In questo periodo post-elettorale si fa un gran guardare, ciascuno naturalmente dal suo punto di vista, alle qualità personali dimostrate dai leader: di Berlusconi, il gatto dalle sette vite; di Bossi, il padano che non molla; di Veltroni, che non si sa se abbia fatto bene o male a non attaccare più decisamente l´avversario; di Bertinotti, che, dopo aver vestito i panni del rinnovatore della sua sinistra, è stato messo sotto accusa da coloro che pensano di aver perso così rovinosamente anche per non aver riproposto il simbolo di falce e martello.
Ma nel dibattito ciò che domina e abbaglia è il successo della Lega. Ecco – si è detto da commentatori e ammesso anche da avversari - l´unico vero partito, che ha un forte legame con la gente, che è saldamente insediato nel territorio, che ha capito la questione settentrionale, che ha persino imparato la lezione del vecchio Pci. Molti di quanti fino a ieri consideravano tale partito un pericolo pubblico, xenofobo, una minaccia per l´unità nazionale, l´incarnazione di un tradizionalismo arcaico, lo considerano ora quasi un modello di intelligente lettura della modernità, da cui bisogna imparare e col quale necessita dialogare.
Si discute di chi ha saputo meglio manovrare e conseguire il risultato di conquistare Parlamento e governo. Ma non occorrerebbe ragionare molto di più su ciò che significa la vittoria di questa maggioranza uscita dalle urne in termini di "autobiografia della nazione"? Si dimentica tanto in fretta che, se la volontà della maggioranza va accettata, la coscienza che la sorregge non è un idolo al quale inchinarsi e che il suo metro non sono i numeri ma il grado di maturità civile e sociale di un popolo e che è qui che bisogna in primo luogo guardare?
Il paese che ha dato la maggioranza a Berlusconi e a Bossi è in crisi profonda. La sua economia si colloca agli ultimi posti in Europa; i lavoratori italiani sono tra i peggio pagati; la distribuzione del reddito è caratterizzata da una diseguaglianza crescente (secondo i dati resi noti da Draghi, che stranamente non sono stati oggetto di dibattito elettorale, il 10 per cento possiede una quota del 45 per cento); la rete dei servizi è quanto mai carente; la ricerca scientifica e tecnologica è molto inadeguata e il sistema di istruzione in gravi difficoltà; l´esercizio della giustizia fa acqua da tutte le parti; privilegi corporativi che paiono inamovibili avvolgono il Paese nella loro rete; l´informazione televisiva è nello stato ben noto; le organizzazioni criminali – che costituiscono esse, e non gli extracomunitari, il primo elemento che attenta alla sicurezza dei cittadini - stringono nella loro morsa anzitutto il Mezzogiorno e ne umiliano le possibilità di sviluppo; la legislazione sui diritti civili è una delle più restrittive tra quelle dei Paesi dell´Unione europea; la legge elettorale vigente, che ha avuto il solo merito di fermare l´intollerabile frammentazione dei partiti, ha lasciato mano libera alle oligarchie di partito di imporre i candidati da loro scelti ai votanti.
L´autobiografia della nazione sta tutta nel fatto che i più hanno creduto che Berlusconi e Bossi fossero i medici giusti per curare la crisi. In un Paese che deve affrontare tanti gravi problemi è naturale che la gente chieda un governo forte. A fronte di questa esigenza il governo Prodi, al di là di quanto ha pur fatto di positivo, è apparso per la sua conflittualità interna strutturalmente inadeguato, lasciando così allo schieramento antiberlusconiano un´eredità decisamente negativa con cui fare i conti. Per dare al Partito democratico un´immagine di vigore e di rinnovamento Veltroni gli ha fatto compiere una corsa (quasi) solitaria promettendo una futura maggioranza e un futuro governo compatti, puntando ad ottenere un sostanzioso consenso al centro e recidendo i legami con le variegate forze dell´Arcobaleno e con i socialisti.
Sennonché il disegno non ha avuto successo, perché il Pd, mentre non ha ottenuto l´auspicata penetrazione al centro, ha invece pescato alla sua sinistra nel bacino di coloro i quali lo hanno ritenuto il male minore e non ha ricevuto il voto di quanti ritenendolo troppo "morbido" verso gli avversari si sono astenuti. Di qui lo scacco del Pd, a cui si è accompagnata la disfatta dei socialisti e dell´Arcobaleno, rimasti isolati anche in conseguenza dell´atteggiamento di critica aspra, comunque se ne valutino i motivi, nei confronti del progetto e della strategia veltroniani.
Questi ultimi hanno pagato la logica del "voto utile", la stanchezza e l´avversione crescenti verso piccoli partiti cui le "rendite di posizione" attribuivano loro un potere sproporzionato, ma soprattutto la loro inettitudine. Quanto al Partito socialista, è da dire che la sua Costituente non aveva certo trasmesso un messaggio di convincente rinnovamento. La sua campagna elettorale centrata in primo luogo sulla pur sacrosanta difesa della laicità dello Stato, senza la capacità di dire nulla di incisivo e persuasivo sui temi stringenti di carattere sociale, è stata prova di una grande debolezza.
Quanto alla Sinistra Arcobaleno, i propositi bertinottiani di nuova Sinistra, sempre volta a costruire un´indefinita "società alternativa", non hanno sciolto il problema di fondo: ma insomma volete restare comunisti o diventare socialisti e in tal caso di quale tipo? Ora nelle file degli sconfitti sembra prevalere la convinzione che l´arma della riscossa stia nel rifondare Rifondazione comunista. Se così è, allora davvero bisogna dire che la storia è maestra, ma non trova allievi.
La costituzione del Pd aveva già decretato la fine dell´esistenza in Italia di un grande soggetto autonomo della sinistra. Ora la débâcle subita riduce sia il Partito socialista sia l´ex-Arcobaleno ad entità trascurabili e li mette alla prova più dura. Lo stato di confusione al loro interno è massimo.
Ma il Pd a sua volta deve decidere che fare con una "questione della sinistra" la quale rimane aperta al di là degli esiti elettorali, si presenta irrisolta al suo stesso interno e attende perciò anche da esso risposte. Può voltarle le spalle?Massimo L. Salvatori - Repubblica 27 aprile 2008