mercoledì 30 aprile 2008

Si raddoppiano le visite al Pd Laterza

Nel mese di aprile il nostro blog ha ricevuto tantissime visite, 11.479 pagine visitate da parte di 4.588 visitatori.
Oltre il doppio di pagine e visitatori rispetto al mese di marzo (5.255 pagine e 2.723 visitatori) che era stato il mese dei record.
Questo risultato impone una riflessione sullo strumento internet ed una accelerazione per la trasformazione del blog in sito internet (cliccando sull'immagine è possibile ingrandire il grafico).

Qui la crisi, lì il letargo

La maggioranza scossa da: la polemica con Leone, il magro risultato elettorale per le prossime scadenze, i boatos sul fotovoltaico, il rientro di Rizzi. L’opposizione continua a tacere e dopo l’uscita di scena di Di Lena e Caldaralo, anche la Bruno rinuncerebbe

In crisi la maggioranza, inesistente la minoranza.

La seconda sindacatura di Giuseppe Cristella, quella plebiscitata con quasi 6 mila voti, oltre il 58%, si trova fra i piedi più d’un intralcio: problemi in casa, in maggioranza, nell’opposizione.
Il caso Leone è il più appariscente, ma il più leggero perché ha soltanto il peso di un consigliere comunale isolato. La maggioranza perde un componente dei 13 dei quali è composta, più il sindaco, cosa irrisoria in sé. Sarebbe preoccupante se Leone avesse dalla sua una qual eloquenza, di quelle che mettono in difficoltà chiunque li ascolti. Ma questo genere di eloquenza ha bisogno di tre cose: cultura, oratoria naturale e nessuno scheletro nell’armadio. Leone, preso con un po’ di coca in casa, e reo confesso di usarla per sue sniffate, quand’anche avesse cultura e oratoria, con tanto scheletro nell’armadio le sue parole sarebbero più evanescenti del fiato emesso per pronunciarle.
Che egli resti in Consiglio e ne esca è la stessa cosa, è come se il Consiglio laertino invece di essere di 21 membri, fosse di 20.
Ma può essere un randagio solo per poco, può diventare un voto pesante per i problemi esplosi in Forza Italia. Nelle politiche di due settimane fa, anche sommando i voti dell’Udc, oggi avversario, son mancati all’appello un po’ di quei 6 mila voti di due anni fa, almeno 1500, una massa consistente. S’è abbassata di parecchio la percentuale del Pdl per un seggio in Provincia e per una richiesta di candidatura regionale con probabilità d’elezione.
Il magro risultato elettorale delle politiche è stato argomento delle sedute sezionali: più che domandarsi il perché di questa forte diminuzione, gli “azzurri” laertini si son domandati come recuperare, in vista delle provinciali del prossimo anno e delle regionali del 2010. Ma soprattutto per le provinciali, dove possono aspirare in molti. Alle regionali, infatti, può aspirare solo il sindaco, che, però, dovrebbe dimettersi, ma 4000 voti di partenza non è più una soglia di sicurezza. E al giovane sindaco laertino potrebbe non convenire rischiare due anni di sindacatura per una speranza, non esile, ma neppure robusta e solida.
Ma il vero problema del Pdl laertino è lo scranno provinciale con parecchi pretendenti. E siccome questi pretendenti non se la giocheranno, la candidatura provinciale, né a carte, né a dadi, è certo che i malumori diverranno rancori che esploderanno nell’urna, poi in sezione, infine in municipio. E allora Michele Leone, lo sniffatore messo alla porta, può tornare ad essere una pedina importante nelle future strategie, che riguarderanno la successione al sindaco.
Cristella infatti, è al suo secondo mandato, non può ricandidarsi sindaco e non è detto che quando si tratterà di designare il suo successore avrà la golden share, cioè la parola decisiva.
Anzi da certi “boatos” provenienti dalla sezione, non l’avrebbe già più. Il gruppo, infatti, si sarebbe aggrovigliato sul come prendere l’energia solare.
Laterza e Castellaneta, grazie ai buoni uffici della Comunità montana di Mottola, presieduta dal laertino Arcangelo Rizzi sono saliti agli onori della cronaca per aver ammassato nel loro territorio i progetti di quasi la metà delle torri eoliche previste per tutta la Puglia. Ora quelle pale non gireranno più nella vallata che va da Castellaneta a Laterza. Ma le energie alternative sono l’oro del domani: lasciato il rinfresco del vento si passa al tepore e al calore del sole.
Rizzi, poi, perduta la sua quota di potere, sussurrerà alla sua maniera suadente e fraterna, come solo i nipoti di prete sanno fare: ed a me ora che cosa mi fate fare?
Questa prima crisi della maggioranza di Cristella, però, non ha smosso dal suo letargo l’opposizione di sinistra. Nel quinquennio passato l’Unione fu inesistente, pur essendo consapevole della sua inesistenza. In questo biennio: nulla di nuovo, inesistenti come prima, neppure dopo la fondazione del Pd e lo tsunami delle elezioni politiche.
L’ex Unione laertina versa in una così profonda, e molti dicono irreversibile, astenia, che in questi due anni ha patito ben tre crisi d’identità. Dopo pochi mesi, lasciò il suo scranno consiliare il capolista, l’urologo Nino Di Lena. Ma fu solo una perdita d’immagine, perché Di Lena, preso dalla sua professione, non frequentava la vita politica. Una perdita, invece, per la sinistra e la vita politica del paese è l’uscita di scena di Lorenzo Caldaralo: comunista fin dal latte materno, mai “compagno trinariciuto”, quelli che obbediscono all’ordine e al contrordine, poi Pds, poi Ds, fino alla scissione mussiana. La scomparsa dell’Arcobaleno lo ha prostrato: gli ha rivelato che il comunismo, se lo è stata, non è più una religione per gli ultimi della terra; e gli ha anche rivelato che i suoi “maggiori” sono stati spazzati via perché si son mostrati indegni di ricevere la riconferma, essendosi smarriti nelle frivolezze e nelle vacuità. Caldaralo conosce paese e paesani, sa esprimere un pensiero compiuto ed ha una credibilità personale: senza di lui, il Consiglio non perderà una voce, perderà un buon consiglio. Al suo posto dovrebbe subentrare l’architetto Irene Bruno, con il collega Toni Gallitelli, antesignana del prodismo e con lui, dopo lo sprofondamento del prodismo ionico nella partitocrazia, anch’essa in crisi d’identità.
Lo smarrimento del Pd laertino era evidente domenica sera: botta e risposta al vetriolo fra Leone e la maggioranza della quale era stato assessore e il Pd non ha avuto nulla da dire. Era stato posto un problema di dignità politica e di legalità, erano state lanciate accuse criptiche; ma il Pd non ha chiesto conto, non ha scavato di suo, non ha informato il paese che nel Palazzo s’agita una impetuosa tempesta: non un comizio, ma nemmeno un tazebao, i manifesti delle guardie rosse di Mao.
Se la Bruno confermerà la sua volontà di star fuori da questa politica, le subentrerà Paolo Giannico, ex dc purosangue, già consigliere comunale, coltivatore diretto, cioè che usa lavorare il suo campo con le sue mani e quelle della sua famiglia, dirigente della Coldiretti, ottimo e appassionato oratore. Un contadino che conferma il poetico e virile elogio di Catone per i suoi contadini: dai campi giungono soldati valorosi e uomini fortissimi.
Ciò che occorre oggi.
Michele Cristella - Corriere del Giorno - 29 aprile 08

Dare il giusto reddito agli agricoltori

Lettera inviata e pubblicata nella rubrica del Corriere della Sera curata da Beppe Severgnini

Carissimo Beppe ti scrivo in risposta alla lettera di Domenico Polidoro (“Ue, energia e le sovvenzioni all’agricoltura”) apparsa su “Italians” del 2 aprile. Sono figlio di un coltivatore, ma ho abbandonato l’impresa paterna poiché non c'era reddito. Avrei tanto voluto convertirla all’agricoltura industriale, l'ecologia e il bio-diesel mi affascinano dalle scuole medie.
L'impatto di questi aiuti che si vorrebbero giustamente eliminare è molto minore di quello che si crede nella vita economico-finanziaria dell’impresa. Spesso è una partita di giro che si conclude a vantaggio della UE che obbliga ad esempio a comprare il grano cartellinato, impedendo di seminare il proprio se si vuole la c.d. integrazione. Quella del 2007, l'integrazione intendo non è stata ancora pagata ad esempio, colgo l’occasione per denunciarlo. Per una azienda intorno ai dieci ettari ammonta mediamente alla mitica somma di €1300, includendo il premio per grano ed olio. Una miseria, solo la potatura degli alberi d’olivo vale quei soldi. Chi ci guadagna sono i tanti che hanno imbrogliato sulle carte, via via scoperti dalla UE e dalla Guardia di Finanzia e le varie multinazionali cui questo assetto della agricoltura mondiale fa comodo. Le sementi e quindi lo stesso grano cartellinato sono da loro gestite. I contributi dell'UE sono dati per impedire che l'agricoltura europea sparisca per la competitività giustamente maggiore dei paesi sottosviluppati, creando così una dipendenza alimentare. La politica italiana in Europa non è stata capace di difendere le nostre produzioni, consentendo percentuali sempre più alte di ingredienti artificiali ed extraeuropei nei nostri alimenti. Ora immagini una dipendenza alimentare dall'estero dopo quella del petrolio... E' quello che accadrà se non ci si decide a dare il giusto reddito agli agricoltori, quelli veri e a controllare la filiera. Quei 30 centesimi al giorno, 109 euro annui quindi, mi dispiace dirtelo sono anche pochi. Chi lavora onestamente la terra e credimi è dura, peraltro con una burocrazia asfissiante, gradirebbe, lo dice mio padre, che gli aiuti fossero aboliti. Ma chi coltiverebbe la terra allora? Io faccio l'addetto stampa, la funzione dei miei articoli credo sia importante perché c'è qualcuno che mi paga per farla. Ma ha un difetto: non si può mangiare.

Nicola Natale

L'eolico: energia pulita impatto ambientale inesistente

Scrivo dalla Spagna paese leader nel settore eolico di terra ma che conta specializzarsi anche in quello di mare(offshore), e dopo un tesi di laurea dedicata proprio a questo settore spagnolo mi chiedo quali sono i veri problemi che esistono per il suo sviluppo in italio o al sud...soldi (tanti) o ambiente?...perchè secondo le mie ricerche l'impatto ambientale è praticamente nullo.
Mi spiego meglio, esiste un impatto sull'ambiente ma riguarda rumore e paesaggio, che sono rispettivamente superabili attraverso una certa lontananza dai centri abitati e poi cosa vale di più energia pulita o il fastidio di vedere pale che girano???in quanto agli animali si adattano presto, il disagio per questi riguarda solo la fase di installazione del parco eolico (in Spagna è stato progettato un parco eolico marino combinato con l'itticoltura).
Quello che non capisco e perchè gli ambientalisti si oppongono se si tratta di un forma di produrre energia che non ha bisogno di essere sperimentata, pulita e che con gli investitori giusti può apportare più di un beneficio (energia, lavoro, sviluppo...).
Vorrei ricordare che l'Europa, in particolare Spagna e Germania, rappresenta nel mondo un esempio di sviluppo straordinario senza precedenti.
L'italia potrebbe crescere ma come ci mostrano gli esempi di spagna e Germania solo con un politica e una normativa attenta al problema energetico e allo sviluppo delle fonti rinnovabili, ma sopratutto attraverso l'impegno a costruire una coscienza sociale energetica, praticamente inesistente in italia e figuraimoci al suditalia
Mi sento di dire volere e potere, sopratutto quando si tratta di in futuro migliore...
Elisabetta - da Madrid

martedì 29 aprile 2008

Censis: tanta voglia di Stato centrale

Gli italiani credono nel ruolo dello Stato centrale: nonostante le elezioni abbiano premiato una forza come la Lega Nord fortemente localistica, al contempo c'è una richiesta crescente di dare più potere allo Stato, un ente che deve «aiutare la famiglia e risollevare le condizioni di vita». È quanto scaturisce da una ricerca del Censis, che ha intervistato duemila persone all’uscita dal seggio elettorale nei giorni 13 e 14 aprile scorsi.
Le motivazioni del voto delle Politiche 2008 – ha spiegato il direttore generale del Censis, Giuseppe Roma – mostrano il lento declino del richiamo a ideali e valori e il ritorno del leader come mobilitatore del consenso: scende infatti del 4,6%, rispetto al 2006, la quota di chi ha scelto uno schieramento perchè si identifica con i suoi valori, mentre cresce di quasi 6 punti quella di chi ha deciso in base al capo della coalizione.

Dalla ricerca emerge poi come un quarto degli elettori, nella vita quotidiana, abbia un rapporto patologico con la politica, vissuto come scambio di favori e richiesta di soluzione di problemi personali. Soprattutto nei piccoli comuni e al centro-sud, dalle emergenze sanitarie alla ricerca di lavoro, ha ammesso di essersi rivolto a un politico il 23,1% degli elettori, ma c'è un 30% che non ha voluto rispondere.
Dal governo, gli italiani, fortemente condizionati dalla percezione di grande vulnerabilità socioeconomica, si aspettano soprattutto interventi di razionalizzazione della spesa pubblica: per il 24,2% va aumentata la spesa per le infrastrutture (+13,8% rispetto al 1996), per i servizi pubblici come trasporti e raccolta rifiuti (+6,7%), per l’ordine pubblico e la giustizia (+6,5%) e per le prestazioni previdenziali (+6,3%). Resta forte, anche se diminuisce nel tempo, la richiesta di spesa sanitaria (33,4%), diminuisce lievemente quella per la scuola.
In questo panorama, spicca la «voglia crescente di Stato centrale»: sono passati dal 33,3% del 2001 al 47,5% del 2008 gli italiani convinti che in una nuova distribuzione di poteri fra le istituzioni occorra privilegiare il ruolo dello Stato centrale, mentre diminuiscono coloro che vogliono potenziare le Regioni (dal 39% al 28,4%) o dare più potere a Comuni e Province (dal 27,7% al 24,1%). A questo, si affianca la centralità della famiglia come soggetto sociale che, secondo il 72% deve essere sostenuto dallo Stato, mentre cala il consenso verso le imprese e le associazioni.

Laterza 2 maggio ore 9,30 - Consiglio Comunale

E' stato convocato venerdì 2 maggio alle ore 9,30, presso la Cittadella della Cultura, il Consiglio Comunale di Laterza con i seguenti punti all'o.d.g.:
1) Surroga consigliere comunale Caldaralo Lorenzo;
2) Approvazione verbali seduta precedente;
3) Approvazione regolamento sulle forme di consultazione popolare;
4) Approvazione regolamento Piano delle Antenn;
5) Sdemanializzazione di relitto stradale in località "Serro Lapillo" e adesione del Comune al Paino di lotizzazione in zona Cr. 2 sub comparto k;
6) Progetto realizzazione insediamento produttivo - Ditta Pietricola srl - serramenti, infissi interni e commercializzazione.

La coscienza sporca e la morale pulita

Di seguito riportiamo un commento di akerfeldt che analizza il "battibecco" tra Sindaco e Leone,. Un botta e risposta che ci ha lasciati inebetiti e impressionati ed è per questo abbiamo inserito quel tipo di immagine, ad ogni buon conto abbiamo provveduto a sostituirla.
PD Laterza

“Non si fa politica con la morale ma nemmeno senza”. Dipende dalla morale.
Se il Sindaco e la giunta chiedono le dimissioni di Leone, reo di essere un consumatore accanito di droga (se è riuscito, non si sa come, a far passare quindici grammi quindici per uso personale), perché loro invece rimangono incollati allo scranno, pur essendo indagati per ipotesi di reato correlate al loro ruolo istituzionale?
Se la vicenda, come disse il Sindaco all’inizio, non c’entrava con la politica né con l’amministrazione, perché ora assume conseguenze politiche corredate da valutazioni squisitamente politiche sull’operato in consiglio del Leone? A che pro quella dichiarazione? Una specie di excusatio non petita per reprimere strumentalizzazioni politiche? O si voleva sostenere che l’amministrazione non avesse a che fare con la droga? Ma chi avrebbe potuto pensare che l’amministrazione, sia essa organo o funzione, fosse implicata nel caso?
Il cittadino non si rende conto da solo, senza che glielo dica qualcuno, dell’inadeguatezza di Leone a essere consigliere con delega alle politiche giovanili? Come dare l’esempio ai giovani? Facendosi beccare con della polvere bianca?
In fondo, secondo la morale del consigliere, lui non ha fatto niente di male. Ha solo danneggiato se stesso. Mica ha ammazzato qualcuno. Perché dovrebbe dimettersi? In realtà è lapalissiano che abbia sbagliato e debba dimettersi.
Ma che glielo venga a chiedere questa giunta in evidente stato confusionale, che prima, attraverso il Sindaco, nega ogni risvolto politico della vicenda e poi, accortasi dell’errore, ne trae le logiche conseguenze politiche, è qualcosa di grottesco dettata da una sorta di doppiopesismo morale. Una morale attagliata alle esigenze di ognuno.
Due pesi due misure, ma niente bilancino.

P.S.: togliete quella foto che fa impressione.

Turismo, imprenditoria, ambiente e diritti dei cittadini si tengono insieme con le regole

Siamo alle porte della stagione estiva ed è necessario scongiurare quanto accaduto durante l’estate 2007, dove, il nostro territorio è stato protagonista di atti di sequestro di immobili e aree demaniali occupate e utilizzate abusivamente.

Appare scontato dire che è necessario una forte azione di controllo da parte delle autorità competenti (ad ogni livello e nessuno escluso), ma l’ente locale dovrebbe dotarsi di un piano comunale delle coste.

Sarebbe necessario, infatti, scrivere le regole che innanzitutto garantiscano l’imparzialità di una pubblica amministrazione (e che è un dovere per chi ci amministra) per poter offrire a imprenditori e cittadini un quadro chiaro, certo e uguale per tutti. Ma le regole si rendono ancora più utili se la politica e i suoi amministratori hanno la voglia e la sensibilità di voler superare la gestione irrazionale e non programmata avvenuta in questi anni e che ha portato alla creazione di strutture spesso abusive.

Un piano comunale delle coste che riesca a contenere strategie per poter tenere insieme sia le iniziative imprenditoriali, importanti per la nostra economia e per l’occupazione, che la salvaguardia del territorio e la difesa dei cittadini.

Vi sono leggi dello stato, leggi e delibere regionali che sanciscono i criteri di pianificazione dell’uso del demanio marittimo con finalità turistico – ricreative e da esse si evince ad esempio un limite nel concedere aree demaniali fino ad un massimo del 40% del totale delle aree destinate all’uso turistico – ricreativo e che il restante 60%, calcolato al netto della porzione di costa inutilizzabile e non fruibile ai fini della balneazione, deve essere utilizzato come spiagge libere.

Il nostro litorale è diviso in due parti di cui la prima si estende per circa 197mila metri quadri dove è consentita l’installazione di attrezzature provvisorie balneari e di facile accesso ai bagnanti e l’altra di circa 282mila metri quadri non accessibili liberamente.

A questo punto mi chiedo se il nostro litorale può contenere nuove iniziative per l’insediamento di stabilimenti balneari? Senza un piano comunale delle coste la risposta e no . Il piano dovrà sancire se il nostro litorale è saturo e quindi non in grado di poter accogliere nuove istanze di concessione, viceversa, invece, dare nuove opportunità imprenditoriali e occupazionali di cui il nostro territorio ne ha estremo bisogno.

Il piano, non ultimo per importanza, è necessario per programmare la realizzazione di interventi che superino le barriere architettoniche per i portatori di handicap, garantendo la vivibilità e la visibilità di beni e luoghi naturali che il nostro territorio si pregia di avere e che, allo stato dei fatti, persone meno fortunate di noi non possono godere nella stessa misura.

L’ente locale che è gravemente in ritardo ha un obbligo, anzi un dovere morale e civico.

Luigi Notarfrancesco – consigliere comunale del Partito Democratico

Due padri per una sconfitta

Lo tsunami del 13 aprile sommerge la Capitale. Com'era prevedibile, l'onda lunga della destra italiana travolge anche l'ultima, flebile "resistenza" romana. La vittoria a Sondrio o a Vicenza è un pannicello caldo, che non lenisce ma semmai acuisce la ferita profonda patita dal centrosinistra, prima a livello nazionale e poi, dopo i ballottaggi, a livello locale. Con la trionfale marcia su Roma di Alemanno la sconfitta del Pd diventa disfatta. Una disfatta che non è orfana, ma stavolta ha almeno due padri. C'è un padre, sul piano della proiezione politica romana. Si chiama Francesco Rutelli. Nonostante l'ottimo passato da sindaco negli ormai lontanissimi anni '90, stavolta Rutelli è stato un handicap, non una risorsa. Non è un giudizio politico, ma numerico.
Il candidato alla provincia del Pd Zingaretti, nelle stesse circoscrizioni in cui si votava anche per le comunali, ha ottenuto 731 mila voti contro i 676 mila ottenuti da Rutelli.
Vuol dire che quasi 60 mila elettori di centrosinistra, con un ragionato ancorché masochistico calcolo politico, hanno votato "secondo natura" alla provincia, mentre hanno fatto il contrario per il Campidoglio. Piuttosto che votare l'ex vicepremier del governo Prodi, hanno annullato o lasciato bianca la scheda. In molti casi hanno addirittura votato Alemanno. Dunque, a far montare la "marea nera" della Capitale che ha portato alla vittoria il candidato sindaco del Pdl ha contribuito un'evidente "pregiudiziale Rutelli" a sinistra. Soprattutto nelle aree più radicali. Che magari non ne hanno mai apprezzato "l'equivicinanza" tra le disposizioni della Curia vaticana e le posizioni della cultura laica. E che forse, punendo Rutelli, hanno deciso di dare una lezione al Pd, colpevole di aver "cannibalizzato" la sinistra nel voto nazionale di due settimane fa. Con una campagna elettorale imperniata su un principio giusto (l'autosufficienza dei riformisti) ma declinato nel modo sbagliato (il principale "nemico" è la sinistra). Così Veltroni, salvo che negli ultimissimi giorni, ha finito per perdere di vista il vero avversario, cioè Berlusconi. Adottando nei confronti del Cavaliere una forma di parossistica "pubblicità involontaria", con la trovata non proprio geniale del "principale esponente dello schieramento a noi avverso", ripetuta ossessivamente, fino all'assurdo, e così trasformata in un boomerang .
Di questa disfatta, quindi, c'è un padre anche sul piano della dimensione politica nazionale. Quel padre si chiama Walter Veltroni. Il leader del Pd ha scontato un deficit oggettivo: nella partita sulla sicurezza, determinante nel giudizio degli elettori in tutta Italia e nelle singole città, ha dovuto inseguire il Pdl. E da sempre, in quello che Barbara Spinelli sulla Stampa definisce il "populismo penale", la destra eccelle storicamente sulla sinistra. Semplicemente perché, nella percezione dei cittadini impauriti (giusta o sbagliata che sia) "does it better": può farlo meglio. Ma il leader del Pd ha pagato anche un errore soggettivo: non ha capito che la sfida su Roma avrebbe richiesto un altro "metodo di selezione", più consono all'idea del Partito democratico costruito "dal basso", che gli elettori avevano iniziato a conoscere e ad apprezzare con le primarie. La candidatura di Rutelli, al contrario, è il frutto dell'ennesima alchimia di laboratorio (o di loft). Una collocazione di "prestigioso ripiego", per un dirigente che è già stato sindaco due volte, che ha corso e perso un'elezione politica nel 2001, che è stato vicepremier nel 2006 e che ora, nel nuovo organigramma del Pd sconfitto il 13 aprile, rischiava di ritrovarsi senza un "posto di lavoro". L'opinione pubblica, di sinistra ma anche di centro e di destra, ne ha tratto la sgradevolissima impressione di una nomenklatura che usa le istituzioni come "sliding doors". Porte girevoli, dalle quali si entra e si esce secondo opportunità pratica personale, e non secondo utilità politica generale. Ora, sul terreno di questa incipiente Terza Repubblica, per il centrodestra si aprono le verdi vallate del governo nazionale e locale, da Milano a Roma, con la fine di quello che Ilvo Diamanti definisce il "bipolarismo metropolitano". Per il centrosinistra, al contrario, non restano che macerie. Risultati alla mano, è difficile contestare l'irridente sberleffo di uno striscione della destra che, in serata, inneggiava a "Veltroni santo subito", lungo la scalinata del Campidoglio: "Con le primarie ha fatto cadere il governo Prodi. Con le politiche ha cacciato i comunisti dal Parlamento. Candidando Rutelli ha perso Roma". L'analisi è rozza, ma ha un suo fondamento. Ora il Pd corre un rischio mortale. All'indomani della disfatta, un regolamento di conti al vertice sarà inevitabile. Ma a un anno dalle elezioni europee, nelle quali si voterà con il proporzionale, un possibile ritorno al passato (cioè alla vecchia e agonizzante divisione Ds-Margherita) sarebbe imperdonabile.
da www.repubblica.it

IL PARTITO DEMOCRATICO PER IL PRIMO MAGGIO

Cari democratici, care democratiche del Dipartimento reg.le Lavoro

ritengo come penso tutti voi, che il 1° Maggio 2008 possa e debba significare per il nostro Partito, una importante occasione per rilanciare ed affermare le ragioni del Valore del Lavoro.
In tal senso sarebbe auspicabile, quanto doveroso promuovere iniziative diffuse su tutto il territorio Pugliese per il 1° Maggio.
L’infinito susseguirsi di morti sul lavoro, la necessità di affrontare urgentemente la questione salariale e continuare l’azione intrapresa dal Governo Prodi di stabilizzazione del lavoro e di sostegno alle imprese per uno sviluppo di qualità credo debbano essere punti importanti che devono ispirare l’azione di opposizione dei nostri Parlamentari e Deputati eletti nel Governo di centro-destra come quella di ognuno di noi lì dove governiamo e nelle attività di Partito locale affinché si affermi una nuova Cultura del Lavoro.

Il Partito Democratico in Italia , come in Puglia e per quanto ci riguarda, a partire dai livelli di direzione regionale , provinciali e di circolo deve porre adesso, al centro della sua iniziativa politica il Lavoro :

1) Perché non si deve morire di lavoro.
Bisogna dire basta alla cruenta catena di morti sul lavoro, sono in media 4 al giorno uomini,donne,giovani, immigrati a perdere la vita per il lavoro.
Il Testo Unico varato dal Governo Prodi è un’importante conquista per il mondo del
lavoro,bisogna da subito esigere la sua totale e corretta applicazione in ogni luogo di lavoro e per ogni prestazione, per garantire la tutela di tutti i lavoratori e le lavoratrici.
Va radicata una vera cultura della Sicurezza e della Prevenzione puntando sulla formazione per i lavoratori , le lavoratrici e per gli imprenditori.
Il tema della Sicurezza deve diventare punto centrale di ogni confronto interistituzionale e di contrattazione tra parti datoriali e organizzazioni sindacali.

2) Perché il Partito Democratico col Manifesto per il Lavoro e col punto 6 del suo Programma elettorale fa del Lavoro stabile e sicuro,della lotta alla precarietà e al lavoro nero , dell’innovazione, del sostegno alle retribuzioni basse e dell’accesso al lavoro di giovani,donne e disabili, gli assi portanti di un nuovo sviluppo di qualità e di un welfare inclusivo.

3) Per difendere ed affermare la Democrazia e la Costituzione Italiana che all’art.1 recita: ” L’Italia è una repubblica democratica fondata sul Lavoro. La Sovranità appartiene al Popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”

1° MAGGIO 2008
Festa del Lavoro e dei Diritti,

per l’affermazione di Regole e Legalità.

Civiltà e Solidarietà

Francesca Battista del Dipartimento Reg.le Lavoro

lunedì 28 aprile 2008

Maggioranza scarsa e deprimente, Leone risponde al Sindaco

“Ero a conoscenza della richiesta di dimissioni, giustificata esclusivamente dalle mie vicende personali, ma nessun giudizio era stato espresso finora sulla mia partecipazione alla vita politica”: il consigliere comunale Michele Leone, arrestato per possesso di 15 grammi di cocaina il 3 aprile scorso e scarcerato due giorni dopo per aver ammesso la detenzione di uso personale della sostanza stupefacente, non ci sta.

Ribadisce che non intende lasciare il Consiglio, ritenendo le dimissioni un atto che “non può essere imposto” da alcuno, si dice rammaricato e sorpreso per il “pensiero” del sindaco Cristella appreso “dalle pagine di un giornale” e rilancia: “Il mio apporto è stato scadente, non sono mai stato parte attiva in maggioranza? Le affermazioni del sindaco sono in pieno contrasto con i fatti”, scrive Leone. E poi spiega: “Eletto per due mandati consecutivi, nel primo ricoprendo la carica di assessore, sono stato parte attiva o, meglio, decisiva in molte delle delibere approvate dalla maggioranza. Ho condiviso, ovviamente, le scelte adottate, ma oggi sono costretto a rivedere alcuni episodi e circostanze che allora sembravano ordinari: il mio telefono squillava di continuo in occasione di consigli comunali a maggioranza risicata, e dispiace adesso nutrire il dubbio di aver condiviso idee con chi pensava solo ad utilizzare il mio voto in Consiglio”.

A seguire, una precisazione: “Nessun provvedimento è stato adottato nei miei confronti dalla segreteria dell’Udc”. E un proposito: “Sono pronto a rimettermi in gioco, dopo un esame di coscienza degli errori fatti, magari candidandomi alle prossime elezioni, per lasciare ai cittadini di Laterza l’ultima parola-giudizio su Michele Leone uomo e politico”. Infine, per Michele Leone il sindaco Cristella “farebbe bene ad accorgersi di essere ormai considerato un ex sindaco” e a “preoccuparsi della sua attività politica e dell’opinione che la gente ha sulla stessa”. E comunque: “Se la mia attività politica era scarsa e ora è addirittura deprimente - chiude Leone -, vuol dire che ero e sono ben inserito nella maggioranza”.

A chiedere le dimissioni di Leone era stata, nell’ultima seduta consiliare, anche l’intera coalizione politica, “tenuto conto - si legge nel documento lasciato agli atti - che il ricoprire cariche pubbliche impone un comportamento etico ispirato a valori e principi d’ortodossia politica, e che il comportamento del consigliere Leone Michele non risponde a quanto innanzi cennato”. E’ scontro, insomma.

Francesco Romano - La Gazzetta del Mezzogiorno 28/4/08

SOLIDARIETA' A LATERZA


In due anni 5mila persone hanno destinato il 5 per mille a Orizzonti Nuovi

Una firma e un codice fiscale. Così oltre cinquemila persone, negli ultimi due anni, hanno destinato il 5 per mille del loro reddito all’associazione diocesana "Orizzonti nuovi" onlus.In cifre, significa 52.473 euro per il solo 2006, e un importo quasi pari per il 2007. Dati precisi, infatti, sono disponibili solo per la prima annualità 2006, le cui somme verranno pagate a partire da maggio prossimo.

Destinazione:

otto progetti solidali nella diocesi di Proprià, nel nord-est del Brasile. Si tratta di recupero scolastico per minori, corsi professionalizzanti per giovani a rischio, laboratori artigianali per adolescenti, sostegno di 306 famiglie di contadini senza terra, educazione alla salute. E ancora ci sarà l’irrigazione della fazenda da Esperanca, la costruzione di un salone - asilo nel villaggio di san Mateus e di un salone comunitario nel villaggio Novi Horizonti. In tutto otto opere per rinsaldare le attività di sostegno a distanza e solidarietà internazionale di "Orizzonti nuovi", nell’ambito di un gemellaggio diocesano tra Castellaneta e Proprià.L’associazione onlus, infatti, nasce solo nel 2000, ma il rapporto di amicizia italo-brasiliana risale a dieci anni prima. Oggi la onlus conta circa 850 benefattori, impegnati nei diversi progetti di adozione a distanza (individuale o collettiva) e di recupero dei minori a rischio. E le 2.638 firme utili registrate nel 2006 sono un bel traguardo per "Orizzonti nuovi", risultata 241esima a livello nazionale tra i vari enti destinatari del 5? nel 2006 e 201esima nel 2007. Dato ancora più importante, poi, se si considera l’aumento, nel 2007, dei soggetti ammessi ai fondi e lo spostamento delle scelte a favore delle grosse organizzazioni nazionali. Tant’è vero che nella diocesi di Castellaneta hanno tenuto solo Orizzonti nuovi, la Casa Famiglia Monftort di Ginosa e La Luce di Laterza.La partita, però, è ancora aperta per il 2008. In questi giorni e nei prossimi mesi, con la dichiarazione dei redditi (730, Unico e Cud), ognuno potrà decidere a chi destinare il 5? del suo reddito, che altrimenti rimane allo Stato. Come? Semplicemente apponendo la propria firma nel riquadro e indicando il codice fiscale dell’ente prescelto.In vista di queste scadenze e delle novità 2008 (l’ammissione nell’elenco dei beneficiari delle società sportive iscritte al Coni), il presidente di Orizzonti nuovi, Pier Paolo Lamola, ha sottolineato potenzialità e insidie di questo strumento: "Non possiamo che essere a favore di una misura molto positiva per il finanziamento di associazioni medio-piccole come la nostra, - ha detto - anche se bisogna fare alcune precisazioni. Innanzitutto, dopo l’eliminazione dai beneficiari delle Fondazioni bancarie e dei Comuni, rimane l’anomalia delle associazioni sportive dilettantistiche, molte delle quali hanno poco o nulla a spartire con la solidarietà sociale e con il volontariato". In secondo luogo, l’ingegnere pone l’accento sulla trasparenza: "Ci pare opportuno che vi siano adeguati controlli, non solo "preventivi" per verificare i requisiti, ma soprattutto "a posteriori" per evitare che i fondi vengano utilizzati per finalità difformi dalla solidarietà sociale; converrebbe poi che i risultati dei controlli fossero resi pubblici. Inoltre, lo Stato dovrebbe favorire un’ampia pubblicizzazione delle norme che regolano il finanziamento del 5?, in modo che possa accedervi il maggior numero possibile di contribuenti".Infine, una difesa delle piccole realtà: "Sarebbe auspicabile individuare - afferma Lamola - un meccanismo compensativo che eviti l’effetto di fagocitazione delle piccole organizzazioni da parte delle grosse, che già accedono a vari tipi di finanziamenti pubblici e possono permettersi grosse campagne pubblicitarie".Per un’associazione diocesana come "Orizzonti nuovi", l’unica pubblicità è la fiducia dei suoi benefattori. E il credito acquisito sul campo. Sulla carta, invece, basta una firma e un codice fiscale: "un’arma efficace - chiude Lamola - per compiere scelte precise nel mondo del sociale e premiare quelle associazioni che veramente dimostrano di sapersi spendere per gli altri".» Visita il sito di Orizzonti Nuovi

Laterza, i socialisti vogliono Tedesco senatore


Un«ripescaggio» possibile del quale i riformisti del Pd si fanno paladini con una lettera a Walter Veltroni


«Ci farebbe piacere che tu, segretario del Partito democratico eletto con le primarie del 14 ottobre 2007, ti impegnassi perché socialisti come noi possano avere la rappresentanza in Senato con Alberto Tedesco»: parte da Laterza una lettera aperta della componente dei socialisti riformisti del Pd indirizzata a Walter Veltroni, a sostegno del “ripescaggio” al Senato di Alberto Tedesco, assessore regionale alle Politiche della salute nella giunta Vendola, numero nove della lista e primo dei non eletti in Puglia alle urne di aprile. «In questa campagna elettorale - vi si legge tra l’altro -, noi socialisti riformisti abbiamo lavorato con impegno con Alberto Tedesco non solo per eleggerlo senatore, ma per mettere in piedi una nuova forma di partito, aperto alla partecipazione di tutti coloro che vogliono contribuire a fare dell’Italia un paese più moderno, più democratico, più libero, più legale. Il Pd è la nuova casa che si sta costruendo anche per i riformisti socialisti, nella quale possono entrare con Alberto Tedesco senatore, continuando e recuperando altre anime socialiste. Senza buttare via la storia del socialismo italiano, così importante per l’Italia e per la Puglia».I socialisti “folgorati sulla via di Michele Emiliano e Walter Veltroni” sottolineano il brillante risultato riportato dalla coalizione Pd-Idv a Laterza (41,87% contro il 41,06% della Pdl-Mpa al Senato: percentuale massima in provincia jonica, in assenza di candidati locali) e in Puglia (un senatore in più). E scrivono: «I socialisti sono il vero valore aggiunto con la presenza di Alberto Tedesco nelle liste del Pd. Ecco perciò, il diritto alla cittadinanza nell’aula del Senato della Repubblica italiana, è importante per tanti socialisti italiani».La via “d’entrata” in Senato per Nicola Tedesco ha, per la cronaca, un passaggio obbligato: l’opzione per la Basilicata di Nicola Latorre, numero due in Puglia e capolista in Lucania alle elezioni del 13 e 14 aprile scorsi.»


Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno»

Autore: Francesco Romano

Va tutto molto bene


26 aprile 2008, in Marco Travaglio


Ora d'arial'Unità, 27 aprile 2008Spiaceva quasi, l’altroieri, sentire l’intera piazza San Carlo che sfanculava ogni dieci minuti Johnny Raiotta, il direttore del Tg1 che fa rimpiangere Mimun. Troppi vaffa per un solo ometto. Poi però uno rincasava, cercava il servizio del Tg1 di mezza sera su una manifestazione criticabilissima come tutte, ma imponente, che in un giorno ha raccolto 500mila firme per tre referendum. Invece, sorpresa (si fa per dire): nessun servizio, nessuna notizia, nemmeno una parola. Molti e giusti servizi sul 25 aprile dei politici, sulle elezioni a Roma, sul caro-prezzi, sul ragazzino annegato, poi largo spazio alle due vere notizie del giorno: le torte in faccia al direttore del New York Times e la mostra riminese su Romolo e Remo (anzi, per dirla col novello premier, Remolo). Seguiva un pallosissimo Tv7 con lo stesso Raiotta, Tremonti, la Bonino e Mieli che discutevano per ore e ore di nonsisabenechecosa. Raiotta indossava eccezionalmente una giacca, forse per riguardo verso il direttore del Corriere. Questo sì che è servizio pubblico. Così, nel tentativo maldestro di contrastare - oscurandolo - il V-Day sull’informazione, Johnny Raiotta del Kansas City ne confermava e rafforzava le ragioni...iIl mio intervento in piazza San Carlo:

La poesiaAggiungi un posto a tavola“Con il team del predellino non avremo più casino, tradimenti, marachelle, con il nuovo Pdl decisioni collegiali senza dispute infernali, senza lotte tra alleati, siamo proprio fortunati!”... Leggi tutta la poesia di Carlo Cornaglia

domenica 27 aprile 2008

Cercasi Progetti esemplari per il Sud

Primo bando «Tutela e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e culturale» della Fondazione per il Sud. Le proposte devono essere inviate alla Fondazione entro il 30 agosto 2008 (il bando su www.fondazioneperilsud.it)

ROMA - Al vasto patrimonio storico-artistico e culturale del Mezzogiorno, dai beni storico-artistici alle tradizioni culturali e la cultura locale, dall’artigianato alle tradizioni eno-gastronomiche, è dedicato il primo bando «Tutela e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e culturale» della Fondazione per il Sud, soggetto privato nato dall’alleanza tra fondazioni di origine bancaria e il mondo del terzo settore e del volontariato per l’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno. Lo scopo: dare una risposta concreta, attraverso «progetti esemplari», all’incuria e l’indifferenza che troppo spesso relegano i beni culturali, storici e artistici in un ruolo di secondo piano. Con questo obiettivo, Fondazione per il Sud sollecita la presentazione di progetti innovativi e di rilevanza territoriale che possano divenire modelli per promuovere la conoscenza del patrimonio storico-artistico culturale e assicurare migliori condizioni di tutela, utilizzazione e fruizione. Le regioni interessate sono Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. La Fondazione supporta progetti integrati, che prevedano azioni di sostegno per lo sviluppo del volontariato e terzo settore di produzione e/o di servizio, eventualmente accompagnati da azioni di formazione.
Le proposte devono essere inviate alla Fondazione entro il 30 agosto 2008 (il bando è scaricabile dal sito www.fondazioneperilsud.it).

La questione della sinistra

In questo periodo post-elettorale si fa un gran guardare, ciascuno naturalmente dal suo punto di vista, alle qualità personali dimostrate dai leader: di Berlusconi, il gatto dalle sette vite; di Bossi, il padano che non molla; di Veltroni, che non si sa se abbia fatto bene o male a non attaccare più decisamente l´avversario; di Bertinotti, che, dopo aver vestito i panni del rinnovatore della sua sinistra, è stato messo sotto accusa da coloro che pensano di aver perso così rovinosamente anche per non aver riproposto il simbolo di falce e martello.

Ma nel dibattito ciò che domina e abbaglia è il successo della Lega. Ecco – si è detto da commentatori e ammesso anche da avversari - l´unico vero partito, che ha un forte legame con la gente, che è saldamente insediato nel territorio, che ha capito la questione settentrionale, che ha persino imparato la lezione del vecchio Pci. Molti di quanti fino a ieri consideravano tale partito un pericolo pubblico, xenofobo, una minaccia per l´unità nazionale, l´incarnazione di un tradizionalismo arcaico, lo considerano ora quasi un modello di intelligente lettura della modernità, da cui bisogna imparare e col quale necessita dialogare.

Si discute di chi ha saputo meglio manovrare e conseguire il risultato di conquistare Parlamento e governo. Ma non occorrerebbe ragionare molto di più su ciò che significa la vittoria di questa maggioranza uscita dalle urne in termini di "autobiografia della nazione"? Si dimentica tanto in fretta che, se la volontà della maggioranza va accettata, la coscienza che la sorregge non è un idolo al quale inchinarsi e che il suo metro non sono i numeri ma il grado di maturità civile e sociale di un popolo e che è qui che bisogna in primo luogo guardare?

Il paese che ha dato la maggioranza a Berlusconi e a Bossi è in crisi profonda. La sua economia si colloca agli ultimi posti in Europa; i lavoratori italiani sono tra i peggio pagati; la distribuzione del reddito è caratterizzata da una diseguaglianza crescente (secondo i dati resi noti da Draghi, che stranamente non sono stati oggetto di dibattito elettorale, il 10 per cento possiede una quota del 45 per cento); la rete dei servizi è quanto mai carente; la ricerca scientifica e tecnologica è molto inadeguata e il sistema di istruzione in gravi difficoltà; l´esercizio della giustizia fa acqua da tutte le parti; privilegi corporativi che paiono inamovibili avvolgono il Paese nella loro rete; l´informazione televisiva è nello stato ben noto; le organizzazioni criminali – che costituiscono esse, e non gli extracomunitari, il primo elemento che attenta alla sicurezza dei cittadini - stringono nella loro morsa anzitutto il Mezzogiorno e ne umiliano le possibilità di sviluppo; la legislazione sui diritti civili è una delle più restrittive tra quelle dei Paesi dell´Unione europea; la legge elettorale vigente, che ha avuto il solo merito di fermare l´intollerabile frammentazione dei partiti, ha lasciato mano libera alle oligarchie di partito di imporre i candidati da loro scelti ai votanti.

L´autobiografia della nazione sta tutta nel fatto che i più hanno creduto che Berlusconi e Bossi fossero i medici giusti per curare la crisi. In un Paese che deve affrontare tanti gravi problemi è naturale che la gente chieda un governo forte. A fronte di questa esigenza il governo Prodi, al di là di quanto ha pur fatto di positivo, è apparso per la sua conflittualità interna strutturalmente inadeguato, lasciando così allo schieramento antiberlusconiano un´eredità decisamente negativa con cui fare i conti. Per dare al Partito democratico un´immagine di vigore e di rinnovamento Veltroni gli ha fatto compiere una corsa (quasi) solitaria promettendo una futura maggioranza e un futuro governo compatti, puntando ad ottenere un sostanzioso consenso al centro e recidendo i legami con le variegate forze dell´Arcobaleno e con i socialisti.

Sennonché il disegno non ha avuto successo, perché il Pd, mentre non ha ottenuto l´auspicata penetrazione al centro, ha invece pescato alla sua sinistra nel bacino di coloro i quali lo hanno ritenuto il male minore e non ha ricevuto il voto di quanti ritenendolo troppo "morbido" verso gli avversari si sono astenuti. Di qui lo scacco del Pd, a cui si è accompagnata la disfatta dei socialisti e dell´Arcobaleno, rimasti isolati anche in conseguenza dell´atteggiamento di critica aspra, comunque se ne valutino i motivi, nei confronti del progetto e della strategia veltroniani.

Questi ultimi hanno pagato la logica del "voto utile", la stanchezza e l´avversione crescenti verso piccoli partiti cui le "rendite di posizione" attribuivano loro un potere sproporzionato, ma soprattutto la loro inettitudine. Quanto al Partito socialista, è da dire che la sua Costituente non aveva certo trasmesso un messaggio di convincente rinnovamento. La sua campagna elettorale centrata in primo luogo sulla pur sacrosanta difesa della laicità dello Stato, senza la capacità di dire nulla di incisivo e persuasivo sui temi stringenti di carattere sociale, è stata prova di una grande debolezza.

Quanto alla Sinistra Arcobaleno, i propositi bertinottiani di nuova Sinistra, sempre volta a costruire un´indefinita "società alternativa", non hanno sciolto il problema di fondo: ma insomma volete restare comunisti o diventare socialisti e in tal caso di quale tipo? Ora nelle file degli sconfitti sembra prevalere la convinzione che l´arma della riscossa stia nel rifondare Rifondazione comunista. Se così è, allora davvero bisogna dire che la storia è maestra, ma non trova allievi.

La costituzione del Pd aveva già decretato la fine dell´esistenza in Italia di un grande soggetto autonomo della sinistra. Ora la débâcle subita riduce sia il Partito socialista sia l´ex-Arcobaleno ad entità trascurabili e li mette alla prova più dura. Lo stato di confusione al loro interno è massimo.
Ma il Pd a sua volta deve decidere che fare con una "questione della sinistra" la quale rimane aperta al di là degli esiti elettorali, si presenta irrisolta al suo stesso interno e attende perciò anche da esso risposte. Può voltarle le spalle?
Massimo L. Salvatori - Repubblica 27 aprile 2008

sabato 26 aprile 2008

Senza primarie il Pd non esiste!

Esiste un «modello Laterza» per il Pd. Riunisce in sé paradossalmente – visto l’esito negativo del voto - tutte quelle «virtù» di cui era privo, specie al Nord, il partito di Veltroni. «Lo sviluppo nasce dagli interessi locali», spiega Franco Catapano, vicedirettore regionale della Cia (Confederazione italiana agricoltori) e componente dell’assemblea regionale del Pd. Lui è uno degli artefici del «modello Laterza» nato dal cocktail di tradizione e modernità. Internet e la motozappa incarnati alle primarie dalla lista «Con Veltroni Ambiente, innovazione, lavoro». Una lista figlia di tanti padri illustri (alcuni persi per strada): dall’assessore provinciale Giuseppe Vinci ad Alfonso Musci, eletto nell’assemblea nazionale del Pd.

Catapano, è qui il Partito democratico del Nord?
«Al centro deve esserci il territorio. Non è rifiuto della globalizzazione: nel territorio la gente si rivede, si identifica e vive direttamente il rapporto con i propri rappresentanti, sente che può contare, che possono contare i propri bisogni. Non si può parlare di radicamento così, semplicemente. Non basta più. Prenda Latorre. A Fasano si è dovuto accontentare del 24 per cento dei voti. Quella dei cittadini è una reazione in chiave glocal anche all’assurda legge elettorale che impacchetta la casta, la spedisce al Parlamento, senza dare possibilità alla gente di esprimersi.

Cosa non ha funzionato?
«Lo dicevo prima. Non si può portare Veltroni in giro come la Madonna pellegrina e pensare di aver vinto. Il Pd è stato sconfitto al Sud non al Nord. Dovevamo dimostrare che le primarie non erano un lifting, ma le elezioni le abbiamo perse il giorno in cui i vertici del partito hanno deciso di azzerare il valore dei rappresentanti eletti alle primarie e scegliere direttamente i candidati al Parlamento senza consultazione popolare. Ecco che allora è scattato in chi, come me, crede nel carattere veramente innovativo del partito una sorta di principio di autoconservazione. Così abbiamo deciso di insistere nel radicamento del soggetto politico sul territorio, guardando anzitutto ai problemi della gente, tra questi i bisogni del mondo agricolo. A Laterza il Pd è primo al Senato con oltre il 40 per cento dei voti e senza uno straccio di consigliere provinciale che potesse fare la campagna elettorale».

Insomma, torna lo spettro del partito “casta”.
«Non a Laterza dove abbiamo proceduto al rinnovamento di tutta la classe dirigente. Il Pd si è chiuso a livello di vertici provinciali: un’oligarchia che ha deciso tutto, mentre occorrevano scelte candidature popolari: un rappresentante leggibile del mondo dell’agricoltura, un operaio dell’Ilva nei primissimi osti. Invece niente. Ma la gente se ’è accorta ed è stanca di vedere le stesse acce. Noi stiamo effettuando un sondaggio Laterza: al primo posto, tra i motivi della sconfitta, i cittadini mettono e mancate primarie per la scelta ei candidati al Parlamento».

Quindi alle provinciali riproponete o schema primarie? E il presidente Florido?
«Senza le primarie il Partito democratico non esiste. Bisogna mettere insieme vecchio e nuovo dando la possibilità ai giovani di essere protagonisti. Questo il modello da esportare in tutt’Italia avendo sempre riferimenti territoriali ed economici precisi come l’agricoltura. Se Veltroni ha avuto la capacità di fondare un partito moderno, il Pd non può tradire questa vocazione in Puglia e a Taranto mostrando, invece, un volto conservatore. La battaglia? Ora si sposta sul Parco delle gravine: dal 2005, anno della legge istitutiva, il Parco è passato nelle competenze della Provincia, ma il Comitato parco non è stato convocato nemmeno una volta e mancano il piano di gestione e il piano di sviluppo dell’area. Lei mi chiede delle provinciali. Se andiamo a votare domani perdiamo, leggete i dati. Allora ci vuole un forte elemento di discontinuità: riequilibrare i territori ed elaborare un programma comune. Certo, le primarie rappresentano un segnale sia per la scelta del candidato presidente sia per i candidati nei collegi. Vanno fatte, ma questo deve andare di pari passo al rinnovamento del partito: a Taranto non è stata convocata un’assemblea provinciale sino ad oggi. Mi spiega questo che Partito democratico è?».

La Gazzetta del Mezzogiorno – 26 aprile 2008

Prima si pesano i voti, poi, casomai le persone

LATERZA - Il "buono" se ne va, il "cattivo" resta, il potente è disobbedito. Ciò che è accaduto nell’ultimo Consiglio comunale di Laterza è il segno dei tempi.
Lorenzo Caldaralo, sindacalista Cgil "reo confesso", ha deciso di lasciare il suo posto da consigliere comunale: "Non ha più senso, per me, restare in questo Consiglio". È la resa di chi forse ha creduto troppo nella politica e nei partiti, soprattutto nella loro capacità rigeneratrice, e da essi si è sentito espulso, quasi fosse un corpo estraneo. Se ne tornerà nella Camera del Lavoro ad ascoltare lavoratori e pensionati, a offrire consigli gratuiti e "a fare i 730". Comunque la si pensi, è lo scendere da una giostra in cui si sta scomodi: per delusione oppure perchè, semplicemente, si è chiusa una fase. E magari se ne apre un'altra.
Sta agli antipodi, invece, la sortita con la quale il consigliere Michele Leone, coinvolto in una storiaccia di droga, ha confessato che "sì ho sbagliato, ho semplicemente e consapevolmente danneggiato me stesso". "Mica ho ammazzato qualcuno o ho rubato" ha aggiunto per rinforzare la sicumera del suo "non mi dimetto".
Una pantomima surreale, insomma, ha fatto da sfondo alla richiesta in tal senso (e fissata su un documento) della maggioranza, maturata dopo chissà quale travaglio interno: «Leone non c'entra con la maggioranza, con la politica, con il paese» ha detto stentoreo il sindaco Cristella invitando il suo consigliere a lasciare lo scranno. Deve dimettersi - hanno attaccato dalla maggioranza - per non «concedere alcuna indebita rendita di sciacallaggio politico». Come se il problema fosse questo. Non il fatto in sè, ma la sua rappresentazione; non l'eventuale "notitia criminis", ma la circostanza che sia nota ai più.
Ma adesso, davanti a questo incrocio dove un sindacalista lascia e un "discusso" collega di seggiola resta al suo posto, si gioca la credibilità non di un paese, Laterza, ma di chi lo rappresenta. Di una classe dirigente che, a sinistra, si è troppo spesso chiusa a riccio nel cantuccio esclusivo dei pochi che decidono per tutti; mentre, a destra, ci si è "aperti" sin oltre i limiti del politicamente corretto. Giungendo all'idea estrema che i voti si pesano prima e le persone, casomai, dopo.
Eppure questo doppio episodio, per Laterza, vuol dir molto. Il paese dei forni e dei fornelli ha probabilmente perso la sua innocenza di centro agricolo, dove in cima a tutto c’è sempre "a Madonn" e il senso della tradizione, ben radicata sul ceppo cattolico, ha sempre avuto un significato identitario fortissimo. Forse la modernità, se vogliamo chiamarla così, ha fatto il suo ingresso in società in modo eclatante e, per certi versi, disarmante. Per capirsi: un Suv, di questi tempi, è un simbolo più forte di qualsiasi riferimento ai «valori», ormai monetizzati pure questi.
Del resto in un Paese, l’Italia, in cui un mafioso condannato può diventare eroe sul filo delle parole in libertà e c’è chi vuol fare il "tagliando" ai libri di Storia, c’è poco di cui meravigliarsi ancora. Lo scivolamento in basso, sul piano inclinato della morale personalizzata, diventa un fatto normale, scontato. Per gravità o inerzia si precipita e la risalita è difficoltosa. Ma c’è qualcosa di peggio del relativismo della morale, che poi vuol dire averne almeno due: è il rovesciamento di essa. Un evento plasticamente rappresentato dai fatti del Consiglio comunale in cui, per un beffardo gioco di specchi, a dimettersi è il consigliere sbagliato. O forse no. Il dubbio, in questo pastrocchio, rischia di assalire chiunque, perchè il bene e il male diventano opinioni piuttosto che categorie consolidate.
Al sindaco, che si è mostrato turbato dalla convivenza forzata con il già delegato alle Politiche giovanili (ma chi gliel'aveva affidate?), si può dare un consiglio: se non si dimette la sua "pecora zoppa" come si diceva nella pastorale Laterza, potrebbe sempre farlo lui. Perchè non si inveri di nuovo la legge di Gresham, secondo la quale la moneta cattiva scaccia la buona. Sarebbe un gesto coraggioso e concreto, sferzante e ammaestrante come un pensiero di Andrè Malraux per il quale «non si fa politica con la morale, ma nemmeno senza».

Massimo D'Onofrio
Corriere del Giorno

I laertini iniziano a ravvedersi. Il Pd risponde al Pdl di Laterza

Il Partito Democratico a Laterza ha intrapreso un cammino nuovo e ambizioso, dare speranze alla cittadinanza e incoraggiare la buona politica. Un processo complesso e difficile avviato in pochi mesi. Malgrado ciò il PD Laterza ha ottenuto un ottimo risultato elettorale, soprattutto se si confrontano le percentuali ottenute nel nostro paese con quelle della Provincia o, meglio, con i risultati delle passate Amministrative e delle politiche del 2006. Il Pdl di Laterza, invece, perde consensi rispetto al 2006, ovvero rispetto alla somma dei voti di An e Forza Italia, ed è al di sotto delle medie provinciali e regionali.
Il risultato elettorale dimostra che la gente ha cominciato a cogliere questo messaggio e ha capito che l’alternativa politica al centrodestra passa attraverso i valori dello sviluppo e della legalità, troppo spesso disattesi e bistrattati dai tanti e cattivi esempi di mala-politica .
Riteniamo che Laterza meriti molto di più delle vuote provocazioni che il Pdl cittadino continua a blaterare senza impegnarsi minimamente allo scopo di elevare il confronto politico. Ed è per questo che abbiamo svolto una campagna elettorale senza insulti personali, non è nel nostro stile, né strumentalizzazioni di vicende giudiziarie che comunque hanno offeso e continuano ad offendere l’intera cittadinanza laertina.
Il nostro modo di relazionarci alla parte avversaria si basa sul desiderio di vedere comunque risolti i problemi e le difficoltà della gente e non passa attraverso un sentimento arido di arroganza e di insaziabile voglia di “padronanza” delle istituzioni che di fatto limita la libertà di espressione dei cittadini. Una vera e propria allergia alle critiche che deriva da un “delirio di onnipotenza” che rende incapaci di riconoscere il valore del confronto e delle differenze politiche.

Partito Democratico Laterza

Elezioni politiche, i commenti dei segretari di Alleanza Nazionale e Forza Italia di Laterza

«Viva soddisfazione per il risultato elettorale raggiunto dal Pdl a Laterza»: la manifestano, ad una voce, i segretari sezionali di Forza Italia e di Alleanza nazionale, Matteo Iacobellis e Antonio Perrone, dopo aver messo a confronto i dati riportati dal Partito della libertà alla Camera e al Senato (rispettivamente: 3669 voti, 41,08%; 3233 voti, 40,6%) con i corrispondenti risultati conseguiti dal Partito democratico (3088 voti, 34,6%; 2836 voti, 35,6%). In sintesi, sottolineano Iacobellis e Perrone, il Pd a Laterza è stato distanziato di 7 punti percentuali alla Camera e di 5 al Senato: «Una grossa soddisfazione se si pensa che alla Camera votano anche i più giovani e che ancora una volta questi ultimi hanno dato fiducia al centro destra, confermando di credere fermamente in questa area politica».
Il tutto, in risposta ai «distratti commentatori del Pd laertino, il cui ricambio generazionale ha bisogno - evidentemente - di contenuti e non di anagrafe»: a giudizio di FI e di An è «fallito il tentativo del Pd di vendere fumo su temi quali la legalità, la scuola, l’agricoltura. Gli elettori laertini hanno premiato ancora una volta la capacità amministrativa del centrodestra il cui risultato assume un rilievo di fondamentale importanza se si pensa poi che per la prima volta a Laterza in una competizione politica, i voti ottenuti partiti dell’attuale area di centro destra - esclusa l’Udc - hanno superato quelli ottenuti dai partiti di centro sinistra». Buon viatico, prospettano Iacobellis e Perrone, in vista dei «prossimi appuntamenti elettorali del 2009 e del 2010».

Francesco Romano
La Gazzetta del Mezzogiorno - 25 aprile 2008

Costantino sulla sicurezza stradale

Costantino sulla sicurezza stradale: “La Giunta Regionale licenzia il piano di attuazione (incroci pericolosi e rotonde). È un primo test per il nuovo governo”
Una nota del consigliere regionale del Pd, Paolo Costantino, all’indomani della pubblicazione del dato del Sole 24ore relativo alla diminuzione del 17.9% degli incidenti stradali in Puglia.
“Circolare in automobile si fa sempre più pericoloso, oltreché più caro. Ma anche a piedi o in bicicletta. Un atto varato dalla Regione Puglia interviene laddove sono le condizioni stradali ad aumentare le possibilità di incidenti. Determinante il contributo dell'Assessore Mario Loizzo e dell'Assessorato ai Trasporti. Quindi via libera al finanziamento di rotatorie, percorsi protetti per la mobilità debole, messe in sicurezza, sistemazioni viarie e funzionali, attraversamenti pedonali rialzati. O interventi più corposi come il completamento della Tangenziale di Ortanova in provincia di Foggia e la realizzazione del tronco stradale di collegamento tra due vie a San Vito dei Normanni in provincia di Brindisi. Con la Delibera di Giunta Regionale n° 274 del 4 marzo scorso si è approvato il secondo programma annuale di attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale. Si tratta in tutto di 48 progetti disseminati su tutto il territorio regionale, da San Severo (primo in classifica) a Maglie, da Lesina ad Ugento, da San Giorgio a Bisceglie.
I progetti tutti a vario stadio di avanzamento, da preliminare, a definitivo o esecutivo sono in attesa di ricevere il via libera per la contrazione dei mutui da parte del Ministero dei Trasporti. Ciò in attuazione della Legge Finanziaria del 2004 che subordina la concessione dei mutui da parte della Regione al rispetto del Patto di Stabilità. Non appena dal Ministero faranno conoscere le procedure da adottare per l’accensione dei mutui gli importi totali dei progetti potranno essere co-finanziati.
Per quanto riguarda la Provincia di Taranto sono 3 i progetti ammessi in graduatoria.
Il primo piazzatosi al 9° posto riguarda i Comuni di San Giorgio Jonico, Pulsano e Faggiano. Il progetto preliminare per un importo totale di 1.130.000€ attende un finanziamento di 400.000€ da parte della Regione. Si tratta degli incroci della Strada Provinciale 109 San Giorgio-Pulsano con la S.P. 110 Taranto-Faggiano e con la strada provinciale 7 San Donato-Faggiano. Il secondo progetto al 16° posto in graduatoria ma con progetto definitivo riguarderà il Comune di Ginosa con la messa in sicurezza di arterie principali come Via Giacomo Matteotti, Via Puglia, Via Matera e Via Basilicata. Finanziamento atteso 373.000€ per un importo complessivo da mettere a bando di 746.200€. Terzo ed ultimo per quanto riguarda la provincia jonica, ancora San Giorgio con un progetto complesso che prevede isole spartitraffico, segnaletica stradale, attraversamenti pedonali. Da segnalare la realizzazione di zone 30, vale a dire di zone di riqualificazione della viabilità con caratteristiche di alta sicurezza e basso impatto ambientale. Il progetto è di 230.000€ , è allo stadio preliminare con un finanziamento da parte della Regione di 112.000€. Come si vede, la Regione Puglia continua ad operare serena in favore dei pugliesi. Il recente responso delle urne, se pur ci amareggia, non ci fa arretrare di un passo da quelle che è il programma condiviso dai pugliesi. I quali, se messi in condizione, credo sapranno ben distinguere”.

venerdì 25 aprile 2008

Caro rifiuti: «I sindaci sapevano»

MASSAFRA - “I sindaci avrebbero dovuto utilizzare il comportamento di buon padre di famiglia e mettere da parte le somme necessarie ad affrontare la maggiore spesa, perchè l’importo della tariffa era conosciuto dal 2004”. A parlare è Antonio Albanese, gestore della società Cisa Spa e della discarica di bacino di Massafra. Il suo monito è rivolto ai sindaci dei dodici Comuni che conferiscono i rifiuti in quell’impianto pubblico: Castellaneta, Martina, Laterza, Palagiano, Palagianello, Montemesola, Mottola, Crispiano, Statte, Ginosa, Massafra e Taranto. Una recente sentenza del Consiglio di Stato a favore della Cisa ha confermato l’importo della tariffa di smaltimento degli rsu in 83,73 euro a tonnellata, contro i 57 euro pattuiti prima del 2004, ovvero prima della costruzione del nuovo impianto.
“Una sentenza poco chiara del Tar - aggiunge Albanese -aveva parzialmente accolto il ricorso del Comune di Ginosa. Ma con questo non significava che la tariffa non sarebbe stata riconosciuta. Alcuni sindaci hanno messo da parte somme del bilancio per affrontare l’eventuale, poi confermata, nuova tariffa. Se poi qualcuno è scellerato perché, con la campagna elettorale, ha preferito non aumentare la Tarsu, allora non è colpa mia”. I sindaci, riuniti nel consorzio Ato Ta/1 stanno cercando ora di fronteggiare questa situazione ed hanno deciso di avanzare istanza di incontro alla Cisa per verificare la possibilità di rateizzare le somme da versare, fin dal 2004, per la differenza tra la vecchia e la nuova tariffa. “Non ho alcun problema ad incontrarli - fa già sapere Albanese - la nostra società si è sempre dimostrata disponibile. Non vogliamo fare guerra a nessuno, l’importante è che si rispetti quanto stabilito nella sentenza”.
La tariffa fa riferimento agli rsu smaltiti e che poi vengono trasformati in cdr, ovvero in combustibile che viene bruciato nel termovalorizzatore dell’Appia Energy, società di cui è partner anche la Cisa. “La titolarità del cdr è dell’Ato - tiene a puntualizzare Albanese - e nessuno impedisce all’ambito di indirizzarlo verso altri impianti disposti a bruciarlo a costi inferiori. Quel che posso garantire è che i sette euro versati sono un prezzo politico che non rispecchia quello di mercato. Un prezzo che consente ai Comuni di risparmiare circa due milioni di euro l’anno. L’Ato può decidere in qualunque momento di portarli altrove”.
Taranto Sera - 25 aprile 2008

Un centrodestra spudorato e smemorato si permette di speculare sulla sanità jonica

Le quasi quotidiane dichiarazioni del collega Lospinuso sullo stato della sanità ionica lasciano davvero senza parole. L’esponente della destra in Consiglio regionale tenta, con uno sforzo degno di miglior causa, di accreditare l’idea che i mali della sanità in provincia di Taranto siano iniziati a metà del 2005.
Dimentica – ci dispiace doverlo ricordare – che i problemi di oggi derivano dalle gestioni vergognose del passato.
Il collega Lospinuso ha evidentemente rimosso il fatto che ben tre direttori generali, nominati dalla maggioranza di cui lui faceva parte, furono addirittura arrestati sull’onda di gravissime inchieste della magistratura che hanno dato luogo a processi tuttora in corso. Dimentica che la drammatica situazione finanziaria dell’azienda sanitaria di Taranto risale a quelle gestioni. Dimentica che le gravi carenze di personale derivano da leggi “balorde” approvate dal centrodestra regionale, con le quali furono bloccate tutte le assunzioni dal 2000 al 2005. Dimentica che le strutture ospedaliere fatiscenti oggi lo erano anche ieri, quando in Giunta sedeva proprio lui, senza porsi i problemi relativi agli ospedali di Taranto, di Manduria, di Martina Franca, ecc.. E’ troppo facile, adesso, scaricare tutte le responsabilità su chi governa da appena tre anni e deve recuperare ritardi storici, le cui responsabilità ricadono per intero sulla destra.

Il collega Lospinuso fa finta, addirittura, di non comprendere le dichiarazioni, giustamente forti, del dott. Maurizio Resta, che, nel denunciare una situazione esistente, ha anche ricordato che le apparecchiature oggi in uso presso il SS. Annunziata e presso tutti gli altri ospedali del territorio risalgono agli inizi degli anni novanta.
Se non sbagliamo, almeno dal 1995 al 2005, al governo della Puglia c’era quella destra che, oggi, tenta di fare un’opposizione barricadiera e demagogica. Dov’erano i Lospinuso quando la Asl di Taranto veniva sconvolta dagli scandali? Dov’erano quando si creava la voragine finanziaria? Dov’erano quando in Consiglio regionale si approvavano le leggi che bloccavano le assunzioni, non consentendo di adeguare gli organici. Dov’erano quando le strutture ospedaliere diventavano fatiscenti. Allora, tacevano, non fiatavano, si nascondevano.
I problemi naturalmente ci sono. Noi non li occultiamo. Essi derivano dal passato. Un passato scellerato ed irresponsabile. Ma si stanno gradualmente affrontando.
Il collega Lospinuso sa bene che l’attuale direzione generale – come ha opportunamente ricordato – sta lavorando per rinnovare l’intero parco tecnologico della rete ospedaliera ionica. Sottolineiamo: l’intero parco tecnologico.
Le gare per l’acquisto di tutte le macchine della radiologia tradizionale sono state aggiudicate per una spesa complessiva di oltre un milione di euro. Sta per concludersi la gara per l’acquisto della Tac e dell’angiografo di cui dotare il SS. Annunziata. E’ stato annunciato che partirà a breve la gara per l’acquisto delle Tac di cui dotare gli ospedali di Martina Franca, Castellaneta e Grottaglie e per l’acquisto della seconda Tac per l’ospedale SS. Annunziata, delle risonanze magnetiche per gli ospedali di Castellaneta e per il SS. Annunziata.
Siamo, insomma, di fronte ad un piano complessivo che porterà a breve e medio termine al rinnovo di un parco tecnologico che la destra ha fatto deperire negli anni del suo governo.
Stiamo ponendo rimedio, naturalmente con difficoltà, perché le risorse - come il collega Lospinuso sa e fa finta di non sapere - non sono certamente quelle di cui ci sarebbe bisogno.
Di fronte a questi problemi complessi, molto complessi, occorrerebbe serietà, senso di responsabilità, unità di tutte le forze politiche del territorio. Occorrerebbe quel rinnovamento del modo di fare politica da tante parti auspicato ma che, ogni giorno di più, si dimostra difficile realizzare. Uno sforzo in questa direzione sarebbe necessario da parte della politica, ma ancora di più da parte dei pubblici amministratori, a cominciare da alcuni sindaci, che, proprio per il ruolo che svolgono, dovrebbero sapere che in pochi mesi non è possibile rinnovare una sanità sfasciata a causa di ben note responsabilità che rivengono dal passato”.
I consiglieri regionali del PD Luciano Mineo, Donato Pentassuglia, Paolo Costantino e Michele Pelillo.

giovedì 24 aprile 2008

Comuni a rischio dissesto

MASSAFRA - Triste presa di coscienza ieri per i sindaci dei dodici Comuni che conferiscono i rifiuti nella discarica Cisa. La sentenza del Consiglio di Stato con la quale la tariffa per il conferimento è stata quasi raddoppiata (da 57 a 83,73euro a tonnellata) mette praticamente sul lastrico le amministrazioni.
Centinaia di euro da sborsare perché il provvedimento dei giudice amministrativo è retroattivo.
L’aumento va pagato fin dal 2004. Il timore è il dissesto. I Comuni di Castellaneta, Palagiano, Mottola, Crispiano, Martina Franca, Laterza, Statte, Ginosa, Montemesola, Palagianello, Massafra e Taranto devono ora cercare di evitare il rosso in bilancio.
Per questo hanno pensato di inviare alla società Cisa, che gestisce l’impianto di smaltimento di Massafra, una richiesta di incontro per formalizzare l’istanza di rateizzazione delle somme dovute. Intanto non si arrendono. L’Ato Ta/1 ha dato mandato all’avvocato che l’ha difeso in primo grado, Vittorio Triggiani di esaminare attentamente la sentenza del Consiglio di Stato dovessero emergere novità che possano farla impugnare davanti alla Corte di giustizia europea.
Ultimo tentativo quello rivolto alla Regione. Un appello all’assessore all’Ambiente, Michele Losappio per la rideterminazione della tariffa pattuita nel 2006 dal commissario ad acta.
Taranto Sera - Giovedì 24

Il consiglio comunale svuotato di significato

L’ex diessino: «Svuotata di significati la presenza in consiglio comunale». Il sindaco Cristella: «La sinistra perde un pezzo importante».


Un consigliere se ne va (a sorpresa), un altro viene invitato a farlo: all’assise dell’altra sera (un solo punto all’ordine del giorno, approvato all’unanimità: l’adesione al consorzio Ato Puglia per la gestione del servizio idrico integrato) il fuori programma l’ha fatta da padrone.Nel prologo della seduta, due schioppettate. La prima: Lorenzo Caldaralo, già del gruppo Ds, poi senza partito (non ha aderito al Pd), coordinatore della Camera del lavoro cigiellina di Laterza, ha deciso di dedicare il suo tempo all’attività sindacale, e si è dimesso da consigliere (gli subentrerà l’architetto Irene Bruno). La seconda: Michele Leone, ex rappresentante Udc arrestato il 3 aprile scorso perché trovato in possesso di 15 grammi di cocaina e scarcerato due giorni dopo per aver ammesso la detenzione per uso personale, è stato sollecitato dal sindaco Giuseppe Cristella e da tutta la maggioranza di centrodestra a rimettere il mandato consiliare. Momenti «forti», dunque. Con il caso-Leone (di cui scriviamo a parte) destinato ancora a far notizia. E rumore.L’abbandono di Caldaralo, ha motivazioni intrecciate. «Il consiglio comunale è ormai un organo spento, sarò molto più utile al sindacato» dice alla Gazzetta, con la serenità del giorno dopo, l’ex diessino. Che poi aggiunge, a rafforzare il concetto: «I consiglieri contano quasi niente, il confronto politico, quando c'è, lascia il tempo che trova e l’approdo giudiziario, sempre più frequente, a tutti i livelli, sembra ormai lo sbocco naturale e inevitabile della degenerazione di fondo che stiamo vivendo».Nel mirino di Caldaralo, la Bassanini da rivedere (quanta nostalgia per il tanto bistrattato Comitato regionale di controllo), il regolamento comunale da modificare, le commissioni consiliari da sostenere perché facciano da supporto qualificato all’azione politico-amministrativa. La decisione di lasciare stigmatizza la difficoltà dell’impresa: o no? Caldaralo: «Il contrario. Ho fin qui sacrificato molte occasioni, e 11 anni di vita consiliare sono tanti; lascio il Consiglio, ma non abbandono il campo, anzi: la politica, la società, il lavoro hanno bisogno, checché se ne dica, di una forte e autorevole presenza sindacale». Forse una risposta indiretta Montezemolo, di certo non c'entra il voto, né l’Arcobaleno fuori campo. «Assolutamente no, da tempo stavo meditando questa scelta» spiega Caldaralo, che comunque raccoglie due motivi di soddisfazione: l’attestazione di stima dell’intera assemblea e l’esordio in consiglio, e tra i banchi di opposizione, di Irene Bruno. «La sinistra perde un pezzo importante, il Consiglio pure» riconosce, per tutti, il sindaco Cristella. Intanto, s'infiamma la questione-Leone.»

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno»
Autore: Francesco Romano

Leone resta in Consiglio. Scontro nella maggioranza di centro-destra

«Dopo ampia e serena discussione, pur nel rispetto della posizione umana e sociale del consigliere Leone in relazione alle vicissitudini e ai fatti riferiti all’evento delittuoso che lo ha visto coinvolto», la maggioranza consiliare, nella seduta di lunedì sera, ha chiesto formalmente all’ex rappresentante Udc, arrestato per possesso di cocaina e poi scarcerato tra il 3 e il 5 aprile scorsi, di «rassegnare le dimissioni da consigliere comunale, non ritenendo idoeneo alcun altro atto che lo stesso consigliere volesse intraprendere».
Il tutto, si legge nel documento sottoscritto dalla maggioranza, per non «concedere alcuna indebita rendita di sciacallaggio politico», tenuto conto che «il ricoprire cariche pubbliche impone un comportamento etico ispirato a valori e principi di ortodossia politica» e nella consapevolezza «che l’interruzione di un percorso politico condiviso implica sempre la necessità di ripristinare un rapporto di chiarezza soprattutto nel rispetto del cittadino elettore». «Abbiamo aspettato invano l’autosospensione da parte del consigliere Leone, poi abbiamo deciso di procedere» spiega alla Gazzetta il sindaco Giuseppe Cristella, che a Leone ha ritirato la delega alle Politiche giovanili. E che poi va giù duro: «Non è mai stato parte attiva e propositiva di questa maggioranza - incalza Cristella - il suo rapporto era scadente prima, rischia di diventare deprimente adesso».
Insomma: «Leone non c'entra con la maggioranza, con la politica, con il paese: gli chiediamo di lasciare il Consiglio comunale» tuona il sindaco di Laterza. «Non vedo perché debba dimettermi» è la risposta di Michele Leone: «Non ho ammazzato nessuno, non ho rubato, non ho approfittato del mio ruolo istituzionale per perseguire fini personali, ho semplicemente e consapevolmente danneggiato me stesso: un po' come chi fuma sapendo che il fumo nuoce gravemente alla salute. Io inutile in maggioranza? Parlano le delibere approvate». Quindi: «Non mi dimetto».»

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno» - Autore: Francesco Romano