leader, che fa la sintesi ed esprime in due parole le prese di posizione del Pd. In buona sostanza, è necessario uno staff di comunicatori che forniscano dati e sondaggi al partito ed elaborino la forma dei messaggi su indicazioni politiche precise. Partiamo dal principio che è sempre più forte la voce di chi attacca rispetto a quella di chi si difende. Non dimentichiamo che nell’ultima campagna elettorale Veltroni ha entusiasmato circa un milione di persone che hanno riempito le piazze, ma ricordiamo anche che gli elettori erano più di 40 milioni. Malgrado questo, il risultato ottenuto è grande e significativo. Bisogna rivolgersi ai grandi numeri, e di conseguenza semplificare e teatralizzare i messaggi, che devono avere una loro «universalità». Non dobbiamo disdegnare l’idea di considerare l’elettorato come un grande numero di persone che hanno rotto le righe. Ogni alternativa a questo «modo di parlare» è solo demagogia, buoni, quanto vuoti, sentimenti. Bisogna essere tutti solidali sotto il grande manifesto di Veltroni, legittimato dalle primarie a essere voce di tutti noi. È giustissimo aver scelto la strada del radicamento attraverso l’iscrizione al partito, ma è altrettanto indispensabile portare a termine il rinnovamento politico promesso. È bene da un lato alimentare il dibattito interno e dall’altro non tornare alla logica devastante dei gruppi di potere. I tentativi, in questo momento, di un ripensamento o di un cambio della guardia confonderebbero e scoraggerebbero anche lo zoccolo duro dei nostri elettori.
Queste mie riflessioni vogliono suggerire un lavoro che a mio avviso il Pd deve fare. Esse vogliono porre al centro della nostra attenzione l’importanza della voce che dobbiamo scegliere quando parliamo, la voce forte dei nostri valori. Dobbiamo essere in grado di restituire valore ai valori creando serenità e sicurezza, e per farlo è bene sapere che non basta dire le cose: è necessario scegliere la strada giusta per dirle. Occuparsi seriamente della comunicazione comporta come conseguenza un forte ridimensionamento dei «caminetti». Significa uscire dal palazzo e scendere tra gli italiani. E questa è sicuramente l’immagine più originale e luminosa che il Pd può dare di sé.

Colasanto conferma davanti al consiglio comunale gli impegni sul 118

LATERZA. «Se il medico ci spetta datecelo, se non ce lo date, ditecelo»: il gioco di parole, al consiglio «aperto» sul servizio 118 è del sindaco Giuseppe Cristella.
Arriva in coda ai lavori, ma non turba (anzi) il direttore generale dell'Asl, Domenico Colasanto.
Il quale, ospite di «punta» di una riunione consiliare voluta a gran voce dopo le polemiche dei giorni scorsi, ripete quanto da lui stesso asserito in avvio di seduta, subito dopo l'introduzione del presidente Franco Frigiola. Il tutto «serenamente, con simpatia».
Ma anche con autorevolezza istituzionale, senza giri di parole. E cioè: c'è la delibera (la 1445 del 21 maggio) che istituisce a Laterza la postazione medicalizzata, in deroga provvisoria autorizzata dal presidente Vendola; c'è l'avviso pubblico per l'assunzione dei medici che quel servizio andranno a coprire. Parole chiare, impegno serio. L'unica concessione all'aria tesa, nonostante le buone intenzioni formali, della seduta il direttore generale la dà a dibattito inoltrato, quando mettere i puntini sulle classiche «i», è un contributo alla cronaca, ancorché un colpo di fioretto: «La postazione medicalizzata a Laterza non c'è mai stata - chiarisce -: nel 2004 fu annunciata, ma il piano sanitario regionale di allora non la incluse». Non solo: «Nelle "zone carenti" Laterza non risulta » prosegue Colasanto, a rafforzare la portata politica della deroga «responsabilmente autorizzata da Vendola» su rapporto dello stesso Colasanto, che tale postazione adesso riconosce.
«L'impegno dell'Asl è stato già declinato e sarà mantenuto anche dalla Regione, a differenza del passato - ribadisce il direttore Asl -: la deroga nella sostanza ha raccolto l'esigenza delle particolari condizioni orogeografiche del territorio Laterza, che la legge, appunto, non prevede». Per Colasanto è da ritenere dunque «un atto molto coraggioso il tentativo di Marco Urago, di un anno e mezzo fa, di dare una risposta parziale al problema»: siamo, in pratica, ai giorni nostri, al medico che, in comproprietà fra Laterza e la 106, da maggio scorso è tornato al mare, innescando la reazione del sindaco Cristella.
Sindaco che l'altro ieri è tornato a rivendicare con forza il «diritto» sancito dal responsabile del Set, Mario Balzanelli, già dall'avvio del 118. «Diritto mai avuto» tuona Cristella.
Prima e dopo, ancora buoni propositi, e ancora veleni. «Staremmo qui se non avessimo sollevato il polverone e senza l'incontro del 19 maggio, nella sede Asl, con il direttore generale?» chiede Leonardo Pugliese, vicesindaco, «guadagnandosi» la protesta di Giuseppe Stano (Pd) che alla maggioranza rinfaccia (con il socialista Sebastiano Stano e con l'indipendente Cirielli) il mancato invito all'incontro stesso.
Appunto, questo, rimarcato da Paolo Costantino, consigliere regionale Pd, neanche lui informato del «vertice»: «Sono stato ben rappresentato da Lospinuso, ma si persegue sulla strategia della strumentalità» osserva. Soffermandosi, a seguire, sulla medicalizzazione che prima c'è e poi sparisce (con il centrodestra), e infine ritorna (con il centrosinistra).
Un passaggio sulle automediche, in generale: «Un errore ridurle » dice. E comunque: «In questo momento, si mantenga l'esistente e si aggiungano servizi dove si rendono necessari». Sinergia, nessuna guerra fra poveri, nessun campanile: ne parla Pietro Lospinuso, consigliere regionale An, che riconosce «la soluzione seria, certa, costruttiva» data da Colasanto al problema.
Ne prende atto pure il sindaco Cristella che però non risparmia l'affondo finale: «Il medico arriva entro settembre o il primo ottobre vengo io da lei» dice Cristella a Colasanto. «Non si governa la sanità con la giacca tirata» ribatte il direttore Asl, anche in risposta agli interventi di Basilio Solazzo e Giovanni Quatraro, dell'associazione "La Luce". Perché l'emergenza va oltre il 118: «Preoccupiamoci non solo del trasporto, ma anche del dove trasportare: il cittadino ha bisogno di essere accolto e curato e nel territorio non abbiamo una rete vera di servizi che risponda all'emergenza, siamo carenti di dipartimenti di primo livello».
Proporre alla Regione di costruire la «rete» diventa così un «obiettivo comune». Insomma, la questione è «più ampia e complessa» chiude Colasanto.
Autore: Francesco Romano
Fonte: Gazzetta del mezzogiorno

domenica 25 maggio 2008

L'Espresso denuncia la speculazione eolica

A Laterza e Castellaneta è scoppiata la passione del vento. Da più di 2 anni denunciamo che il nostro territorio è oggetto di speculazione da parte di "strani figuri" che sono stati capaci di rendere sporca anche l'energia pulita del vento.

Lo scorso mese l'Espresso, attraverso il coraggioso articolo di Marco Lillo, ha spiegato e denunciato la speculazione attorno all'eolico in Italia. Di seguito vi riportiamo una sintesi e il link per leggerlo in modo integrale. Per la cronaca le nostre torri sono 110 mt. più il diametro di 90mt. della pala per un totale di 155 mt. (la foto affianco di una pala di altezza inferiore cerca di rendere l'idea delle dimensioni).

"Sovvenzioni più alte d'Europa. Prezzo generoso dei certificati verdi. Così in Italia gli impianti eolici sono diventati un affare. Che attrae grandi aziende internazionali. Ma anche la criminalità"

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La legge impone alle società che inquinano di compensare i propri peccati comprando i cosiddetti certificati verdi dai produttori di energia pulita. Grazie al prezzo generoso dei certificati italiani e alla riduzione dei costi di produzione, l'utile lordo delle imprese è aumentato di otto volte in quattro anni. Ecco perché l'Italia viene descritta nei report delle banche d'affari come la nuova frontiera, l'isola del tesoro, il paese della cuccagna"

"Le chiavi di questo forziere sono in mano alla politica. Che ha partorito un sistema sballato: gli impianti nascono in posti inadatti, vicino ai centri abitati o dove non ci sono cavi per trasportare l'energia pulita. Prendiamo la Sicilia: la rete non è in grado di sopportare gli impianti attuali ma, invece di costruire gli elettrodotti, Stato e Regione continuano a regalare centinaia di milioni a imprese che ingolfano il sistema. In questo Far west, le turbine spesso non nascono dove c'è più vento, ma dove c'è un sindaco che si fa 'convincere' con l'assunzione dei figli, c'è l'interesse di un politico che conta o peggio una famiglia di mafia alla quale non si può dire di no".

L'intero articolo, completo di grafici e foto, si può leggere sul sito dell'Espresso

Area Vasta: i Comuni della zona occidentale puntano sul Parco delle Gravine

MOTTOLA - Nell’area occidentale dell’Area Vasta si ragiona in maniera strategica. I sindaci dei comuni sono perfettamente entrati nell’ottica del Piano: gioco di squadra per una ricaduta di benefici strutturali ed economici sul territorio. Si è tenuto ieri pomeriggio, nella sala consiliare del comune di Mottola e presieduto dal primo cittadino Giovanni Quero e dal vice presidente della Provincia Stefano Fabbiano, l’ultimo dei tre appuntamenti itineranti promossi dall’ufficio unico dell’Area vasta tarantina.

Si è detto soddisfatto l’architetto Enzo La Gioia, responsabile dell’Ufficio di Piano, per l’interesse raccolto attorno a queste iniziative programmatiche che sono state uno step fondamentale nella progettazione del Piano strategico. «Abbiamo raccolto informazioni interessanti sullo stato attuale della pianificazione, della progettazione e della programmazione dei singoli comuni – ha riferito La Gioia – ma il dato degno di attenzione è la voglia e la capacità dei comuni di progettare insieme».

La direttrice lungo la quale i comuni dell’Area occidentale hanno scelto di muoversi è la valorizzazione del Parco delle Gravine, elemento di interesse strategico per tutte le comunità ricadenti lungo la dorsale rupestre. Il recupero sostenibile delle aree di boschi e della macchia, la ridefinizione dei percorsi naturalistici e la infrastrutturazione eco-compatibile del Parco saranno le carte spendibilie e sicuramente vincenti per il recupero e per il rilancio di un’area di interesse generale.

«Da quando abbiamo effettuato interventi nell’area di nostra competenza del Parco – ha riferito il vice sindaco di Laterza, Leonardo Pugliese – è stato riscontrato un incremento del turismo ambientale e scolastico tanto che abbiamo rilevato, addirittura, una carenza delle guide». «Sfruttare la disposizione morfologica del nostro territorio e promuovere interventi che lo valorizzino – ha riferito il vice sindaco di Palagianello, Donato Todisco – è il nostro obiettivo comune. Abbiamo proposto il recupero della vecchia linea ferroviaria – ha proseguito Todisco - che a breve sarà dimessa con la realizzazione di un percorso ciclabile che, partendo da Mottola attraversi Castellaneta per arrivare a Palagianello, realizzando una continuità paesaggistica, naturalistica e culturale che metta in rete i diversi ambiti territoriali rilanciandone il significato turistico».

Parco delle Gravine e infrastrutture, quindi, gli elementi essenziali emersi come esigenze primarie dell’area occidentale.

«La trasversale Bradanico-Salentina sarà una delle priorità delle nostre azioni – ha riferito l’ing. Cimini della Provincia di Taranto. Intervenire sulle strade – ha proseguito il rappresentante dell’Ente di coordinamento - significa avere ricadute positive sulla qualità della vita della popolazione: minori tempi di percorrenza e minori percentuali di incidentistica stradale che sono fattori importanti nell’ambito della valutazione delle premialità negli interventi di Area vasta».

«Dai comuni dell’area occidentale sono giunte anche proposte in ambito sociale. Sostenere il welfare avendo a cuore gli interessi delle fasce più disagiate – ha concluso l’assessore Fabbiano – è un impegno al quale gli amministratori devono guardare con estrema attenzione». Il comune di Mottola ha individuato due siti abbandonati; il vecchio ospedale, l’Umberto I, e l’ex Gin, una colonia elioterapica, strutture in stato di abbandono che potrebbero essere ridestinate ad usi sociali per interventi a favore di disabili e anziani con l’attivazione di centri diurni.

Con la riunione di ieri si concluso il primo tour attraverso i Comuni. La metodologia messa in campo dal responsabile dell’Ufficio di Piano è stata accolta favorevolmente dagli amministratori che ora attendono, come concordato con il presidente della Provincia, la redazione di una Piano di sintesi degli interventi con l’individuazione delle priorità.

Corriere del Giorno – 24/5/2008

La provincia punta sulla tecnologia per ridurre le spese

TARANTO - Risparmiare sulle spese senza tagliare gli investimenti. E’ questo l’architrave sul quale si poggia il bilancio di previsione della Provincia. Lunedì il consiglio provinciale è chiamato alla sua approvazione, dopo una lunga fase di preparazione seguita dall’assessore Domenico Mosca. “Abbiamo cercato - spiega Mosca - di condividere le scelte e questo percorso di condivisione è cominciato subito dopo il mio insediamento”.
Come si è realizzato questo processo di partecipazione? “Abbiamo ascoltato le richieste degli altri assessori, dei dirigenti, dei sindacati, delle associazioni datoriali. Ci siamo confrontati anche con i rappresentanti delle amministrazioni comunali e della stessa minoranza”. Dopo questo giro di consultazioni come avete proseguito nella costruzione del bilancio? “Abbiamo confrontato le richieste con le risorse a disposizione, quindi abbiamo dovuto selezionare le scelte da fare”.
Da cosa sono state condizionate le scelte finali? “Ci siamo dovuti confrontare con due condizioni: i minori trasferimenti dallo Stato per 815 mila euro e l’aumento, comunque previsto, dei costi per l’adeguamento del contratto di servizio”. Come avete fronteggiato questa situazione? “Mettendo a dieta la spesa corrente. Abbiamo cercato di lasciare immutate le spese per investimenti, soprattutto quelle riguardanti le scuole, le strade, la manutenzione”.
Ma come avete risparmiato? “Facendo leva sulla modernizzazione. Faccio un esempio: adesso i dipendenti comunali hanno il cedolino paga on line. Questo ha consentito di ottenere dei risparmi cartacei. Ora la Provincia ha la posta elettronica certificata e questo ci consente di risparmiare sulle spese postali, su migliaia di raccomandate con ricevuta di ritorno. Per gli acquisti on line abbiamo la firma digitale”.
Assessore, ma da sole queste misure possono bastare a produrre risparmi significativi su quelle che sono le cifre complessive di un bilancio come quello della Provincia? “Il vero risparmio, grazie alla modernizzazione, è quello ottenuto sulle ore/uomo. Mi spiego: stiamo sperimentando le procedure on line delle gare d’appalto; tutto viene fatto automaticamente. Questo significa che risparmiamo sull’utilizzo di personale che prima era impegnato in questi servizi. Ottenuto questo risparmio, la nostra scommessa è quella di collocare in modo più efficiente questa forza lavoro”.
Ma di questo passo non si corre il rischio di trovarsi con degli esuberi di personale? “No, perché l’anno prossimo andranno in pensione quindici dipendenti. Il nostro obiettivo è quello di ottenere risparmi senza ricadute negativi sugli standard dei servizi” Quali altri interventi avete predisposto per tagliare le spese? “Abbiamo ridotto del 30% le indennità dei componenti gli organi di controllo interni e ridotto l’acquisto di giornali e riviste. Lunedì i consiglieri provinciali avranno la copia del bilancio su cd. Niente fotocopie. Anche questa è una forma di risparmio. Ecco, in via generale possiamo dire di aver risparmiato attraverso la smaterializzazione delle procedure”.
L’innovazione tecnologica si è rivelata quindi efficace sotto questo aspetto? “Certo. Ora ci stiamo preparando ad un altro passo importante: la razionalizzazione delle spese telefoniche. Stiamo cablando i nostri uffici. Entro novanta giorni passeremo dalla telefonia tradizionale alla tecnologia Voip. Oggi la Provincia paga una bolletta telefonica di 280 mila euro. Con il passaggio al Voip contiamo di risparmiare 30-40 mila euro. Un’ attenta verifica andrà fatta anche sulla gestione dell’energia elettrica, per la quale oggi paghiamo circa un milione di euro (nel calcolo sono da considerare anche i consumi delle scuole, ndr)”. Questo vi ha quindi permesso di non intaccare le spese per gli investimenti.
Ci può dire quanto avete destinate alla realizzazione delle opere pubbliche? “Per il 2008 abbiamo previsto investimenti per 25 milioni, dei quali 21,5 per gli interventi previsti dal Piano Triennale e 3,5 per la manutenzione. Abbiamo novità anche per il personale: faremo concorsi per dieci assunzioni a tempo indeterminato. Assumeremo profili tecnici da inserire nel servizio aree protette ed ecologia e ambiente. Questo per fronteggiare le maggiori competenze che ci sono state trasferite dalla Regione”.
Quali considerazioni generali sente di poter fare dopo aver elaborato il suo primo bilancio? “Conservare un ente sano e ben amministrato non è scontato. A questi risultati si può arrivare solo attraverso buone pratiche quotidiane e faticosi dinieghi. In una comunità dove è successo quel che sappiamo, bisognerebbe tenerlo ben presente. Credo e spero di aver usato il rigore necessario. Voglio che quando sarà terminata questa mia esperienza la Provincia continui ad essere quell’ente sano che è stato finora”.
E.F.- Taranto Sera - 24/05/2008